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Le playlist di Musica & Memoria |
Italy's Eighties / Ardite Covers / Danza! / Reggae, Roots & Ska! / The Art of the Hammond Organ / It's a Pleasure / Scelta dalla radio / Lucio Battisti e le donne / Garage Psycho Beat / Atmosfera / Coverville N.1 / Meravigliosa semplicità / Energia e passione / Blues Brothers: Le canzoni mancanti / Scoperte e riscoperte / Soft Jazz vol. 1 / Anni '80 vol. 1 / Anni '80 vol. 2 / Il lato soft degli anni '80 / Il Beat cos'è / The Beat Goes On / Puro Beat è Come ascoltare le playlist è Le Playlist su Spotify
L'album di un solo artista o di un solo gruppo
cede ormai il passo alla sequenza di brani selezionati per assonanza o
dissonanza, grazie alla musica digitale e ai servizi in streaming. In questa
pagina presentiamo le
Playlist di
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Una serata musicale nel 1967 |
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Gli anni '80 sono stati il decennio del disimpegno, della ritrovata semplicità e della ricerca del piacere. Anche la musica degli anni '80 era più semplice, e progettata per piacere subito. Era di due tipi: ritmica e sostenuta dal tipico groove della batteria elettronica, o post-moderna ma con testi elaborati e ironici. Eccone un quadro accuratamente selezionato in questa playlist: i migliori esempi delle due facce strettamente collegate della musica italiana in quell'indimenticabile decennio. |
1.
Alice - Messaggio (Battiato - Pio) (1982) |
Il volto e la voce degli anni '80 è Alice, non potrebbe rappresentare meglio il decennio, e dietro alla migliore produzione del decennio c'era lui, Battiato, ma anche Enrico Ruggeri ha lasciato il segno. La batteria elettronica imperversa ovunque in queste scelte accompagna testi e idee musicali non banali. Sul versante post-moderno il genio affabulatorio di Sergio Caputo che in una sola canzone descrive tutte le manie del decennio, o la nostalgia senza se e senza ma di Minghi. Menzione speciale anche per il formidabile testo spiazzante di Un'estate al mare (e la splendida interpretazione di Giuni Russo). Ma qualcuno avrà fatto caso alle parole? E questo vale anche per l'ironia graffiante sparsa a piene mani in un brano apparentemente disimpegnato e balneare come Tropicana di Raffaella Riva, la sua amica e i suoi amici. |
Per ascoltare questa playlist e le successive cliccare sul link in fondo alla sezione: |
Ardite non nel senso che propongano temi scottanti o controcorrente, ma perché si confrontano con originali di musicisti tra i più celebri a livello mondiale, e già famosi anche da noi, da musicisti italiani invece poco o nulla conosciuti. Covers per sapere cosa dicevano quelle canzoni, per chi l'inglese non lo conosceva. Ed in effetti nella maggioranza dei casi sono traduzioni abbastanza fedeli dei versi originali, anche se in diversi casi estendevano con parecchia fantasia l'originale o lo ignoravano. |
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Simon & Garfunkel, Beatles, Stones, Bob Dylan, fino addirittura ai Doors e ai Deep Purple, passando per Jimi Hendrix o per i Traffic, non manca nulla (ma l'elenco sarebbe ancora lungo). Con ampie estensioni di fantasia per le cover di Mrs Robinson (testo di Guccini) e di Aquarius, del tutto di fantasia soltanto Libertà sorella del vento. Suona involontariamente comico il titolo italiano del classico dei Doors. Tutte discrete come esecuzione e arrangiamento, non sfigurano troppo rispetto agli originali e sono un ascolto piacevole, non solo come curiosità. Tranne le ultime tre che sfiorano il crimine musicale e che per questo scopo sono lasciate per ultime. Una versione meno creativa e più ricalcata su quella di Simon & Garfunkel di I Am A Rock si trova anche dai Memphis. |
Ascolta: Playlist M&M - Ardite Covers |
Una playlist dedicata alla danza e alla gioia primordiale ma sempre attuale di ballare, identica ma sempre rinnovata in tutte le epoche. Dalla danza sudamericana ai ritmi mai dimenticati degli anni '60, ai momenti in cui la danza irrompe nei film e fa perdere la voglia di fuggire al prof. Doc di Giungla d'asfalto, passando per i migliori video che associano con abilità spezzoni di film a brani posteriori o anteriori, più qualche sorpresa e qualche scelta insolita. E senza tralasciare i miti assoluti come Fred Astaire e Cyd Charisse. Per il R&B arriva per ultima, ma solo perché molto lunga e spezzerebbe il ritmo, la formidabile performance di Sam & Dave del 1966. |
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Alcuni video della playlist sono tratti direttamente dai film enucleando la scena di danza in alcuni casi celebre in altri meno nota e in altri ancora (il film greco) quasi sconosciuta e in altri ancora del tutto inaspettata, come il "duetto" tra Selma Hayek e Quentin Tarantino. Altri invece sono abili montaggi di spezzoni di film su altre musiche, mantenendo il ritmo di base (Sway, Go-Go Dancers, Let's Dance, Chubby Checker, Village Stompers, Sterolab). Dal vivo il flash mob a Stoccolma nel 2009 in onore di Michael Jackson (seguito da altri in tutto il mondo Italia compresa) e la performance di Sam & Dave nel 1967 a Oslo. |
Musica ipnotica, anche perché in fondo il tema è quasi sempre mistico e il reggae è parente anche dello spiritual, a volte sembra sempre uguale eppure non si riesce a smettere di ascoltarla, anche perché è difficile non farsi prendere dal ritmo in levare. Una playlist che esplora però le varie facce del reggae e dell'antesignano ska proponendo sempre le prime versioni quando le canzoni scelte sono diventate anche successi internazionali. Dell'indubitabile numero uno di tutti i tempi solo una selezione, troppo note le sue canzoni, la playlist punta soprattutto a brani che hanno avuto successo, ma da riscoprire. |
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La maggior parte delle canzoni selezionate sono successi locali di gruppi giamaicani, che in alcuni casi sono stati ripresi e sono diventate hit internazionali (come Rivers Of Babylon dei Boney M e The Tide Is High dai Blondie). Del primo periodo ska gli Skatelites e i Jamaicans, a cavallo di esso Desmond Dekker, che per primo ha fatto conoscere questi ritmi da noi a fine anni '60 con The Israelites (n.1 in UK) e It Miek, solo per lui due selezioni, anche perché sono brani trascinanti e indimenticabili. Molti altri già dai nomi scelti fanno riferimento alla mistica e ideologia rasta, e quanto ai testi, quasi tutti sono ispirati ad essa. Solo due intrusi occidentali decisamente non roots, gli inglesi UB40 e i contemporanei americani SOJA, a testimonianza della continuità del messaggio reggae e rasta. Per ascoltare la playlist (e le altre) basta il play qui sotto a sinistra (a destra la playlist precedente descritta nel seguito). |
Una playlist mirata ad uno strumento e attraverso di esso all'essenza stessa del groove. L'organo elettrico, il tradizionale Hammond B-3 magneto-elettrico inventato per le chiese come alternativa economica all'organo a canne, ma adottato nel jazz sin dagli anni '30, che grazie alle sue funzionalità (registri, armoniche percussive, pedaliera per i bassi) si prestava a improvvisare su un giro di basso incalzante introducendo variazioni dinamiche, il concetto di groove, appunto. Ma passiamo subito dalla teoria alla pratica ascoltando all'opera una serie di musicisti virtuosi dello strumento, ad iniziare da colui il quale ha introdotto l'organo Hammond nel jazz. |
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Non si può
non iniziare da Jimmy Smith "The
Incredible" con il suo pezzo più celebre, per proseguire con uno dei
suoi più dotati discepoli, il funambolico inglese
Brian Auger, in coppia negli anni migliori con la
bravissima cantante Julie Driscoll.
Nel lungo live per una TV francese (per la trasmissione Bouton Rouge) la
voce della Driscoll non è ripresa al meglio ma si possono
ascoltare due formidabili assolo all'organo. Terza del gruppo è
l'americana Rhoda Scott, come Smith
e come la virtuosissima Dennerlein non si limita a suonare le due
tastiere e i registri del B-3 e a modulare il volume col piede destro, ma esegue alla pedaliera, col piede
sinistro, anche la linea di basso. L'altro specialista è
Ray Manzarek, anche lui oltre che il
ruolo di solista copriva anche l'accompagnamento al basso con una
seconda tastiera per la mano sinistra, eccezionale il suo assolo sul
classico hit del gruppo californiano, nel suo caso (unico non Hammond)
all'organo elettronico Vox Continental. |
Ogni canzone è collegata a qualcun altra da assonanze o analogie che qualcuno nei laboratori di sviluppo di iTunes, di YouTube o di Spotify ha pure cercato di classificare per farle applicare direttamente dal software dei nostri dispositivi. Funziona più no che sì perdendosi in scelte che non faremmo mai, ma in modo del tutto casuale l'ascolto "genius" o "radio" riesce ad estrarre ogni tanto dall'immenso magma della musica mondiale qualcosa di inaspettato, di dimenticato, di insolito. Da captare, memorizzare ed inserire in una playlist "scelta dalla radio" (e dal web). |
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Scelte apparentemente eterogenee ma che trovano un elemento unificante nel folk reinventato e attualizzato, sia in questi ultimi anni del new folk, sia negli anticipatori come Townes Van Zandt o Richard Thompson. Con l'aggiunta di alcuni excursus nei territori del rock, sul lato del country o del southern blues o su quello del pop revival. Con persino, per cambiare il ritmo, ma non il "clima" musicale (mood, direbbero gli anglosassoni), una puntata ai confini dell'elettronica con i Mogway. E per finire in totale relax una splendida e classica ballad jazz di Julian Cannonball Adderley. |
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Una playlist a tema, dedicata addirittura ad un solo musicista, tanto noto ma forse non più tanto conosciuto o conosciuto solo per stereotipi. Le sue canzoni raccontano storie, quasi sempre, ma ascoltandole in sequenza raccontano anche una sola storia, tra tre persone, dove chi tiene le fila non è certo l'uomo, ma alternativamente le due donne. E viene narrata in questo modo anche l'evoluzione del costume nel nostro paese. Seguendo la playlist da una canzone all'altra la storia si intuisce, nella pagina dedicata a Lucio Battisti e le donne la si segue passo a passo. |
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Che cosa è mai il "garage psycho beat"? Nessuno lo
chiamava così a metà degli anni '60, quando in modo spontaneo gruppi
spesso di giovanissimi da una parte all'altra dell'Oceano hanno iniziato
a comporre brani semplici ma di grande impatto che ascoltati oggi, oltre
a sembrare di parecchi anni dopo, paiono anche derivare da una comune
ispirazione. |
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Ecco quindi la nuova playlist,
da ascoltare con la mente rivolta alla metà degli anni '60 (sono tutte
canzoni pubblicate tra il '64 e il '66, tranne una del '68 ma c'è un
motivo) e quindi
all'impatto che potevano avere se qualche gruppo improvvisato le avesse
proposte al concerto di fine anno, invece di Bang Bang o Sognando la
California. Più o meno l'effetto che faceva l'assolo di chitarra
elettrica di James Fox in Ritorno al futuro. |
Musiche e parole molto diverse e di tanti autori e
interpreti eterogenei, ma con un filo conduttore, la capacità di portare
chi ascolta in una dimensione stimolante ma, assieme rilassante, senza
salti, come se un brano fosse la logica conseguenza di un altro. Come se
dovessero raccontare una storia. E infatti una parte dei brani di
questa scaletta è stato usato per sottolineare le battute finali o i
momenti clou di film anch'essi in parte simili tra loro. E quelli che
non sono stati ancora usati, magari lo saranno presto. |
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In quali film sono usate queste canzoni? Northern Sky in Serendipity, Fidelity in Amore e altri rimedi (Love and Other Drugs), Each Coming Night in The Last Song e The Same Song in Il destino nel nome (The Namesake). I Sigur Ros invece i film li creano loro, i videoclip di alcune loro canzoni, come quelli di Glosoli, sono tra i più belli mai visti, mentre di Damien Rice è il brano portante di Closer (The Blower's Daughter) ma qui ci stava meglio Cannonball dallo stesso album in versione per trio jazz dei Doctor 3. E la ninna nanna dell'orchestra balcanica di Goran Bregovic che chiudeva a mezzanotte storiche e lontane stagioni di Radio Rock. |
Prendere un brano e reinventarlo, trovandone lati inesplorati. Oppure rendergli omaggio puntando a esprimere al meglio le sue potenzialità. O riscoprire brani ingiustamente dimenticati o poco noti. E il tutto sempre affrontando il confronto con l'interprete originale, spesso assai famoso. E' l'arte della cover, sempre più praticata. Una playlist con una selezione di cover scelte per quanto sanno aggiungere all'originale, e che è anche un omaggio alla omonima trasmissione di Lifegate Radio. |
Sarebbe necessario un commento per ogni cover scelta, ma ci limitiamo a ricordare la perfezione assoluta di Julie Driscoll con il supporto fondamentale di Brian Auger alle tastiere, l'emozione che con poche, impercettibili variazioni sa trarre da una cover Eva Cassidy, la capacità di reinventare una canzone interpretata mille volte da parte di Nina Simone, e non si può non includere la più celebre interpretazione del musicista delle Hawaii dal nome impronunciabile. E chiudere con una magia per voce sola di Lisa Gerrard. Per i Pentangle è inserita la cover da un brano tradizionale che chiude il loro ultimo album del primo periodo, una esecuzione formidabile che racchiude tutti gli stili dominati dal primo vero gruppo cross-over. |
La voglia di musica e di afferrare il futuro degli anni '60, la facilità di comporre, perché tanti materiali nuovi erano a disposizione: blues, twist, rock, jazz, R&B, soul, nuovi ritmi, suoni etnici, ed ecco quindi il fiorire migliaia di canzoni che conservano ancora la freschezza del decennio. |
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Si inizia con una delle canzoni perfette del decennio (il mix tra suoni dei
primi anni '60 e nascente beat scritto da Jack Nitzsche e Sonny Bono), nella
forte interpretazione di Jackie DeShannon, seguita da
una piccola gemma del British Sound, per immergersi ancora nelle melodie
anni '60 e partire poi con una sequenza ritmica e incalzante a cura
delle migliori girl band dei primi anni '60, che vira però verso il
melodramma con la più anomala e inquietante di esse, la unica di ragazze bianche, le
Shangri Las. La ingenuità
delle girl band sta per finire e si passa gradatamente alla energia e alla
sfida del R&B con le precorritrici Marvellettes (ma da ascoltare anche la
versione di questo brano dei Beatles) e poi compiutamente con le migliori,
le Vandellas.
E ormai siamo molto lontani dalla incosciente ingenuità dei primi anni '60 e
passando per un brano degli unici possibili rivali dei Beatles, gli Zombies, arriviamo ai
nuovi toni scuri, ma sempre accompagnati dal battito del beat, nel classico
brano del grande Lee Hazlewood per la sua pupilla
Nancy. Ma per finire torniamo
ancora con uno sguardo malinconico a tutto quello che c'era di bello nel
decennio, e la California vissuta ed evocata dai Beach Boys è l'ideale per farlo. |
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Per questa nuova compilation il filo conduttore è l'energia e la passione, temi forti in chiave lenta o veloce, provenienti da ogni tempo, ma sempre sviluppati con grande intensità. Brani scelti non tra la produzione dei musicisti più noti, o tra le cose più celebri e celebrate che anche gli artisti più noti hanno regalato al mondo della musica. |
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Tutti i brani sono facilmente scaricabili da iTunes o ascoltabili su YouTube. |
Gli appassionati del soul e R&B hanno notato da anni che nel mitico film Blues Brothers mancavano molte canzoni. Il fatto è che il film non poteva durare 4 ore, come sarebbe stato necessario, e John Landis ha dovuto fare, per ragioni di forza maggiore, molti dolorosi tagli, ancora prima di pensare alla sceneggiatura. Pubblichiamo qui per la prima volta la lista dei brani R&B e funky che avrebbero dovuto far parte dell'imperdibile pellicola. |
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L'ultimo brano, in realtà, non avrebbe potuto proprio far parte del film, perché il suo autore e interprete quando il film è uscito (1980) non era ancora nato. Ma suona e canta e scrive brani che potevano inserirsi ottimamente tra i loro. Merita il confronto. Tutti i brani sono facilmente scaricabili da iTunes. |
Il bello della musica digitale è che si possono scoprire e riscoprire continuamente canzoni e generi in una sequenze infinita di associazioni tra un brano e l'altro. Questa playlist è nata così. |
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Qualche nota: Si parte dal pop
delicato di Katie Melua e dalla regina delle cover Eva Cassidy per esplorare
poi le sperimentazioni di Roisin Murphy, il revival jazz di Diana Krall e le
contaminazioni world della Sebestyen. Emiliana Torrini in un brano rilassato
e divertito è contrappuntata dalla nostalgia di Mark Everett - Eels e poi
dalla ricercata raffinatezza della Gibbons. Una pausa soul con la Winehouse che mostra quello che sa fare
esibendosi quasi in solitudine ed un reggae con la irlandese Sinead O'Connor
alla scoperta della Giamaica, e poi altre incursioni ai confini della world
music con la più famosa cantante israeliana, due traditional riproposti da
Jansch e dalla McKennit e, in mezzo, una bella cover di Cat Power. |
Il jazz vero e proprio segue i suoi sentieri, che a volte vanno avanti, altre volte tornano indietro. Ma l'estetica jazz trionfa negli anni zero e un crescente numero di cantanti, soprattutto donne, sulle orme della apripista Diana Krall, si inoltrano nei territori di confine tra il jazz cantato e la pop music. Chi cerca un ascolto rilassato, ma spesso ricco di spunti e di idee, non banale, come sottofondo ma anche adatto ad un ascolto attento, può seguire questo percorso consigliato, e poi proseguire magari nella scoperta delle voci (tutte femminili, in questa playlist) che risultano più affascinanti. |
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Tutti i brani sono facilmente scaricabili da iTunes. |
Una prima playlist di musica anni '80 con brani relativamente meno noti e meno riproposti, anche se non ricordano magari i titoli e i nomi, i ragazzi degli anni '80 li riconosceranno però alle prime note. |
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In questa playlist di musica anni '80 andiamo invece sui pezzi più noti, e non manca il brano che più di tutti evoca la musica e lo stile del periodo (Shout) assieme agli altri hit indimenticabili; il ritmo è volutamente ondulatorio e alterna continuamente energia e malinconia. |
Tutti i titoli delle playlist anni '80 sono facilmente reperibili su YouTube. |
Gli anni '80 sono stati chiamati gli "anni del riflusso", riflusso verso una rassicurante estetica "classica". Nella moda, dagli zatteroni, dai colori sgargianti, dalla esibita trascuratezza degli zoccoloni olandesi degli anni '70, si tornava alle decolletes, ai tailleures, ai pantaloni con le pinces rilanciati dal film "Il grande Gatsby". Nella musica la reazione al (volutamente) inascoltabile punk o all'ormai ripetitivo reggae con il suo contorno di canne era un recupero del jazz da night club, il più rilassato. Ma il tutto non veniva reinventato, ma solo ripreso e citato con distacco, secondo la nuova estetica postmoderna, anch'essa in arrivo con il nuovo decennio. |
Tutti i titoli delle playlist anni '80 sono facilmente reperibili su iTunes. Tutti nomi famosi all'epoca in questa playlist, con l'unica eccezione dei Working Week, un trio di musicisti provenienti dal jazz, di grande valore, che ha prodotto l'album, Venceremos, da cui sono tratti i due brani in scaletta, ma che poi si sono un po' persi. |
Nel nostro sito parliamo tanto di Beat, gli appassionati conoscono di certo questa musica. Ma gli altri? Se qualcuno volesse scoprire "il beat cos'è" da dove dovrebbe partire? Magari conosce i soliti titoli ripetuti sino alla noia, come "Bandiera gialla". Ma in quel periodo di incredibile creatività c'era ben altro, anche nel beat italiano, così dipendente dai modelli stranieri. Ecco un percorso speciale tra brani noti e meno noti, ma tutti con un "battito" beat ben evidente e ancora trasgressivo e trascinante (con qualche occasionale concessione al R&B e al sax). |
I brani del beat italiano di questa playlist, proprio perché non sono stati scelti solo tra i più noti, sono più difficili da trovare su iTunes per chi fosse interessato al download. Sono però tutti ascoltabili su YouTube sul canale di Musica & Memoria. La playlist è attivabile direttamente dall'embed che segue. Attenzione: su smartphone la versione originale di Dio è morto alla data dell'ultimo aggiornamento (agosto 2016) non è disponibile. In fondo alla playlist è quindi inserita la versione del 1972. In basso l'embed per l'ascolto della playlist. |
Certo, il Beat italiano non era altro che un riflesso, a volte più creativo di quanto possiamo immaginare, del grande flusso della musica anglosassone degli anni '60. Facciamo quindi un bel giro tra i classici, noti e meno noti, partendo dai due esempi più puri del genere, da Sonny Bono e dai Troggs, passando dagli alfieri dell'hard beat (i Sorrows) e continuando con altri brani in massima parte energici, ma anche con alcuni esempi della indolente dolcezza che può trasmettere, volendo, il battito del beat (Ivy League e Rolling Stones). |
I brani
del beat internazionale sono in generale facilmente reperibili su
iTunes. Ovviamente i brani non si ricoprono con quelli proposti per il
tour nel beat italiano (non sono gli originali delle cover). |
Le playlist sono disponibili sul canale YouTube di Musica & Memoria, cliccando i link in fondo alla sezione dedicata ad ogni playlist. Le continue cancellazioni di video richieste dai detentori di copyright rende le playlist YouTube fortemente instabili e quindi alcune canzoni dela playlist possono essere saltate. |
Le immagini |
(Nelle foto, dall'alto: Alice e Franco Battiato, The Planets, Salma Hayek, Burning Spear (Winston Rodney), Rhoda Scott, Ray Manzarek (con Jim Morrison), Storm Large dei Pink Martini, Norah Jones, Lucio Battisti, The Sonics, Susheela Raman, Julie Driscoll, The Shangri-Las, Melanie Safka, Diana Ross con le sue Supremes, Cat Power, Diana Krall, Debbie Harry, Sade Adu, Patty Pravo, Nancy Sinatra) |
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