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Desmond Dekker - Israelites |
Traduzioni singoli / Traduzioni album / Testi / Le playlist di Musica & Memoria |
The Israelites |
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Get up in the morning, slaving for bread, sir |
Mi butto giù dal letto tutte le mattine (per) lavorare
come uno schiavo, Signore, perché tutte le bocche (da sfamare) abbiano
qualcosa |
Get up in the morning, slaving for bread, sir |
Mi butto giù dal letto tutte le mattine (per) lavorare
come uno schiavo, Signore, perché tutte le bocche (da sfamare) abbiano
qualcosa |
My wife an’ my kids, they pack up an’ a leave me |
Mia moglie e i miei figli, li ha presi e li ha portati
via da me / Caro, mi ha detto, fossi in te me lo sarei aspettato |
(I gotta tell you) My shirt dem a-tear up, trousers are gone
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(Devo dirtelo) La mia camicia ed i miei pantaloni ormai
sono a brandelli |
(I gotta tell you) After a storm there must be a calm |
(Devo dirtelo) Dopo la tempesta deve esserci (un po') di
calma |
(They said) Get up in the morning, slaving for bread, sir
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Mi butto giù dal letto tutte le mattine (per) lavorare
come uno schiavo, Signore, perché tutte le bocche (da sfamare) abbiano
qualcosa |
My wife an’ my kids, they pack up an’ a leave me |
Mia moglie e i miei figli, li ha presi e li ha portati
via da me |
My shirt dem a-tear up, trousers are gone |
(Devo dirtelo) La mia camicia ed i miei pantaloni ormai
sono a brandelli |
After a storm there must be a calm |
(Devo dirtelo) Dopo la tempesta deve esserci (un po') di
calma |
Poor me, the Israelite. |
Povero me, povero Israelita |
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Nel 1969 dopo il grande successo in UK (primo posto in classifica) è arrivata anche in Italia questa canzone dal ritmo ossessivo e trascinante, nuovo. Si ballava nelle feste e i ragazzi (in gran parte del tutto ignari della lingua inglese, nei licei dell'inglese si studiava quasi solo la letteratura) si fermavano alla parola "israelita" che traducevano mentalmente con "israeliano" essendoci stata da poco la "guerra dei 6 giorni" con la vittoria degli israeliani guidati dal comandante militare Moshe Dayan e dalla presidente Golda Meir. Si chiedevano cosa c'entrassero mai con una canzone cosi ritmata ma la cosa finiva lì, anche perché Wikipedia non c'era e non era neanche stata immaginata da nessuno, assieme alla rete Internet, neanche nei racconti di fantascienza. Nessuno o quasi sapeva che stava ascoltando uno dei primi successi reggae (imparentato in questo caso più con lo ska originario, ma già innovativo grazie alle intuizioni del musicista autore e interprete Desmond Dekker, ovviamente giamaicano, ma a Londra già da tempo). E che il povero Israelita era un etiope e un suo discendente giamaicano (o in generale un oppresso) credente nella religione rastafariana, quindi al mito della cattura e della deportazione dei rastafariani dalla terra natale, la mitica città di Sion (il nucleo di Gerusalemme, ma per loro era in Etiopia) ed erano Israeliti perché si ritengono una delle 12 tribù ebraiche. A parte questo accenno si tratta però è uno dei pochi classici reggae che non trattano della religione rastafariana, ma delle ingiustizie del mondo di allora (e, per molti, anche di quello di ora). |
(1) Il riferimento è al film del 1967 Gangster Story di Arthur Penn, successo mondiale di quegli anni. |
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Note pagina: Testo originale riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (Vedi Avvertenze) / Copia per usi commerciali non consentita |
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© Traduzione e commenti Alberto Maurizio Truffi Giugno 2016 |
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