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Il mercato della musica |
Il mercato della musica e il settore dell'industria che ha vissuto i più grandi sconvolgimenti negli ultimi 50-60 anni ed è stato anzi quasi sempre il banco di prova per le nuove tecnologie poi divenute di massa e pervasive. |
I dati di vendita commentati: 2022, 2020, 2019, 2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009, 2008, 2007, 2006, 2005, 2004 |
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I periodi del mercato della musica |
Seguendo il classico schema per decenni gli anni '60 sono stati il periodo del 45 giri, che nel decennio diventa un prodotto di massa grazie alla diffusione dei giradischi economici, che consentono di superare l'ascolto collettivo (il juke-box) che dominava il decennio precedente e i primi anni '60. Gli anni '70 vedono l'affermazione del LP e del suo contraltare economico, le musicassette, gli anni '80 il lancio e la rapida affermazione del CD, e in parallelo la (temporanea) sparizione o quasi del vinile, quindi la tecnologia digitale che arrivava per la prima volta in un mercato di massa e soppiantava l'analogico. Gli anni '90 hanno visto l'affermazione e la massima crescita del mercato del CD, diventato supporto universale anche in mobilità con il Discman (successore dell'innovativo Walkman a cassette del decennio precedente) e con il CD per car audio, ma sono stati anche gli anni in cui è iniziata la diffusione di massa dei masterizzatori casalinghi e quindi della copia o duplicazione senza perdita. (Nella foto i Pink Floyd, protagonisti principali nell'epoca d'oro dell'album progressive, durante la registrazione di The Dark Side Of The Moon, con Alan Parsons).
Negli anni zero le invenzioni della compressione MP3 e della distribuzione P2P (peer-to-peer)hanno consentito la distribuzione della musica gratuita su Internet e dato una spinta decisiva alla diffusione della rete globale nella quale siamo ormai immersi, incluso il passaggio in massa all'alta velocità ADSL, affermatasi proprio in quegli anni (e anche grazie al peer-to-peer). Sono stati anche gli anni in cui la distribuzione gratuita e quindi illegale è stata incanalata in un mercato legale con l'accoppiata iPod / iTunes e quindi è nato il download digitale come nuovo mercato di massa. Dagli anni '10 di questo secolo si è consolidata un'altra rivoluzione, iniziata in realtà anch'essa nel decennio precedente: la sparizione progressiva e definitiva del supporto, anche se immateriale e digitale (il file archiviato dall'utilizzatore), sostituito dalla possibilità di ascoltare in streaming la musica in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, con la massima libertà di scelta e di ripetizion, e nel momento. Una rivoluzione resa possibile e amplificata dalla diffusione di massa nel decennio di altre due innovazioni epocali: lo smartphone e il tablet, e in parallelo di reti dati mobili ad alte prestazioni (4G e 5G). Ad un ordine di grandezza inferiore come numeri ma di importanza equivalente per il presidio della qualità dell'ascolto gli anni zero hanno visto la proposta anche per la musica dell'alta definizione, prima (in modo poco convinto) su supporto fisico (SACD e DVD-Audio) e poi in modo un po' più convinto e con maggiore interesse da parte degli appassionati, via download e infine anche in streaming. Ma gli anni zero hanno visto anche il ritorno del vinile che arriva ad una affermazione anche come quote di mercato a partire dal 2015 e che è continuata negli anni successivi conquistando una quota di mercato sempre meno marginale. |
I protagonisti |
Una serie di rivoluzioni e
rivolgimenti che hanno visto un succedersi di protagonisti ben precisi: le
grandi case discografiche, le major, negli anni '60 e primi '70, gli artisti
creativi e che guidavano le tendenze musicali nei '70, gli anni degli LP,
dell'impegno e del progressive e anche della diffusione di massa dell'hi-fi. Tra
i produttori la Philips con la musicassetta che consentiva di abbassare i costi
elevati dell'LP grazie alla duplicazione e la condivisione e la
Sony con il
Walkman e la possibilità di fruire la propria musica in mobilità. (Nella foto
a lato il patron della Sony Akio Morita con il walkman). Un ruolo fondamentale anche del concorrente globale di Apple, Google, con YouTube che impone progressivamente e infine globalmente il concetto di streaming (musicale e video) e che con Android rende lo smartphone da un grande mercato proprietario ad un grande mercato di massa globale, e infine anche un ruolo importante per Spotify che dà il via al mercato di massa anche per lo streaming in abbonamento. |
Dove va il mercato della musica |
La rapida ecoluzione verso la musica digitale ha comportato nei primi anni lo stabilirsi di una forte distanza tra consumi di musica sempre crescenti e ricavi che non crescevano con la stessa velocità, e di conseguenza una sofferenza per tutti gli attori del mercato, dai musicisti agli editori alle case discografiche. Una conseguenza della disparità nei rapporti di forza tra chi controlla la diffusione della musica e gestisce gli introiti pubblicitari e di abbonamento o acquisto, e chi crea la musica. Conseguenza a sua volta di una offerta sempre più ampia, grazie alla facilità con cui si accede ai canali di diffusione (in primis YouTube), al costo sempre più basso di produzione grazie alle tecnologie digitali, e all'abbattimento progressivo delle barriere geografiche, di lingua e di cultura. Il risultato è un frazionamento e quindi una debolezza dell'offerta e anche degli intermediari che la gestiscono (Nella foto Martin Lorentzon, co-founder di Spotify). Il mercato complessivo ha però continuato la crescita portandosi rapidamente, con l'affermazione dei servizi in abbinamento (in parallelo a quello della televisione) a volumi di vendita superiori a quelli dell'era analogica. A questo ha contribuito anche la pandemia del 2020-21 che ha avuto un impatto negativo su molti settori ma decisamente positivo per la musica. Il risultato è che, almeno per le case discografiche e gli editori superstiti sono tornati i tempi d'oro, anche per gli artisti i volumi immensi hanno compensato le percentuali ridotte, ma questo ha risolto solo in parte e solo per pochi la sproporzione tra il consumo di musica e il riconoscimento economico per chi la crea. Il motivo è la espansione sempre più ampia dell'offerta di musica e quindi di nuovi artisti, quindi competitori su un mercato in crescita ma nel quale non è detto ci sia posto per tutti. Una situazione certamente non contrastata dalle case discografiche che non hanno nessun interesse a concentrarsi su pochi nomi sicuri su cui investire anche molto, come negli anni '70, e e invece hanno convenienza che l'offerta di musica si estenda essendo i loro costi per produrla ormai marginali.
In sintesi |
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© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria - Aprile 2016 / Revisione Marzo 2023 |
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