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Gilbert Bécaud - Monografia |
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Non sappiamo se e in quale misura, per lui, la reazione del pubblico fosse stata inattesa. Certo, per la chanson e la pop music – autori, interpreti, ascoltatori – fu una botta senza precedenti. Nel giro di men che non si dica il brano è sulla bocca e nelle teste di tutti. Stiamo parlando di “Et maintenant” di Gilbert Becaud. È il 1961. |
La scena leggero-musicale internazionale è dominata dagli Stati
Uniti con qualche incursione latinoamericana e afrocubana; i britannici stanno
appena “scaldando” le prime chitarre elettriche in vista dell’”aggressione” che
di lì a poco avrà corso; l’Italia sta a malapena uscendo, in primo luogo con
Domenico Modugno, dalle casette canadesi e dalle vecchie fattorie circondate da
edere e papaveri, papere, vecchi scarponi, mamme, finestre aperte (ma solo) a
primavera, con Celentano Dallara Mina, professionalmente e mediaticamente
parlando, in fasce... il resto del mondo è una lagna. |
Ma “Et maintenant”
lascia tutti di stucco, con quel furbo inizio alla “Bolero” di Ravel: tipico
incipit musicale mozzafiato, un po’ come (mi scuso per a bestemmia) la “Toccata
e Fuga in Re minore” di Bach e la “Quinta” di Beethoven, che dal primo tocco ti
tiene incollato... prassi acquisita anche da alcuni jazzisti: si pensi al “Take
the A Train” di Duke Ellington e a “Take Five” di Dave Brubeck; e in seguito dal
rock duro e puro dei Deep Purple (“Smoke on the water”) e dei Cream (“Sunshine
of your love” e “White Room”). |
In patria era già notissimo, l’ex allievo del conservatorio di Nizza, abbandonato nel 1942 per andare, ragazzino, a combattere a fianco dei partigiani della Resistence. Nel dopoguerra Gilbert forma un acclamato trio, di cui inizialmente è compositore e pianista (Marie Bizet ne è la star). Nel 1951 viene chiamato dal cantante Jacques Pills affinché lo accompagni nei concerti e nelle tournèes. Pills è il secondo marito di Edith Piaf, e dunque Becaud entra nella “corte” della Regina di Francia, dove conosce – saranno grandi amici, come lo sarà di Yves Montand, un ex di Edith – Charles Aznavour, il factotum dell’oriunda livornese Giovanna Gassion, per la quale Becaud scrive, nel 1953, due notevoli successi: “Mes mains” e “Les croix”. Pure lui deve ringraziare Edith se si lancia nel canto e viene “scoperto”, con il nome d’arte da poco inventato, al posto del pomposo del suo nome originale Francois Gilbert Silly da Tolone, dove era nato il 24 ottobre del 1927. Dirà di lui, il Passerotto: “Era un tipo del Midi, lo sguardo spagnolo e l’ aria del conquistatore”. |
Dunque, nei Cinquanta
egli è già “qualcuno”. Più di qualcuno, visto che nel 1956 Marcel Carnè gli
commissiona la colonna sonora di “Le pays d’ou je viens” (vedi l'immagine sopra) e gli affida un ruolo.
E l’anno prima, durante un’esibizione all’Olimpya, in cui la direzione è
costretta a far entrare duemila spettatori di troppo, rispetto ai duemila posti
a sedere – in prevalenza giovani e giovanissimi – Becaud “contagia” la plateona
con la sua carica esplosiva a tal punto che i ragazzotti “disfano” mezzo teatro
colti da entusiasmo e frenesia: per l’esattezza, divellono 365 poltroncine,
distruggono i tendaggi, invadono il palcoscenico. Poche parole rispetto
all’impegno del Nostro nel cinema. Non lo amava, non quanto la musica, specie
dal vivo. Ha girato poco meno di dieci film, mai sfigurando peraltro, ma per
chi, come lui, ama il contatto con il pubblico, il cinema è l’esatto contrario.
È doveroso comunque citare almeno “Un homme libre” di Roberto Muller e “Tout une
vie” di Claude Lelouche. |
I concerti, si diceva. Al pari di Jacques Brel, era capace di tenerne oltre duecentocinquanta all’anno, girando in lungo e in largo, e sempre con una carica indicibile, tanto che gli affibbiarono, per soprannome, “Monsieur 100.000 volt”. Egli stesso ammetteva: “Per me ogni esibizione è la prima ed è come fare l’amore, non mi stanco mai”. E mai si stancano i suoi fan da Parigi a Mosca, da Stoccolma all’autarchica Roma: notoriamente, in Italia sono poche le pop star a entusiasmare, c’è quasi un bisogno, prima di accettarle, di familiarizzarci. Non è un caso se Becaud, al pari di Aznavour e Dalida – per restare ai francesi - “bucano” solo se in precedenza hanno avuto dei consistenti passaggi televisivi, magari da co-conduttori. In Francia, ovviamente, non ne ha (più) bisogno e quando nel 1972 si presenta per l’ennesima volta all’Olimpya, non si perita, alla fine ufficiale del concerto, di uscire più di venti volte... un “bis” all’ennesima potenza. |
(Nelle due immagini, in alto una foto di scena dal film "Casino de Paris" con Caterina Valente, e in quella in basso un concerto invece molto privato, con Brigitte Bardot nei primi anni '60) |
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Negli anni in cui prende il largo la canzone di protesta e d’impegno sociale e la pratica dei concerti umanitari, non manca chi lo criticherà per la sua non partecipazione, accusandolo di “apoliticità”. Gilbert Becaud non si scompone. Sembra dire “Abbiamo dato” (io ho fatto il partigiano contro i nazi, mica il rivoluzionario da salotto con il Libretto di Mao in una mano e un bicchiere di cuba-libre nell’altra...). E poi – pochi lo sanno, ma lo faranno sapere – Becaud è privatamente molto generoso: dona, e dona tanto, a chi ha bisogno, e non ne parla. Gilbert, però, non è solo uno chansonnier, un cantautore e, col contagocce, un attore. Scrive pure per i colleghi: scrive canzoni per Richard Anthony, Sacha Distel, Dalida (la Piaf l’abbiamo già ricordata, idem la Bizet agli albori della carriera). Inoltre, compone addirittura un melodramma: del 1962 infatti è “L’Opéra d’Aran”, su libretto di Jacques Emmanuel, Pierre Delanoë e Louis Amade. Che va in scena al Théâtre des Champs-Élysées sotto la direzione del grande Georges Prêtre, mentre tra i protagonisti c’è la soprano veronese Rosanna Carteri, allora trentaduenne. L’opera verrà rappresentata anche in Germania, Canada (Quebec) e Belgio. E nell’ottobre del 1987, debutta al Royale Theatre di Broadway il musical “Rose”, basato sul racconto di Romain Gary “La vie devant soi”. Le musiche sono di Bécaud (le parole, di Julian Moore), con la collaborazione di Neil Diamond. |
Nel 1997, il settantenne Gilbert, monumento vivente, festeggia il proprio compleanno: nel tempio parigino della musica, ovviamente. Ha da poco sconfitto il cancro, ma continua a fumare come un turco: “Beh? Di qualcosa si deve pur morire!?”. Per quindici serate di fila sarà lì a “mitragliare” la platea, fresco come una rosa, con brani su brani, compresi alcuni standard non suoi. È l’apoteosi. E la sua ultima apparizione in pubblico. Continua a comporre e ad incidere – nel 1999 esce l’ultimo albun - ma la malattia lo debilita sempre più: il tabagismo non perdona. Quattro anni dopo, il 18 dicembre del 2001 lo Chevalier et Officier de la Legion d’honnoeur nonché Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres, Francois Gilbert Silly al secolo Gilbert Becaud, si spegne nella sua casa-chiatta sulla Senna. La Francia è in lutto. Il mondo non é da meno... Come non piangere l’autore della cantata natalizia “L’enfante a l’etoile”, “La corrida”, “Je t’appartiens”, “Desiree”, “Quand tu danses”, “Je reviens te chercher”, “L’important c’est la rose”, “Nathalie”, “Quand il est mort le poete” e l’immortale “Et maintenat”? È sepolto al Pere Lachaise di Parigi, vicino a Sarah Berhnardt. |
Solo gli album pubblicati da Bécaud sono stati più di 500, ad essi si aggiungono singoli e compilation anche con altri artisti. Nell'elenco che segue ci concentriamo sugli album pubblicati in Italia e sui primi storici in Francia. Album pubblicati in Italia dall'etichetta "La voce del padrone" Gilbert Bécaud E
Le Sue Canzoni (1954) (QDLP 6017)
Pubblicati in Italia da altre etichette I primi cinque album francesi Gilbert Bécaud Et
Ses Chansons (1953 - La Voix De Son Maître - FDLP 1013) In totale il
musicista ha pubblicato 521 album: |
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Note |
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© Sandro Damiani per Musica & Memoria - Gennaio 2015 / Riproduzione anche parziale della monografia non consentita / Nota: L'articolo è stato pubblicato da Sandro Damiani in forma simile anche sul quotidiano "La Voce del Popolo" di Fiume. |
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