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  Johnny Hartman - Monografia

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Dicono di lui / Chi è Johnny Hartman / Il suo percorso: gli inizi / La riscoperta / Le regole dello show business degli anni '50 / La nuova musica nera / La collaborazione con John Coltrane e il rilancio nel jazz / Una discografia minima / Selezione YouTube

Le altre monografie: Paul Robeson / Billie Holiday / Billy Eckstine / Earl Coleman / Herb Jeffries / Sarah Vaughan / Russ Columbo / Sammy Davis Jr.

 

Dicono di lui

 

"E' il cantante che con più eleganza e naturalezza sa conciliare una profonda affinità per la poetica del jazzman con le esigenze di lettura ed il rispetto per la canzone". (Luciano Federighi)

 

Chi è Johnny Hartman

 

Dopo Billy Eckstine, del quale la critica jazzistica americana ha sempre ritenuto il vero erede, il chicagoano Johnny Hartman e' indubbiamente la piu' bella voce che si sia mai sentita tra le numerose voci – tutte baritonali - di grande fascino che hanno contrassegnato e contrassegnano tutt'oggi, si pensi solo a Kevin Mahogany, il canto jazz e l'interpretazione delle ballad.

A differenza, però, del maestro (lo riteneva tale), Johnny non ha avuto neanche in minima parte la fortuna che avrebbe meritato. Anzi, dopo la sua morte, peraltro avvenuta nel 1983, a sessant'anni, due anni dopo l'unica nomination ai Grammy, il suo nome e' quasi totalmente scomparso.

 

La riscoperta

 

Appena dalla metà dei Novanta e' stato riscoperto, grazie a due eventi: la riedizione di un magnifico album che incise nel 1963, per la Impulse, col Quartetto di John Coltrane (Mc Coy Tyner al piano), per il quale e' stata l'unica esperienza di suonare insieme e per un cantante; e il ripescaggio effettuato da Clint Eastwood per il film The Bridges of Madison County, con lo stesso Eastwood e Merryl Streep.

Come la maggior parte dei cantanti afroamericani, pure lui inizia da ragazzino in chiesa, quindi si dedica allo studio alla Chicago Musical College.

 

Il suo percorso: gli inizi

 

Nel corso della II Guerra Mondiale, canta per l'esercito in Europa e nel 1946, quando ha finalmente le idee chiare, entra in arte (come si diceva una volta) e lo fa con quell'immenso scopritore di talenti che fu Earl Fatha Hines, il pianista e band leader che lancio' Herb Jeffreis, Eckstine e, nella prima meta' dei Cinquanta, Helen Merrill. Dall'anno successivo, per tre stagioni, lo troviamo con la band di Dizzy Gillespie. Non si capacita al meglio con il be-bop, un campo peraltro molto arduo per i cantanti – non so perche', ma il sound vocale femminile vi si addice di gran lunga meglio: vedi Sarah Vaughan su tutte, alle prese col bop.

Hartman e' nato per interpretare canzoni romantiche, di cui tuttavia si appropria in maniera assai particolare attraverso un esprimersi che occhieggia ad un quasi recitato dai ritmi dilatati e avvolgenti. (Taluni critici musicali americani ritengono che Barry White si sia ispirato a lui).
Si trova meglio, ma il sodalizio e' breve, con il pianista Errol Gardner, autore della famosissima Misty, di cui Johnny, piu' di dieci anni dopo, dara' una “lettura” eccezionale. Come e' da considerare splendida la sua versione di Lush life di Billy Streyhorn.

 

Alle prese con le regole dello show business degli anni '50

 

Sono anni in cui Hartman sembra non scegliere con chi cantera'. Lo fa con numerose orchestre (non sempre all'altezza), tra cui addirittura quella di Perez Prado e la big band di Jimmy Carrols che annovera il principe dei pianisti accompagnatori: Bibby Tucker, all'epoca spesso in studio e nei club con Billie Holiday e poi, per quarant'anni con Eckstine.
Ma siamo, nel medesimo tempo, nell'America fortemente segregazionista e razzista, e nel pieno dell'avvento del Rock & Roll bianco, peraltro annacquato rispetto a quello dei Neri. Dall'orizzone e' scomparso Eckstine, che pure vanta una militanza di piu' lunga data e una storia professionale impressionante con decine di milioni di dischi venduti (anche ai bianchi), figurarsi un Johnny Hartman che ancora non e' nemmeno nel pieno della maturita' artistica e vocale. Tra i Neri, solo Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e Nat King Cole scavalcano la barriera razziale. I primi due, perche' nel loro modo di presentarsi c'e' un qualcosa di burlesque e di goffo, che piace in quanto, volente o nolente, li mette in posizione subalterna, una sorta di buffoni di corte (la corte e' il mondo Wasp e in certa misura la comunita' italiana, sebbene Frank Sinatra, Dean Martin e Tony Bennett non abbiano mai nascosto le proprie simpatie umane verso i colleghi di colore), mentre la sonorita' – splendida – di Nat ha un che di “bianco”.

 

La nuova musica nera

 

Ma e' dura anche all'interno del mondo afroamericano. Oltre al R&R si sta facendo strada il soul e il R & B, per non dire che il jazz cantato e' molto piu' ascoltato seguito e amato quando a interpretarlo sono le voci femminili: le menzionate Ella e Sarah, la Mc Crea, Dinah Washington, la new entry Betty Carter, per non dire di Billie Holiday e, ma siamo in un altro terreno, Mahalia Jackson.

 

La collaborazione con John Coltrane e il rilancio nel jazz

 

E' coll'anzi ricordato album inciso con Coltrane che Hartman si affaccia prepotentemente alla ribalta. L'accoppiata ha un padrino: Billy Eckstine, raro esempio di artista che si e' sempre speso in favore di chi reputasse meritorio del suo aiuto. Il tenor e soprano sassofonista della North Carolina e' il nuovo vate (insieme a Miles Davis): qualunque cosa tocchi, poi, se ha di che splendere, splende. Cio' vale anche per Mr.B, di cui Coltrane ha in repertorio I Want talk about you, sin dal 1958.
Ovviamente, quando si parla di “ribalta”, non si pensa al cinema, alla televisione e a Broadway, ma al semplice fare dischi, essere ricercati da orchestre e combo e dai club in cui il jazz e' pane quotidiano.
Nello stesso anno Hartman incide con i sassofonisti Hank Jones e Illinois Jacquet ed i chitarristi Kenny Burrell e Jimmy Hall. E piu' in la' nel tempo con Budd Johnson. Nei primi Settanta addirittura con due formazioni giapponesi (dei pianisti Kichichi e Mazuda e del trombettista Hino), quindi con il compositore, arrangiatore e pluristrumentista Oliver Nelson, col pianista Dave Grusin, col bassista boemo Jiri-George Mraz e nel 1980 con la band di Frank Wess e Billy Taylor.

 

Una discografia minima

 

I livelli delle sue interpretazioni sono sempre medio-alti e su singole ballad – altissimi. Ma, ripeto, il rapporto tra il suo valore e la resa a livello di ascolto e di vendite e' sconfortante. E se tentassimo di contribuire al ristabilimento di un equilibrio?
 

Selezione discografica:
Songs from the Heart (Bethlehem, 1955)
Johnny Hartman Sings (Savoy Jazz, 1956)
All of Me (Bethlehem, 1956)
And I Thought About You (Roost, 1959)
John Coltrane and Johnny Hartman (Impulse!, 1963)
I Just Dropped By to Say Hello (Impulse!, 1963)
The Voice That Is! (Impulse!, 1965)
Unforgettable Songs (ABC-Paramount, 1966)
Today (Perception, 1973)
I've Been There (Perception, 1975)
Johnny Hartman (Musicor, 1976)
Once In Every Life (Bee Hive, 1980)


Antologie postume:
This One's for Tedi (Audiophile, 1985)
For Trane (Blue Note, 1995)
Johnny Hartman Collection 1947-1972 (Hip-O, 1998)
Thanks for Everything (Audiophile, 1998)
Complete Regent Recordings (Jazz Factory, 2001)
You Came A Long Way From St. Louis (Definitive, 2003)
A Proper Introductio to Johnny Hartman: There Goes My Heart (Proper, 2004)

     

Selezione YouTube

 

Brani consigliati. Da ricercare in YouTube.

   

Autumn Serenade (con Coltrane)

You Are Too Beautiful (con Coltrane)

I See Your Face Before Me

It Never Entered My Mind

I Thought About You

Lush Life (1983)

Altre interpretazioni:

In The Wee Small Hours Of The Morning

   

Note

 

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© Sandro Damiani per Musica & Memoria - Novembre 2010 / Riproduzione anche parziale della monografia non consentita

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