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Paul Robeson - Monografia |
Nel corso del Novecento, il mondo afroamericano ha espresso numerosi
personaggi che l'America razzista e segregazionista ha odiato… con tutto il
cuore. Nessuno, però, ha raggiunto i picchi di Paul Robeson. Motivo? Il fatto
di essere stato una sorta di re Mida: questi, qualsiasi cosa toccasse diventava
oro, Robeson, in qualsiasi campo si impegnasse sbaragliava la concorrenza,
costringeva tutti a parlarne in termini superlativi. |
Paul Le Roy Bustll Robeson è nato a Princeton il 9
aprile 1898. Figlio di William Drew Robeson, un ex schiavo fuggito bambino da una
piantagione e divenuto pastore presbiteriano, e di Maria Louisa Bustin,
appartenente ad una famiglia i cui bisnonni alla fine del Settecento avevano
dato inizio alle lotte per la liberazione del proprio popolo, fin da giovane Paul si distingue in
virtù di una incredibile serie di talenti: sportivi,
umanistici, artistici. E ciò, nonostante abbia un'infanzia e una giovinezza più che tribolata: orfano di madre a sei anni (e di padre a venti), ben presto
si deve dare da fare per contribuire alle finanze di casa, dove ci sono numerose
bocche da sfamare (due fratelli e una sorella). L'impegno sportivo, tuttavia, dura poco. I neri sono tutt'altro che ben
accetti in formazioni bianche e solo un ingresso a pieno titolo nel mondo
professionistico gli potrebbe garantire di pagarsi gli studi e avere una vita
meno stentata. (che quei pochi anni di rugbismo fossero ad altissimi livelli lo
testimonierà l'immissione, molti anni dopo, del suo nome nella College football
Hall of Fame). E poi il pallino di Paul é di diventare avvocato. |
Ma sin dagli anni della Rutgers, essendo dotato di una, naturalmente,
stupenda voce e di una imponente presenza scenica – e di un talento
straordinario per il canto e la recitazione - si esibisce sia come cantante che
come attore con compagnie e complessi amatoriali. Nel 1924, dopo avere già preso parte con successo ad alcuni spettacoli teatrali, viene avvicinato dal commediografo Eugene O'Neill (papà della futura, ultima, moglie di Charly Chaplin), già famoso per avere vinto due Premi Pullitzer, nel 1920 e nel 1922 (un altro lo vincerà nel '28, e nel 1936 gli verrà assegnato il Premio Nobel per la Letteratura). O'Neill offre a Robeson non una ma due enormi opportunità: di recitare in due sue commedie al Greenwich Village: la prima é All God's Chillun Got Wings, la seconda „L'Imperatore Jones“. La resa artistica si rivela come il migliore trampolino possibile per una carriera che a livello artistico non troverà mai neppure un ostacolo. Nel 1925 debutta nel cinema con „Body and Soul“, prodotto e diretto dal primo cineasta di colore, Oscar Micheaux. Nello stesso anno - ecco come Paul Robeson si fa conoscere per quella che sarà fino alla morte la sua azione umana, artistica e politica – rifiuta il ruolo di protagonista nel film „Lulu Belle“: il personaggio, a suo dire, ricalca tutti i luoghi comuni del „bovero negro“: gli afroamericani non sono né boveri né negri. Da questo momento Robeson é un „nome“ nello showbusiness. Lo é sia sulla piazza americana sia su quella inglese. Come attore e come cantante. E visto che le offerte gli provengono pure dal Regno Unito, Paul ed Essie decidono di stabilirsi a Londra, o quanto meno di fare la spola tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti. |
Nel 1927 (anno in cui diventa padre di Paul Jr.) Paul e Essie sono dunque in
Inghilterra, che cominciano a girare in lungo e in largo con concerti sempre
affollatissimi. Con loro, il fido Lawrence Brown, pianista e arrangiatore. Nel 1930, sempre a Londra, l'attore e produttore Maurice Browne e sua moglie,
la regista Ellen Van Volkemburg, ingaggiano Paul per il ruolo di Othello
nell'omonima tragedia di William Shakespeare (2). Desdemona, é la bellissima e
famosissima Peggy Ashcroft (ancora oggi si mormora del loro „scandaloso bacio
interrazziale“ in scena), mentre il Browne si riserva quello di Jago. Si tratta
della prima volta, dopo oltre cento anni, che un nero interpreta il Moro di
Venezia, ma é la prima in assoluto cui un attore di colore interpreta Othello
in una compagnia di bianchi. Il successo é enorme. Ne parla anche la stampa
americana. La coppia prosegue a dividersi tra USA e GB: concerti, film, spettacoli. |
Ma Paul non ho solo i grandi talenti dell'artista, egli nutre una grande curiosità verso tutto lo scibile. Innanzi tutto verso le radici del proprio popolo, verso l'Africa, la sua storia, quella dello schiavismo. Per meglio comprendere la materia si mette a studiare alcune lingue del continente nero. Ne imparerà parecchie. Da lì a qualche anno, in totale conoscerà una ventina di lingue tra europee, africane, asiatiche. Dodici le parlerà in maniera fluente! Nel 1934 il grande regista Sergej Einzestejn invita Paul a visitare l'URSS. Sebbene già in Gran Bretagna aveva potuto assaporare un diverso modo di comportarsi nei suoi confronti da parte della società inglese – si intende, rispetto agli USA dove nigger é e nigger resterà fino alla fine dei suoi giorni - nella Russia sovietica, così dice e scrive, scoprirà che agli occhi della gente il colore della sua pelle non fa nessuna differenza. (ad una simile conclusione perverrà, nella sua prima tournee europea Billie Holiday, come riporta nell'autobiografico „Lady Sing the Blues“). Nel 1935, dopo avere girato „Sanders of the River, rientra in America. |
Paul canta anche blues, ma pare che a bluesmen e jazzisti non piaccia il suo
modo di interpretarli: proprio Count Basie dirà: „Paul non sa cantare il blues“.
Se restiamo all'interno della tradizione, é vero. Come, per esempio, é vero
che non c'é cantante operistico che sappia rendere al meglio le canzoni
napoletane o un qualsiasi standard, si chiami egli Domingo, Del Monaco o Pavarotti. E' come pretendere di utilizzare il sax alto in un'aria verdiana o il
fagotto in un pezzo di Charly Parker. |
Prosegue l'attività concertistica, con tour in tutta Europa e film, più in Inghilterra che non in USA. Ma si accentua anche il suo impegno politico su tantissimi fronti. Tre su tutti. Il primo, sempre all'ordine del giorno, la lotta per i diritti dei neri d'America; il secondo, una incessante campagna antifascista e antinazista, a fianco del popolo ebraico, con accuse nei riguardi dei governi di Londra, Parigi e Washington che nulla fanno di fronte all'espansionismo militaristico di Germania e Italia e (terzo) in difesa della Repubblica spagnola massacrata da Franco e soprattutto dai suoi alleati romani e berlinesi. In Spagna, anzi, Paul interviene in prima persona, recandovisi e incontrando la Brigata Abraham Lincoln formata da volontari americani bianchi e neri. E' in questa occasione che Paul Robeson fa un'affermazione, propria dell'etica sartriana e brechtiana: „Oggi gli artisti devono schierarsi. O sono con voi o sono contro di voi. O sono per la libertà o sono per lo schiavismo“ Nel 1939 il poeta John La Touche e il musicista Earl Robinson (compagno di
studi di Aaron Copland e Hanns Eisler, nonché futuro „blacklist“ nella
commissione McCarthy, in quanto
membro del partito comunista statunitense) scrivono la cantata „Ballad for
Americans“, un inno che esalta il meglio dell'America: le pluralità umane,
religiose. Originariamente era stato composto per il congresso dei comunisti
statunitensi, ma siccome piace, se lo accaparrano pure i Repubblicani [che
sarebbe come se Berlusconi facesse sua „Bella Ciao“ (capacissimo!)]. |
Gli anni '40, inizia l'ostracismo per Robeson |
Nel 1940, per la terza volta, Paul e' nel cast di un'edizione di „Show Boat“.
Stavolta a Los Angeles. Nel 1943, ennesimo „revival“. Si tratta di una delle produzioni teatrali di maggior successo nella storia di Broadway. Anzi, la maggiore per quel che concerne un'opera scespiriana. Paul torna in scnea con „Othello“. Lo dirige Jose' Ferrer (che sarà Jago), Desdemona sarà sua moglie, Uta Hagen, attrice tedesca, naturalizzata americana e futura grandissima insegnante di dizione e recitazione (tra i suoi allievi: Judy Garland, Al Pacino, De Niro, Sigurney Weaver, Whoopy Goldberg…). A proposito della prova di Paul Robeson, il critico di Variety scriverà: „Nessun attore bianco sarebbe in grado di vestire i panni di Othello meglio di Paul“… Lo spettacolo viene replicato per 296 serate consecutive, quindi affronta una tournée lunga due stagioni complete! (Su Youtube c'e' uno splendido documento filmato in cui Robeson parla di Otello). Ma la fama di Paul Robeson, le sue influenti amicizie in tutto il mondo, il rispetto di cui gode non fanno da velo all'America più oscura, ignorante, retriva, rozza, violenta – in una parola, fascista. Sin dal 1934 l'establishment da chiari segnali di inimicizia nei suoi riguardi. Ma è dal 1941 che le cose si aggravano: in presenza della forzata alleanza militare USA-URSS. Paradossalmente, e' sospettato di „intelligence“ col nemico: l'alleato sovietico! Da questo momento fino alla sua scomparsa, l'FBI produrrà un dossier di alcune migliaia di pagine, in pratica tutta la sua vita passo dopo passo, giorno dopo giorno fino al 23 gennaio del 1976. A dire il vero mancheranno le pagine relative agli ultimi mesi di vita, quando depressione e malattia avevano definitivamente minato il corpo di Paul Robeson, ma anche la psiche, se sempre più spesso si sentiva vittima di presunti (presunti?) complotti polizieschi. Mancheranno, ma perché qualcuno le ha fatto sparire. |
Dicevamo delle amicizie di Paul Robeson, che assommate alle frequentazioni
della gioventù, vanno a formare un bel pezzo dell'intellighentia
internazionale. Ma se ci pensiamo bene, non solo si tratta di persone che non
hanno alcun potere, ma anzi proprio di persone invise a qualsiasi potere! Certo,
tra costoro ci sono molti accademici, „monumenti nazionali“ nei rispettivi
paesi, Premi Nobel, Premi per la Pace, il famoso Premio Stalin, poi diventato
Premio Lenin quando il Georgiano ha finito di nuocere. Stiamo però certi che se
fossero vissuti in Unione Sovietica, come il compositore Shostakovic, si sarebbero limitati,
a meno di non voler fare una vacanza senza ritorno in Siberia, a firmare
petizioni antioccidentali e a tacere sulle brutture e i crimini interni. Dunque,
grandi scrittori, compositori, artisti ma, per tutti i poteri di questo mondo -
feccia, al massimo „utili idioti“. Ma vediamo da vicino di chi si tratta: Eugene O'Neill, Sergej Ejzestein a Emma Goldman, Gertrude Stein, Alexander Berkman, Max Eastman, Lily Hellman, Claude Mc Kay, Clifford Odets, James Joice, Albert Einstein, Bertrand Russell, Charly Chaplin, Bertolt Brecht, Pablo Picasso, Dimitry Shostakovich, Yehudi Menjuhin, Leonard Bernstein, Aaron Copland, Ernest Heminghwey, Paul Strand, Pablo Neruda (che gli dedicherà un'ode nell'immaginifico poema „Canto Generale“), i giovani africani e asiatici che hanno studiato in Europa e mai avevano nascosto di voler rovesciare – cosa che poi gli e' riuscita - il colonialismo: Nehru, Nierere, N'Krumanh, Kaunda, Keniatta, Tambo… Insomma, si può dare torto ai membri del Comitato per gli Affari Antiamericani e ai vari Richard Nixon e John McCharty, se ritengono tutta 'sta gente pericolosissima in riferimento ai „valori“ del buon „patriota americano“? A proposito di Nixon, va ricordata la sua risposta a chi gli chiese chi, secondo lui, erano i comunisti: „Tutti coloro che frequentavano i concerti di Paul Robeson“. |
Tuttavia, fintanto che dura la guerra, Paul se la deve vedere con gli
attacchi giornalistici e i piccoli ostruzionismi (ma niente di nuovo) e il
„normalissimo“ razzismo della strada, fatto di ingiurie, offese, sputi. I guai
iniziano con la fine della guerra „calda“ e l'inizio di quella „fredda“, nel
1946. Naturalmente, Robeson ci mette del suo. Sconfitto il fronte nazifascista,
bisogna impegnarsi fino all'inverosimile in quello di sempre: la difesa dei
diritti dei neri. Ed ecco che fonda l'American Crusade Against Linching e con
una delegazione si reca dal presidente Harry Truman per chiedere il suo aperto
appoggio nella lotta contro il linciaggio e la segregazione razziale. Pedinamenti, pressioni di vario tipo, cancellazione di concerti e ogni manifestazione a cui dovrebbe partecipare, azzeramento mediatico, interrogatori da parte dell'FBI sono all'ordine del giorno. Tanto per avere chiara la dimensione di quest'opera ostruzionistica e censoria: nel 1947 Paul denuncia introiti per 105.000 dollari (cifra da favola per l'epoca); nel 1950, appena 2.500. Nel solo 1949 gli vengono annullati oltre cento concerti. Da ricordare anche gli incidenti a Peekskill (N.Y.) nel 1949, dove attivisti di destra cercarono senza successo, ma ricorrendo anche alla violenza, di impedire un suo concerto di protesta organizzato dalle Work Uniuons.
Nel 1950 il governo si decide per il passo più grave: il sequestro del
passaporto. A nulla valgono le proteste e le petizioni di milioni di persone e
migliaia di eminenti personalità di tutto il mondo. La causa scatenante – o
meglio, la „scusa“ – è l'attacco di Robeson alla politica americana in Asia
(Corea). Ma e', appunto, una scusa. Se da decenni Robeson non fosse al centro
dell'interesse mediatico internazionale, qualcuno del sottobosco governativo
statunitense non avrebbe aspettato „segnali“ per mettere a tacere questa
straordinaria e bellissima libera voce. Nel 1952 gli si vorrebbe impedire di cantare al Parco della Pace ai confini tra gli USA e il Canada, ma oltre quarantamila spettatori si oppongono…
Nel 1955 compare di fronte alla famigerata commissione „mangiacomunisti“.
Tutti sanno che Paul non e' mai stato membro del Partito, però – ecco la colpa
grave, accanto a quella di essere nero e famoso, forse l'americano più famoso
nel mondo – ha simpatie socialiste e tanto basta. Uno dei commissari,
nell'interrogarlo, gli chiede perché, visto che parla tanto bene dell'Unione
Sovietica, non ci va a vivere. „perché – e' la risposta – questo e' il mio
paese, qui mio padre e' stato schiavo e la mia gente e' morta per costruirlo. Ho
gli stessi diritti – conclude rivolgendosi al giudice – che ha lei e non c'è
fascista che me li toglierà; chiaro?“. Interessante come tutto l'interrogatorio
ricordi quello subito anni prima da Bertolt Brecht, con la differenza che mentre
Robeson, da americano dunque da pari a pari con i suoi „giudici“ tenta un minimo
di dialogo; Brecht, tedesco, commediografo, comunista ed ex anarchico, si fa
gioco del comitato senza che questo se ne renda conto. Nell'uno e nell'altro
caso, comunque, il „fiore del patriottismo“ americano fa una figura di niente
come pochi!
Nel 1958, quando alla Carnagie Hall ricevono il „via libera“ per un recital
di Paul Robeson, questi annuncia di essere tornato in possesso del passaporto.
Evidentemente alla fin fine proteste e manifestazioni e petizioni e lettere
aperte e la pressione diplomatica, sebbene dopo otto anni, ma un risultato
l'hanno dato. Per l'occasione a Nuova Delhi, la figlia del premier Nehru,
Indira Ghandi aveva proclamato il „Paul Robeson Day“. |
Gli anni della distensione. I Robeson ricominciano ad esplorare il mondo |
Riavuto il passaporto, Paul e Essie torneranno a girare il mondo. Ma prima da' alle stampe la propria autobiografia, scritta insieme a Lloyd Brown: „There I Stand“. Prima tappa, l'amata Inghilterra. Che ricambia in maniera straordinaria: A Londra, ora allo Stratford-upon-Avon, a 61 anni torna a vestire i panni di Othello. E' la terza volta. Lo dirige il grande Tony Richardson, uno dei „monumenti“ della storia teatrale britannica. Nel ruolo di Jago c'e' Sam Wanamaker, attore scespiriano per eccellenza. Desdemona e' la splendida e poco fortunata Mary Ure (all'epoca moglie di John Osborne e protagonista femminile di Ricorda con rabbia, sia a teatro che in cinema, accanto a Richard Burton, morta giovane per overdose e barbiturici); del cast fanno ancora parte Albert Finney e una ventiduenne Vanessa Redgrawe Seguono concerti, feste, ricevimenti. E ovunque avviene la stessa scena: teatri stracolmi e fuori il doppio, il triplo di spettatori mancati in attesa almeno di vederlo uscire: a Parigi e a Liverpool, a Berlino e Vienna, nei paesi scandinavi e nell'Est europeo, nonché a Mosca. Idem dicasi per i concerti in Nuova Zelanda, Cina, Australia… (No, in Italia no. Il Belpaese detiene tre record oramai assolutamente imbattibili: non ha mai ospitato ne' Paul Robeson ne' Billy Eckstine. E Billie Holiday vi e' stata fischiata e spernacchiata!!!) Nel 1963 rientra in USA. Concerti, tour. Incontri con „nuovi amici“: i jazzisti che hanno rivoluzionato oltre che la loro musica, anche il loro mondo e l'abito mentale, e che hanno scoperto le proprie radici africane. E così nel 1965 Bill Taylor, Coltrane, Gillespie, Miles Davis festeggiano il 67 compleanno di Paul. Ci sono pure la star cinematografica Ruby Dee, lo scrittore James Baldwin, il folksinger Pete Seeger, il chimico Premio Nobel Linus Pauling, il compositore Earl Robinson. Ma la ritrovata libertà di movimento dura poco. La morte, nel 1966, per
cancro, della diletta Essie, dalla quale non si e' mai separato nel corso di
tutta la vita, e' un colpo troppo grande. Se c'e' un terreno nel quale questo
gigante (in tutti i sensi) e' sempre stato fragile, e' quello dei sentimenti,
degli affetti personali: orfano di padre a sei anni e di madre a venti, Eslanda
per lui era molto di più di una moglie: amica, compagna, complice; ispirazione,
sostegno, pungolo. La sua scomparsa gli procura una fortissima depressione, come
pure un graduale indebolimento psicofisico. E' evidente che le traversie vissute
lungo quattro decenni di carriera luminosa ma socialmente contrastata, sono
state superate proprio grazie a questa inossidabile unione umana e spirituale.
Incapace e impossibilitato di vivere da solo, Paul viene accolto dalla sorella,
pure lei vedova. |
Nel 1968, in occasione del suo settantesimo compleanno la scena inglese, storicamente assai snob & cool, da Londra gli dedica una festa cui prende parte il gotha del teatro britannico. Ci sono Peter O'Toole, Michael Redgrawe, Tony Richardson, le „sue“ Desdemone londinesi: la Ashcroft e la Ute. E chi non può venire, come per esempio, John Gielgud, manda una lettera che e' un lenzuolo di affettuosità e apprezzamenti. Nel 1977, in occasione del settantacinquesimo compleanno, Harry Belafonte gli
organizza una serata d'onore alla Carnagie Hall. Ci sono Miles Davis e Billy
Eckstine, Dizzy Gillespie e Sidney Poatier, Coretta Scott King, vedova di Martin
Luther, e Arthur Ashe (il tennista), Odetta e Angela Davis. E non mancano
neppure Pete Seeger, Leonard Bernstein, nonche' Indira Ghandi e il leader
tanzaniano e amico da una vita Julius Nierere… |
Con Paul Robeson se ne va colui che già agli esordi artistici, alcuni
intelligenti e lungimiranti critici avevano definito „La Promessa della propria
razza“, „Il Re di Harlem“, „L'Idolo del proprio popolo“ e anche "Un moderno uomo
del Rinascimento", per i suoi talenti in numerosi campi. E il ricordo di questo
immenso cantante e attore, oratore e combattente per i diritti dei più deboli,
e' talmente vivo che in continuazione città, enti, istituzioni, università,
circoli culturali e associazioni organizzano appuntamenti in suo onore,
promuovono la vendita dei libri che lo riguardano, i suoi dischi e ora i DVD dei
suoi film. Il tutto accompagnato dalla nascita di scuole, teatri, circoli,
fondazioni, biblioteche con il suo nome. Quanto agli anniversari, essi si
trasformano in una parata di big dello spettacolo e della cultura; nera e
bianca, ma puntualmente solo ed esclusivamente democratica e progressista.
Sicché nel 1988, a dieci anni dalla morte, la celebrazione principale vede
affiancati Sidney Poitier, Bill Cosby, Morgan Freeman, Ossie Davis, Christofer
Reeve, Christofer Plummer, la scrittrice, Premio Nobel, Toni Morrison, Lena
Horne, Max Roach… E dieci anni dopo, per il Centenario della nascita, oltre ai
suddetti (meno coloro che nel frattempo sono dipartiti), sempre alla Carnagie
Hall, troviamo Muhammed Aly, Belafonte, Murray Abraham, Whopy Goldberg, Eli
Wallach, Roy Scheider, Paul Newman e la cara nipote, la cineasta Susan Robeson,
già famosa per avere girato film documentari su Mr.B ed Ella Fitzgerald,
nonche' autrice di „The whole in his hands“, libro di memoria sul nonno
corredato da un centinaio di fotografie, uscito nel 1981 e ristampato nel 1997.
Il Centenario e' stato naturalmente celebrato in tutte le metropoli americane e in decine di altre città meno grandi. Ma anche all'estero: Toronto (con il 9 aprile proclamato „Paul Robeson Day“), Vancouver, Montreal, Città del Messico, Melbourne, Londra, Liverpool, Cardiff, Tampere, Parigi, Berlino, Berna, Zurigo, Lisbona, Gerusalemme. In Cina e in India! Avete letto bene: l'Italia non c'e'. Neanche questa volta… |
1924 - Body and Soul (New York) |
1977 - The Tallest Tree in Our Forrest. Voce narrante Gil Nobel 1979 - Paul Robeson, tribute to an artist. Voce narrante, Sidney Poatier. Premio Oscar per documentary short „Pasul Robeson: Here I Stand“ (dal titolo della sua autobiografia) 1999 |
Libri di e su Paul Robeson (solo in lingua inglese) (1) |
Here I Stand, by Paul Robeson, with pref. by L.L.Brown, intr. by S. Stuckey,
Beacon Press, 1998
Paul Robeson: The Life and Times of a Free Black Man, by Virginia Hamilton,
Harper & Row, 1974. |
(Sono elencate alcune opere pubblicate su CD o DVD e di facile o media reperibilità) CD |
Un omaggio a Robeson da Pablo Neruda: ODA A PAUL ROBESON (da Canto General) |
Antes él aún no existía. La luz se apartó de la sombra, Y la voz de Paul Robeson Las tinieblas querían
La voz del hombre fuiste
Desató la cascada
Pero Entonces Otra vez Luego en Hiroshima Y entonces Otra vez Yo sería mezquino No, Paul Robeson, Tú Paul Robeson, Canta, camarada, Canta, amigo mío, Y en su prisión perdida, Porque tú cantas Saben que es libre el mar, Es nuestro el sol. La tierra |
Music: Earl Robinson - Words: John LaTouche In seventy-six the sky was red (Revised by NYC Labor Chorus. Lyric revisions are indicated by parentheses) |
Show Boat 1932 - Personaggi, interpreti e autori |
Jerome Kern (1885-1945) |
(1) Non risultano libri su Robeson in italiano o
tradotti in italiano NB: Le immagini di questa pagina sono tratte da Internet e non è indicata per esse protezione di copyright. In caso contrario è sempre possibile contattare il webmaster del sito (The images of this page are taken by Internet and without copyright declared, in case, it is possible to contact the webmaster of this site). |
Nel seguito i video di Paul Robeson presenti sul Canale YouTube di Musica & Memoria, visualizzati sinora da più di 300.000 persone, che consentono di apprezzare le qualità di interprete di Paul Robeson. |
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© Sandro Damiani per Musica & Memoria - Settembre 2008 / Riproduzione anche parziale della monografia non consentita |
Revisioni: 5/4/10 (per ascoltare P.R.) |
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