Cambia le impostazioni sulla Privacy
La televisione digitale terrestre (DTT). La storia dello switch-over in Italia |
Altri articoli: |
I nuovi standard / Musica e tecnologia / Musica e mercato / La radio / L'alta definizione / La privacy nel mondo digitale |
DTT: Lo standard |
La televisione digitale terrestre (DTT: Digital Terrestrial Television), indicata anche con la sigla DVB-T (Digital Video Broadcasting-Terrestrial) oppure, in italiano, TDT, ha una importanza strategica tra i nuovi standard del mondo digitale per il peso economico e informativo preponderante del media televisivo. Il nuovo standard è stato definito dal consorzio europeo DVB ed è pensato per la TV generalista, in chiaro oppure a pagamento, trasmessa in modalità broadcast da una rete di antenne trasmittenti alle antenne riceventi degli utenti (non parabole, ma le antenne esistenti eventualmente adattate e direzionate). Quindi tutto come ora, tranne il fatto che sulla portante analogica viene inviato un segnale digitalizzato e compresso, quindi più "robusto" rispetto a disturbi e interferenze e più "compatto" rispetto al consumo delle frequenze (e della energia, e dell'inquinamento elettromagnetico). Inoltre, lo standard consente anche la trasmissione di programmi in alta definizione, un percepibile incremento di qualità precluso alla TV analogica.
I televisori analogici possono essere usati come monitor, ed il sintonizzatore interno è sostituito da un decoder (o STB: Set-Top-Box), dal cui telecomando si selezionano i programmi, con una architettura analoga a quella della TV satellitare. Naturalmente se i televisori in una casa saranno più di uno dovranno essere utilizzati come monitor, cioè asserviti al STB e vincolati all'insieme di canali (multiplex) su di esso selezionato (vedi dopo). Il decoder contiene solitamente anche gli alloggiamenti per le card che abilitano la visione dei contenuti non in chiaro, e quindi per vedere programmi a pagamento (pay-per-view).
In
alternativa sono disponibili apparecchi TV con decoder integrato, chiamati iDTV,
solitamente non utilizzabili per la pay-per-view (se non con appositi adattatori
opzionali), ma svincolati dal decoder.
Risultati
teorici del nuovo standard: migliore qualità del segnale
video, audio stereo (o multicanale)
e soprattutto maggiore disponibilità di canali,
con possibilità di avere più TV nazionali, superando gli annosi problemi di
saturazione delle frequenze.
Elemento non secondario, per noi appassionati di musica, ma purtroppo del tutto marginale per la affermazione dello standard, è la disponibilità teorica di audio ad alta fedeltà multi-canale (con tecniche di codifica e compressione mutuate dal settore HT - Home Theater). Una caratteristica non disponibile nella attuale TV generalista, e che quindi potrebbe essere un fattore differenziante rispetto alla attuale offerta analogica. Tutto ciò a patto che le trasmissioni abbiano all'origine un audio adeguato. |
Una ulteriore quasi inedita funzionalità è rappresentata dalla disponibilità di canali di trasmissione dal terminale TV alla stazione trasmittente: la interattività, utilizzabile per servizi (tipo Internet) sia di intrattenimento (televoto, sondaggi, partecipazione a quiz) sia di utilità (richiesta di documenti, commercio elettronico e simili).
I servizi a pagamento (la principale novità funzionale rispetto alla televisione analogica tradizionale) possono essere attivati sia tramite il canale interattivo (come avviene per la TV satellitare) sia mediante card da inserire sul lettore. In entrambi i casi la trasmissione (sport, film) è inviata non in chiaro, ma criptata, e mediante il codice presente sulla card o l'utilizzo di un PIN inviato al centro di trasmissione, il decoder viene istruito ad effettuare la decrittazione del segnale. La card è il sistema usato in Italia da tutti i gestori.
A differenza di Internet la DTT rimane comunque un media a trasmissione broadcast, non a richiesta, e quindi per sua natura non sarà tracciabile il numero di accessi ad un programma, se non con strumenti statistici (tipo Auditel). Teoricamente sono tracciabili i servizi venduti, ma solo se vengono attivati dal canale interattivo MHP. Nel caso dei servizi attualmente venduti in Italia (Mediaset e La7), che non richiedono la connessione (per funzionare anche coi decoder non interattivi) può essere rilevato solo il volume (economico) delle card e ricariche vendute, ma non l'uso che ne hanno fatto i clienti (film, partite o programmi scelti e acquistati).
Il media televisivo ha in occidente, ormai da decenni, una importanza predominante sia sul lato economico (peso preponderante nella raccolta pubblicitaria) sia sul lato della informazione e quindi della formazione del consenso (principale canale e, in molti casi, unico canale informativo per grandi aree della popolazione). Il passaggio ad un nuovo standard, con la conseguente necessità di cambiare apparecchi riceventi, modalità di fruizione e rete di trasmissione ha evidentemente un peso molto grande, enormemente superiore ai passaggi di standard per i media musicali (CD e suoi numerosi candidati alla successione), alla radio (DAB), e anche al settore della telefonia mobile (UMTS).
In quest'ultimo caso i passaggi di standard o generazioni tecnologiche sono infatti facilitati dalla rapida obsolescenza degli apparati, sia per invecchiamento (le batterie dei telefonini hanno una durata di circa 2 anni e un costo significativo sul totale) sia per moda (il telefonino è ormai l'unico oggetto personale universale, ed ha anche una funzione di caratterizzazione del proprietario/a, quale un tempo era svolta dall'orologio da polso).
La spinta verso il nuovo standard nasce dalla spinta generale verso la digitalizzazione, ovvero dalla esigenza di trattare anche queste informazioni totalmente mediante computer. I vantaggi devono essere esaminati dal lato degli attori economici sul mercato (editori, gestori, case produttrici di reti, case produttrici di apparati TV), dal lato degli utenti, dal lato del sistema socio-economico complessivo.
Produttori di hardware e software |
Il vantaggio per i produttori e distributori di hardware (apparecchi TV e complementi vari) e reti è evidente: il rinnovo del parco (enorme nel caso degli apparecchi) fornirà un fatturato addizionale molto significativo, e distribuito su molti anni, essendo la migrazione al nuovo standard molto complessa.
Il vantaggio per i produttori di contenuti (software) è invece più aleatorio: nessuna delle caratteristiche del nuovo standard sembra in grado di poter aumentare il loro fatturato (peraltro già altissimo e a livelli di saturazione). Solo la possibilità di estendere la visione a pagamento sembra essere in grado di fornire un fatturato aggiuntivo, non senza effetti, però, sulla platea (sul numero) degli utenti in chiaro. E il numero è il principale indicatore del valore degli spazi e quindi influenza gli introiti per la raccolta pubblicitaria. Anche la possibilità di aumentare il numero di canali non costituisce un vantaggio per chi ha già una posizione di mercato: si tratta di potenziali concorrenti.
Utenti |
I vantaggi per gli utenti sono ancora più aleatori, il nuovo standard non consente l'accesso immediato a nuove funzionalità significative o ad una maggiore qualità, e comunque non va immediatamente nella direzione di bisogni espressi dalla platea degli utenti. Anche in questo caso la possibilità della visione a pagamento di contenuti di valore ("premium": sport, cinema) con minore complessità rispetto alla concorrente TV satellitare costituisce l'unico elemento percepibile di vantaggio, assieme all'eventuale incremento nel numero di canali, e quindi nell'offerta di contenuti.
Gli utenti non vedono alcun limite qualitativo od operativo nella televisione terrestre analogica attuale (magari il limite è la qualità dei programmi, ma qui la tecnologia può incidere ben poco). La qualità della immagine è considerata buona, i canali non sono affollati, ma neanche pochi, l'uso del televisore è intuitivo e comodo. Quindi cosa volere di più, a parte lo schermo piatto e possibilmente gigante? Forse soltanto l'alta definizione, se riuscirà ad affermarsi.
Sistema socio-economico |
I vantaggi per il sistema socio-economico sono invece più evidenti. La migrazione al nuovo standard sarà un motore di sviluppo per anni per tutto il settore elettronico e complementare ad esso (computer, reti, informatica) e potrà costituire una base per un predominio dell'industria europea, come già avvenuto a suo tempo per lo standard GSM della telefonia mobile. Dal mercato interno l'industria europea potrà partire alla conquista dei mercati esteri, con particolare riferimento alle economie emergenti, nel prossimo decennio.
Non secondario aspetto, per il sistema socio-economico, la possibilità di garantire un maggiore pluralismo nel settore televisivo, grazie alla disponibilità di un numero maggiore di canali e, in prospettiva, al minor costo di accesso garantito dalla tecnologia digitale / informatica (che, come noto, ha costi costantemente decrescenti). Il pluralismo in questo settore vitale costituisce senza dubbio un elemento fondamentale di democrazia, e un sostanziale aggiornamento alla tradizionale "libertà di stampa".
Nessuna sorpresa quindi che la spinta all'adozione del nuovo standard venga soprattutto dai governi e dalla Commissione europea, attraverso gli organi regolatori controllati da essa, e che le fasi della migrazione siano scandite da leggi di diritto e non di mercato, come nel caso degli altri standard più "poveri" (o di nicchia) come il CD.
Una volta installato un decoder DTT (operazione semplicissima, se l'impianto di antenna è adeguato: vedi dopo) l'utente, anche senza collegarsi ai servizi interattivi, ha a disposizione un certo numero di canali (oltre 50 nel 2007, dei quali una decina criptati, più 7 canali radio, in maggioranza della RAI) e alcuni servizi più o meno innovativi. I principali tra questi servizi sono: a) la lista dei canali selezionabile da video (guida programmi), inclusa la visualizzazione dei programmi in corso; b) la visualizzazione del nome del programma in corso e della sua durata (banner); c) il palinsesto della emittente; d) informazioni aggiuntive sul programma o su quanto sta andando in onda (potrebbe essere per esempio il nome del cantante e del brano nel caso dei programmi di video-clip o la trama del film).
Queste funzionalità (per esempio le informazioni aggiuntive) sono dipendenti dalle scelte della rete, e quindi non sono sempre presenti. Sono anche non del tutto esclusive, nel senso che già con la televisione analogica, anche qui in modo variabile tra reti, le informazioni sui programmi sono disponibili tramite televideo. La operatività potrà essere forse meno immediata con la TV analogica, ma nella sostanza, almeno per questi aspetti, la DTT non offre un significativo vantaggio.
Il
vantaggio principale per gli utenti, la novità sottolineata nell'annuncio
del servizio, dovrebbe essere la possibilità di uso interattivo.
La interattività,
se avviata operativamente ed estensivamente, consentirebbe di fare via TV alcune operazioni
(tipo commercio elettronico, home-banking, e-government) già possibili e
operative da tempo su Internet, ma con il televisore e il telecomando (T-Goverment,
T-Commerce).
Quindi con uno strumento che è subito pronto (non
bisogna aspettare il tempo di start-up), posizionato nei punti cardine
della casa e familiare anche alla utenza meno tecnologica. Se il PC
partisse subito (o fosse sempre acceso e connesso, come in ufficio) e
fosse fisso nella sala da pranzo (o in cucina, o in camera da letto) la
funzionalità sarebbe del tutto equivalente.
I sostenitori della TV digitale ne parlano come di uno strumento per diminuire il digital divide, per esempio un anziano per il quale il gradino internet è troppo alto potrebbe arrivare ai servizi interattivi (T-government, richiesta di certificati e simili) più facilmente via TV. E' assai più probabile però che il soggetto in questione non usi Internet non tanto per la complessità del mezzo, ma perché preferisce utilizzare i contatti personali e andare di persona ai vari uffici, e la installazione e gestione di un DTT interattivo non è molto più semplice della installazione e gestione di un accesso Internet. E' opinabile quindi che la televisione digitale sposti effettivamente il confine.del digital divide. (Approfondimenti: Il mercato in Italia) |
E non bisogna dimenticare che esiste un altro strumento pervasivo che può fornire una porta di accesso ai servizi interattivi: il telefonino GSM, ancora più comodo, always-on e sempre disponibile dello stesso televisore.
Sistemi di pagamento |
La interattività può però essere frenata dalla presenza o meno di standard per le applicazioni interattive (API). Nel paese più avanzato sulla strada della transizione, la Gran Bretagna, gli standard applicativi sono infatti diversi per ogni gestore (evidentemente per legare a sé i propri utenti e per gestire in modo sicuro i servizi a pagamento) ed è scarsa la accoglienza della piattaforma comune (MHP: Multimedia Home Platform), che è comunque quella attualmente prevista sui decoder interattivi in vendita in Italia.
In Italia i due editori che hanno proposto servizi a pagamento (Mediaset e Telecom Italia - La7) hanno optato per un sistema basato su smart card, che non richiede il canale interattivo. In tal modo è possibile utilizzare la DTT anche da decoder non interattivi (più economici). La sicurezza è basata sul fatto che le smart card sono di importo limitato (sul modello delle carte prepagate dei telefonini) e che la ricarica deve avvenire in negozi convenzionati che si connettono al centro di controllo. E' evidente che una eventuale truffa dovrebbe replicare l'intero terminale del negozio, e sarebbe facilmente individuabile e tracciabile.
Il pluralismo |
L'altro vantaggio, questo sì percepibile e apprezzato, sarebbe rappresentato dalla pluralità dei canali.
E' evidente però che esistono pochi canali nazionali e locali in Italia non perché siano fisicamente poche e insufficienti le frequenze, ma perché esiste un cartello che controlla i finanziatori (gli inserzionisti pubblicitari), e questo cartello è il duopolio Mediaset-RAI (Publitalia - SIPRA per la pubblicità). Lo dimostra il fatto che i canali sintonizzabili su un qualsiasi apparecchio analogico (di solito 99) in Italia non si riescono a riempire che per le prime 30-40 posizioni, e di questi un buon 30% sono canali di televendite, oroscopi o altra non-TV.
Con il digitale i canali nazionali potrebbero essere di più, ma chi avrebbe i soldi per riempirli di contenuti (3)? La vera barriera alla diffusione della televisione "libera" è rappresentata dagli alti costi di produzione dei contenuti, particolarmente se lo standard a cui gli spettatori sono abituati è particolarmente elevato (e garantito, nel caso di RAI-Mediaset, da elevatissima disponibilità finanziaria). |
In sintesi, nessun dubbio che la TV digitale terrestre soppianterà quella analogica: in questa direzione va la tecnologia e la televisione non farà eccezione. La mancanza di vantaggi evidenti ed il mercato saturo renderà però questo processo abbastanza lento (5-10 anni, secondo le più accreditate previsioni).
L'introduzione della DTT in Italia: la "legge Gasparri" |
La principale spinta alla adozione del nuovo standard è stata esterna al mercato, è arrivata cioè in Italia dal governo e dal parlamento della legislatura 2001-2006, per mezzo della nota e controversa "legge Gasparri" sul riordino dei media, che prevedeva un passaggio completo alla televisione digitale di tutte le emittenti (e apparecchi riceventi) entro la fine del 2006 (poi slittato al 2008 nella finanziaria di fine 2005, ed infine al 2012 con quella 2008, allineata quindi agli altri paesi europei).
La "Legge Gasparri", approvata una prima volta a fine 2003 e rinviata alle camere dal presidente Carlo Azeglio Ciampi (perché giudicata palesemente incostituzionale) è stata modificata in alcuni punti (non in quelli relativi alla DTT) e dopo la "seconda lettura" (seconda approvazione dai due rami del parlamento) è stata controfirmata dal presidente (che peraltro, a termini di Costituzione, era obbligato a farlo) ed è diventata legge dello stato ad inizio 2004 (in seconda lettura è la Legge n. 112 del 3 maggio 2004).
Le polemiche sulla legge ruotavano intorno al fatto che, attraverso la introduzione a tappe forzate del passaggio al digitale terrestre, venivano fatte decadere le sentenze n. 420 (1994) e N. 466 (20 novembre 2002) della Corte Costituzionale, che valutavano dominante la posizione di Mediaset (con tre reti su undici nazionali) e lesive dei diritti della concessionaria Europa 7 (attualmente Italia 7), ex TVR Voxson, che non aveva in tal modo sufficienti frequenze per trasmettere a livello nazionale. La sentenza imponeva quindi che Mediaset chiudesse o trasferisse su satellite o cavo (dove non esistono limiti di affollamento) una delle sue tre reti. Ovviamente sarebbe stata scelta la più debole, quindi quella con meno introiti pubblicitari, che da sempre in Mediaset è Rete 4. La scadenza per il passaggio era il 1996 per la prima sentenza, e il 2002 per la sentenza, ed entrambe sono andate disattese.
Nel caso della Legge Gasparri si è aggiunto come ulteriore elemento di complicazione che il presidente del governo che emanava la legge, e nel quale Maurizio Gasparri, di AN, era il Ministro delle Comunicazioni, era anche il proprietario di Mediaset, e che il passaggio su satellite di Rete 4 era avversato da Mediaset perché avrebbe indotto una limitazione degli ascolti (su satellite di solito non si guardano le TV generaliste, ma i contenuti "premium") e quindi degli introiti pubblicitari.
Introducendo il passaggio in tempi brevi al digitale terrestre (nel quadro comunque di una iniziativa europea) la nuova legge ampliava di molto il numero totale di reti nazionali, annullava il precedente piano frequenze analogico e rendeva non più attuale il problema dell'eccesso di reti di Mediaset. Era necessario però che la migrazione alla DTT fosse effettivamente avviata e certificata da un organo indipendente (l'Authority per le comunicazioni) e a tale scopo la legge prevedeva contributi a fondo perduto agli utenti, per l'acquisto a prezzo molto scontato dei decoder (STB), resi disponibili dalla primavera del 2004.
La legge prevedeva contributi differenziati per i decoder (maggiori per quelli interattivi, teoricamente utilizzabili per il T-Government e quindi per scopi sociali) nel primo anno e ulteriori contributi finalizzati a regioni pilota (Sardegna, Val d'Aosta, Friuli) che avrebbero completato lo switch-off prima della fine del 2006, e il completamento della migrazione entro la fine del 2006.
La Authority per le comunicazioni ha verificato la effettiva diffusione del DTT in Italia nel giugno 2004 (grazie ai contributi gli utenti erano nell'intorno di un milione, quindi nell'ordine di grandezza previsto dalla legge), ha certificato che la copertura fosse sufficiente e ha quindi confermato che la digitalizzazione era effettivamente avviata e quindi non sussistevano più le motivazioni per lo spostamento di Rete 4 su satellite.
La architettura della legge, pensata, secondo i maligni (vedi sopra), per evitare il suddetto passaggio di Rete 4 sul satellite, più che orientata ad aprire nuovi spazi al business televisivo, è stata quindi confermata dai fatti.
Su questo punto nasce spontanea una osservazione: le frequenze sono rimaste occupate da Rete 4 e quindi Italia 7 e La7 (Telecom Italia, ex Tele Montecarlo) continuano ad avere meno frequenze di quanto stabilito dalla concessione; in conseguenza di ciò La7 ha ascolti molto limitati - al massimo 3-4% - e Italia 7 trasmette solo in ambito locale. Nei fatti la legge ha aggirato la sentenza della Corte Costituzionale del 2002 (e la precedente del 1994), ed ha consentito la prosecuzione di una situazione di fatto che favorisce Mediaset, rimandando a tempi futuri un allargamento della offerta. |
D'altronde la dimostrazione plastica della scarsa fiducia nel successo del digitale terrestre nei tempi previsti dalla legge la fornirono proprio i sostenitori della stessa legge, opponendosi strenuamente alla uscita di una rete Mediaset (Rete 4) dall'analogico (paventando persino crisi e licenziamenti). E' evidente infatti che se il digitale terrestre fosse stata una opportunità a breve, Rete 4 e Mediaset si sarebbero affrettati a coglierla, avendo anche la opportunità di essere i primi nella nuova arena.
Il 2006, obbiettivo per la migrazione
al nuovo standard è poi arrivato, lo switch-off (spegnimento della trasmissione
analogica) si è dimostrato del tutto impraticabile persino nelle regioni pilota,
ed è stato rinviato dallo stesso governo Berlusconi al 2008. Nel 2006 ci sono
state anche le elezioni ed il cambio di maggioranza, il nuovo governo ha
confermato il piano strategico europeo di migrazione alla DTT, ma ha allineato
(finanziaria 2008) l'obbiettivo di migrazione agli altri paesi della UE, ovvero
al 2012.
I critici della legge Gasparri, che sostenevano la pretestuosità degli
obiettivi temporali in essa prevista, hanno quindi avuto elementi per
confermare il loro giudizio.
Copertura e installazione / Decoder o iDTV / Configurazioni del decoder / Compatibilità con l'analogico
Dalla copertura più o meno buona dipende strettamente la possibilità o la facilità d'installazione. Gli impianti trasmissivi DTT sono stati installati primariamente nelle stesse locazioni di quelli analogici che servono le aree più importanti (aree densamente popolate e grandi città). D'altra parte le antenne private e condominiali sono già orientate verso i siti (come il noto Monte Cavo a Roma) da cui trasmettono pressoché tutte le emittenti. Il risultato è che in queste località (grandi centri urbani) la installazione del decoder DTT è immediata, e può sfruttare l'antenna già esistente (anche condominiale) senza interventi di sorta.
La maggiore "robustezza" del segnale digitale e la provenienza da un unico impianto consente anzi in molti casi di risolvere i problemi di segnale debole, interferenze e riflessioni che affliggono, in alcuni casi, l'analogico.
In altre zone d'Italia la situazione è meno semplice, l'antenna potrebbe richiedere uno o più interventi. Per esempio potrebbe essere necessario un diverso orientamento o la installazione di una specifica antenna diversamente orientata, e/o un apparato d'antenna più potente. E' necessario quindi l'intervento di un antennista e, non a caso, la società che spinge maggiormente sulla DTT (Mediaset con la iniziativa Premium) ha stipulato una convenzione con le associazioni di antennisti per interventi a prezzo imposto (vedi www.mediasetpremium.it).
Dove la copertura non è garantita naturalmente non è possibile fare nulla. Per la situazione della copertura e le evoluzioni in corso si può consultare sempre il sito di Mediaset (www.mediasetpremium.it), in generale la situazione è simile alla diffusione dei telefoni mobili o dell'ADSL: carente nelle aree meno popolate, quindi meno commerciali. L'obiettivo dello switch-off imporrà però una copertura adeguata del territorio.
Come si è visto per la visione delle
trasmissioni DTT esistono due alternative: il decoder e l'apparecchio TV già
predisposto (iDTV). Quest'ultimo è sempre un sistema con schermo piatto (LCD o
plasma) dotato di un ricevitore DTT assieme al sintonizzatore analogico. Si
tratta quindi, almeno per ora, di un apparecchio bistandard.
Nell'ambito dei vari interventi a sostegno della DTT, da gennaio 2008 ogni nuovo
televisore venduto in Italia deve essere dotato all'origine, di serie, anche di
decoder digitale terrestre.
I TV con decoder DTT integrato sono pensati tipicamente per la visione dei
programmi in chiaro e non sono quindi dotati di funzione interattiva MHP e di
lettore di smart-card. Per la visione di programmi a pagamento senza decoder
sono stati proposti da alcuni produttori di fascia alta (ad esempio
Hantarex) apparecchi con
lettoreintegrato.
Dal 2008 diversi produttori (ad esempio Samsung) prevedono nei televisori uno
slot chiamato CAM (Common Access Module) che può ospitare una scheda nella quale
inserire la smart card.
Un primo punto critico che hanno sperimentato i primi tele-utenti digitali, e che ha fatto parlare su molti siti web e newsletter addirittura (e in modo esagerato) di "truffa", è stata la impossibilità di vedere più programmi TV digitali nella stessa casa. Probabilmente nessuno aveva letto con attenzione la architettura della DTT, o non aveva notato che essa è del tutto simile alla TV satellitare.
Come nel satellitare si può vedere solo il programma trasmesso - via parabola più decoder - sul televisore principale di casa (ed eventualmente sugli altri, in parallelo), così avviene anche sulla DTT, vincolata all'insieme "antenna + STB". Il problema è che sul satellitare si prendono programmi a pagamento, e quindi è probabile che tutta la famiglia si riunisca attorno al TV o maxi-schermo principale della casa, mentre la DTT è stata presentata come TV generalista "gratuita" e quindi è fruita (o i tele-utenti vorrebbero fruirla) secondo l'uso italiano: ognuno nella sua stanza a vedere il suo programma preferito.
Solo che nella DTT con decoder non si può: i televisori sono ridotti a semplici monitor, il sintonizzatore interno è analogico e quindi non può servire per selezionare i programmi diffusi in digitale, anche sugli altri televisori si può vedere solo ciò che è selezionato dal STB (se questo è predisposto al "rilancio" del segnale convertito in analogico). Solo se ogni TV di casa avesse un suo STB potrebbe selezionare in modo indipendente il programma, al netto di verifiche dell'impianto casalingo di distribuzione del segnale.
La
soluzione prevista dallo standard DTT esiste, come abbiamo visto, ed è la iDTV,
cioè l'apparecchio TV con incluso il decoder, già predisposto quindi per la
connessione in DTT. Evidentemente per lo switch-off a fine 2006 sarebbe stata necessaria la
sostituzione preventiva di tutto il parco televisori italiano (stimabile in 40 milioni e
più di
apparecchi).
Nella figura è mostrata una tipica installazione in un ambiente dove è già
presente un decoder per satellite digitale (quindi Sky, attualmente). Come si
vede è necessario un apparecchio TV con almeno tre prese SCART (oppure un
decoder con 2 prese SCART da configurare in cascata) e la condivisione di una
linea telefonica per la interattività richiesta da Sky (pagamento partite o
film, aggiornamenti) e quella possibile con i decoder DTT interattivi (MHP). Dal
telecomando del televisore (o del proiettore) sarà possibile selezionare la
sorgente preferita tra Sky, DTT e DVD.
La configurazione si complica se si vuole registrare mediante un registratore DVD o un videoregistratore VHS. In entrambi i casi bisogna prima di tutto risolvere il problema della sorgente, cioè decidere se si vuole registrare da DTT, dalle emittenti analogiche tradizionali o da Sky. I televisori infatti non hanno la "barra di registrazione" indipendente come la maggior parte degli amplificatori Hi-Fi. Nella ipotesi che la registrazione primaria sia da DTT, si può connettere l'uscita analogica del Decoder DTT all'ingresso analogico del registratore (DVD o VHS). Nel caso del VHS bisogna però anche connettere l'uscita al monitor TV. Avendo questi normalmente un massimo di tre prese SCART sarà necessario interporre una presa multipla SCART, a meno che i decoder abbiano più prese SCART e possano quindi essere collegati in cascata (con possibile perdita di qualità).
Nella seconda figura è mostrato un possibile schema con videoregistratore.
Lo stesso vale per altre configurazioni più complesse (es. registrazione da
più sorgenti, inclusa la TV analogica, o collegamento ad un impianto
Home-Theater), in tutti questi casi bisognerà fare ricorso a prese multiple, se
non si vuole fisicamente inserire e disinserire le connessioni.
Le configurazioni possono essere semplificate ricorrendo a iDTV con lettore di
smart-card integrata ovvero con decoder bistandard satellitare e DTT. Sistemi di
questo tipo esistono in commercio ma sono al momento (ottobre 2007) di
diffusione limitata e costo elevato.
Dopo l'avvio della DTT alcuni produttori hanno proposto diverse soluzioni per distribuire il segnale dal decoder agli altri apaprecchi di casa, in particolare utilizzando la tecnologia wireless.
Da alcune parti è stata riportata una presunta incompatibilità tra DTT e televisione analogica attuale, come se la seconda escludesse la prima. Questo può anche succedere in installazioni sbagliate o in presenza di interferenze, ma la TV digitale non è stata progettata per questo, è prevista invece una compatibilità all'indietro.
Il Set-Top-Box (o decoder) è dotato di una uscita analogica di antenna (ANT-OUT o TUNER-OUT), oltre alle normali uscite SCART (per TV normali), Composite o S/PIDF ottica (per decoder HT) e PIN-sbilanciato (per Hi-Fi Stereo + Video) e digitale / analogico (per un videoregistratore o registratore DVD). Su questa uscita di antenna analogica può essere collegato il televisore principale per la visione dei programmi ricevibili solo in analogico (p.es. le TV locali). Il segnale analogico è inoltre presente su tutti gli eventuali altri cavi e prese della casa, e quindi disponibile per i televisori presenti nelle altre stanze. Per continuare a vedere la TV analogica tradizionale è sufficiente quindi mettere in stand-by il decoder o deselezionare il suo ingresso sull'apparecchio TV
Leggermente diverso il discorso sulla registrazione. Intanto diciamo subito che questa potrà essere solo analogica. Infatti i STB attuali non hanno solitamente una uscita digitale utilizzabile dai registratori DVD (basati su hard-disk o su masterizzatori DVD), del tipo di quella presente sulla maggioranza dei lettori CD (e che consente la registrazione digitale-digitale). L'uscita analogica quindi deriva da una conversione D/A, ed è stata pensata all'origine soprattutto per i videoregistratori VHS. Nel caso dei registratori DVD comporta quindi una doppia conversione D/A - A/D. Un limite prestazionale, quindi, condiviso con i decoder per il satellite. Diverso il discorso per i decoder per PC (su scheda PCMCIA per notebook o collegabile su porta USB), che consentono la registrazione in digitale sull'hard-disk del PC.
Il limite funzionale è rappresentato invece dal fatto che non è possibile, a differenza di oggi, vedere un programma DTT mentre se ne registra un altro (una funzione utile ed assai usata). Il videoregistratore è infatti privo di un sintonizzatore DTT (ne ha a a bordo uno analogico) e quindi è totalmente asservito al STB.
Presentata in origine come TV generalista in chiaro, la DTT si è dimostrata anche una diversa opportunità per la vendita di contenuti, alternativa alla TV satellitare.
La opportunità è stata colta da Mediaset e poi seguita da Telecom Italia con La7. E' stata avviata la acquisizione di contenuti premium (ovviamente in primo luogo sportivi: partite di calcio) per veicolarli agli utenti della DTT, con una diversa formula di pagamento (carte prepagate) e con prezzi molto competitivi. In questo modo Mediaset ha guadagnato due volte dalla operazione DTT, evitando il passaggio di Rete 4 su satellite, e quindi il prevedibile e consistente calo di entrate pubblicitarie, ed avendo la possibilità di rientrare nel settore della pay-TV (dal quale era dovuta uscire ai tempi della legge Mammì (anni '90) con la vendita (controversa) di Tele+) in un mercato che vede attualmente in Italia il sostanziale monopolio della emittente Sky di Rupert Murdoch (che passa, o passava, per amico dei Berlusconi, evidentemente negli affari le amicizie contano assai poco).
Rimane il fatto che la DTT si va configurando in questo modo come una alternativa economica al satellite, piuttosto che come una alternativa evoluta alla TV analogica. Vanno quindi in secondo piano le aspettative di una maggiore qualità di trasmissione video e audio (che evidentemente interessa una quota minima dei possibili clienti) e di una più ampia offerta di contenuti, cioè di canali (che interessa evidentemente di più, ma non è in vista).
Resta da valutare anche il rientro economico a breve della operazione per i due gestori impegnati nella operazione. Mediaset probabilmente non ha messo in conto guadagni significativi da questa nuova iniziativa, anche perché evidentemente i prezzi d'attacco sono promozionali. Si tratta però di un riposizionamento strategico in vista di un futuro, più o meno lontano, nel quale i contenuti di qualità saranno progressivamente a pagamento o, almeno, questa è la strategia prevalente dei produttori di contenuti.
Per Telecom Italia si tratta invece della occasione per rendere più profittevole la propria TV (eredità della gestione Colaninno) che vivacchia come rete generalista, e potrebbe invece trovare un suo spazio nel nuovo terreno vergine della pay-TV. Il tutto in vista di un apprezzamento del valore ai fini di una eventuale vendita.
I benefici economici della DTT (approfondimento) |
Anche i gestori non sembra debbano attendersi benefici particolari: nel campo della TV generalista (in chiaro), hanno guadagnato e guadagnano molto bene con la pubblicità e sanno che difficilmente la torta pubblicitaria si allargherà con la moltiplicazione dei canali, anzi potrebbe verificarsi l'ingresso di nuovi soggetti che attingono alla stessa fonte, diminuendo la percentuale dei principali attori (ovviamente, Mediaset e RAI). Per contro il passaggio al digitale impone sostanziosi investimenti in apparati di trasmissione, non coperti prevedibilmente da un incremento dei ricavi. Quindi, a parte il vantaggio per Mediaset rappresentato dal "salvataggio" di Rete 4 (e dei suoi introiti pubblicitari) i gestori potevano aspettare tranquillamente che la nuova tecnologia diventasse matura, continuando con la tecnologia analogica. Naturalmente le cose sono diverse nel campo della TV a pagamento, qui la DTT può essere, come affermato in precedenza, un mezzo per entrare (o rientrare) in questo settore, e forse anche per espanderlo. E questa è precisamente la strategia che sta seguendo Mediaset, con Telecom Italia (La7) a ruota. In una logica di settore invece la nuova tecnologia e l'aumento dei programmi può costituire un mezzo per sostenere la espansione della produzione di software (contenuti, servizi) mediante la moltiplicazione dei clienti (gli editori / gestori) ed eventualmente le opportunità fornite dalla interattività. Per i distributori di software (quindi attualmente venditori e noleggiatori di DVD: case cinematografiche e catene di punti noleggio - Blockbuster, gruppo Hollywood e analoghi) la nuova tecnologia ed in particolare la estensione della pay-TV può essere una minaccia. Se avesse successo la DTT potrebbe rappresentare una alternativa e quindi un potenziale fattore di decremento per il numero di film noleggiati o venduti. Ben diverso il discorso per il settore della distribuzione hardware, venditori di apparati e installatori. Grazie alla spinta della legge possono infatti beneficiare di una anticipazione del ricambio tecnologico, e forse di una estensione ad una platea più ampia delle tecnologie home-theater, e quindi di una importante ciambella di salvataggio in un momento di mercato asfittico. Da qui il forte interesse verso la DTT delle catene di distribuzione italiane di elettronica, e delle riviste del settore (Audio Review in testa). In una logica di mercato globale, e di Unione europea, l'affermazione del nuovo standard può costituire inoltre una opportunità strategica per i produttori di hardware europei, che avrebbero la possibilità (come è avvenuto con il GSM) di esportare tecnologia, servizi, consulenze derivati da un mercato interno affermato e consolidato. Da notare che lo standard per la TV digitale terrestre non è unico a livello mondiale. In USA è adottata una diversa tecnologia. Quindi sul mercato aperto dei paesi in via di sviluppo e delle nuove potenze economiche emergenti il DVB-T europeo potrebbe conquistare quote contro lo standard USA, se arriverà a maturazione prima (come sta avvenendo). |
|
La TV ad alta definizione (HDTV) è stata annunciata e più volte rinviata, sin dagli ormai lontani anni '80. Come dice il nome consente una maggiore definizione e nitidezza dell'immagine rispetto allo standard televisivo attuale. Da 625 linee in Europa si passerebbe, secondo lo standard futuro più accreditato, a 1080 linee con immagine interallacciata (standard 1080i, usato dal consorzio Euro 1080 per trasmissioni HDTV, attivo da marzo 2004). La esigenza dell'alta definizione era in effetti piuttosto forte alcuni anni fa, ed è più forte in USA (dove lo standard ha qualità inferiore, 525 linee). La evoluzione della tecnologia, con le tecniche dello scanning progressivo, del refresh a frequenza raddoppiata, ed altri sistemi proprietari, come l'ottimo Pixel Plus della Philips, hanno nei fatti reso meno urgente il problema, garantendo una eccellente qualità dell'immagine anche con gli standard attuali, e anche in presenza di una continua crescita dell'ampiezza degli schermi. In ogni caso si avrebbe un ulteriore avvertibile incremento della qualità, sempre più percepibile grazie agli schermi sempre più grandi, e quindi ci si attenderebbe che il nuovo standard trasmissivo DTT abbracciasse da subito anche questa innovazione. Tecnicamente sul multiplex DTT si possono trasmettere sia canali a SD (Standard Definition) sia HD. Naturalmente questi ultimi utilizzerebbero più banda, diminuendo il numero di canali per multiplex. Nei fatti la scelta dei principali gestori europei è stata sinora orientata ad una maggiore offerta di canali, quindi di programmi, piuttosto che ad un incremento della qualità, e quindi pochissimi gestori stanno offrendo la opzione HD su DTT. Lo stesso discorso si applica alla parte audio del messaggio, dove l'audio stereo potrebbe essere sostituito da audio multicanale 5+1, ma al momento tale opzione non sembra essere abbracciata come un plus per vendere il nuovo media ai clienti. Il canale trasmissivo di elezione per la HDTV, sempre nella logica di un mercato di nicchia per una clientela esigente, sembra essere quindi il satellite (che ha peraltro maggiore capacità di banda), oltre al nuovo supporto Blu Ray Disc (o il concorrente HD-DVD) che dovrebbero sostituire il DVD in primis come media per l'alta definizione. (Vedi approfondimento) |
La interattività / L'offerta all'avvio del servizio / La_DTT_a_pagamento / Sky e la DTT / Le_regioni_pilota / Il_piano_digitale (Il caos analogico, I ruoli distinti di gestori di rete ed editori, Il Piano Digitale dell'Autorità) |
|||||
Gennaio 2005 |
|||||
La
tanto decantata interattività del DTT merita un approfondimento. Si
tratta infatti semplicemente di una funzione del decoder interattivo (o
STB: set-top-box), dotato, come i
decoder satellitari attuali, di un banale attacco via modem (o ADSL nei
modelli più evoluti) che consente di connettersi ad Internet o a canali
dedicati, mediante i quali si raggiunge un centro servizi. Non si usa
quindi l'antenna e il protocollo DTT per la comunicazione, ma una
architettura che, volendo, sarebbe applicabile anche alla attuale TV
analogica. Naturalmente
una volta ottenuto l'accesso ad Internet sono disponibili servizi già
noti ai navigatori, come applicazioni di governo o commercio elettronico o
la visita di siti o download personalizzati,
sempre tramite il canale di interazione. Non è chiaro se di pensa anche a
download di software tramite l'antenna, ovviamente non personalizzati
(punto-punto), ma sempre broadcast, come peraltro già possibile con il
Televideo attuale. Dalla breve descrizione fatta si capisce che il mondo della interazione non può essere del tutto standardizzato, evidentemente tutto dipende dalla organizzazione del centro servizi. Inoltre, poiché i servizi pagamento sono i più critici, anche per la propensione a violarli in vari modi, i gestori tendono a sviluppare piattaforme proprietarie. Lo standard MHP (Multi Home Platform) si propone appunto di definire questa piattaforma comune tra i gestori. Sulla probabilità che venga accolto o meno valgono le considerazioni che si possono fare per gli standard in questo periodo: scarsa. Al
momento comunque i STB interattivi disponibili in Italia sono a standard
MHP, e sono quindi predisposti per eventuali servizi interattivi che
utilizzano questo standard. Un altro servizio di cui si parla è il televoto (servizio per chi, non si capisce bene), a differenza di oggi non si userebbe il telefonino (con un SMS) o il fisso (chiamata a un numero a pagamento), ma si potrebbe fare tutto da telecomando. Alla fine il tutto si concretizzerebbe in una chiamata a pagamento via telefono, e quindi il televoto potrebbe essere una entrata aggiuntiva per i gestori, che potrebbero richiederlo ed ottenerlo più frequentemente grazie alla semplicità d'uso. |
|||||
La offerta di contenuti all'avvio del servizio (2005) |
Dicembre 2004 |
||||
Al momento del lancio operavano sul mercato quattro player con cinque multiplex (insiemi di canali selezionabili da menu, che condividono mediante digitalizzazione e compressione, fino ad un massimo di 6, una singola frequenza) e 20 canali non interattivi
Dfree è una iniziativa di TF4 e del finanziere tunisino Tarak Ben Ammar, storico azionista Mediaset e ora consigliere di Mediobanca, su Dfree sono peraltro presenti i principali canali Mediaset (Canale 5 e Italia 1). Sono anche visibili in Nord Italia i canali digitali irradiati dalla TV svizzera (SRG SSR), due dei quali in italiano. Gli utenti del DTT possono vedere quindi i soliti canali generalisti (con le stesse interruzioni pubblicitarie), con il plus di una qualità video migliore rispetto alla ricezione analogica (la differenza è molto dipendente dall'antenna e dal sistema complessivo, in alcuni casi può essere anche quasi nulla), ed equivalente ad una ricezione via satellite o via cavo (Fastweb). In più hanno a disposizione una serie di canali, alcuni in lingua straniera, in genere realizzati per la TV satellitare e girati sul DTT. Il principale canale specifico (nuovo) è al momento Sport Italia di Dfree. In sintesi una offerta di contenuti che non sembra in grado, al momento, di poter costituire da sola un drive per il passaggio al DTT. In dettaglio la
offerta di contenuti attuale (marzo 2004) prevede: |
|||||
Gennaio 2005 |
|||||
Il gruppo Mediaset
sta attivamente sfruttando le possibilità offerte dal DTT, ed in
particolare dai STB interattivi, per rientrare nel settore della TV a
pagamento dal quale era uscito con la vendita forzata di Tele+,
ai tempi della approvazione della legge Mammì, per ottemperare ai vincoli
imposti dalla legge citata. Le carte sono acquistabili in negozi convenzionati e le ricariche sono distribuite nei canali già utilizzati per le ricariche dei telefonini (tabaccherie e simili). L'acquisto non richiede alcuna formalità (contratto, generalità ecc.), a differenza di quanto richiesto dalle carte per i telefonini o, in ambito TV, per la TV a pagamento Sky o Fastweb. Un altro elemento che abbassa in modo significativo il gradino d'ingresso alla pay-per-view. |
|||||
Primavera_2006 |
|||||
Ad inizio 2006 il numero di abbonati Sky è dell'ordine dei 3,6 milioni (fonte: sito Sky) quindi vicino al break even point che l'editore Murdoch si era posto come obiettivo rilevando le disastrate piattaforme pay-per-view TelePiù e Stream (da Telecom Italia). Sono numeri comunque largamente inferiori a quelli dei paesi dove la pay-per-view è maggiormente consolidata (8,5 milioni in UK) e pericolosamente vicini a quelli degli utenti DTT (oltre 3 milioni). La DTT costituisce quindi per Sky un limite allo sviluppo e una minaccia, il futuro dell'azienda non è a rischio nel breve termine perché l'offerta dei servizi a pagamento sulla DTT è molto più limitata (soprattutto nel cinema, Telecom non propone nulla o quasi, e Mediaset ben poco, probabilmente per evitare competizione interna con la TV in chiaro). Nel medio termine l'intenzione di Mediaset di competere è ben chiara, come dimostra l'acquisto dei diritti della principale squadra di calcio italiana, la Juventus (prima dei noti illeciti sportivi e della retrocessione a tavolino) a partire dal campionato 2007-2008, per una cifra molto elevata. L'effetto potrebbe essere quindi una rarefazione di nuovi abbonati per Sky, mentre dovrebbe essere meno probabile un abbandono di Sky a favore della DTT, che per gli utenti rappresenterebbe un abbandono del satellite, smontaggio della parabola incluso. Vedi anche: il mercato digitale nel 2006 |
|||||
Novembre_2005 |
|||||
Sempre nel suo zelante sforzo di facilitare l'avvio della TDT a inizio 2007, il governo ha proposto e concordato anticipazioni per alcune regioni autonome, prima di tutto Sardegna e Val D'Aosta, poi Friuli e Sicilia. In queste regioni il passaggio sarebbe avvenuto a inizio 2006, con finanziamenti statali e regionali per gli abitanti, per agevolare il cambio del parco televisori e decoder, e investimenti privati (o pubblici: RAI) nella distribuzione (rete antenne). Il vantaggio istituzionale per le regioni sarebbe stata la estensione delle comunicazioni con e per i cittadini, grazie alla interattività, i vantaggi per i venditori di hardware evidenti, i vantaggi per le reti televisive non chiari. Nei fatti tutto si è bloccato a inizio novembre 2005 quando il presidente della più importante regione coinvolta, la Sardegna, che è del ramo (Renato Soru, fondatore a suo tempo del gruppo TLC Tiscali) si è accorto che: a) la rete digitale non avrebbe coperto tutta la Sardegna (confermando il vantaggio e l'interesse limitato dei gestori), quindi un discreto numero di cittadini sarebbero rimasti senza televisione dopo lo switch-off (e se la sarebbero presa con lui) e che i decoder finanziati e disponibili erano solo quelli di prima generazione (con modem, senza ADSL) che avrebbero consentito ben limitate possibilità in termini di servizi utili ai cittadini (secondo auto-goal). Come risultato ha fatto saltare l'accordo e dato un ulteriore elemento a chi (come noi) ritiene del tutto irrealistico lo switch-off ad inizio 2007. Nella legge
finanziaria 2005 i finanziamenti sono comunque rimasti, anche se indirizzati in
parte ad aree da individuare in seguito. |
|||||
Il piano digitale e il problema delle frequenze |
Novembre_2005 |
||||
La transizione in Italia è resa particolarmente complessa da alcuni elementi peculiari: a) il caos analogico: distribuzione non razionale delle frequenze e ridondanze; b) la presenza di molte TV locali per le quali il passaggio alla DTT è una minaccia più che una opportunità; c) la sovrapposizione delle funzioni di editore e gestore di rete per le principali società del settore. Questi elementi rendono complessa la realizzazione del Piano digitale, messo a punto dal Garante per le comunicazioni, che dovrebbe condurre ad un bilanciato e coerente utilizzo delle risorse comuni dopo la transizione prevista a partire dal 2009. |
|||||
Il caos analogico / I ruoli distinti di gestori di rete ed editori / Il Piano Digitale dell'Autorità per le comunicazioni |
|||||
Anni di libero mercato, di fatti compiuti e regolamentazione a posteriori hanno portato in Italia ad una distribuzione non razionale degli impianti (o frequenze). Lo European Radiocommunications Office (ERO) ha verificato nel 2004 l’esistenza di circa 23.000 impianti in Italia, contro i 13.000 presenti in Francia e i 10.000 in Germania (con una popolazione superiore del 50%). Una successiva Indagine Conoscitiva dell’Autorità Antitrust ha messo in luce, coerentemente, una notevole ridondanza della rete: a) il 15% degli impianti hanno un bacino d'utenza superiore ai 500.000 abitanti (contro il 2% della Francia), con la logica conseguenza che nella stessa area si possono ricevere gli stessi canali su più frequenze; b) una elevata percentuale di impianti (66% per la RAI, 80% per Mediaset) sono utilizzati per la connessione di meno dell'1% del proprio bacino potenziale. Sono ricadute della esigenza del "servizio universale" per la RAI e della costituzione del secondo polo Mediaset per successive acquisizioni, assieme alla forte competizione per le frequenze nelle aree urbane ad alta densità di popolazione. A questo si aggiunge un elevato numero di emittenti locali, che evidentemente non sfruttano la completa potenzialità della frequenza utilizzata. Il risultato di questa elevata occupazione (e spreco) di frequenze è un elevato livello di interferenze e una scarsità di frequenze libere disponibili per il digitale terrestre. Frequenze che potranno essere peraltro messe a disposizione soltanto, in un primo tempo, mediante rilascio di frequenze analogiche da parte degli operatori principali, poiché le TV locali sono restie a rilasciare le frequenze (spesso loro principale, se non unico, asset) e d'altra parte non hanno le risorse finanziarie per il passaggio alla nuova tecnologia. Nonostante questi limiti, nel corso del primo biennio di avvio della DTT in Italia sono state messe a disposizione del nuovo standard ben 380 trasmettitori (100 Mediaset e il resto RAI) più un numero elevato di mini-trasmettitori, un numero complessivo superiore a quello utilizzato nei paesi dove la DTT è partita prima ed è maggiormente diffusa (UK con ca. 5 milioni di utenti, Germania con circa 3 milioni). Un dato che conferma la forte spinta verso il nuovo standard e il forte impegno, per ragioni evidentemente non commerciali ma strategiche, della televisione di stato. (Fonte: Status for the implementation of DVB-T in the CEPT area, October 2005, ERO). Da notare che la anomala distribuzione delle frequenze conferma la preminenza del duopolio RAI - Mediaset (che assieme hanno il controllo dell'84% delle frequenze nazionali) e lo sbilanciamento tra le reti nazionali per popolazione coperta: RAI 1 99%, Canale 5 91%, La7 65%, ReteA: 47%. Nella tabella seguente è riportato il dettaglio delle frequenze nazionali per la TV analogica a dicembre 2005 (Fonte: autorità Antitrust) | |||||
Concessionario |
Reti |
|
|
|
|
|
Totale |
|
RAI |
RAI 1 |
1.956 |
RAI 2 |
1.911 |
RAI 3 |
1.867 |
5.734 |
46,9% |
Mediaset |
Canale 5 |
1.616 |
Italia 1 |
1.519 |
Rete 4 |
1.389 |
4.524 |
37,1% |
Telecom Italia |
La7 |
713 |
MTV |
396 |
|
|
1.109 |
9,1% |
Sport Italia - Europa TV |
|
|
|
|
|
|
450 |
3,7% |
Rete A - L'Espresso |
|
|
|
|
|
|
194 |
1,6% |
Rete Capri |
|
|
|
|
|
|
200 |
1,6% |
Totale Italia |
12.211 | 100% |
Da notare che a gennaio 2006 Mediaset ha acquisito le reti Sport Italia e HSE (Home Shopping Europa) acquisendo altre frequenze (924) utilizzabili sia per il digitale sia per l'analogico. Con questo acquisto la dotazione di frequenze dovrebbe essere posizionato allo stesso ordine di grandezza della RAI. Per dettagli sullo "shopping delle frequenze" vedi il blog. |
Il gestore
della rete fornisce la infrastruttura per la trasmissione
broadcast: antenne, trasmettitori, rete di connessione tra antenne ecc.,
l'editore produce, acquista o detiene
in archivio i contenuti, che vengono trasmessi in broadcast sulla rete, e
acquisisce ricavi tramite la vendita di spazi pubblicitari. Nella realtà
italiana (ma anche in molte realtà europee) i due ruoli sono unificati
nella stessa società, anche se gestiti da divisioni o società separate.
In particolare, il gestore di rete è RAI-Way
per la RAI ed Elettronica Industriale
per Mediaset, mentre gli editori sono sostanzialmente le 3 + 3 reti dei
due principali gestori.
Se
i soggetti
fossero separati potrebbero seguire strategie diverse, per esempio gli
editori potrebbero essere poco interessati al passaggio al digitale,
mentre i gestori di rete potrebbero aver convenienza ad investire sulla
nuova tecnologia, in quanto in grado di liberare risorse pregiate (le
frequenze) da rivendere poi a nuovi soggetti, anche operanti in campi
innovativi (la televisione digitale per apparati mobili: DVB-H
oppure la televisione su Internet: IPTV). D'altra parte è proprio a questo pluralismo che punta l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust), che infatti sottolinea l'importanza di questa separazione e la raccomanda. Da notare che la RAI, nella gestione del CDA presieduto da Roberto Zaccaria (quindi ai tempi del governo dell'Ulivo 1996-2001) aveva fatto una mossa decisa in questa direzione, siglando un accordo con un importante gestore USA (Crown Castle) per la cessione del 49% di RAI-Way, che sarebbe stata in questo modo in parte privatizzata e partecipata da un soggetto privato interessato solo alla vendita di potenziale trasmissivo agli editori. Questo accordo è stato bloccato dal successivo governo di centro-destra (2001-2006), secondo alcune interpretazioni proprio per favorire la legge Gasparri e quindi l'anticipazione dell'avvio della DTT. Infatti è probabile che gli americani avrebbero frenato gli elevati investimenti richiesti senza un chiaro ritorno a breve. Paradossalmente però, proprio questa separazione consentirebbe ora un effettivo avvio di massa e nei tempi previsti della DTT. |
Il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale è stato elaborato ed emesso (21/2/2003) dall’Autorità per le Comunicazioni con l'obiettivo di ottimizzare e risorse e agevolare l'ingresso di nuove tecnologie (il DVB-H). Il Piano prevede la realizzazione di 18 multiplex ad estensione nazionale (in accordo alla legge Maccanico del 1997), in grado di assicurare (ciascuno) la copertura del 90% della popolazione e dell’80% del territorio con meno di 300 impianti. In totale il Piano prevede la realizzazione di 36 multiplex per bacino d’utenza (le 20 regioni più le province autonome di Trento e Bolzano) che consentiranno, a regime, la messa in onda contemporanea di 60 programmi nazionali, 30 programmi regionali e 54 programmi locali (per singolo bacino d'utenza). Questi numeri valgono per trasmissioni in SDTV (standard definition), un eventuale utilizzo di alcuni multiplex per trasmissione in HDTV (TV ad alta definizione) ridurrebbe il numero di programmi. La potenzialità, come si vede, è comunque molto oltre le possibilità di produzione di contenuti degli attuali soggetti. Per quanto riguarda la rete, il piano prevede una riduzione proporzionale dei gestori, nel senso che alla moltiplicazione degli editori di contenuti non corrisponderebbe una moltiplicazione dei gestori. Da notare comunque che il Piano digitale segue il Piano analogico del 1992, quello che prevedeva la estensione del numero di operatori e la riduzione del peso del duopolio RAI - Mediaset, un piano che, come noto, è rimasto sostanzialmente inattuato. |
La risoluzione del Parlamento europeo / Il DDL Gentiloni: l'annuncio del governo / Il DDL Gentiloni: il testo / Il DDL: nulla di fatto / Dossier sull'Auditel |
La risoluzione del Parlamento europeo (da www.europarl.europa.eu) |
TV digitale
terrestre: decoder per tutti entro il 2012 Il Parlamento
europeo ritiene che la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in
tecnica analogica a quella digitale «porterà vantaggi a tutti i
livelli». Potrà infatti consentire l'offerta di servizi nuovi e migliori
e liberare «diverse centinaia di megahertz di spettro principale», che
potrebbero essere riassegnati per scopi vari e farà crescere la
concorrenza sul mercato e l'innovazione. Per i deputati questo processo di
migrazione «dev'essere dettato dal mercato» ma, allo stesso tempo,
ritengono necessario un coordinamento tra emittenti e auspicano precisi
provvedimenti pubblici per coordinare le emittenti. Regolamentazione
armonizzata e garanzia del pluralismo D'altra parte, i deputati ritengono che la regolamentazione dei vari servizi aggiuntivi trasmessi sulla stessa rete accanto alle radiodiffusioni televisive digitali deve avvenire operando una distinzione appropriata alla loro natura: servizi di contenuto (content services) relativi alla radiodiffusione televisiva, altri servizi di contenuto e servizi relativi alle telecomunicazioni. Penetrazione di
servizi innovativi Negoziati
internazionali Istituzione di
un gruppo di lavoro "digitale" |
Il DDL Gentiloni (CDM N. 19 del 12/10/2006). Annuncio |
|
La Presidenza del Consiglio dei Ministri comunica: il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi (12 ottobre 2006) alle ore 10,45 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Enrico Letta. Il Consiglio dei Ministri ha approvato i seguenti provvedimenti su proposta del Ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni: - un disegno di legge che dispone una nuova disciplina del settore televisivo nella fase di transizione alla tecnologia digitale, con l'intento di dare risposta alle esigenze del sistema radiotelevisivo italiano di una maggiore concorrenza e più reale pluralismo, come da anni richiesto dalla Corte Costituzionale, dalle Autorità garanti della concorrenza e delle comunicazioni, nonché dall'Unione Europea. Punti qualificanti del disegno di legge sono: l'adozione di misure intese a contenere la raccolta di risorse pubblicitarie nel settore televisivo in capo a ciascun soggetto entro limiti idonei (45%) a contrastare il consolidamento di posizioni dominanti e la frapposizione di rilevanti barriere all'ingresso di nuovi operatori; il superamento degli sbarramenti normativi e regolamentari all'ingresso di nuovi soggetti nel mercato della televisione digitale terrestre, in funzione della massima apertura del mercato; la limitazione dei fenomeni di sovrapposizione e ridondanza nell'utilizzo delle risorse frequenziali da parte dei singoli operatori, in conformità ai principi comunitari e nazionali di uso efficiente dello spettro radioelettrico; l'adozione di misure idonee a consentire la deconcentrazione del mercato delle reti radiotelevisive, la liberazione di frequenze e l'assicurazione di generali condizioni di obiettività, trasparenza, proporzionalità e non discriminazione nell'accesso e nell'uso delle risorse frequenziali, secondo quanto richiesto dalla Commissione Europea; la garanzia di accesso alla banda larga per tutti gli operatori interessati, secondo condizioni e criteri di obiettività, trasparenza, proporzionalità e non discriminazione; la disciplina della rilevazione degli indici di ascolto televisivo secondo criteri intesi ad assicurare la massima rappresentatività di tutte le piattaforme trasmissive e di tutti gli operatori presenti sul mercato; un sistema sanzionatorio più efficiente quanto ai meccanismi del presidio e più efficace quanto alla misura delle sanzioni, in linea con i rilievi e le sollecitazioni formulati dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con la segnalazione al Governo del 12 luglio 2006. Tra le misure previste per il raggiungimento degli obiettivi: l'anticipo del trasferimento sul sistema digitale di una rete degli operatori che ne posseggono tre (la nuova scadenza è 15 mesi dall'approvazione della legge); il tetto del 20% per la capacità di trasmissione per ciascun fornitore di contenuti nel sistema televisivo digitale. Il disegno di legge, inoltre, abroga alcune norme della legge 112 del 2004. |
Il DDL Gentiloni (CDM N. 19 del 12/10/2006). Testo completo |
Schema di disegno di legge recante disposizioni per la disciplina del settore televisivo nella fase di transizione alla tecnologia digitale Articolo 1 Principi generali Nella fase di transizione dalla tecnologia analogica alla tecnologia digitale, e comunque fino alla definitiva conversione delle reti fissata al 30 novembre 2012, al fine di evitare la costituzione di posizioni dominanti nel nuovo contesto tecnologico e di consolidare la tutela del pluralismo e della concorrenza, la disciplina del sistema televisivo via etere terrestre è ispirata a principi di più equa distribuzione delle risorse economiche, tendenziale e progressiva separazione tra operatori di rete e fornitori di contenuti, previsione di limiti alla capacita' trasmissiva utilizzata dai fornitori di contenuti. Essa promuove altresì una transizione ordinata, intesa ad ottimizzare l'uso dello spettro frequenziale e delle relative risorse, ed a tal fine incoraggia il coordinamento e la messa in comune delle risorse frequenziali attraverso forme consortili tra imprese o altre iniziative analoghe. Articolo 2 Limiti alla raccolta pubblicitaria nel settore televisivo ed altre misure a tutela della concorrenza e del pluralismo nella fase di transizione al digitale 1. Fino al 30
novembre 2012 e comunque fino alla completa conversione delle reti alla
tecnologia digitale, il conseguimento, anche attraverso soggetti
controllati o collegati, di ricavi pubblicitari superiori al 45% del
totale dei ricavi pubblicitari del settore televisivo riferito alle
trasmissioni via etere terrestre in tecnologia analogica e digitale, via
satellite e via cavo, costituisce una posizione dominante vietata ai sensi
dell'articolo 43 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Articolo 3. Disposizioni per l'uso efficiente dello spettro elettromagnetico e per l'accesso alle infrastrutture a banda larga 1. Le frequenze
televisive analogiche non coordinate a livello internazionale e ridondanti
per almeno il 98% del proprio bacino di servizio, quali individuate
all'esito della predisposizione del data-base delle frequenze, devono
essere liberate e restituite, ai sensi della disciplina vigente, al
Ministero entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge. Articolo 4 Principi in materia di rilevazione degli indici di ascolto e di diffusione dei mezzi di comunicazione 1 L'attivita' di
rilevazione degli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di
comunicazione costituisce un servizio di interesse generale a garanzia del
pluralismo e della concorrenza nel sistema della comunicazione. Nel
settore radiofonico e televisivo essa e' svolta tenendo conto delle
diverse tecnologie e piattaforme trasmissive esistenti. Articolo 5 Vigilanza e sanzioni 1. L'Autorita' per
le garanzie nelle comunicazioni vigila sulla corretta applicazione delle
disposizioni di cui alla presente legge e applica, secondo le procedure
stabilite con il proprio regolamento di cui all'articolo 51 del decreto
legislativo 31 luglio 2005, n. 177, le sanzioni previste in caso di
violazione delle sue disposizioni. Articolo 6 Abrogazioni e modificazioni 1. Sono abrogate
le seguenti disposizioni del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177:
a) all'articolo 2, comma 1, lettera h), le parole ''compresa la pay per
view''; b) all'articolo 2, comma 1, lettera l), le parole ''iniziative di
comunicazione di prodotti e servizi''; c) l'articolo 27, comma 3; d)
all'articolo 31, comma 1, le parole ''compresa la pay per view''; e)
all'articolo 43, comma 10 le parole ''da attivita' di diffusione del
prodotto realizzata al punto vendita con esclusione di azioni sui prezzi'';
f) l'articolo 51, comma 3. Articolo 7 Copertura finanziaria 1. Dall'attuazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri, ne' minori entrate, a carico della finanza pubblica. Articolo 8 Entrata in vigore 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale |
|
|
Fonti |
AudioReview n.244, Diario n.12/IX, siti ufficiali delle organizzazioni citate, riviste specializzate del settore. |
Materiali |
Il
Piano digitale - Relazione illustrativa (Garante
per le Comunicazioni) / Stato
di implementazione della DTT in Europa a ottobre 2005 (ERO)
/ Indagine Conoscitiva IC23 sul
mercato televisivo (Garante della
concorrenza e del mercato) / Dossier
Auditel (Enders Analysis - Ricerca commissionata da Sky). |
Immagini |
Una interessante raccolta di immagini di apparecchi TV classici si trova in www.tvhistory.tv ; un'altra su www.myvintagetv.com; interessante anche il sito del museo svizzero sulla tecnologia www.audiorama.ch. |
Per saperne di più (Link) |
Fondazione Bordoni: continui aggiornamenti sulla evoluzione degli standard e della normativa si possono trovare sul sito della fondazione. |
Associazione per la televisione digitale terrestre DGTVI: completo ed aggiornato, ma ovviamente non imparziale. |
|
Per a situazione dello standard a livello europeo vedere il sito del consorzio DVB. |
|
Digitale terrestre: un sito indipendente con diversi commenti aggiornati e notizie ad ampio spettro sullo standard sui contenuti e sui prodotti |
|
Da segnalare anche il portale Televisione Digitale Terrestre, che tratta tutte le nuove tecnologie digitali broadcast, molto aggiornato, adotta anche la formula del blog per inserire commenti veloci sulle evoluzioni in corso, oltre ad offrire un ricco repertorio informativo strutturato. Prevede la registrazione al portale per accedere ai contenuti. |
|
Un sito particolarmente interessante per seguire (tra molte altre cose) l'evoluzione del settore televisivo è quello della associazione Astrid (Associazione per gli Studi e le ricerche sulla Riforma delle Istituzioni Democratiche e sull'innovazione nelle amministrazioni pubbliche), nella sezione dedicata alla normativa e al mercato televisivo. |
|
Si possono consultare anche i siti sui vari standard connessi alla televisione digitale terrestre: MHP, MPEG, DVB-H, ATSC, lo standard alternativo sviluppato in USA. |
|
|
REVISIONI E COMMENTI |
|
Non sei d'accordo con alcune delle opinioni espresse in questa pagina? Hai rilevato imprecisioni? Contatta Musica & Memoria. |
|
Luglio 2009, 23 |
Aggiornamento completo del dossier alla data. Organizzazione in pagine separate per mercato e cronologia diffusione. |
Ottobre 2008, 30 |
Aggiornamento completo del dossier alla data |
Ottobre 2007, 21 |
Aggiornamento completo del dossier alla data |
Settembre 2007, 7 |
Aggiornamento blog. Spostamento blog su una pagina propria. |
Marzo 2007, 18 |
Ristrutturazione della sezione e dei menu per una migliore leggibilità |
Marzo 2007 |
Aggiornamenti blog (1, 2, 7, 8 marzo) |
Settembre 2006, 9 |
La DTT in UK, aggiornamenti al blog, aggiornamenti alla sezione sull'Auditel, aggiornamenti alle sezioni datate, la posizione di Sky riguardo all'Auditel. E' stata introdotta anche una pagina a parte strutturata a FAQ. |
Maggio 2006, 1 |
Dati a consuntivo del mercato televisivo e aggiornamento blog. |
Marzo 2006, 5 |
Aggiornamento link |
Febbraio 2006, 17 |
Dati sulle frequenze (o impianti) possedute dai vari concessionari. Aggiornamento blog. |
Febbraio 2006, 5 |
Inserimento si un capitolo sul sistema di rilevamento Auditel |
Gennaio 2006 |
Completa revisione della pagina (ora singola e specifica). Nuove sezioni con informazioni sulla installazione e aggiornamento sul mercato. Nuova sezione in forma di blog per gli aggiornamenti continui. |
|
||
© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria 2005 - 2012 |
|
IMMAGINI PUBBLICATE-I contenuti di questo sito non a scopo di lucro sono gratuiti, il sito ha lo scopo di diffondere la cultura della musica e le immagini sono complementari ai testi a scopo didattico, di critica e di discussione, come previsto dalla vigente legge italiana 633/41 sulla disciplina del diritto d'autore (art.70 del Capo V - Utilizzazioni libere). Per le immagini inserite non originali non è stata individuata in buona fede una restrizione di copyright. Qualora fossero a nostra insaputa sotto copyright è possibile segnalarlo al webmaster che le rimuoverà prontamente, se richiesto. Per informazioni dettagliate vedi il DISCLAIMER |
PUBLISHED IMAGES - The contents of this non-profit site are free, the site has the aim of spreading the culture of music and the images are complementary to the texts for educational, critical and discussion purposes, as required by current Italian law 633/41 on the regulation of copyright (art.70 of Chapter V - Free uses). For non-original images inserted, a copyright restriction has not been identified in good faith. If they are under copyright without our knowledge, it is possible to report it to the webmaster who will promptly remove them, if requested. For detailed information see the DISCLAIMER |