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La televisione digitale terrestre (DTT) in Italia (e in UK) |
I passi di avvicinamento alla DTT in Italia |
Giugno |
Completato il primo switch-off parziale in una importante regione del paese, il Lazio. Lo switch-off ha riguardato solo Rai 2 e Rete 4 ma comunque un grande numero di persone si sono precipitate ad attrezzarsi con un decoder. Qualche inconveniente per la decisione di attuare negli stessi giorni un riordino delle frequenze, con conseguente necessità di inizializzare nuovamente i decoder già installati, me nessun particolare problema di accoglienza da parte dei tele-utenti del Lazio. |
Marzo |
Completato il primo switch-off completo in Italia, quello della Regione Sardegna. In tutta l'isola sono state chiuse le stazioni emittenti in analogico. I primi effetti osservati sul mercato sono stati una contrazione degli ascolti per Mediaset. Il fenomeno che si è osservato è che molti abitanti della Sardegna, piuttosto che affrontare l'acquisto del decoder ed interventi sull'impianto d'antenna, hanno preferito passare direttamente alla parabola, al satellite e a Sky. |
Marzo |
Il primo marzo è finalmente partito lo
switch-over propedeutico di
Cagliari e provincia (122 Comuni). Nel
territorio della provincia Rai2, Rete4 e Qoob (Telecom Italia Media) si
possono ora ricevere solo sulla rete digitale terrestre. Il piano
originario prevedeva lo switch-off per tutta la Sardegna ad inizio 2005,
poi slittato ad inizio 2006. Ora finalmente, dopo un altro anno, l'avvio
operativo. |
Agosto 2006 |
A
differenza che in UK
la strategia di migrazione continua ad essere oggetto di dibattito
politico, ma anche pressoché sconosciuta alla gran parte degli utenti,
che ignorano totalmente l'incipiente salto tecnologico. I punti
controversi rimangono sempre gli stessi, li elenchiamo proponendo per
ciascuno di essi possibili scenari: |
Dicembre 2005
|
A fine novembre 2005 la Commissione europea ha varato nuove guidelines per l'avvio del digitale terrestre, dopo una analoga risoluzione del Parlamento europeo, fissando per il 2012 la data ultima per il passaggio definitivo (switch-off) al digitale e lo spegnimento della rete analogica attuale. I vari paesi possono poi porsi obiettivi intermedi, la maggior parte dei 25 è allineata al 2010, mentre cinque paesi non hanno ancora preso una decisione definitiva. Il governo italiano ha colto l'occasione per rivedere le date obiettivo, ormai irrealizzabili, per il passaggio al digitale, spostandolo in avanti di due anni (con collegato alla legge finanziaria), lo switch-off slitta quindi al 31 dicembre 2008. Nel contempo vengono confermate dal governo le anticipazioni per il passaggio completo nelle due regioni autonome di Sardegna e Val d'Aosta, mentre il presidente della regione Sardegna Renato Soru conferma, per parte sua, il blocco di qualsiasi finanziamento del piano da parte della regione, e il loro spostamento su un'altra iniziativa nell'area delle tele-medicina. Queste anticipazioni sono la giustificazione per il mantenimento dei finanziamenti statali all'acquisto dei decoder. Che effetto avrà questa variazione nei tempi sugli scenari e sulle previsioni? In pratica nessuno, poiché nessuno degli operatori stava effettivamente lavorando per lo switch-off. Nello scenario italiano la DTT si conferma quindi come una opzione indirizzata a una fascia ristretta di "consumatori di tecnologia" e ad una più ampia interessata ai contenuti a pagamento (partite di calcio) ma che per vari motivi è agganciabile solo abbassando il gradino di ingresso (economico e tecnologico: minore complessità d'installazione). Il grosso sforzo fatto dal governo ha consentito di creare un nuovo mercato, ma di nicchia. Il passaggio di massa sarà probabilmente forzato dalla offerta di tecnologia più che da un bisogno dei clienti, per quanto indotto, e collegato alla sostituzione del parco televisori. Nel 2007-2008 inizierà l'offerta di ricevitori a schermo piatto LCD a prezzo sempre più abbordabile, con decoder integrato (iDTV), questa sarà la base per il passaggio della maggior parte dei clienti sulla nuova piattaforma (assieme al naturale processo di sostituzione per obsolescenza). Il secondo passo sarà la diminuzione dell'offerta di contenuti su analogico, e la conseguente progressiva e ulteriore diminuzione degli apparati analogici. E' probabile però (come è avvenuto per il TACS) che resisteranno per alcuni anni un numero più o meno elevato di "irriducibili", che continueranno ad usare gli apparecchi analogici e quindi costituiranno un mercato per stazioni televisive che proseguiranno ad irradiare in analogico, probabilmente per qualche altro anno. In definitiva il passaggio italiano avverrà probabilmente in tempi analoghi a quelli degli altri principali paesi europei. Il parco complessivo degli apparati "solo TV" (interattivi o meno) non è detto sia però in questo futuro scenario comparabile a quello attuale, nel senso che gli ulteriori sviluppi di Internet a larga banda e degli apparati mobili con elevate capacità di trasmissione potranno costituire una alternativa di massa al tradizionale mezzo televisivo, sia per l'intrattenimento sia per l'informazione. |
Dicembre 2005 |
La prima
cosa che sarebbe interessante sapere, alla luce di quanto premesso, è quanti
dei circa 3 milioni di acquirenti di decoder (dati di novembre 2005) li hanno
effettivamente installati e quanti di quelli che li hanno installati guardano
con un minimo di regolarità i canali digitali. La prima domanda non è assurda,
considerando che da un lato i decoder sono stati quasi o del tutto regalati, e
che la installazione invece non lo è, e
può anche prevedere una certa complessità. |
Un primo bilancio a novembre 2005 |
A circa un anno dal lancio i servizi a pagamento si sono confermati come l'unico elemento differenziante e caratterizzante della nuova tecnologia. Secondo uno studio di Italmedia Consulting (citato da Repubblica-Affari e Finanza) i soggetti che hanno acquistato carte sono stimati tra 1,2 e 1,5 milioni, su un parco di 3,2-3,3 milioni di decoder DTT. La grande maggioranza delle carte è stata venduta per la visione di partite di calcio. Il cinema è stato spinto poco o nulla da Mediaset (non è offerto da Telecom Italia, che invece lo propone in streaming dal portale Rosso Alice), probabilmente per la concorrenza interna che farebbe alle prime visioni in chiaro sulle tre reti analogiche (che garantiscono ingenti introiti pubblicitari). |
Novembre 2005 |
Il governo di centro-destra, anche dopo il cambio di ministro (da Gasparri a Landolfi), continua a spingere sulla nuova tecnologia, sia con contributi, sia con accordi con alcune regioni autonome. L'accoglienza del mercato, degli operatori e delle altre istituzioni continua ad essere tiepida. L'ingresso di Mediaset nella pay-per-view sportiva non ha danneggiato in modo significativo Sky e sembra più che altro un placeholder per futuri assetti. Sul versante del cinema Mediaset non ha spinto, per non danneggiare con una concorrenza interna i canali in chiaro, ben più profittevoli, e Sky è rimasta quindi in posizione di monopolio. In definitiva la DTT si conferma una alternativa alle altre due tecnologie, non predominante ma ormai reale, anche se con una quota di utenti e clienti marginale (1/20?) e il passaggio completo al digitale avverrà probabilmente in tempi e modi allineati con gli altri paesi europei (quindi intorno al 2010). Per quanto riguarda la interattività si è mostrata una potenzialità poco o nulla sfruttata, per la quale si attendono i decoder integrati ADSL (quindi, non quelli finanziati e venduti ora). A quel punto si vedrà se Internet non sarà diventato già una commodity, prosciugando in gran parte il bacino di potenziali utenti. |
Gennaio
2005: l'avvio della DTT |
Sabato
22 gennaio 2005 è iniziata la trasmissione delle partite di calcio in
diretta sui canali televisivi digitali, da parte di Mediaset e di La 7.
Sostanzialmente in linea con le previsioni
fatte qui nella primavera del 2004, all'inizio della
avventura DTT, i contenuti a pagamento per i quali gli italiani sono
disposti a spendere (le partite di calcio) stanno costituendo il
valore
in più che accende l'interesse attorno
al nuovo standard, interesse altrimenti assai scarso e localizzato. Il
valore in più è rappresentato dalla possibilità di vedere le partite in
diretta anche senza montare una parabola
per il collegamento via satellite. E a questo si aggiunge il prezzo molto
ridotto delle partite e la formula con carte prepagate ricaricabili, senza
necessità di abbonamento e quindi senza necessità di registrazioni,
credenziali, dati da fornire ecc. (un elemento che a suo tempo aveva
favorito l'esplosione dei telefonini in Italia, con le carte SIM prepagate). |
Gennaio 2005 |
L'avvio dei servizi a pagamento ha costituito effettivamente lo spunto che mancava per il decollo della DTT. A meno di contromosse efficaci da parte di Sky (improbabili) o di effettivi e patologici problemi di trasmissione (improbabili) o di pirateria di massa (clonazione delle carte prepagate, una eventualità sempre possibile) si può prevedere una buona diffusione del nuovo media tra i clienti interessati al calcio, che sono notoriamente molti, e quindi il raggiungimento o il superamento degli obbiettivi 2005 (tre milioni di clienti connessi a DTT in Italia). Perché gli altri clienti, quelli non interessati al calcio o in generale ai contenuti a pagamento, abbandonino la TV analogica è necessario che vedano un vantaggio anch'essi. Al momento questo non è visibile, non risultano investimenti in qualità o canali aggiuntivi con un effettivo interesse. Rimane quindi improbabile un passaggio di massa alla TV digitale nel 2006, e più probabile che anche in Italia i tempi siano quelli previsti negli altri paesi europei (2010-2012). E' d'altra parte improbabile anche uno switch off "forzoso", mai avvenuto in precedenza (vedi TACS), se non in presenza di un numero veramente residuale di clienti / utenti. |
Fine |
La scorta di STB (set-top-box, ovvero
decoder)
disponibili in offerta finanziata dal governo (ad iniziare dalla primavera
2004) è andata definitivamente esaurita nel mese di ottobre 2004, anche
grazie ad una offerta particolarmente aggressiva del gruppo Media World,
che ha reso disponibili i decoder MHP
(interattivi) sostanzialmente gratis (a 150 € con contributo governativo
di 150 €). In totale a novembre 2004 le famiglie con un decoder DTT erano
850.000, circa 700-750.000 avevano usufruito del contributo governativo,
che è stato quindi decisivo per creare il mercato. |
Primavera 2004 |
Si prevede uno sviluppo della DTT spinto essenzialmente, all'inizio, dalla curiosità per la novità e dai servizi a pagamento. Lo sviluppo sarà effettivo ed uscirà da un ambito di nicchia con la progressiva diffusione di apparecchi iDTV già predisposti per il digitale, e quindi con motivazioni legate al ricambio dell'hardware. E' invece improbabile che i servizi interattivi costituiscano una effettiva alternativa ad Internet, se non per una quota marginale dei clienti, ed è altamente improbabile che venga mantenuta la scadenza di fine 2006 per il passaggio completo al digitale in Italia. |
Lo switch-over nel Regno Unito |
2006 |
Può essere interessante
confrontare la road map per il
passaggio al digitale in UK con quella italiana.
Come si può vedere dalla brochure della catena di elettronica
Currys
(agosto 2006) che riproduciamo, il passaggio viene descritto come ineluttabile
(e non oggetto di dibattito politico) e ne sono spiegati chiaramente i benefici,
dalla possibilità di liberare frequenze per la TV ad alta definizione (HDTV),
alla maggiore disponibilità di canali nazionali (in UK sono solo 5), alla
opportunità per l'industria inglese di rimanere tra i leader nel broadcasting.
Gli altri benefici sono quelli noti, tra di essi viene giustamente evidenziata
la migliore qualità audio.
Il passaggio completo (switch over)
è però chiaramente e razionalmente pianificato,
regione per regione, in un arco temporale che va dal 2008 al 2012. Dalla
mappa si vede peraltro che la prima regione (Border - Newcastle) è una delle
meno popolose e quindi a minore impatto. Un programma di avvisi via TV per il
pubblico è già avviato per gli utenti delle varie regioni.
Gli apparecchi sono chiaramente suddivisi tra decoder (Digital TV receivers) e
apparecchi integrati (Digital TV o iDTV) messi giustamente in preminenza, Sono
anche disponibili Digital TV recorder per la visione in differita dei programmi
DTT. Nei negozi Currys sono presenti almeno 8-10 tipi di decoder, con prezzi a
partire da 29 GBP (equivalenti a 30-40 € considerando i prezzi e il costo della
vita nella UK).
L'offerta di contenuti segnala 4 operatori,
due in chiaro (gratuiti) e due a pagamento. Tra questi si nota
Sky, che in UK
non opera evidentemente solo via satellite. L'offerta a pagamento di Sky è
disponibile anche su DTT in varie combinazioni, e con installazione e decoder e
tutto il necessario in comodato d'uso.
Come si vede da questo semplice esempio non è affatto difficile pianificare un
razionale percorso di transizione al digitale, basta non avere un mercato dei
media inquinato dal conflitto d'interessi e tracimante nel settore politico e
una distribuzione delle frequenze non
caotica e non basata sulla legge del più forte.
Anche per i contenuti si individua quindi facilmente da parte degli utenti (o
clienti) il valore aggiunto del digitale terrestre: programmi in chiaro in più
rispetto alla diffusione analogica, canali a pagamento senza necessità di
montare la parabola o intervenire sull'impianto.
In sintesi il piano di migrazione UK sembra avviato ad un tranquillo successo,
grazie ad una strategia chiara e comprensibile, articolata in chiarezza e
stabilità del messaggio verso gli utenti (tempi) e percepibili vantaggi in
termini di contenuti.
© Alberto Truffi - Musica & Memoria 2005 - 2009 |
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