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Le canzoni del '68 |
Le canzoni (e i manifesti) |
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Una pagina dedicata alle
canzoni che hanno accompagnato la rivolta giovanile del 1968. Una
rivolta in teoria politica ma che in realtà ha cambiato, e in modo
spesso definitivo, soprattutto il costume e i rapporti tra le
persone e tra i sessi. E che ha inciso molto meno sul potere
politico in senso stretto che, in tutti i paesi occidentali e del
blocco sovietico in cui si è dispiegata (USA, Francia, Italia,
Germania, Cecoslovacchia) non ha cambiato in nulla i rapporti di
potere anzi, casomai ha consolidato il blocco conservatore. |
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Le canzoni del '68 in Italia |
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La
canzone italiana nel '68 era in gran parte commerciale con qualche
accenno di impegno nel sotto-genere buonista e in parte ecologista
battezzato (da Mogol) La linea verde
e nelle canzoni di protesta,
sempre e comunque prudentemente distanti da una precisa collocazione
politica. |
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La canzone scritta dal musicologo e musicista per ricordare la manifestazione contro l'ingresso del partito neo-fascista nell'area di governo nel luglio del 1960, finita tragicamente con cinque manifestanti uccisi dalla polizia, poi divenuta nel tempo un inno (un poco mesto):
Compagno cittadino, fratello partigiano, |
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La canzone è ispirata e dedicata alle lotte operaie
che dal 1962 in poi, in parallelo al nuovo governo di centro
sinistra, puntavano a portare anche i lavoratori al livello di vita
e di welfare comune negli altri paesi europei, dopo aver dato un
contributo fondamentale al "miracolo economico", che in soli 10 anni
aveva portato l'Italia tra i primi 6 paesi industrializzati del
mondo. |
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Soutien aux usines. Occupes pour la victorie du peuple / Solidarite jusqua la victorie de tous les travailleurs |
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Giovanna Marini - Se ci avessi cento figli (O padrone non lo fare) (1967) |
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La musicologa Giovanna Marini, al rientro in Italia dopo un lungo periodo di studio e di lavoro negli USA, pubblica un album che si chiama appunto "Vi parlo dell'America" che contiene questa ballata che intende recuperare la diretta semplicità della canzone popolare ma dichiarandola come citazione. (...) Abolite le scelte,
inutile il consumo Il padrone in veste
nera |
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Paolo Ciarchi - Piccolo uomo (1967) |
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Una canzone più rivolta alla dimensione individuale e
al desiderio di libertà, pur se non mancano i riferimenti alle crisi
mondiali del periodo (ma sempre da una parte sola, accuratamente
evitati i riferimenti al blocco sovietico e al desiderio di libertà
di quei popoli, che stavano esplodendo in Cecoslovacchia), e quindi
tutto sommato più attuale delle altre citate. |
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L'union de tous les travailleurs brisera les frontieres / Travailleurs francais immigres unis |
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Paolo Pietrangeli - Contessa (1966) |
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Anche se scritta da Pietrangeli due anni prima,
ispirandosi ai discorsi carpiti in un noto bar di Piazza del Popolo
a Roma tra una contessa e una sua amica, di commento alle prime
occupazioni studentesche all'Università di Roma (a Magistero) e alle
lotte operaie, la canzone è stata scoperta ed è diventata
immediatamente un inno per tutto il movimento nei primi mesi del
'68. Pietrangeli era all'epoca un militante della sinistra
istituzionale, del PCI, e quindi spiegava regolarmente che il
ritornello decisamente "fuori linea" era solo un moto di rabbia in
risposta alle parole altezzose della contessa, ma ovviamente per i
movimenti extra-parlamentari la reazione era quella giusta e la
canzone, molto efficace anche dal punto di vista musicale, era
l'inno che cercavano. |
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Quasi una "instant song", anche se di qualche mese
dopo, è invece quest'altra celebre canzone di Pietrangeli. Una
cronaca degli scontri tra la polizia e gli studenti manifestanti
davanti alla facoltà di architettura, a Valle Giulia a Roma (ai
bordi di Villa Borghese). In pratica l'atto di inizio del movimento
studentesco di protesta in Italia, anche in anticipo col più celebre
"maggio francese". Si tratta anche una risposta alla celebre poesia
di Pierpaolo Pasolini "Il PCI agli studenti" in cui il poeta, scrittore e
regista profeticamente coglieva le contraddizioni del movimento
studentesco. Puoi
leggere qui un commento più ampio
e un ricordo su quel giorno. |
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Una canzone più intimista, molto lontana dal poter
essere un inno, priva di ogni accenno di retorica, perdi più in
dialetto veneto, eppure adottata e cantata in quegli anni in più
occasioni, anche perché è semplice ed efficace e richiede solo un
facile accompagnamento di chitarra. Non una canzone di lotta, ma una
canzone sui motivi della lotta per un mondo migliore. Incisa da
Bertelli tre anni prima, ma scoperta e conosciuta e cantata nelle notti
nelle facoltà occupate nell'anno della protesta.
Sie ani a far i morosi |
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Halte a l'expulsion de nos camarades etrangeres / Je participe, tu participes, il participe, nous participons, vous participez, ils profitent |
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Ivan Della Mea - Noi lo chiamiamo Vietnam (1966) |
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La guerra in Vietnam nel 1968 era arrivata al suo punto più alto con la offensiva vietnamita nel periodo del Tet, le grandi difficoltà e consistenti perdite dell'esercito USA e la conseguente crescita della opposizione alla guerra in USA da parte soprattutto dei giovani. Ovviamente non poteva mancare tra i temi alla base della protesta, anche se non era condiviso in pieno da tutto il movimento studentesco e dai gruppi extra-parlamentari. Il Vietnam, nella sua guerra di liberazione ed unione del Sud separato dopo la II Guerra mondiale, era infatti appoggiato dall'URSS ma non dalla Cina, e la sua lotta era quindi sostenuta con forza dai partiti comunisti ufficiali sia in Italia che in Francia. Partiti considerati revisionisti e traditori della classe operaia dal movimento più radicale del '68, che invece guardava con interesse alla Cina allora guidata da Mao Tse Tung. |
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Nonostante questo il Vietnam e la sua lotta rimanevano un tema trasversale sostenuto da tutti i movimenti del '68, e ha avuto la sua canzone simbolo in questa composizione che vedeva impegnati un poeta e intellettuale allora molto noto, Mario Socrate, e Fiorenzo Carpi, un musicista e studioso della tradizione popolare e della sua moderna espressione, la musica folk, |
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La canzone è del 1966 e la prima pubblicazione, su
singolo della solita etichetta Dischi del sole, è del cantautore
Ivan Della Mea. Dello stesso anno un'altra versione dove si alternano a
Della Mea altri interpreti della canzone folk e politica in Italia. |
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Mentre fai la tua scalata, (riferimento
ironico alla "escalation" dell'esercito USA) |
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Une jeunesse que l'avenir inquiéte trop souvent / Le patron a beson de toi. Tu n'as pas besoin de lui. |
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Il maggio francese ha avuto una eco enorme e una partecipazione molto superiore a qualunque altro movimento di protesta del periodo, ma è durato molto poco (il mese di maggio o poco più, appunto) e quindi non c'è stato forse il tempo necessario per consolidare una colonna sonora. La maggior parte delle canzoni su quel periodo sono di ricordo e di rievocazione, come la più celebre, che è probabilmente Sans na nommer di Georges Moustaki (del 1969).
Vorrei, senza nominarla
Lei è quella che indica la via |
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Ceder un peu c'est capituler beaucoup / Reformes: chloroforme |
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Le vote ne change rien la lutte continue / Participation gaulliste |
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E' lì, a San Francisco, nell'università di Berkeley,
che tutto è iniziato, anche diversi anni prima, con il discorso
dell'attivista Mario Savio sul piazzale dell'università, il 2
dicembre del 1964. E i riflessi della protesta e dei movimenti di
liberazione nella musica sono molti, concentrati soprattutto nelle
canzone folk, nei molti singoli e album di successo di Joan Baez,
Phil Ochs, Pete Seeger, Bob Dylan degli inizi, ma anche nel rock con
Country Joe & The Fish, o con i Jefferson Airplane, o con gli stessi
Byrds che riprendono una canzone di Pete Seeger,
Turn Turn Turn e ne fanno con un
semplice inciso una canzone contro la guerra. Perché in USA la
protesta si intreccia fortemente con la guerra in corso in
Vietnam,
dove sono inviati i ragazzi in età di leva "abbastanza grandi per
uccidere, ma non abbastanza per votare" come dice un'altra
celebre canzone di protesta di quegli anni pre-68,
Eve Of Destruction di Barry
McGuire. |
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Pour un enseignement au service du peuple: non à l'université de classe / Nous irons jusqu'au bout |
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Una canzone descrittiva, oggettiva, una cronaca di quello che succede a San Francisco nel 1967, l'inizio di una rivolta che si estenderà a tutto il mondo.
Che giornata campale, di grande foga |
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Graham Nash - Chicago (1968) |
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Una canzone molto più netta e schierata quella dell'inglese e futuro compagno d'avventura nei CSN&Y. E' anche passato un anno e mezzo e sono cambiate una infinità di cose. La speranza di cambiamento è stata bloccata con l'assassinio di Robert Kennedy e ora l'ultima chance (almeno per un po') è lì a Chicago.
(...) |
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Nous sommes le pouvoir |
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© Alberto Maurizio Truffi / Musica & Memoria 2017 / Revisioni: Lug 2023 (canzone "Noi lo chiamiamo Vietnam" |
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