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Paolo Pietrangeli - Contessa (1967)

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"Che roba contessa, all'industria di Aldo (1)
han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti;
volevano avere i salari aumentati,
gridavano, pensi, di esser sfruttati.

E quando è arrivata la polizia
quei pazzi straccioni han gridato più forte,
di sangue han sporcato il cortile e le porte,
chissà quanto tempo ci vorrà per pulire..."

Voi gente per bene che pace cercate,
la pace per far quello che voi volete,
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra,
vogliamo vedervi finir sotto terra,
ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato,
nessuno più al mondo dev'essere sfruttato.

"Sapesse, mia cara che cosa mi ha detto (2)
un caro parente, dell'occupazione
che quella gentaglia rinchiusa lì dentro
di libero amore facea professione...
Del resto, mia cara, di che si stupisce?
anche l'operaio vuole il figlio dottore
e pensi che ambiente che può venir fuori:
non c'è più morale, contessa..."

Se il vento fischiava ora fischia più forte
le idee di rivolta non sono mai morte;
se c'è chi lo afferma non state a sentire,
è uno che vuole soltanto tradire;
se c'è chi lo afferma sputategli addosso,
la bandiera rossa ha gettato in un fosso.

Voi gente per bene che pace cercate,
la pace per far quello che voi volete,
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra,
vogliamo vedervi finir sotto terra,
ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato,
nessuno più al mondo dev'essere sfruttato!

 

Note

 

E' stata certamente la canzone che ha accompagnato più di tutte le altre il movimento del '68 in Italia. Contava il testo diretto ed efficace che riuniva la lotta per i diritti con la lotta per la liberazione dei costumi nell'Italia ancora clericale, nelle forme e nelle leggi. E contava anche la musica particolarmente efficace e ed epica. Uscita di getto al giovane Paolo Pietrangeli ascoltando, come da lui più volte testimoniato, due presunte nobildonne del "generone" romano commentare in un pomeriggio del 1967 gli ultimi fatti di cronaca mentre erano sedute a un noto bar (Rosati) di Piazza del Popolo a Roma.
Un testo decisamente rivoluzionario e poco in linea con la strategia riformista (la "via italiana al socialismo") ed il pieno rispetto delle regole democratiche del PCI allora guidato da Luigi Longo (ma era già pronta la successione con Enrico Berlinguer). Un PCI riformista e quindi "revisionista" (del pensiero e della strategia di Lenin) e per questo contestato ampiamente dai gruppi di estrema sinistra "extra-parlamentari" che nascevano e crescevano proprio nel '68.
Solo che Pietrangeli era allora un militante convinto del PCI e quando cantava la canzone, ormai famosissima, alle Feste dell'Unità o della FGCI, doveva premettere sempre che il testo era un moto di reazione alle parole retrograde ed ignobili delle due sorseggiatrici di tè.

(1) Negli anni '60 ci sono stati scontri e cariche violente tra operai e polizia, ma non è facile individuare riferimenti all'occupazione sgombrata con la forza che può essere stata citata dall'amica della celebre "contessa".
(2) Il secondo riferimento è invece più facile da individuare, è probabilmente l'occupazione della facoltà di Magistero, che a Roma si trova fuori dalla città universitaria (a Piazza Esedra) e che anche nel 1966 aveva una forte componente femminile. Nelle cronache dell'epoca i giornali della capitale parlavano degli studenti ma anche delle studentesse che prolungavano l'occupazione anche durante la notte.

 

© Musica & Memoria Giugno 2018

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