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Fausto Amodei - Per i morti di Reggio Emilia (1960)

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Compagno cittadino fratello partigiano
teniamoci per mano in questi giorni tristi
Di nuovo a Reggio Emilia di nuovo giù in Sicilia (1)
son morti dei compagni per mano dei fascisti

Di nuovo come un tempo sopra l'Italia intera
Fischia il vento infuria la bufera (2)

A diciannove anni e` morto Ovidio Franchi (3)
per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
di chi si è già scordato di Duccio Galimberti (4)

Son morti sui vent'anni per il nostro domani (5)
Son morti come vecchi partigiani

Marino Serri è morto è morto Afro Tondelli
ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti 

Sangue del nostro sangue nervi dei nostri nervi
Come fu quello dei Fratelli Cervi (6)

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
e` sempre quello stesso che fu con noi in montagna
Ed il nemico attuale e` sempre ancora eguale
a quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna (7)

Uguale la canzone che abbiamo da cantare
Scarpe rotte eppur bisogna andare

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli
e voi Marino Serri, Reverberi e Farioli (8)
Dovremo tutti quanti aver d'ora in avanti
voialtri al nostro fianco per non sentirci soli

Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa (9)
fuori a cantar con noi Bandiera Rossa!

 

Note

 

Per i morti di Reggio Emilia è la canzone scritta dal musicologo Fausto Amodei nell'estate del 1960 sull'onda dell'emozione per i fatti drammatici del giugno-luglio del 1960 in Italia, che hanno avuto il loro apice negli scontri a Reggio Emilia il 7 luglio 1960, conclusisi con 5 morti ed un numero imprecisato di feriti a seguito dell'ordine, non si sa ancora da chi impartito alle forze di polizia, di sparare ad altezza d'uomo sui manifestanti. Pubblicata sulla sesta uscita della collana Cantacronache nel settembre del 1960 ed interpretata dall'autore, è stata in seguito interpretata da molti altri musicisti.

Nell'estate del 1960, con lo scopo probabile di formare un governo che impedisse o allontanasse il progetto di Aldo Moro e Amintore Fanfani di creare una nuova alleanza di centro sinistra con il PSI (Partito Socialista Italiano) che aveva rotto progressivamente dopo i fatti d'Ungheria del 1956 l'alleanza strategica con il PCI, un esponente della DC, Fernando Tambroni, con il supporto dell'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Gronchi, aveva dato vita ad un governo monocolore DC con l'appoggio esterno del MSI (Movimento Sociale Italiano) il partito che ereditava i sostenitori del PNF (Partito Nazionale Fascista) sciolto nel 1945 con la Liberazione dell'Alta Italia.

Erano passati solo 15 anni dalla fine della guerra e solo da 13 era in vigore la Costituzione Italiana, repubblicana e antifascista, la reazione popolare a questa involuzione era scontata. La molla per le manifestazioni è stata l'organizzazione del congresso del MSI il 30 giugno a Genova, città simbolo della Resistenza, dove la sollevazione guidata dai partigiani ha consentito di sconfiggere e catturare l'intera guarnigione tedesca che occupava il capoluogo ligure.
Il governo Tambroni ha optato per la prova di forza, inviando la polizia e i carabinieri a disperdere le manifestazioni usando anche le armi se necessario e mettendo probabilmente in conto anche morti e feriti. Gli episodi principali sono accaduti a Roma, a Licata e Palermo e, i più gravi, a Reggio Emilia, oltre che a Genova, i primi in ordine di tempo. Le manifestazioni e gli scontri hanno provocato una rapida crisi del governo Tambroni, che è caduto dopo soli 4 mesi nello stesso luglio del 1960, nonché la marginalizzazione totale del MSI. Il successivo governo, nato il 5 agosto del 1960, guidato da Amintore Fanfani, sarà il primo governo di centro sinistra, con l'astensione del PSI, e ldarà il via alla stagione del primo centro-sinistra e a una fase di profonde riforme nel Paese.

 

Note al testo

 

(1) Nella versione originale era "là" ma solitamente viene cantata così.
(2) Nella versione originale la citazione della più famosa canzone della Resistenza era leggermente diversa (urla il vento e soffia la bufera) ma solitamente viene cantata come l'originale.
(3) I 5 manifestanti morti sono citati tutti con nome e cognome (vedi anche nota (8)). La manifestazione a Reggio Emilia (una città e una provincia dove la Resistenza era stata particolarmente forte e diffusa) aveva visto la partecipazione di oltre 20.000 persone che manifestavano pacificamente. La polizia ha sparato ad altezza d'uomo centinaia di colpi con una dinamica e responsabilità mai chiarite. Per molti anni i colpi dei proiettili sui muri del teatro municipale sono stati lasciati volutamente in vista come ricordo dei tragici avvenimenti. Da alcuni anni per preservare in modo maggiormente simbolico la memoria sono stati piantati 5 platani nella piazza principale della città (ora Piazza dei martiri del 7 luglio) dove si sono svolti i fatti, che hanno ormai raggiunto l'altezza di molti metri (nella foto sono appena piantati).
(4) Duccio Galimberti, avvocato professionista, tra i fondatori del Partito d'Azione e delle brigate Giustizia e Libertà, organizzatore della Resistenza in Piemonte, una delle Regioni in cui la guerra partigiana ha impegnato maggiormente tedeschi e alleati fascisti, è stato uno dei più importanti capi partigiani. Catturato mentre era in clandestinità a Torino per organizzare e far crescere ancora l'adesione alla lotta partigiana, torturato fino alla morte senza aver parlato e tradito nessuno dei compagni, è uno dei simboli della Resistenza italiana.

(5) Le proteste del luglio del 1960 hanno avuto come protagonisti i giovani, i ventenni che avevano visto la guerra da bambini e non l'avevano dimenticata ma che ora sognavano un'Italia del tutto diversa. Erano di moda le magliette e camice a strisce e sono rimasti per sempre "i giovani con le magliette a strisce".
(6) I 7 figli maschi di Alcide Cervi famiglia di contadini affittuari della pianura padana in provincia di Reggio (Gattatico), sotto la guida di Aldo Cervi, il terzo, furono tra i primi ad iniziare la Resistenza, già negli ultimi mesi del 1943, catturati in seguito ad una delazione, furono fucilati tutti e 7 il 28 dicembre del 1943 assieme al loro compagno Quarto Camurri dai repubblichini nel poligono di tiro di Reggio Emilia. Sono anche loro uno dei simboli più noti e ricordati della Resistenza italiana.
(7) Molti antifascisti e poi futuri partigiani erano andati volontari ed avevano fatto parte delle Brigate Internazionali nella guerra d Spagna in difesa della Repubblica contro il colpo di stato fascista guidato dall'allora giovanissimo generale Francisco Franco.
(9) Nell'ultima strofa e nel titolo si coglie un'eco della retorica della morte e del sacrificio così comune e familiare allora, diretta derivazione dalle canzoni e dalle poesie risorgimentali, come "La spigolatrice di Sapri" (Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti), l'"Inno di Garibaldi" (Si scopron le tombe, si levano i morti; i martiri nostri son tutti risorti), l'Inno di Mameli  (... siam pronti alla morte, l'Italia chiamò).

Vedi anche: Le canzoni del '68

 

© Musica & Memoria Luglio 2018

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