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I Generali
erano un tipico complesso beat degli anni '60, tra i non molti ad arrivare
al traguardo del disco (La vita è una battaglia, 1966). Originari di
Milano, sono noti anche per essere stati per un lungo periodo il gruppo di
uno dei principali cantanti e interpreti beat degli anni '60, il non
dimenticato Riki Maiocchi,
già front-man dei Camaleonti. Sulle loro esperienze e su quel periodo che
ancora suscita tanto interesse, pubblichiamo una intervista al bassista
del gruppo, Santino Martoscia.
Sul beat vedi anche: I complessi beat
/ Le cover / Le
canzoni di protesta / Le
copertine |
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Naturalmente
la prima curiosità riguarda i vostri inizi: come si sono formati I
Generali? Come mai avete scelto questo nome? Avete usato altri nomi prima
di questo? |
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Noi ci siamo conosciuti
da piccoli perché eravamo vicini di casa, abbiamo studiato musica insieme e
prima di usare questo nome ci siamo chiamati "Gli Uragani", eravamo
poco più di bambini, circa 14 anni. Con Riki ci siamo chiamati i
"Generali" perché avevamo fatto fare una divisa simile ai Camaleonti,
però di colore nero, e siccome le divise avevano le spalline dorate mi è
venuto in mente di chiamarci cosi, in quanto ricordavano quelle di un alto
ufficiale, e quindi ci siamo promossi sul campo.
Eravate
già appassionati di musica? Che generi ascoltavate? |
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Direi di si, e
ascoltavamo tutti quanti i generi, i miei amici, che erano i tre fratelli
Tommaso, Nino e Angelo Cafagna, avevano gusti abbastanza simili; loro sono
arrivati al blues progressivamente intanto che la musica in Italia si evolveva,
io invece, amavo il blues da quando avevo 6 anni, la mia prima canzone, che
cantavo di continuo, era "Only You" dei Platters.
Qual
era il vostro rapporto con la musica, eravate già professionisti dei
vostri strumenti o tutto è nato assieme al complesso? |
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Direi che con la musica
siamo cresciuti insieme, parlo anche a nome degli altri Generali e soprattutto
amici per la pelle, gli strumenti per noi erano un susseguirsi di strumenti
secondo le nostre possibilità, pagandoli anche a rate, ma credo che da
giovanissimi avevamo già il meglio; io personalmente quando agli inizi suonavo
la chitarra, avevo la Fender Stratocaster, credo la terza o la quarta in Italia.
Qual
era il vostro rapporto col movimento beat, eravate in qualche modo
influenzati o collegati con esso? |
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Sai in quel
periodo non si sapeva se ne eri influenzato o se facevi parte di un movimento,
era qualcosa tra la musica e l'evoluzione sociale, noi ne facevamo sicuramente
parte.
Immagino
che, come molti altri complessi abbiate iniziato con concerti studenteschi
o in locali, puoi raccontarci qualcosa di questa fase, quale musica
sceglievate e come era accolta? |
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All'inizio
noi, come tutti coloro che iniziavano in quegli anni, provavamo molto in
cantina, e quando qualcuno, attirato dalla musica, veniva ad ascoltarci meglio
da vicino, quella era gia una grossa soddisfazione per noi. Poi andavamo a
suonare gratis nelle balere per farci un po' di esperienza. Poi ognuno di noi è
andato a suonare con altri, poi eravamo ancora insieme e così via. Riki
Maiocchi l'abbiamo conosciuto così, nella sala prove dove imparavamo a suonare
e dove a turno facevamo le prove, Riki suonava la batteria e cantava poi c'erano
i fratelli Manzoli, miei compagni alle elementari (abitavamo tutti nello stesso
stabile). C'era Gerry che suonava il basso (poi sarebbe entrato nei Camaleonti),
Giorgio il sax (poi è andato con i Ragazzi della via Gluck) poi c'era un certo
Ezio alla chitarra e questo era un gruppo, si chiamavano Le Ombre e andarono
successivamente a suonare con Augusto Righetti.
Qualche
domanda sul personaggio Riki Maiocchi si impone, Come si sono incrociate
le vostre strade, come siete diventati il suo complesso dopo i Camaleonti? |
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Come
l'abbiamo conosciuto è già spiegato nella precedente risposta, ci conoscevamo
da sempre e lui aveva molta stima di noi, perché eravamo, credo, tra i pochi
che facevano cover degli Animals
o dei Vanilla Fudge, quando Riki ha lasciato i Camaleonti, noi suonavamo al
Santa Tecla, allora il tempio della musica a Milano, ed eravamo in più gruppi,
tra gli altri c'erano gli Epoca 70
poi divenuti i Ragazzi della via Gluck, Paki & Paki e altri. Ci alternavamo
tra il "Parco delle rose" dove insieme a noi suonava Demetrio Stratos,
poi andato con i Ribelli, il Paip's e così
via. Per un breve periodo con noi ha suonato anche Mario Lavezzi
al "Roxy Bar".
Com'era
Riki Maiocchi al di fuori del personaggio pubblico di cantante di
successo? Molte testimonianze parlano di un ragazzo di grande umanità. |
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Si, Riki davanti agli
altri era il personaggio che doveva essere ma quando eravamo in intimità tra di
noi era giocherellone e molto generoso e umile. Mi ricordo ancora quando siamo
entrati in un negozio di strumenti musicali e con i soldi di una ricca serata ha
comprato un organo Hammond C3 che all'epoca era uno strumento che avevano
solamente grandi gruppi internazionali.
Maiocchi,
sotto la "regia" di Mogol, è stato nel '67 il principale
portabandiera della "linea verde", con canzoni come "Uno in
più", cosa pensavate di questa svolta? |
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Si sapeva che prima o
poi qualcuno si faceva portavoce di importanti messaggi sociali, ma non
pensavamo che Riki insieme a Mogol e Battisti avessero questo dono nascosto.
Qualche
episodio significativo o curioso dei vostri tour con Maiocchi? |
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Sai episodi ce ne sono
stati molti, la cosa più concreta era che noi prendevamo molto sul serio il
nostro ruolo, di solito cercavamo solo di essere puntuali avere montato tutto
correttamente, i microfoni le accordature strumentali erano cose che facevamo in
prima persona pur avendo a disposizione due tecnici. Ricordo le serate quando ci
incontravamo a qualche tour con Claudio Lippi e il suo
gruppo, allora sì che succedeva di tutto.
Torniamo
ai Generali e alla vostra esperienza discografica. Come è nata "La
vita è una battaglia", chi l' ha composta e quanto è stato
difficile o facile trovare una casa discografica? |
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"La vita è una
battaglia" è stata composta da "Latino & Gial" e pensaci un
po' da "Alberghino & Gial" la casa discografica era la
"Recital". Nei momenti fermi dei nostri tour con Riki, facevamo
registrazioni per terzi, e molti per "Angelo Camis" (Gial) che aveva
una casa discografica: la "Recital" citata prima. Una volta mentre
registravamo per far capire ad un cantante quando doveva entrare a tempo ho
cantato io per un pezzo, Camis mi sentì e mi disse che aveva un paio di canzoni
nel cassetto, il disco ha avuto un discreto successo nei juke box, poi ho saputo
che negli anni 80 è stato la sigla di apertura di una trasmissione Rai per
circa cinque anni, comunque è stata una esperienza piacevole.
Una
curiosità; il titolo è un gioco di parole e una allusione al vostro
nome? |
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Per la verità di tutto
un po': la battaglia quotidiana dell'uomo per la sopravvivenza più i generali
che la cantavano, credo che il titolo era azzeccato.
Come
è stata la promozione del disco, la casa discografica ha fatto quanto vi
aspettavate? |
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Non è stato fatto nulla
di nulla; è andato in distribuzione solo sulla parola di Camis e la nostra
notorietà ha fatto il resto.
Una
precisazione sulla formazione: è stata sempre stabile con i tre fratelli
Cafagna e te, o ci sono state variazioni nel tempo? |
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Ci sono state variazioni
prima dei generali tra noi quattro, io ero stato chiamato da Kim Arena nella Kim
Jones Blues Band poi divenuta con altri elementi "The Passengers"
famoso gruppo internazionale, poi sono andato con "Jo Fedeli e i
Corsari", per il resto sempre con loro anche dopo il ritiro dalle scene di
Riki.
Come
avete vissuto gli anni, dal '68 al '70, di progressivo calo di interesse
per i complessi italiani? |
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Io personalmente non ho
sentito questo calo anche perché eravamo impegnatissimi e facevamo serate in
tutta Italia oltre che essere fissi al Piper di Milano.
Dopo
la fine degli anni '60 hai continuato a frequentare professionalmente il
mondo della musica? |
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Sì. Intanto anche
se lavorando e avendo messo noi tutti su famiglia, abbiamo lo stesso continuato
a suonare nei locali per un bel po' di anni, e poi ho collaborato per un periodo
anche come addetto al mixaggio delle piste dopo le registrazioni.
Maiocchi,
come è noto, ha abbandonato negli anni '70 il mondo della musica per un
lavoro all'Enel; siete rimasti in contatto, vi siete rincontrati in
qualche occasione? |
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Lui era molto dignitoso
e orgoglioso di quello che è stato e come è stato, non ci siamo più rivisti
per almeno 20 anni. Poi una sera Giorgio Manzoli (fratello di Gerry dei
Camaleonti), ad un nostro compleanno (lui il 16 ed io il 17 luglio) mi ha fatto
una sorpresa, mi ha portato in un ristorante dove credevo fossimo soli e invece
ho trovato una quarantina di amici tra i quali spiccava Riki, che è esploso in
un pianto dirotto quando mi ha visto; da allora siamo sempre stati in contatto,
fino a quando abbiamo deciso di riprendere a suonare insieme io e lui. Nel
frattempo facevo e faccio piano bar suonando le tastiere, mi arrangio con
qualche base e canto dal vivo.
Avevamo messo in piedi un repertorio di circa 70 pezzi veramente tosti oltre ai
suoi successi rivisti dal comune amico Alberto Radius,
avevamo già due serate programmate, avevo già comprato il radio-microfono a
cuffia e i monitor on air, tutto stabilito. Al momento della prima prova mi
disse che aveva un po' di mal di gola, passati quindici giorni ritornai
chiedendogli quando potevamo provare, ma lui rispose un po' evasivo, allora gli
chiesi se ci aveva ripensato o avesse una band per riprendere alla grande, gli
feci capire che se quello era l'intento, lo capivo perfettamente anche se ci
rimanevo male, ma lui mi rispose che non c'era nessuna band che avremmo fatto
solo noi due che si fidava solo di me in quanto professionalmente valido ma che
aveva da fare alcuni esami clinici perché aveva sempre mal di gola……..dopo
pochi mesi se ne andò con la voglia ancora di cantare.
Sei
o siete stati coinvolti dal revival del periodo beat che è iniziato a
partire dagli anni '80? |
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Direi di no,
musicalmente approfondivo sempre di più i miei sentimenti verso una musica più
vera e vicino alla mia mentalità e maturità acquisita insieme a gioie e
disgrazie molto gravi e sempre Giorgio Manzoli, mio caro amico d'infanzia di
giochi e di musica, mi ha tirato fuori dai miei dispiaceri; abbiamo fatto una
band di nove elementi con quattro fiati che ancora oggi quando ne parliamo ci
vengono i brividi.
Un'ultima
domanda sui tuoi gusti musicali, negli anni '60 ed ora. |
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I miei gusti musicali
spaziano tra la musica classica, l'operistica e il mio amato blues che da sempre
mi accompagna. Aggiungo anch'io un'ultima cosa: ho rimescolato dei ricordi a cui
non pensavo più da tanti anni, questa intervista mi ha dato la forza di
ripensarci e rivivere quelle fortissime emozioni che la vita mi ha dato. Quello
che mi è rimasto sono gli amici di sempre Livio, Tonino, Valerio e gli altri
dei Camaleonti, Giorgio Manzoli, la gioia è anche il fatto che continuiamo a
suonare, per esempio lunedì 5 giugno 2006 sarò in un notissimo disco bar a
Legnano, loro verranno a trovarmi, porteranno gli strumenti e come al solito
faremo casino insieme, portatori sani di vera amicizia.
Augusto
Righetti |
Un cantante beat che si è specializzato in cover, ma non in modo episodico
come gli altri del periodo, ma sistematico. Si è dedicato soprattutto al
canzoniere dei Beatles, dei quali ha tradotto (in modo a colte molto libero,
altre totalmente non correlato) buona parte della produzione dei primi anni (Vedi l'elenco
delle cover).
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Claudio
Lippi |
Il popolare
presentatore della televisione ha iniziato (come molti altri personaggi
dello spettacolo), come cantante beat. All'inizio da solo (con un suo
gruppo di accompagnamento, i Dragoni) poi per un breve periodo con la Pattuglia
azzurra, assieme, tra gli altri, a Massimo Boldi e a suo fratello
Fabio.
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Alberto
Radius |
Uno dei più
apprezzati chitarristi italiani di sempre, Radius ha iniziato la carriera
con i Quelli di Teocoli e Di Cioccio
negli anni '60, per poi formare il gruppo Formula 3 alla fine del
decennio, prima produzione e primo singolo (Questo folle sentimento) per
la neonata etichetta di Battisti e Mogol, la Numero Uno.
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Mario
Lavezzi |
Mario Lavezzi
aveva sostituito negli anni '60 Riki Maiocchi nei Camaleonti, come voce
solista, dopo il passaggio del front-man alla carriera solistica. Dopo i
Camaleonti, all'inizio degli anni '70, ha fondato i Flora, Fauna e Cemento
(sempre con la Numero Uno) e poi il gruppo quasi progressive Il volo, con
Alberto Radius, il pianista e arrangiatore Vince Tempera e il batterista
Gianni Dall'Aglio dei Ribelli. Negli anni '70 altri singoli fortunati
(Cartolina) e poi una lunga carriera di produttore.
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