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Percorsi. Alla scoperta del jazz (in 13 passi)

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Ogni tanto i visitatori ci chiedono una guida rapida per partire alla scoperta del jazz. La risposta non è facile perché il terreno è vasto ed i confini sono labili. Comunque ci proviamo, invece che con la solita discografia minima che parte dal jazz tradizionale, continua con il be-bop e così via, tentiamo un percorso che inizia da due modi molto più diffusi di ascoltare la musica, per risalire indietro agli influssi e alle contaminazioni con il jazz: parlo del rock e della world music.

Premetto che in tutto si tratta di soli 13 album, di facile reperibilità (anzi spesso ristampati in edizione economica), ovviamente pagando il pedaggio di pesanti e inevitabili omissioni.

L’obiettivo è però solo quello di fare l’orecchio al jazz, la esplorazione del nuovo mondo continuerà poi, speriamo, spontaneamente.

 

Partenza

 

Dal rock e dal suo tipico ritmo, al quale il nostro orecchio è più che abituato, bisogna risalire al ritmo del jazz, ereditato dal blues, che suona “diverso”; ma la strada è stata abbondantemente tracciata dal jazz-rock, e più tardi dalla fusion. La scelta del punto di avvio non può quindi che cadere sui Weather Report, il gruppo di formidabili jazzisti, in gran parte provenienti dalla formazione di Miles Davis, che hanno reso popolare a livello mondiale questo genere.

Il punto di contatto con la world music non può che essere invece Jan Garbarek, il grande sassofonista che ha iniziato con Keith Jarrett e che, influenzato appunto dai suoi esperimenti, ha gettato un ponte (molto alto) tra i due generi.

 

Percorso

 

(1)

Weather Report / Mysterious Traveller

(2)

Miles Davis / In a Silent Way (l’origine del jazz-rock)

(3)

Miles Davis / Kind Of Blue (l’enciclopedia del jazz)

(4)

John Coltrane / Africa-Brass (il sax, le radici, il free)

(5)

Sonny Rollins / What’s New (il massimo virtuoso del sax)

(6)

Dexter Gordon / One Flight Up (il massimo stilista del sax)

(7)

Monk/Trane – Thelonious with John Coltrane (incontro tra innovatori)

(8)

Bill Evans / Live at Village Vanguard  (il piano trio) > Keith Jarrett

(9)

Charles Mingus / Ah-Um (l’altro grande band leader)

(10)

Keith Jarrett (con Jan Garbarek) / My Song (si affaccia la world music)

(11)

Jan Garbarek / Visible World (la world music si fonde con il jazz)

(12)

Keith Jarrett / Koln Concert (l’abbattimento delle barriere tra generi)

(13)

Keith Jarrett / Standards. Vol. 1 (la ricerca della perfezione attraverso l'essenziale)

 

Le tappe del percorso

 

I due punti di accesso da mondi musicali diversi sono (1) e (10), cioè due dischi rispettivamente di musica jazz-rock e world–new age, facilmente fruibili da chi già ha acquisito il gusto a questi generi di ampia diffusione (rispetto al jazz).

Dai Weather Report si risale ad uno dei dischi che hanno dato origine al rock-jazz (poi diventata fusion), nel quale suonavano non a caso con Miles Davis tre quinti dei Weather Report (Zawinul, Shorter e Tony Williams).

Da Silent Way passiamo al disco che è un po’ la enciclopedia del jazz, Kind Of Blue, un capolavoro con tutti brani n.1 e tutti musicisti n.1, e da qui, visto che ci siamo, esploriamo il pianeta sassofono, con John Coltrane, con l’occasione impegnato in una delle sue prime suite a tema, con argomento l’Africa (quante suite di questo tipo sarebbero seguite sia nel jazz sia nel rock).

Proseguendo con il sax (sempre rigorosamente tenore) un assaggio di due dischi tipici degli altri due grandi di questo strumento principe del jazz, il massimo virtuoso e innovatore, Sonny Rollins, e il massimo stilista, Dexter Gordon.

E, sempre partendo da Coltrane, si potrebbe esplorare il pianeta free-jazz, ma per ora andiamo sul pianeta Thelonious Monk, geniale ed innovatore, diverso da qualsiasi altro.

A proposito di piano, in Kind of Blue suonava anche Bill Evans, il pianista che ha portato al livello di stile a sé stante il trio jazz, saldandolo con la tradizione classica, il caposcuola di tutti i pianisti jazz (e non solo) successivi, primo fra tutti Keith Jarrett e ultimo Brad Meldhau, passando per il nostro Enrico Pieranunzi.

E, sempre da Kind of Blue, un salto all’altro fondamentale band-leader dei tempi di massima visibilità del jazz, il contrabbassista Charles Mingus.

Da Garbarek invece risaliamo a ritroso al suo band-leader e scopritore, Keith Jarrett, con uno dei suoi più piacevoli e cantabili dischi in quartetto, apertura verso la libera melodia che poi Garbarek porterà in tutti i territori musicali (dalla musica etnica al canto gregoriano), e non mancando di esplorare almeno altri due aspetti del pianeta Jarrett, il piano solo, totalmente libero, e il trio jazz, prosecuzione della strada indicata da Evans.

 

Playlist

   

Scegliendo un brano per album questa percorso può essere anche ricondotto ad una playlist. Qualche scelta deve essere cambiata perché qui un brano deve rappresentare un intero momento stilistico del jazz. Così al posto di A Silent Way, che deve essere ascoltato per intero, è inserito un brano da un album appena precedente di Miles Davis che preparava il terreno alla fusion proprio iniziando da questo brano dal groove incalzante. E la playlist prosege con altre variazioni perché le regole di ascolto di una playlist sono diverse da quelle di ascolto di un album al giorno.
La playlist si può vedere e ascoltare tra le playlit classiche di Musica & Memoria.

   

Vedi anche

 

Errori ed omissioni / Le Top-5 di Musica & Memoria / Le playlist di Musica & Memoria

 

© Alberto Maurizio Truffi 2001-2016 / Musica & Memoria

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