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Mini guida alla fotografia digitale - 1. Fotografare in automatico |
Questa guida è pensata per
chi ha deciso di affrontare la fotografia con un apparecchio semi
professionale (1) e proviene dalla fotografia analogica (che è piuttosto
diversa) o dalla fotografia amatoriale.
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Sono molti di più di quelli
delle macchine analogiche, anche di quelle professionali e più complete,
e utilizzano il display per poterli comandare tutti, in alcuni modelli
recenti il display è anche touch screen. Le ghiere e i pulsanti presenti
in numero più o meno elevato e distribuiti in modo più o meno ergonomico
hanno quindi quasi sempre diverso effetto a seconda del contesto. La
fotografia richiede spesso, se non sempre, di agire rapidamente per
catturare una immagine interessante e quindi avere un controllo efficace
della macchina e' il primo passo, e anche il più importante. |
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Il primo passo consigliabile
e' proprio usare la macchina digitale in
automatico, puntando ad ottenere i risultati migliori, non i
più facili ed immediati. L'automatismo non è una novità, anche le reflex
analogiche, almeno dagli anni '80 con l'introduzione dell'elettronica, e
massicciamente dai '90, includevano l'automatismo completo su tempi,
diaframmi e messa a fuoco. |
La disposizione dei comandi è
diversa da marca a marca e spesso anche tra diversi modelli, ma
praticamente tutte le macchine di categoria semi professionale hanno una
ghiera con la quale si può impostare la modalità di ripresa, tra cui la
modalità automatica. Negli apparecchi più recenti ce ne sono anzi spesso
due, in quelle che abbiamo preso come esempio, la mirrorless Sony NEX 6
e la reflex Canon EOS 550D c'è ad esempio una modalità, chiamata
rispettivamente "superior auto" e "creatività automatica", che si
affianca a quella base. |
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In entrambi gli apparecchi esiste una ghiera principale per la selezione dei programmi. nelle immagini sono impostati su "automatico". |
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Non abbiamo ancora finito, alcune altre inizializzazioni sono indispensabili. Ma sono "una tantum". |
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La impostazione del flash |
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Quasi tutte le macchine digitali hanno un piccolo flash incorporato. Piccolo come dimensioni ma ormai quasi sempre di discreta potenza e sufficiente in molte occasioni. In alcuni apparecchi (Canon) anche il flash è asservito agli automatismi e spunta fuori quando il computer interno decide che serve. In altre (Sony) deve essere invece attivato. In tutti i casi è però fondamentale individuare i comandi per abilitarlo o disabilitarlo di nostra volontà. Ad esempio per continuare a fotografare dove il flash è vietato o non opportuno o, all'opposto, per essere sicuri che siano registrati anche i particolari più scuri. Sulla Sony NEX-6 queste impostazioni (flash sempre in uso, sempre disabilitato, automatico) sono presenti di default solo nel menù complessivo (che ha decine di voci, una operazione laboriosa) bisogna quindi aggiungerlo tra le funzioni opzionali attivabili velocemente con il pulsante Fn. |
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Le modalità di scatto |
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Come nelle analogiche di ultima generazione sono in sostanza tre: scatto singolo, scatto continuo (o a raffica) e auto scatto. Non è necessario approfondire l'uso che è intuitivo, ma solo sapere dove sono e ricordarselo sempre per passare dall'una all'altra modalità quando serve, senza dover consultare il manuale. Sia sulla Sony sia sulla Canon sono però incluse tra i comandi di base, ovvero quelli indicati con scritte vicino al relativo pulsante o ghiera. La scelta principale che resta a noi è tra scatto singolo e scatto continuo. A parte i casi scontati (evento sportivo e simili e, all'opposto, paesaggi e monumenti) per tutte le foto vive di persone o animali si potrebbe scegliere la strategia "giapponese" (ma usata da molti fotoreporter anche ai tempi dell'analogico) della foto a raffica sempre e comunque, piuttosto che la strategia tradizionale della foto "pensata". Con il digitale costa molto meno, potendo le schede memorizzare centinaia o migliaia di foto. Il problema sarà solo avere batterie di scorta a sufficienza. Bisogna però anche avere, dopo, il tempo per selezionare quelle giuste. Più sono e più tempo ci vorrà, e bisogna anche saper decidere qual è veramente l'immagine giusta. Con l'approccio "giapponese" si impara con la esperienza pratica, provando e sbagliando (e impegnando molto tempo in post-produzione), con quella tradizionale si da' la priorità all'analisi e allo studio. Ognuno in base al proprio approccio e alle proprie inclinazioni, anche magari provando entrambe le strade, sceglierà la sua. |
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In entrambi gli apparecchi il selettore per la modalità di scatto è sulla ghiera multifunzione posteriore, accanto al display. | ||
Lo zoom |
Praticamente tutte le digitali hanno di serie uno zoom multi focale (da grandangolo a tele). Il comando può essere anche manuale (con la solita ghiera) oltre che con tasti in varie posizioni per il funzionamento motorizzato. Individuare questo comando è una delle cose più immediate. Chi proviene dalle ottiche fisse (ma in genere tutti) deve però ricordare che lo zoom deve essere regolato per ogni nuova immagine. Non deve essere lasciato sulla posizione di default (grandangolo più o meno ampio). Non tanto perché la parte di immagine che ci interessa potrebbe essere troppo piccola (gli ingrandimenti sono più facili in digitale) quanto perché nella posizione grandangolo, sopratutto se abbastanza spinto (come nella Sony con il 16-50 di serie) si ha una inevitabile deformazione prospettica. Bisogna sempre ricordare che la resa prospettica più vicina a quella del nostro occhio, quindi più gradevole, si ottiene con l'obiettivo normale, quindi circa 30mm per il formato APS-C delle due macchine esempio. La regolazione dello zoom è quindi una operazione che rimane a noi, non automatizzabile, così come l'inquadratura. |
A questo punto possiamo iniziare a fotografare con la impostazione in automatico, lasciando ad un momento successivo la soddisfazione di usare la nuova macchina digitale in manuale (in semi automatico, in realtà) come fanno (pare) i professionisti. In questo modo, evitando di mischiare le cose, possiamo familiarizzare con le altre funzioni di base, che si fissano nella mente solo con l'uso:
Ci sarebbe poi anche la scelta della modalità di messa a fuoco, ma siamo nel settore delle regolazioni specialistiche e ci torniamo dopo. |
Uno dei grandi vantaggi della
fotografia digitale è la possibilità di verificare l'immagine
immediatamente. Ai tempi dell'analogico non era possibile e c'era sempre
il rischio che immagini, magari preziose e difficilmente ripetibili,
fossero tecnicamente scadenti. Anche in campo professionale si cercava
di ridurre questo rischio e così per la macchine professionali come la
Hasselblad o la Zenza Bronica erano disponibili dorsi Polaroid per
consentire di effettuare provini e controllare subito il risultato. |
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Nella immagine a lato: un esempio di uso della analisi dell'istogramma sulla Sony Nex-6. Sono evidenziati in bianco lampeggiante le parti dell'immagine in cui si perdono dettagli, che quindi verranno riprodotti in pratica solo bianchi o solo neri. Nella immagine test sono sotto i cornicioni o sotto le grondaie. |
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Su tutte le digitali sono
possibili in automatico usi specializzati della luce flash che in
analogico richiedevano una certa maestria: la luce di riempimento in
controluce e l'illuminazione dello sfondo. La prima modalità consiste
nell'usare di giorno il flash per schiarire riprese in ombra o con il
sole alle spalle del soggetto, ed è utile, anzi spesso necessaria,
soprattutto nei ritratti. La luce del flash deve essere bilanciata con
quella naturale e nell'analogico bisognava ricordare a memoria una
formula per la compensazione. Qui bisogna solo trovare la modalità tra
decine di comandi ed opzioni e applicarla. Nella Sony si chiama "fill
flash" e nella Canon "compensazione del flash" e va regolata su più
scuro. In ogni caso, l'effetto si potrà controllare sempre sul display.
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La disponibilità di un mirino che affianca
il display è il principale elemento distintivo di un apparecchio semi
professionale e quindi bisogna imparare a saper usare al meglio entrambi
i sistemi a disposizione per comporre l'immagine. Con un display LCD fisso posteriore però non si fotografa al meglio per inquadrare il soggetto bisogna tenere la macchina davanti a sé a braccia tese, una posizione non ottimale per prevenire le vibrazioni e, soprattutto, in piena luce si vede l'immagine con difficoltà. Per questo le macchine professionali hanno anche un mirino tradizionale, di tipo reflex ottico nella SLR come la Canon o a mirino ottico (rangefinder) nelle Leica M digitali. Alcune macchine digitali hanno il display orientabile e in questo modo è possibile inquadrare l'immagine dall'alto (come nella Rolleiflex citata prima, o nell'Hasselblad). Una opportunità interessante: una immagine dal basso è spesso più accattivante, inquadrando le persone, ce ne possiamo rendere conto guardandoci, ad esempio, in uno specchio inclinato, od osservando celebri foto di Bob Capa o la celebre copertina di The Freewheelin' Bob Dylan. Inoltre inquadrando in questo modo lo schermo è protetto dalla luce posteriore o frontale riflessa e l'immagine risulta visibile con sufficiente approssimazione anche in piena luce. La mirrorless della Sony che abbiamo preso come apparecchio esemplificativo ha questo tipo di flessibilità operativa sul display e in più, assieme all'altro modello della casa giapponese NEX-7 e a due modelli della Fujifilm (XE-1 e XE-1) adotta un mirino elettronico ma con tecnologia OLED, che consente una visione dettagliata quasi al livello di un mirino ottico "rangefinder", ma inquadrando attraverso l'obbiettivo. |
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Quale mirino usare |
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Fatta questa rassegna delle possibilità che forniscono gli apparecchi digitali (negli analogici di solito alternative non ce n'erano) al fotografo digitale rimane anche l'onere della scelta tra le varie opzioni offerte. Una scelta importante perché influenza sia la caratteristiche delle foto sia la facilità di esecuzione. Nelle DSLR il mirino reflex ottico attraverso l'obiettivo rappresenta il principale punto di forza, l'immagine appare chiara e di dimensioni virtuali ampie in ogni condizione e risulta anche facile controllare a vista la messa a fuoco. Unico limite può essere rappresentato dalla luminosità degli obiettivi che, per gli zoom standard, è limitata a 1:3,5 o 1:4,5 contro gli 1:2 o 1:1,4 degli obbiettivi standard a focale fissa nei vecchi apparecchi analogici. La differenza si apprezza però solo in interni o in condizioni di luce scarsa. Da notare inoltre che la dimensione virtuale dell'immagine dipende anche dalla dimensione del sensore, quindi sarà ottimale per le full-frame (come nelle reflex analogiche), un po' inferiore nelle APS-C. Il mirino reflex sarà quindi la scelta naturale salvo la possibilità di inquadrare dall'alto con lo schermo orientabile, o altri usi particolari. Nelle mirrorless, escludendo il mirino ottico (presente solo su apparecchi costosissimi o molto particolari, vedi la pagina sulla tecnologia fotografica digitale) per la visione ad altezza d'occhio l'unica possibilità è rappresentata da un mirino elettronico. Quelli OLED citati prima consentono di vedere l'immagine con un livello di dettagli adeguato. Una limitazione c'è anche qui e deriva dal fatto che l'immagine è trasmessa dal sensore dopo il trattamento dell'elettronica di controllo. Questo comporta che l'immagine possa apparire più scura o più chiara che nella realtà in condizioni di alto contrasto (ad esempio in esterni in pieno sole). Dipende dalle scelte fatte per l'esposizione (sia in automatico, sia in manuale). Se dovesse verificarsi questa situazione la luminosità si può regolare passando in manuale con le modalità descritte nel capitolo successivo. Molto utile e sempre ben visibile nella NEX-6 il display LCD con visione dall'alto (vedi immagine). Una opzione da sperimentare, tenendo conto però che per le foto di azione o con i teleobbiettivi la ripresa tradizionale ad altezza dell'occhio rimane preferibile. In tutti i casi prendere confidenza sull'utilizzo più adatto e coerente con le nostre esigenze e preferenze, e cambiarlo in base alle condizioni di ripresa, sarà una delle principali azioni utili a prendere confidenza con il mezzo. |
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La fase di familiarizzazione in automatico servirà poi anche per interiorizzare tutti gli altri comandi dispersi in vario modo tra pulsantini multi funzione e mono funzione che caratterizzano tutte le digitali. A volte sarà necessario consultare il manuale, ma anche per questa esigenza ci verrà incontro la tecnologia. Difatti i manuali si trovano in rete nei siti dei produttori in formato PDF e possono essere scaricati, inseriti e comodamente consultati sul book reader del tablet o dello smartphone che sicuramente accompagnerà il fotografo nei suoi viaggi. Per chi utilizza i diffusi modelli della Apple: iPad (ideale come compagno del fotografo il modello mini) o iPhone. Basta scaricarlo con Safari e selezionare "Apri in iBooks". Non resta quindi che prendere la macchina e andare alla ricerca di soggetti interessanti da fotografare, secondo i nostri gusti ed inclinazioni, prendendo magari spunti dalle considerazioni che facciamo nella sezione dedicata a La bella foto. Fotografando e sperimentando si arriverà a quella conoscenza di base della tecnica e dei risultati ottenibili che consentiranno di affrontare la seconda fase. |
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Val a: 2. Il funzionamento in manuale |
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Note |
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Le immagini utilizzate per illustrare la pagina, quando non originali, sono tratte da Internet e considerate di pubblico dominio, in quanto pubblicate senza vincoli o disclaimer. La scelta delle fotocamere illustrate è solo esemplificativa della tecnologia digitale e non costituisce alcuna indicazione di acquisto. Per qualsiasi osservazione può essere contattato il webmaster del sito. |
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© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria Marzo 2014 |
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