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Mini guida alla fotografia digitale- 2. Fotografare in manuale

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Indice

Fotografare come i professionisti / Il funzionamento manuale / L'importanza dei parametri di base / Fotografiamo in manuale (o quasi) / Fotografiamo in semi-automatismo / Priorità dei tempi / Priorità dei diaframmi / Funzionamento programmato / Gestione automatica della sensibilità / Mini guida: prima parte (il funzionamento automatico)

Vedi anche: 

Macchine fotografiche digitali / Macchine fotografiche analogiche / Mini guida fotografica analogica / La bella foto

   

Fotografare come i professionisti

 

Se in automatismo si raggiungono già buoni risultati (vedi la prima parte della guida), perché abbandonarlo a rischio di non ottenere risultati ottimali? Perché si possono controllare direttamente i tre parametri fondamentali della fotografia, che determinano la riuscita della foto e il cui effetto non è possibile correggere in post produzione. Adattandoli alle condizioni di ripresa più difficili e meno comuni, che in automatismo possono essere non gestibili o non ben interpretate.
I parametri sono quelli noti da sempre ai fotografi (più la messa a fuoco che trattiamo a parte):

  • apertura del diaframma
  • tempo di esposizione
  • sensibilità (della pellicola, un tempo, ora del sensore)

Per ognuno di essi, passando in funzionamento semi automatico o manuale, il fotografo può scegliere autonomamente il valore che vuole utilizzare nella foto. Come fanno i professionisti dell'immagine (quando non scelgono anche loro il funzionamento in totale automatismo).

 

Nella fotografia analogica la ripresa in manuale, senza ausilio di esposimetro e automatismi vari, era la modalità più difficile ed era riservata a fotografi esperti, in grado di valutare ad occhio le condizioni di luce, grazie alla conoscenza della tecnica fotografica ed a semplici regole mnemoniche. Fotografavano così, almeno in luce naturale, Cartier-Bresson, Robert Capa, William Eugene Smith e tutti i grandi fotoreporter del periodo classico, La conferma della corretta regolazione della foto arrivava però dopo che la foto era sviluppata, troppo tardi, in caso di errore. Ma in manuale, in mancanza di automatismi efficaci che le macchine fotografiche dell'epoca non mettevano a disposizione, si otteneva la massima rapidità di ripresa, esigenza numero uno per il foto reporter.
Con il digitale invece il fotografo ha la possibilità inedita di vedere in anteprima l'immagine, e così di poter familiarizzare con gli effetti di questi tre parametri. Per questo proponiamo di cominciare proprio dal manuale.

   

In entrambi gli apparecchi per passare al funzionamento manuale è sufficiente agire sulla ghiera principale dei programmi impostandolo su M.

   

L'importanza dei parametri di base

 

Per prima cosa bisogna impostare la macchina in manuale (M) e, nel caso della reflex, abilitare la visione dal display (con il mirino reflex non è possibile ottenere l'anteprima dell'immagine). Poi si inquadra una scena qualsiasi con lo zoom in posizione intermedia, in condizioni di luce non ottimali, ad esempio un angolo della stanza, una zona in ombra all'aperto, si imposta il diaframma sulla massima apertura e si confronta come appare la scena sul display e come la vediamo con i nostri occhi. Di solito sarà più scura, perché il nostro occhio ha una "apertura" pari ad 1, mentre l'obbiettivo della macchina fotografica, attraverso il quale il display compone l'immagine, ha una frazione di quella luminosità. Di solito sarà f:3.5 o anche meno, e quindi tre volte e mezzo di meno. Agiamo allora sul tempo di esposizione, aumentandolo (anche qui è una frazione, quindi più è piccolo e più è lungo) e vedremo la scena schiarirsi. Per esempio se all'inizio era 1/200 e saliamo a 1/30 ed oltre (sul display si possono leggere tutti questi valori man mano che li cambiamo).

Quando abbiamo ottenuto una illuminazione soddisfacente scattiamo e poi controlliamo il risultato (ma ingrandendo l'immagine al massimo). Molto probabilmente ci accorgeremo che l'immagine ingrandita è, in misura più o meno consistente, "mossa". Abbiamo quindi sperimentato uno dei problemi principali del fotografo: tempi di posa lunghi consentono di fotografare con poca luce, ma la macchina fotografica deve essere ben ferma (e anche il soggetto). E il mosso è il primo dei difetti non rimediabili.

Passiamo quindi a prendere contatto con il terzo parametro, la sensibilità (del sensore) che però si misura sempre con la unità di misura in uso nelle pellicole, gli ISO. Saliamo dal valore standard (100 o 200 di solito) a livelli più elevati. Anche fino al massimo, che per la Canon è 6400 ISO (il doppio della più sensibile pellicola chimica mai prodotta, la Kodak Recording 2475) e per la Sony è anche superiore (25600 ISO). A questo punto possiamo ridurre anche di molto il tempo di posa, fino a 1/125, 1/200 ed oltre, e ottenere ancora una immagine con giusto equilibrio della luce. Facciamo un'altra foto, controlliamo il risultato e, ancora una volta, se abbiamo usato valori ISO molto elevati, verifichiamo che non è perfetto: l'immagine ingrandita appare "sgranata". Un altro limite tecnico della fotografia. Sopportabile se l'immagine si può ottenere solo così e se non si ingrandisce molto, ma non consente di vedere i dettagli dell'immagine.

 

Come si regolano tempi e diaframmi sulle macchine digitali? Ognuna ha il suo sistema, tranne quelle di impostazione vintage (come la Leica o le Fujifilm X-PRO o X-E) che hanno ghiere dedicate. Nelle due macchine che abbiamo preso ad esempio: nella Sony la ghiera multifunzione (quella coassiale al selettore) comanda i diaframmi, e quella posteriore i tempi. Nella Canon la ghiera multifunzione vicino allo scatto comanda i tempi, mentre assieme al pulsante Av consente di regolare i diaframmi. Per entrambi gli apparecchi un pulsante dedicato con tanto di scritta consente di selezionare invece la regolazione della sensibilità in ISO.

 

Cosa abbiamo imparato

 

Abbiamo potuto verificare con i nostri occhi, senza ricorso a manuali e guide, l'effetto dei parametri principali e quindi possiamo renderci conto che in condizioni di luce non ideali una foto riuscita richiede di trovare il miglior compromesso tra esigenze contrapposte. Ed è questo il motivo per cui l'automatismo non sempre riesce a garantire il risultato ottimale, perché il compromesso ideale possiamo giudicarlo solo noi, in base al risultato che vogliamo ottenere, che può essere diverso da quelli predefiniti (pur se sempre più variegati) che prevede il computer della macchina fotografica. Quindi, come agire?

 

Fotografiamo in manuale (o quasi)

 

Se il soggetto lo consente, quindi se è statico, possiamo anche utilizzare la modalità manuale che abbiamo già visto, aggiungendo anche magari il controllo della profondità di campo che si ottiene aprendo o chiudendo il diaframma, e utilizzando alternativamente la messa a fuoco automatica o manuale. Potremmo addirittura montare la macchina su un cavalletto, anche se non è indispensabile, e con pazienza e controllando i risultati ogni volta con attenzione potremo raggiungere il risultato desiderato con una discreta approssimazione alla perfezione. Grazie alla connessione wi-fi (con la Sony) si possono anche inviare le immagini appena scattate a un computer o a un iPad ed osservarle su schermo grande. Possibilità ignote ai tempi dell'analogico o disponibili solo, in parte, per le macchine super professionali a grande formato su banco ottico.

 

Fotografiamo in semi-automatismo

 

Non sarà una situazione molto frequentemente applicabile, quella descritta in precedenza, anche se potremo usarla in diversi casi, anche per i ritratti, ma di sicuro non è adatta per le foto d'azione o con soggetti in movimento più o meno rapido. Per le esigenze più comuni sono disponibili i semi automatismi che esistono sin dai tempi delle macchine analogiche, ma elettroniche, dagli anni '80: il funzionamento a priorità dei tempi o a priorità dei diaframmi; due modalità che sono disponibili anche sulle digitali attuali.

 

Priorità dei tempi

 

Il funzionamento a priorità dei tempi (Tv o S) si comprende subito partendo dall'esempio precedente. Si fissa un tempo di esposizione massimo che dà la sicurezza di non avere l'effetto mosso e poi si lascia alla macchina fotografica la scelta del diaframma. Ma fissando il valore degli ISO (vedi dopo). Il tempo massimo ammesso dipende dalla lunghezza focale, è meno critico per i grandangolari e più critico per i teleobiettivi, e si può consultare nella tabella seguente.

 

  Tempo  Obb. 24x36 Obb. APS-C
Grandangolare 1/30 28                    19
Medio grandangolare 1/40 35                    23
Normale 1/60 50                    34
Medio tele 1/125 85                    57
Teleobbiettivo 1/250 135                    91

(Nell'ultima colonna è indicata la lunghezza focale selezionata sullo zoom, che possiamo leggere sull'obiettivo (Canon) o sul display (Sony) e, accanto, il tempo di esposizione che garantisce con sicurezza di non avere foto mosse. In condizioni ottimali (mano ferma, possibilità di appoggiarsi, ecc.) il tempo può essere prolungato del doppio, cioè 1/60 diventa 1/30 e così via)

Al'opposto, la priorità dei tempi si può anche usare per ottenere l'effetto contrario, cioè il mosso intenzionale. Utile e quasi indispensabile soprattutto per le riprese dell'acqua in movimento, fontane, cascate e simili, consente di ottenere un risultato vicino a quello che vediamo noi umani. Si imporrà in questo caso un tempo relativamente lungo, 1/30 o anche più. Stando però attenti a tenere la macchina ben ferma.

 

Priorità dei diaframmi

 

Il funzionamento a priorità dei diaframmi (Av o A) garantisce invece contro il rischio di foto sfocata, infatti, con i diaframmi più chiusi, specie con i grandangolari, una zona ampia dell'immagine è a fuoco in modo più o meno ottimale e la foto sarà utilizzabile anche in caso di messa a fuoco affrettata o imprecisa. Fissando questo diaframma minimo sotto il quale non scendere si avrà questa garanzia, e la macchina in questo caso varierà automaticamente i tempi (con rischio di mosso). La priorità dei diaframmi può essere usata anche al contrario per garantire che lo sfondo sia sfocato, un effetto ricercato soprattutto nei ritratti all'aperto.

 

Funzionamento programmato

 

Infine esiste il funzionamento programmato (P) che regola entrambi i parametri per trovare il miglior compromesso in base alla focale dell'obiettivo. Stretto parente del funzionamento in automatico, si differenzia perché l'unico algoritmo utilizzato è in pratica la tabellina dei tempi anti-mosso visualizzati prima. Mentre nel funzionamento automatico delle digitali il computer valuta anche la composizione dell'immagine per confrontarla con una serie di modelli di foto memorizzate e quindi agire di conseguenza. Trovando spesso la combinazione migliore, ma non sempre, e non sotto il nostro controllo.

 

Gestione automatica della sensibilità, ovvero: attenzione agli ISO

 

Le macchine digitali hanno però anche la possibilità di variare la sensibilità (cosa impossibile nelle analogiche, dove la sensibilità era quella della pellicola, al massimo nei modelli professionali tipo Hasselblad si poteva sostituire al volo il dorso porta-pellicola). Per sfruttare questa potente possibilità le macchine sono impostate di solito come default in "ISO Auto". Per usare le modalità semi automatiche descritte in precedenza allo scopo di ottenere i migliori risultati questa possibilità deve essere bloccata. Altrimenti la macchina utilizzerà quasi sempre sensibilità molto elevate per superare i vincoli imposti, con il rischio di una elevata "sgranatura" (in digitale si parla di degrado dell'immagine). Dovremo essere invece noi a scegliere e imporre la sensibilità in base alle condizioni di luce. Per esterni normali di giorno si può scegliere il valore 400 ISO, di sera o in poca luce meglio stare sicuri sui 1600 ISO. In tutti i casi sarà opportuno controllare prima l'effetto della regolazione scelta con una serie di foto test preventive.

In automatismo totale la Sony imposta f/4 - 1/160 - 125 ISO. Soluzione di compromesso, l'immagine è buona anche al massimo ingrandimento. (Le foto sono state eseguite con una fotocamera Sony Nex-6)

Con la priorità dei diaframmi si imposta un diaframma chiuso per avere la maggiore profondità di campo possibile. La sensibilità è automatica e la impostazione diventa: f/25 - 1/250 - 12800 ISO. In formato standard tutto bene, apparentemente, ma al massimo ingrandimento si nota un degrado evidente.

 

Automatico o manuale?

 

Quando si ha una idea precisa del risultato che si vuole ottenere e delle condizioni in cui si lavorerà, dopo aver ottenuto con le prime esperienze un sufficiente controllo della macchina fotografica, si può abbandonare il rassicurante automatismo e avventurarsi nei territori impervi del manuale o del semi-automatismo, avendo il vantaggio di poter comunque controllare in tempo reale i risultati. Tra tutte le modalità disponibili è particolarmente utile la priorità dei tempi, che mette al sicuro rispetto all'errore di ripresa più pesante e irrimediabile: il mosso. Anche in automatismo totale si dovrebbe avere la stessa garanzia, ma la maggior complessità degli algoritmi utilizzati potrebbe comportare qualche sorpresa. Se dobbiamo fare una serie di foto importanti in movimento e in condizioni poco controllate meglio affidarsi alla vecchia e sicura priorità dei tempi.

Questo per iniziare. Il resto verrà con un metodo di miglioramento che rimane il migliore e insuperabile: l'esperienza.

 

Note

 

Le immagini utilizzate per illustrare la pagina, quando non originali, sono tratte da Internet e considerate di pubblico dominio, in quanto pubblicate senza vincoli o disclaimer. La scelta delle fotocamere illustrate è solo esemplificativa della tecnologia digitale e non costituisce alcuna indicazione di acquisto. Per qualsiasi osservazione può essere contattato il webmaster del sito.

 

© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria Marzo 2014

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