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Celentano l'ecologista

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Il ragazzo della Via Gluck / La maison ou j'ai grandi / Una festa sui prati / Il contadino / La storia di Serafino / Un albero di trenta piani
Vedi anche: Celentano il reazionario / Le canzoni di protesta / La linea verde / Ecologia pratica / What's Going On

Adriano Celentano, uno dei più significativi protagonisti della canzone italiana dagli anni '60 in poi, si è sempre divertito ad andare controcorrente, insofferente degli schemi e delle attese di massa. E' stato "reazionario", nel senso di sostenitore dei valori dei bei tempi andati, proprio negli anni '60 che vedevano i giovani attivi in tutto il mondo per scardinare quegli stessi valori. Ma creando però canzoni che piacevano lo stesso a buona parte di quei giovani, che abbiamo commentato in un'altra pagina del sito.
 
E' stato però anche un vero e proprio anticipatore dei temi dell'ecologia e dell'ambiente, in quegli anni '60 nei quali il progresso si misurava in numero di impianti siderurgici (magari costruiti in luoghi altrimenti splendidi come Bagnoli o Gioia Tauro) e di centrali nucleari costruite per paese, e in espansione edilizia, tra il consenso generale proveniente da ogni parte ideologica.
Lui invece aveva intuito i limiti di quel progresso "mangia-risorse" e l'aveva efficacemente denunciato in una delle sue canzoni più celebri, Il ragazzo della Via Gluck, proseguendo poi negli anni con coerenza questo suo impegno.

Il ragazzo della Via Gluck

Questa è la storia
di uno di noi,
anche lui nato per caso in Via Gluck,
in una casa, fuori città,
gente tranquilla, che lavorava.
Là dove c'era l'erba ora c'è
una città,
e quella casa
in mezzo al verde ormai,
dove sarà?

Questo ragazzo della Via Gluck,
si divertiva a giocare con me,
ma un giorno disse,
vado in città,
e lo diceva mentre piangeva,
io gli domando amico,
non sei contento?
Vai finalmente a stare in città.
Là troverai le cose che non hai avuto qui,
potrai lavarti in casa senza andar
giù nel cortile

"Mio caro amico", disse,
"qui sono nato,
e in questa strada
ora lascio il mio cuore.
Ma come fai a non capire,
è una fortuna, per voi che restate
a piedi nudi a giocare nei prati,
mentre là in centro respiro il cemento.
Ma verrà un giorno che ritornerò
ancora qui
e sentirò l'amico treno
che fischia così:
"wa wa"!"

Passano gli anni,
ma otto son lunghi,
però quel ragazzo ne ha fatta di strada,
ma non si scorda la sua prima casa,
ora coi soldi lui può comperarla
torna e non trova gli amici che aveva,
solo case su case,
catrame e cemento.

Là dove c'era l'erba ora c'è
una città,
e quella casa in mezzo al verde ormai
dove sarà.

Eh no,
non so, non so perché,
perché continuano
a costruire, le case
e non lasciano l'erba
non lasciano l'erba
non lasciano l'erba
non lasciano l'erba

Eh no,
se andiamo avanti così, chissà
come si farà,
chissà...

Su YouTube si trova un video con audio fuori sincrono (in ritardo) ma
interessante. Probabilmente di origine Rai, la prima parte sembra girata nella periferia
di Roma piuttosto che a Milano.

 
   

Note

   
  Il brano, presentato al Festival di Sanremo del 1966 in coppia con tre musicisti del Clan, non è piaciuto ai giurati e non è andato in finale. Troppo diverso dai loro standard e da quelli del Festival, ma non dai gusti dei ragazzi dell'epoca che ne hanno fatto subito un successo da classifica.
Da notare la modernità della struttura in forma di ballata, con accompagnamento molto semplice di sola chitarra acustica, e la parte "predicatoria" finale nello stile di alcuni chansonnier francesi.
  La canzone (scritta con i fidi Beretta e Del Prete) è sempre stata tra le preferite di Celentano, che infatti ha voluto chiamare I Ragazzi della Via Gluck il gruppo che lo accompagnato per tutti gli anni '60.
   

La maison ou j'ai grandi - Françoise Hardy

La canzone di Celentano ha avuto successo anche fuori dall'Italia. A testimonianza di questo interesse una cover all'incontrario da parte addirittura di Françoise Hardy, allora all'apice del successo, ma molto attenta a quello che si muoveva in Italia (dove era ben nota e proponeva spesso sue canzoni in italiano). Questa però era per il mercato francese. Il titolo diventava "la casa nella quale sono cresciuta".
Da notare che nella trasposizione in francese, che pure ripropone la vicenda narrata nel brano di Celentano, sparisce quasi completamente ogni ispirazione ecologista e ogni protesta contro le colate di cemento che sommergono la natura. Il tutto è ricondotto ad una dimensione intima e nostalgica, al rimpianto per l'infanzia perduta.
Più fedele la versione in inglese, proposta per il mercato inglese dalla cantante Verdelle Smith lo stesso anno, e poi con un buon successo nel resto del mondo, con il titolo Tar and Cement (catrame e cemento).

La maison ou j'ai grandi

 

Quand je me tourne vers mes souvenirs
Je revois la maison où j'ai grandi.
Il me revient des tas de choses
Je vois des roses dans un jardin.
Là où vivaient des arbres, maintenant, la ville est là
Et la maison, les fleurs que j'aimais tant n'existent plus.

Quando torno ai miei ricordi
ripenso alla casa dove sono cresciuta.
Mi tornano in mente tante cose,
vedo le rose nel giardino.
Dove crescevano gli alberi, ora la città è là.
E la casa, i fiori che ho amato così tanto non esistono più.

 

Ils savaient rire, tous mes amis
Ils savaient si bien partager mes jeux
Mais tout doit finir pourtant dans la vie
Et j'ai dû partir, les larmes aux yeux.
Mes amis me demandaient : "Pourquoi pleurer ?
Découvrir le monde vaut mieux que rester.
Tu trouveras toutes les choses qu'ici, on ne voit pas
Toute une ville qui s'endort la nuit dans la lumière."

Sapevano ridere, i miei amici.
Sapevano così bene condividere i miei giochi,
ma tutto deve finire nella vita
e ho dovuto partire con le lacrime agli occhi.
I miei amici mi hanno chiesto: "Perché piangi?
Scoprire il mondo è meglio che restare.
Troverai tutte le cose che qui (non ci sono),
noi non potremo vedere una città piena di luci che la notte che non dorme mai"

 

Quand j'ai quitté ce coin de mon enfance
Je savais déjà que j'y laissais mon cœur.
Tous mes amis, oui, enviaient ma chance
Mais moi, je pense encore à leur bonheur
A l'insouciance qui les faisait rire
Et il me semble que je m'entends leur dire :
"Je reviendrai un jour, un beau matin parmi vos rires
Oui, je prendrai un jour le premier train du souvenir."

Quando ho lasciato questa parte della mia infanzia
ho capito che ho lasciato là il mio cuore.
Tutti i miei amici, sì, erano invidiosi della mia fortuna.
Ma io continuo a pensare alla loro felicità
Alla inesperienza che li faceva ridere
e penso che avrei dovuto dirgli:
"Tornerò, un giorno, una mattina, per una delle vostre risate
Sì, prenderò un giorno il primo treno verso i ricordi".

 

Le temps a passé et me revoilà
Cherchant en vain la maison que j'aimais.
Où sont les pierres et où sont les roses
Toutes ces choses auxquelles je tenais ?
D'elles et de mes amis plus une trace
D'autres gens, d'autres maisons ont volé leurs places.
Là où vivaient des arbres, maintenant, la ville est là
Et la maison, où est-elle, la maison où j'ai grandi ?
Je ne sais pas où est ma maison, la maison où j'ai grandi.
Où est ma maison ? Qui sait où est ma maison ?
Ma maison, où est ma maison ?

Il tempo è passato e io sono tornata
cercando invano la casa che ho amato.
Dove sono le pietre e dove sono le rose
e tutte quelle cose a cui tenevo?
Di loro e dei miei amici più nessuna traccia.
Altre persone, altre case hanno preso i loro posti.
Dove crescevano gli alberi, ora la città è là.
E la casa? Dov'è (ora) la casa dove sono cresciuta?
Non so dov'è la mia casa, la casa dove sono cresciuta.
Dov'è la mia casa? Chissà dove la mia casa?
La mia casa, dov'è la mia casa?

 

 

Una festa sui prati

Una festa sui prati
una bella compagnia
panini vino e un sacco di risate
e luminosi sguardi
di ragazze innamorate

Ma che bella giornata
siamo tutti buoni amici
ma chi lo sa perché
domani questo può finire
vorrei sapere perché
domani ci dobbiamo odiare

Incomincia la gara
la battaglia del denaro
non c'e' più tempo per ridere
ne' per amare
chi vuol vincere
deve saper lottare

Allora amico un colpo a te
e tu ridai due colpi a me
ed io ridò tre colpi a te
finché c'e' forza per colpire
fino a che, un'altra festa c'e
'

Nuova festa sui prati
nuova bella compagnia
panini vino e un sacco di risate
e luminosi sguardi
di ragazze innamorate

No non deve finire
questa bella passeggiata
deve durare una intera vita
se c'e' una gara
e' solo quella dell'amore

Allora do' una mano a te
e tu la dai due volte a me
ed io la do' tre volte a te
finché c'e' forza per amare
fino a che un'altra festa c'e'

Note

   
  Più che di ecologia in questa canzone (lato B della nota Mondo in Mi 7a, il brano di protesta di Adriano Celentano) si parla di modello di società. Una critica efficace ad un mondo ultra competitivo, che era già ben presente anche negli anni '60 (la canzone è del 1967).
  D'altra parte la base e la premessa indispensabile per il consumo senza limiti delle risorse naturali, il processo contro il quale si batte (di solito vanamente) il movimento ecologista è proprio il modello ultra competitivo e liberista della moderna società occidentale.
   

Il contadino

Più felice di me è il contadino
e sai perché?
Perché la sua terra non può
tradirlo mai
Io no, io no, l'amore non ho

Come un seme,
vorrei sotto la terra,
dimenticar,
per poter rifiorir a primavera
ancor, perché perché l'amor non ho,
io no, io no, l'amore non ho
io no, io no, l'amore non ho 

Piango perché?
Perché piangi? Perché?
Chi amavo non c'e
Non te la prendere prima
O poi passa... su

Ora la vita, dite voi cos'è?
più felice di me è il contadino
sai perché
perché la sua terra non può
tradirlo mai
io no, io no, l'amore non ho

Più felice di me è il contadino
e sai perché?
Perché la sua terra non può
tradirlo mai
Io no, io no, l'amore non ho.

Note

   
  Questa cover (con testo ovviamente diverso) del notissimo brano R&B di Sam & Dave "Hold on, I'm Coming" si inserisce nel filone delle canzoni che contrappongono la vita in campagna, semplice e naturale, allo stress ed alla alienazione della vita in città. Il testo in realtà pone come problema solo l'amore che manca al protagonista, ma l'associazione mentale immediata con altri brani del periodo come "Viva la campagna" di Nino Ferrer o "Com'è bella la città" di Giorgio Gaber rendeva ben chiaro l'intento ecologista (nel senso di nostalgia nei "bei tempi andati") del testo inserito sulla musica del potente brano R&B.
  Proposto non solo da Celentano ma anche dai Ragazzi della Via Gluck, per i quali è stato anzi uno dei maggiori successi.
   

La storia di Serafino

Esplicitamente collegata a Il ragazzo della Via Gluck (citata nei versi iniziali) e alla nostalgia per la vita semplice della campagna, confrontata con la vita innaturale e stressata del mondo moderno, e con l'incubo del denaro e del successo, anche questa canzone, altro successo dell'epoca, scritta per la colonna sonora dell'omonimo film di Pietro Germi, interpretato dallo stesso Adriano Celentano nel ruolo principale. Quando il film è uscito, nel 1968, non sono mancate le critiche per un approccio semplificato ai problemi del mondo, risolvibili con un semplice ritorno all'indietro, una soluzione, però, assai poco o per nulla praticabile nella realtà. Si tratta però di un approccio che è stato fatto proprio in numerose occasioni da vari movimenti ecologisti (non entriamo nel merito qui se opportunamente o meno), e quindi anche questo brano può essere iscritto in pieno nel filone del "Celentano ecologista".

La storia di Serafino

Perché continuano
a costruire
le case
e non lasciano l'erba?
non lasciano l'erba
non lasciano l'erba
non lasciano l'erba
Eh no!
se andiamo avanti così
chissà,
come si farà?
Chissà,
come si farà?


E così la seconda storia
che vi voglio raccontare
è quella del pastore Serafino
Al mondo antico
chiuso nel suo cuore
la gente del duemila
ormai non crede più.
Con le pecore e un cane fedele
tre amici sempre pronti
nei pascoli sui monti
a una spanna dal regno dei cieli
viveva felice così!

Oh Serafino
difendi
difendi
la tua libertà
la libertà!


Quel giovane pastore
piaceva alle ragazze
perché negli occhi aveva
l'avventura.
E quando prese
in pugno la fortuna
e un gruzzolo di soldi per caso ereditò
Si fece una grande festa
da fare girar la testa
scoppiarono i mortaretti
si fecero dei banchetti
Per tutti ci fu un sorriso
che giorni di Paradiso
per il pastore ricco Serafino!

Regalò qualche cosa agli amici
che gioia nel paese
per quelle pazze spese
Uno scialle una radio un coltello
e una macchina rossa per sé.

Oh Serafino
le donne
le donne
ti dicono di sì
beato te!
tiero tiero tiero tiero
tiera' tiera' tiera'
Lui spinge
la macchina
che in un burrone va
e scoppierà ah ah


Dopo i giorni dell'allegria
amaro oh resta il vino
Si trova in tribunale Serafino.
I suoi nemici
per prendere i suoi soldi
lo fan passar per matto
e lui che cosa fa?
Si riprende le pecore e il cane
gli amici sempre pronti
e torna là sui monti
nella casa più grande del mondo
che soffitto e pareti non ha.

Oh Serafino
difendi
difendi
la tua libertà
la libertà!

Ti voglio bene,
pastore Serafino.
Un uomo con il cuore
da bambino!

E libero come l'aria
purissima del mattino
per vivere là sui monti
ritorna Serafino!

Un albero di trenta piani

Per la tua mania
di vivere
in una città
guarda bene come c'ha
conciati
la metropoli.

Belli come noi
ben pochi sai
ce n'erano
e dicevano
quelli vengono dalla campagna.

Ma ridevano
si spanciavano
già sapevano
che saremmo ben presto anche noi
diventati come loro.
Tutti grigi
come grattacieli con la faccia di cera
con la faccia di cera
è la legge di questa atmosfera
che sfuggire non puoi
fino a quando tu vivi in città.

Nuda sulla pianta
prendevi
il sole con me
e cantavano per noi
sui rami le allodole.

Ora invece qui
nella città
i motori
delle macchine
già ci cantano la marcia funebre.
E le fabbriche
ci profumano anche l'aria
colorandoci il cielo di nero che odora di morte.

Ma il Comune
dice che però la città è moderna
non ci devi far caso
se il cemento ti chiude anche il naso,
la nevrosi è di moda:
chi non l'ha ripudiato sarà.

Ahia non respiro più,
mi sento
che soffoco un po',
sento il fiato, che va giù,
va giù, e non viene su,
vedo solo che
qualcosa sta
nascendo...
forse è un albero
sì è un albero
di trenta piani.

Note

   
  Qualche anno dopo l'anticipatrice Il ragazzo della Via Gluck, ora siamo nel 1972, dopo il Club di Roma e il celebre libro "I limiti dello sviluppo", l'ecologia non è più una novità (anche se rimane un obiettivo meno prioritario di altri, per governi e popoli), Celentano vi ritorna sopra in modo molto più diretto con uno dei brani, quello rimasto più famoso, del suo album chiamato significativamente "I mali del secolo", che non può non far pensare come intento e ispirazione, al celebre What's Going On di Marvin Gaye (che era dell'anno prima).
  Si trattava anche del primo album nel quale tutti i brani originali erano scritti esplicitamente dallo stesso Celentano.
   

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