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Enzo Jannacci - Andava a Rogoredo

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Quest ca sunt dré a cüntavv, l'è 'na storia vera,
De vün che l'è mai stà bún de dì de no;
I s'era conossü visin a la breda;
Le' l'era d' ruguréd e lü... su no!

Questa che sto per raccontarvi è una storia vera
di uno che non è mai stato capace di dire di no
Si erano conosciuti vicino alla Breda (1)
lei era di Rogoredo e lui ... non so!

Un dì lü l'avea menada a veder la fiera,
La gh'eva un vestidin color del trasú;
Disse: "vorrei un krapfen... non ho moneta"
"pronti!" el gh'ha dà dés chili... e l'ha vista pü!

Un giorno lui l'aveva portata a veder la fiera
lei aveva un vestitino color cacchetta (2)
Disse "Vorrei un krapfen ... non ho moneta"
"pronti" gli ha dato un diecimila ... e non l'ha vista più! (3)

Andava a rogoredo, cercava i suoi danée;
Girava per rogoredo e vosava come un strascée:
"no, no, no no, non mi lasciar,
No, no, no no, non mi lasciar,
Mai, mai, mai!"

Andava a Rogoredo, cercava i suoi soldi
Girava per Rogoredo e gridava come uno straccivendolo:
"o, no, no no, non mi lasciar,
No, no, no no, non mi lasciar,
Mai, mai, mai!"

Triste è un mattin d'aprile senza l'amore!
I gh'era vegnü anca in ment d'andà a 'negass
Là dove el navili l'è pussé negher,
Dove i barcún i poeden no 'rivà...

Triste un mattino d'aprile senza l'amore
Gli era venuto anche in mente di andare ad annegarsi
Là dove i navigli sono più scuri
Dove i barconi non possono arrivare

E l'era bel fermott de giamò un quart d'ura,
E l'era passà anca el temp d'andà a timbrà:
"...mi credi che 'massàmm, ghe poeuss pensar süra;
'dess voo a to' i mè dés chili... poi si vedrà!"

Era lì bel fermo già da un quarto d'ora
Era anche passato il tempo di andare a timbrare
"credo che ad ammazzarmi, potrei pensarci sopra,
per ora voglio i miei diecimila, poi si vedrà"

Andava a rogoredo, cercava i suoi danée;
Girava per rogoredo e vosava come un strascée:
"no, no, no no, non mi lasciar,
No, no, no no, non mi lasciar,
Mai, mai, mai!"

Andava a Rogoredo, cercava i suoi soldi
Girava per Rogoredo e gridava come uno straccivendolo:
"o, no, no no, non mi lasciar,
No, no, no no, non mi lasciar,
Mai, mai, mai!"

 

Note

Nota preliminare del "traduttore": le mie origini padane sono un po' lontane e la mia comprensione del milanese è un poco arrugginita. Se qualcuno ha compreso meglio alcuni frasi può scrivere a questo indirizzo.

  1. La grande fabbrica metalmeccanica di Milano allora (la canzone è stata pubblicata nel 1964) a Sesto San Giovanni.

  2. Letteralmente "color vomito".

  3. La banconota da "des chili" è probabilmente un soprannome in uso a Milano e dintorni in quegli anni. Forse si tratta del biglietto da 10.000 formato lenzuolo che si piegava in 4 per farlo entrare nel portafogli. Ogni suggerimento da parte di visitatori milanesi e di buona memoria è il benvenuto.

  4. Il protagonista che non sa dire di no è probabilmente un operaio, deve timbrare il cartellino ogni mattina.

 

 Altre canzoni di Enzo Jannacci  Sei minuti all'alba, Veronica, Sfiorisci bel fiore, El purtava i scarp del tennis, Faceva il palo, T'ho compra' i calzett de seda, La Luna l'è una lampadina

 

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Musica & Memoria Ottobre 2016 / Testo originale di Enzo Jannacci trascritto e reso in italiano per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita

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