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La grammatica della musica / 1

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La musica, così come qualsiasi linguaggio parlato, all’inizio dei tempi, quando l'uomo per motivi misteriosi ha incominciato a crearla, veniva soltanto suonata o cantata, e tramandata a memoria. Poi, come era avvenuto qualche secolo o millennio prima per la lingua parlata, l’uomo ha cercato di codificarla, per ricordarla, trasmetterla e riprodurla.
I testi di teoria musicale sono un po’ come i testi di grammatica, sono fatti per chi deve sistematizzare un codice, per chi è in una fase di crescita (insomma, per i bambini), oppure, per chi ha già una base. Pochi, come sappiamo, soprattutto in Italia, dove è prevalente la figura dell’analfabeta musicale.
Si può provare ad illustrare alcuni elementi della grammatica della musica in un linguaggio non per iniziati, richiamando le conoscenze culturali e scientifiche che fanno parte del bagaglio comune, senza però imprecisioni o approssimazioni eccessive?

Noi ci proviamo. Ogni commento, suggerimento o critica sarà sempre benvenuto.

Parte prima.
Dal suono alla musica

 
 1. Dal suono alla musica / 2. L'alfabeto della musica / 3. La lingua della musica
 

Il suono

 

 

Gli elementi essenziali della musica sono gli stessi che caratterizzano i suoni che il nostro sistema uditivo può percepire, e sono in parte comuni con quelli delle lingue parlate. Di base ci sono la frequenza del suono, la sua durata alla stessa frequenza, la durata delle pause tra un suono e l’altro, la composizione dei suoni e delle pause e la loro alternanza, la somma di più suoni per avere un suono composto, la variazione di volume del suono.

 

Il codice della musica

 

 

Il codice che descrive una lingua parlata si compone di diversi elementi, ad ognuno di noi noti. C’è l’alfabeto, un insieme di simboli che descrivono i fonemi, combinando questi simboli si compongono le parole, poi la grammatica che detta le regole per scrivere le parole, la sintassi, che si occupa dei modi con cui le parole possono essere collegate tra loro per comporre una frase, lo stile che cerca di codificare i modi, sempre in evoluzione, con i quali scegliere le parole e comporre le frasi in modo coerente con i sentimenti e le suggestioni che vogliono esprimere.
E infine l’elemento più importante, il significato di quelle composizioni di lettere o fonemi che chiamiamo parole. Un significato che, come sappiamo, è diverso per ognuna delle cento e più lingue parlate dagli esseri umani che abitano questa terra,
Il codice della musica si compone di elementi simili. La notazione musicale è un sistema di segni, che descrive gli elementi fondamentali del suono che abbiamo ricordato prima. Consente di descrivere non tutti i possibili suoni, ma una gran parte di essi, proprio come le lettere dell’alfabeto per i fonemi.
Per arrivare ad avere un codice che descrive la musica serve quindi un altro elemento fondamentale: una lingua. Nella musica le lingue sono molte meno di cento, ed esiste anche una lingua universale, compresa ormai da tutti i popoli del mondo, anche se non è l’unica lingua esistente.
Una lingua chiamata sistema tonale o temperamento equabile, con la quale è stata scritta la cosiddetta musica classica, ma che può essere usata, con opportune estensioni ed aggiustamenti (proprio come una lingua naturale alla quale sono aggiunte parole di altre lingue, come computer o flash per la nostra lingua italiana) per descrivere anche le musiche del nostro tempo.

 

Il sistema tonale

 

 

Anche il sistema tonale, come tutte le lingue, si definisce attraverso un insieme di regole grammaticali, sintattiche e di stile. In questo caso la grammatica definisce le regole con le quali le note possono essere collegate tra loro e variate in durata, mantenendo un significato per chi ascolta, cioè possono esprimere una melodia (sequenza di note) o una armonia (somma di note), la sintassi definisce la gerarchia tra le note all’interno delle “parole” musicali (toni e scale) e le loro relazioni all’interno di una composizione (un “periodo”). Lo stile definisce le forme che possono essere adottate per le composizioni musicali. Così come nella lingua parlata lo stile si evolve con il tempo, e un certo modo di parlare o di scrivere individua una data epoca o un dato segmento sociale, anche lo stile in musica può essere ricondotto ad un’epoca. (Torneremo più avanti sugli elementi di base del sistema tonale che abbiamo qui solo citato: note, toni e scale)

 

L'analfabeta musicale

 

 

Una persona che non sa leggere né scrivere in una certa lingua potrebbe essere in grado di parlarla oppure no. Potrebbe conoscerla e parlarla, ovviamente con un lessico limitato, non avendo accesso alla cultura scritta (ai libri) o essere in grado solo di comprenderla sommariamente, ma non di parlarla, come avviene (avveniva) nel nostro paese a chi conosce solo un dialetto.
Allo stesso modo in musica chi non conosce la notazione musicale potrebbe essere in grado comunque di suonarla, andando a memoria o “a orecchio”, oppure non avere nessuna capacità di suonarla, ma essere comunque in grado di ascoltarla e di apprezzarla (che è il caso della maggioranza delle persone).
L'analfabetismo è stato contrastato efficacemente negli ultimi decenni ed ormai interessa meno del 20% delle persone del mondo (2011). Non così è avvenuto per l'analfabetismo musicale.

 

Il significato della frase musicale

 

 

Rimane da considerare il principale elemento di una lingua parlata: il significato, o la semantica. Qui l’analogia è meno netta. Una parola ha significati diversi in lingue diverse, come “estate” o “dove” in italiano e in inglese. Una melodia, ovvero una sequenza di note, può avere anch’essa un significato diverso in diverse culture, per esempio per un europeo e un giapponese prima dell’ultima guerra. La musica occidentale però si è estesa dal dopoguerra a tutto il mondo e il suo “significato”, nel senso di piacere di ascolto, risulta comprensibile pressoché a tutti, come se nel mondo tutti condividessero lo stesso linguaggio. Pur essendovi comunque altre “lingue” musicali non universalmente conosciute, come la musica atonale, o il sistema musicale giapponese o di altri paesi dell’Asia.

Se parliamo invece di “significato” in senso stretto (sensazione di malinconia, allegria, tristezza, ecc.) l’analogia con la lingua parlata si allontana. La musica non ha in sé un significato, il motivo per cui ci piace, e quasi non possiamo farne a meno, non è noto. La musica può essere di supporto al canto, quindi aiutare a veicolare concetti, o alla danza, e in questo caso il significato è derivato da altri linguaggi più espliciti. Ma può essere anche musica pura, che ascoltiamo per le pure sensazioni astratte che ci fornisce. Usiamo questa parola perché un elemento di analogia si può trovare forse con l’arte astratta. Anche le sensazioni che produce un tema musicale peraltro variano nel tempo. Ad esempio il celebre andante della Sinfonia n. 40 di Mozart nella sua epoca dava una sensazione di forza e passione, perché confrontato con lo stile musicale molto diverso del tempo. Ora, in un contesto del tutto diverso, suggerisce sensazioni di malinconia e nostalgia.

 

Lo strumento

 

 

Così come non è possibile imparare a leggere senza imparare anche a scrivere, anche in musica è impossibile imparare la grammatica della musica senza usare uno strumento, con il quale trasformare in suoni la notazione musicale. Lo strumento più indicato, come noto, è il pianoforte, o comunque uno strumento a tastiera, perché riprende sulla tastiera nel modo più completo e diretto la struttura della notazione musicale, e perché per produrre un suono è sufficiente saper pigiare un tasto. Questo non significa che suonare il pianoforte sia facile, anzi. E’ però facile in un pianoforte o su una tastiera individuare gli elementi della notazione musicale e produrre un suono, senza doversi impadronire della tecnica per produrre il suono.

 

Indice

 

 

Il suono / Il codice della musica / Il sistema tonale / L'analfabeta musicale / Il significato della frase musicale/ Lo strumento

 

Parte seconda: L'alfabeto della musica, Parte terza: La lingua della musica

 

Pagine Correlate

© Musica & Memoria - Alberto Maurizio Truffi / Ottobre 2011 / Fonti: Zoltán Kodály - La grammatica della musica (Einaudi), Nerina Poltronieri - Lezioni di teoria della musica (ESR - Sedam), Cosimo Carocci e Benedetto Passannanti - L'alfabeto dell'ascolto (Carocci)

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