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FAQ sull'alta definizione in musica (HD)

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Sul nostro sito Musica & Memoria abbiamo pubblicato da tempo una sezione di domande & risposte o frequently asked questions dedicata all'ascolto ottimale della musica (Stereofonia e Alta Fedeltà) e una successiva serie di FAQ dedicate alla Musica liquida. Questa ulteriore serie è dedicata alla evoluzione al passaggio alle tecniche in alta definizione anche per la musica registrata e gestita in formato digitale.
Avvertenza: è un terreno in continua evoluzione, cercheremo di tenere aggiornate le FAQ, ma consigliamo di controllare sempre la data di aggiornamento.

Per approfondimenti e articoli monografici: vedere gli articoli su musica liquida e musica da PC sul nostro blog Musica & Tecnologia.

 

FAQ. Frequently Asked Questions

 

Le basi

Cosa si intende per alta definizione in musica?

Come viene effettuata la cattura e come varia il livello di precisione?

Come funziona il PCM?

Sono stati adottati da subito i parametri necessari e ottimali per campionare ogni messaggio audio?

Quali compromessi sono stati adottati nel PCM per la telefonia?

Per la musica sono stati adottatati parametri superiori?

Perché per la musica è necessario un ampio range di valori?

La qualità dipende quindi dal numero di campioni?

Quali parametri sono stati adottati per la musica?

Per la frequenza di campionamento che scelta e' stata fatta?

Per il CD invece la scelta è stata diversa. Perché?

È stata una scelta sbagliata?

La musica in HD richiede più spazio?

 

Le differenze e i vantaggi

In cosa si differenzia l'alta definizione dalla qualità CD?

Che vantaggi si hanno con i campioni a 24 bit?

Che vantaggi si hanno aumentando la frequenza di campionamento?

Perché avete lasciato per ultimo il vantaggio della estensione in frequenza?

Nelle specifiche del mio lettore di CD c'è scritto che il convertitore è 24/192. Quindi è in HD?

Adesso ci verrete a dire anche che è possibile ascoltare oltre i 20KHz?

Sarebbe stato meglio che il CD avesse adottato all'inizio il campionamento a 48KHz?

In definitiva la musica in alta definizione si sente meglio?

Perché invece ci sono articoli e forum che sostengono che non vi sia alcuna differenza?

Alcuni articoli sul web sostengono anche che con l'HD c'è addirittura un peggioramento. E' vero?

Come si può togliersi il dubbio?

La registrazione e riproduzione analogica è sempre e comunque superiore?

La massima qualità è quindi possibile solo con il digitale in HD?

Poiché le differenze non sono facili da sentire non è che il passaggio in HD è tutta una operazione commerciale?

 

Dove si trova la musica in HD

La musica in HD costa più di quella in standard CD?

La produzione musicale in HD è sufficiente?

Su quali canali di distribuzione si può trovare la musica in HD?

 
 

   

FAQ. Frequently Asked Questions

 

Le basi

 

Cosa si intende per "alta definizione" in musica?

La definizione o risoluzione indica il livello di precisione con il quale viene catturato l'evento sonoro. È definita "alta" in relazione al livello di precisione del primo sistema di registrazione della musica con tecnica digitale, tuttora in uso, il CD, che quindi è definito a "definizione standard" (SD o standard definition) in contrapposizione a HD (high definition).

 

Come viene effettuata la "cattura" e come varia il "livello di precisione"?

Sono termini generici per non introdurre subito riferimenti alla tecnologia usata. Che deriva direttamente dal mondo della telefonia, dove è stata introdotta negli anni '70 del XX secolo per utilizzare nelle centrali telefoniche la tecnologia informatica, sostituendo così con minori costi e prestazioni superiori le centrali elettromeccaniche in uso dagli anni '30. Il sistema usato sia nella telefonia sia per la musica si chiama PCM (pulse code modulation).

 

Come funziona il PCM?

Estese descrizioni si possono trovare in Wikipedia. Si tratta in sintesi di un campionamento del segnale sonoro. Viene effettuato un numero elevato di rilevazioni dell'intensità del messaggio audio ed ognuna viene registrata in un formato gestibile da un computer, secondo una scala di valori predefinita. Il numero di campioni definisce la frequenza di campionamento. La scala di valori disponibile dipende dal numero di bit (unità di informazione elementare che può avere solo due valori, zero o uno) adottato per registrare e archiviare ogni campione. Al crescere della frequenza di campionamento e del numero di bit cresce la definizione o risoluzione.

 

Sono stati adottati da subito i parametri necessari e ottimali per campionare ogni messaggio audio?

No. Non sono stati adottati all'inizio per limitazioni derivanti dalla tecnologia informatica disponibile a cavallo degli anni '70, quando è iniziata questa evoluzione tecnologica in telefonia. I processori disponibili per i computer personali e portatili erano a 8 bit (Intel 8080, Zylog Z80), quelli per i computer industriali da inserire nelle centrali erano a 16 bit (PDP-11). Le memorie su hard disk raggiungevano a fatica i 100MB (non GB). Si è dovuta seguire una scelta di compromesso.

 

Quali compromessi sono stati adottati nel PCM per la telefonia?

La frequenza di campionamento è legata alla frequenza audio da una legge matematica espressa dal teorema di Nyquist, in base al quale la massima frequenza audio registrabile è pari alla metà della frequenza di campionamento. Poiché nella telefonia deve essere trasmessa la voce umana e non la musica, e la voce umana nel parlato ha una banda in frequenza limitata in alto a 4KHz e la capacità di comprendere il parlato anche in condizioni non ottimali è elevata, era sufficiente una frequenza di campionamento pari a 8.000 campioni al secondo ed un numero di bit per campioni pari ad 8, e quindi una gamma di possibili valori pari a 2 alla 8, ovvero 256. Con questi parametri non si otteneva una qualità audio ottimale, ma si riusciva a riconoscere se si stava parlando al telefono con lo zio o con il nipote, e poteva essere sufficiente, almeno all'inizio. Le applicazioni commerciali per telefonia fissa (ISDN) e mobile (GSM) hanno poi adottato parametri in parte superiori, ma non è questa la sede per approfondire la storia della telefonia.

 

Per la musica sono stati adottatati parametri superiori?

Si, ed era indispensabile perché la banda di frequenza è molto più ampia e copre con vari strumenti tutto l'arco udibile dall'uomo, da 20 a 20.000 Hertz. Per prima cosa era necessaria, per il teorema di Nyquist già citato, una frequenza di campionamento pari ad almeno 40.000 campioni per secondo, poi il numero di valori con cui distinguere i livelli sonori non poteva essere troppo limitato, essendo il segnale musicale molto più complesso.

 

Perché per la musica è necessario un ampio range di valori?

Bisogna ricordare alcuni cenni sul meccanismo per rispondere. La migliore analogia che si può fare è con il passatempo popolare che compare da decenni sulla Settimana Enigmistica chiamato "Cosa apparirà?". Di un disegno vengono mostrati solo alcuni punti, collegandoli tra loro in una opportuna sequenza con una matita il disegno ricompare. I punti corrispondono ai campioni, l'operazione di ricongiungimento corrisponde alla interpolazione. Nel processo di digitalizzazione della musica la prima fase è svolta dal convertitore da analogico a digitale (AAC: Analog Audio Converter) e il secondo dal convertitore da analogico a digitale (DAC: Digtal to Audio Converter).

 

La qualità dipende quindi dal numero di campioni?

Si. Proprio come nel passatempo citato in precedenza la precisione del disegno sarà maggiore tanto più saranno vicini tra loro i punti. Basti pensare a un raggio di curva. E anche al fatto che nella interpolazione, cioè nel congiungimento di due punti, si introduce sempre un errore, se il tratto che li collega non è perfettamente rettilineo o curvilineo, questo errore può essere ridotto sino a diventare ininfluente avvicinando i punti.

 

Quali parametri sono stati adottati per la musica?

Lo sviluppo dell'audio digitale è iniziato nella seconda metà degli anni '70, all'incirca in parallelo con la telefonia digitale, ed ha fatto ricorso al meglio della tecnologia informatica dell'epoca. In particolare ha adottato per i campioni un numero di bit pari a 16, essendo allora prossimi ad essere disponibili per la produzione processori integrati (CPU) a 16 bit di basso costo e quindi inseribili nei lettori CD. Il range di valori disponibili era quindi 2 alla 16 ovvero 65.536 Un range peraltro indispensabile per un segnale complesso come quello musicale.

 

Per la frequenza di campionamento che scelta e' stata fatta?

In informatica i parametri utilizzati per vari motivi sono in genere multipli di 2 e di 8 e quindi la scelta sarebbe dovuta essere 48KHz, con la possibilità quindi di digitalizzare segnali audio sino a 24KHz, quindi con un certo "margine di tolleranza" rispetto all'esigenza. Questa è stata la scelta fatta per il DAT (Digital Audio Tape), per la registrazione in formato digitale su nastro magnetico, successore della musicassetta Philips almeno in campo professionale.

 

Per il CD invece la scelta è stata diversa. Perché?

48.000 campioni da 16 bit (2 byte) ciascuno richiedono uno spazio di memoria pari a 96Kbyte per ogni secondo. Quindi 5,76MB al minuto, 355,2 MB per 45', che era la durata standard degli LP (ma su due facciate). Lo spazio disponibile nel CD prima versione per la registrazione dei campioni era sufficiente e si sarebbe potuta adottare questa frequenza di campionamento. Per rendere commercialmente più attraente il nuovo formato si voleva però fornire la possibilità di ascoltare senza interruzioni anche composizioni di durata maggiore. In particolare la composizione di musica classica più celebre di tutte, la 9a sinfonia di Beethoven. E' stata scelta quindi una frequenza inferiore, fuori standard, 44.100 campioni per secondo, che era appunto sufficiente per la durata media di una esecuzione della famosa sinfonia. Secondo alcune fonti a proporre e quasi imporre questa scelta sarebbe stato il famoso direttore d'orchestra Herbert Von Karajan, allora una potenza nella musica, secondo altri il capo della Sony (che sviluppava assieme alla Philips il nuovo standard) Akio Morita, forse entrambi, ma comunque quella è stata la scelta. Puramente dettata dalla capacità di memorizzazione dei CD, peraltro aumentata già negli anni immediatamente successivi.

 

È stata una scelta sbagliata?

Ci torniamo dopo nella parte dedicata al confronto tra CD e HD.

 

La musica in HD richiede più spazio?

Ovviamente sì. Un minuto di musica digitale a 24bit/96KHz occupa 17,28MB contro i 5,76 del CD, 3 volte tanto. A 192KHz si raddoppia. Si può ridurre la necessità di spazio fisico o di tempo di download ricorrendo ad un sistema di compressione lossless (senza perdita di qualità) come il FLAC o l'ALAC di Apple. Ma con la velocità di linea e il costo della spazio disco o di memoria attuale sono numeri che non possono preoccupare nessuno. Soprattutto perché sono inferiori a quelli richiesti per un film in formato compresso, un tipo di download e di archiviazione che tutti gestiscono senza problemi. Anche l'archiviazione su supporti fisici tradizionali non è un problema. Basta un comunissimo DVD.

 

Le differenze e i vantaggi

 

In cosa si differenzia l'alta definizione dalla qualità CD?

La evoluzione della tecnologia ha consentito già dopo pochi anni dalla affermazione del nuovo standard CD, a metà degli anni '80, di realizzare codificatori e decodificatori con parola a 24 bit e frequenza di campionamento superiore, doppia o quadrupla del valore standard minimo per la musica, i 48KHz del DAT citati in precedenza. Questi AAC e DAC di qualità superiore, in alta definizione secondo quanto anticipato in precedenza, sono stati adottati, sin dagli anni '90, dagli studi di registrazione per realizzare i master in digitale, sfruttando la maggiore versatilità della nuova tecnologia. Nei CD era anche indicata la tecnica di registrazione e di editing. Quelli tutti in digitale erano DDD.
 

Che vantaggi si hanno con i campioni a 24 bit?

Sono: 1) Riduzione della distorsione di quantizzazione e 2) Risoluzione ai bassi livelli. Vediamoli:

1) Il numero di valori a disposizione si incrementa di molte volte arrivando a 2 alla 24 (16.277.216). I campioni quindi possono descrivere in modo 256 volte più preciso il segnale musicale, riducendo l'errore intrinseco del processo di digitalizzazione spiegato prima, che tecnicamente viene chiamato distorsione di quantizzazione. In particolare si riduce la distorsione soprattutto quando si registrano o riproducono suoni a basso livello di pressione sonora, una situazione nella quale il range di valori disponibili si riduce e lo standard CD mostra i suoi limiti (vedi).

2) Un problema dello standard CD è che la risoluzione a bassi livelli di volume sonoro non è sufficiente per rilevare in modo pienamente adeguato il segnale audio. Questo problema deriva dallo standard PCM utilizzato, che prevede un "accorciamento" del campione al diminuire del volume di registrazione: a -20dB i livelli disponibili passano da 65536 (il massimo pari a 2 alla 16, corrispondente del livello pieno, ovvero 0dB) a 6554, a -40dB ne rimangono 655, a -60dB 65, con una approssimazione del segnale originale (ovvero distorsione di quantizzazione) sempre più marcata. Con un campione a 24 bit e quindi una gamma di valori 256 volte più ampia (16.277.216 valori a 0dB) anche a -20dB o -60dB il campionamento rimane efficace. Non si tratta di un vantaggio marginale perché l'udito umano (sempre per le esigenze dei nostri lontani antenati, cacciatori o prede) è progettato per avere la massima efficienza proprio ai bassi livelli.

 

Che vantaggi si hanno aumentando la frequenza di campionamento?

Una frequenza di campionamento più elevata consente: 1) un numero più elevato di campioni (doppio o quadruplo) per unità di tempo, 2) una più agevole ed efficace gestione di un effetto collaterale indesiderato della digitalizzazione chiamato aliasing. 3) La risoluzione ai bassi livelli più elevata, 4) la possibilità di registrare suoni a frequenze più elevate (oltre 40 o 90 KHz).
Vediamo i primi due.

1) il vantaggio è dello stesso tipo di quello già ottenibile incrementando il numero di valori disponibili per il singolo campione, solo che qui è nel dominio del tempo; consente quindi in teoria di registrare con maggiore precisione le variazioni istantanee del segnale musicale. Secondo la maggior parte delle fonti su questo aspetto la frequenza standard di 48K campioni al secondo consente però di raggiungere livelli sufficienti e incrementando la frequenza dei campioni non si hanno miglioramenti avvertibili, e quindi non si tratta di un vantaggio particolarmente sottolineato, anche se indubbiamente esiste.

2) Qui il discorso si fa più tecnico e, per non imporlo come atto di fede nella scienza digitale, richiede una risposta più articolata che tentiamo di proporre in forma molto semplificata. Il campionamento a frequenza più elevata consente di eliminare all'origine una particolare forma di distorsione legata ad ogni forma di campionamento chiamata aliasing. Un fenomeno abbastanza familiare perché si verifica anche nel cinema (che è sempre basato sul campionamento, i campioni sono i fotogrammi impressi sulla pellicola) quando il movimento da riprendere ha una frequenza superiore a quella del campionamento (24 fotogrammi per secondo in questo caso). Caso tipico sono i raggi di una ruota di una diligenza o di una moto, che per effetto di questa distorsione sembrano muoversi al contrario e più lentamente.
Anche nella musica registrata può verificarsi questo inconveniente perché, se è vero che l'udito umano arriva sino a 20KHz, diversi strumenti (es. violino, cimbali e altre percussioni) producono armoniche superiori che possono andare oltre il limite registrabile sul CD (22,05KHz). La codifica da analogico in digitale deve quindi prevedere la eliminazione con un filtro passa-basso di tutto il contenuto sonoro sopra i 22,05KHz, per evitare l'innescarsi dell'aliasing. A prescindere dalla perdita di parte del messaggio originale (vedi dopo), in questa operazione viene introdotta una seconda forma di distorsione. Il segnale musicale infatti non è descritto solo in termini di frequenza ma anche di fase, sul piano temporale, e il nostro sistema uditivo utilizza anche questa informazione per la individuazione dei suoni. Il problema nasce dal fatto che un filtro passa-basso per sua natura introduce una distorsione di fase (group delay) e quindi un degrado che ha effetto anche sulle armoniche inferiori dello stesso suono, quelle che ricadono nello spettro udibile. Nello specifico, si tratta d una distorsione che si presenta sotto forma di non linearità (ringing e over shooting) nella codifica-decodifica di suoni impulsivi, e che quindi può peggiorare in particolare la riproduzione degli strumenti percussivi. L'utilizzo di una frequenza di campionamento più elevata, già a 96KHz, rende inutile questa operazione di filtraggio e i suoi effetti collaterali indesiderati, non essendo presenti in alcun segnale musicale suoni oltre i 48KHz.

 

Nelle specifiche del mio lettore di CD c'è scritto che il convertitore è 24/192. Quindi è in HD?

No. Molti convertitori (DAC) di ultima generazione utilizzano componenti interni già compatibili con l'alta definizione, perché sono più recenti, più aggiornati tecnicamente e probabilmente hanno prestazioni più elevate. Tutti i convertitori possono gestire anche software audio a risoluzione inferiore a quella massima ammessa mediante una operazione di sovracampionamento. Una operazione che rende compatibile il file audio con il formato superiore ma che non aggiunge alcun dettaglio sonoro e quindi non può incrementare la qualità. Che rimane sempre al livello di quella del CD. Molti produttori di hardware affermano che con questa operazione si avrebbe anche un vantaggio e questo può dipendere anche da altre caratteristiche del progetto, ma l'unico vantaggio certo nell'utilizzo del sovracampionamento è la possibilità teorica di utilizzare i componenti migliori, come affermato in precedenza.

 

Perché avete lasciato per ultimo il vantaggio rappresentato dalla estensione in frequenza?

Perché è il più controverso. L'orecchio umano in base ai test audiometrici è in grado di riconoscere suoni fino a circa 20KHz per soggetti giovani e anche meno (15-16KHz) dopo i 40 anni, e anche tutti gli strumenti per produrre musica, registrarla e ascoltarla sono stati nel tempo progettati per restare all'interno di questo range di suoni udibili, per ovvi motivi. Quindi la possibilità di andare oltre i 20KHz non ha alcuna utilità pratica perché li non c'è musica udibile. Da qui la negazione dell'utilità di questa caratteristica o addirittura dell'alta definizione in musica con annesse polemiche. In realtà le cose non sono mai semplici e in particolare non lo sono nella musica.

Per iniziare non è vero che gli strumenti musicali non producono suoni con frequenze oltre i 20KHz. Come anticipato due FAQ sopra, nel processo di generazione di un suono, ad esempio sfregando con l'archetto una corda di violino, oltre alla armonica base vengono prodotte armoniche correlate a frequenze superiori. Armoniche che, per esempio proprio nel violino, possono essere a frequenze oltre la soglia dell'udibile, anche se a livello di pressione sonora molto meno elevate delle principali.
Si può verificare la effettiva estensione anche strumentalmente, con uno spettrogramma, come abbiamo fatto anche noi sul blog associato a M&M, sulla scia della rivista del settore Audio Review, analizzando alcune registrazioni in alta definizione prodotte da Linn Records ed altri, verificando la effettiva presenza di un segnale audio complesso anche fino ai 30KHz ed oltre.
Non è neanche esatto, infine, che un impianto hi-fi non possa riprodurre frequenze oltre la gamma udibile. I tweeter utilizzati nei diffusori della principale azienda del settore, la Bowers & Wilkins, hanno una risposta in frequenza che si estende fino ai 40KHz per i modelli standard con cupola in alluminio, e arrivano sino ai 70KHz per la serie top con cupola ricoperta da polvere di diamante. Esistono anche tweeter con una diversa tecnologia (a nastro) che riescono agevolmente a riprodurre frequenze ultrasoniche.

 

Adesso ci verrete a dire anche che è possibile ascoltare oltre i 20KHz?

No. Chiunque abbia fatto un test audiometrico sa già che riuscire a percepire suoni oltre i 16KHz anche da giovani è piuttosto arduo. Sono stati fatti però blind test nei quali gruppi di persone riuscivano a distinguere messaggi sonori con frequenze ultrasoniche da altri tagliati a 20KHz. Secondo alcune teorie potremmo percepirli in altro modo, non con le orecchie, forse con l'apparato osseo. Non è strano che l'evoluzione abbia fornito all'uomo numerosi sistemi per percepire la più vasta gamma di segnali che la natura e gli altri esseri viventi potevano generare. Era questione di sopravvivenza, quando eravamo cacciatori, o prede. Al di là di queste ipotesi, in un concerto dal vivo con strumenti a gamma estesa siamo immersi in un campo di messaggi sonori che si estende oltre la nostra gamma udibile. Avendo la possibilità tecnica di farlo, la massima fedeltà di riproduzione si ottiene riproducendo questo insieme di suoni in modo completo, senza tagliare frequenze e dettagli. Oltre alla eliminazione dei problemi di aliasing e group delay descritti in precedenza. Nella immagine sotto, tratta dal nostro blog, lo spettrogramma di una registrazione in HD della casa discografica specializzata Chesky Records, della cantante jazz Christy Baron, con contenuti audio a basso livello (a -84 dB dal livello massimo) fino a 40KHz ed oltre.

Sarebbe stato meglio che il CD avesse adottato all'inizio il campionamento a 48KHz?

Probabilmente si. Non avrebbe comportato alcuna limitazione sulla durata, che ha raggiunto la capacità necessaria nel giro di pochi anni. Mentre la maggiore densità di campioni e di risposta in frequenza avrebbe consentito una maggiore qualità già all'inizio, come hanno notato gli utilizzatori dello standard lanciato in parallelo al CD, il DAT per la registrazione digitale su nastro magnetico, che utilizzava ed utilizza un campionamento 16/48 con risultati all'ascolto considerati superiori dalla maggioranza degli operatori del settore.

 

In definitiva la musica in alta definizione si sente meglio?

Si. Ma non in modo così netto e riconoscibile da tutti come nell'alta definizione per il video.
Come premessa è necessario: 1) che i test musicali utilizzati siano adatti a riconoscere la differenza (quindi con un contenuto complesso, come i video promozionali usati per le dimostrazioni dei nuovi modelli di TV: se utilizzassero cartoon giapponesi per bambini, a colori pieni, non si vedrebbe alcuna differenza; 2) che l'impianto di riproduzione sia di qualità definibile in alta fedeltà (vedi FAQ) e che quindi non introduca distorsioni che coprano le differenze o tagli o carenze (per esempio alle basse frequenze o nella capacità di ricostruzione spaziale) che possano eliminare gli elementi differenzianti.

Soddisfatte queste premesse, riconoscere un contenuto audio in alta definizione da un contenuto in qualità CD è possibile per ogni persona con udito in condizioni normali. Ma ciò non significa che il riconoscimento sia immediatamente percepibile per tutti. Un recente studio della AES (Audio Engineering Society), una meta-analisi su 53 test alla cieca svolti negli anni su questo tema, ha dimostrato infatti che un riconoscimento sicuro è sempre raggiunto da una parte delle persone che si sottopongono al test, anche se questo gruppo è sempre minoritario, e ha dimostrato anche che la capacità di discernimento aumenta in modo molto marcato se il test viene preceduto da un training sugli elementi da focalizzare per individuare le differenze, o se viene sottoposto ad addetti ai lavori come tecnici del suono o musicisti da studio. Né più ne meno di quello che sperimentiamo da sempre, ad esempio, nel settore dei vini, dove chi ha fatto un corso da sommelier riesce a distinguere due annate dello stesso vino e altri non riescono neanche a riconoscere due vini diversi, mentre il buongustaio normale almeno la differenza tra un Brunello o un Lagrein riesce a individuarla senza difficoltà.

In ogni caso, chiunque abbia dei dubbi non deve far altro che provare la differenza sul proprio impianto, anche alla cieca eventualmente, con un aiuto esterno, utilizzando lo stesso brano musicale nei due formati (vedi nel seguito come può essere eseguito questo semplice test).

 

Perché invece ci sono articoli e forum che sostengono che non vi sia alcuna differenza?

Tecnicamente e anche sperimentalmente, come spiegato in precedenza, la differenza c'è sicuramente. Molti però sostengono che non c'è per una ragione molto semplice: perché loro non la sentono e perché la maggioranza delle persone non la sentono. Non si tratta però di un referendum dove la maggioranza vince (se si raggiunge il quorum, almeno in Italia). Le stesse persone se avessero interesse a formarsi sull'ascolto e ad ascoltare la musica in modo sempre più fedele raggiungerebbero una maggiore sensibilità agli elementi differenzianti. Se invece non hanno interesse alcuno o molto basso o ascoltano la musica solo come sottofondo avrebbero un interesse molto basso riguardo a questo dibattito, come un astemio sulla superiorità o meno di una annata di Sassicaia rispetto ad un'altra.

 

Alcuni articoli sul web sostengono anche che con l'HD c'è addirittura un peggioramento. E' vero?

Questo vorrebbe dire che la tecnologia CD, le cui scelte relativamente alla risoluzione dipendevano dalle possibilità tecnologiche nei lontani anni '80, per un caso della vita raggiungeva già anche la massima qualità audio avvertibile per il sistema uditivo umano, e di conseguenza non è migliorabile. Una affermazione difficile da sostenere poiché già pochi anni dopo nel settore professionale sono stati adottati livelli di risoluzione più elevati (24/96 o 24/192 e in seguito anche 32/384) evidentemente perché consentivano un incremento della qualità del suono non certo un decremento.

 

Come si può togliersi il dubbio?

Non è necessario avventurarsi in approfondite analisi teoriche, che inoltre difficilmente possono essere definitive perché non tutto è noto è spiegato riguardo alla nostra capacità di percepire i suoni. Il materiale audio e gli strumenti necessari per ascoltarlo non sono oggetti da laboratorio che richiedono elevati investimenti o competenze tecniche e scientifiche per utilizzarli, tipo un sincrotrone o un radio telescopio. Sono alla portata di qualsiasi persona interessata ai buoni ascolti che può fare quindi tutti i test a confronto che ritiene necessari, investendo soltanto una quota del proprio tempo, e a patto ovviamente di saper riconoscere in un test a confronto il suono di due amplificatori diversi.

Non avrà forse una risposta definitiva e universalmente valida ma una risposta relativa, applicabile però a chiunque condivida un set di prova analogo. L'importante è solo avere a disposizione, per un test attendibile: 1) un impianto hi-fi correttamente assemblato ed installato, non è necessario che sia un impianto top, ma è importante che sia installato in modo da consentire una buona ricostruzione spaziale; 2) musica per il test suonata soprattutto con strumenti acustici, possibilmente conosciuti per ascolti anche dal vivo (in primis la voce umana); 3) lo stesso materiale musicale nei due formati da confrontare, per consentire confronti in commutazione diretta, nei quali è più facile individuare le differenze in modo oggettivo; 4) una modalità di esecuzione della prova di tipo "blind test", possibilmente esteso anche a persone che non siano interessate ai confronti, ma che conoscano bene la musica e i suoi suoni. E' consigliabile anche fare un test preliminare confrontando gli stessi contenuti in qualità CD e compressi MP3. Se le persone che effettuano il test non colgono alcuna differenza in queste condizioni: o non hanno una educazione musicale sufficiente per percepirle o l'impianto non ha caratteristiche tali da evidenziare le differenze. Inutile quindi fare il test successivo sulla differenza tra CD e HD. Approfondimenti su questi temi si possono leggere sul nostro blog.

 

La registrazione e riproduzione analogica è sempre e comunque superiore?

No. La digitalizzazione del suono, come spiegato in precedenza, è basata sul campionamento, e quindi da un certo punto di vista può essere considerata una compressione del messaggio audio originario. Nel senso che non tutto il messaggio è registrato nella interezza della sua forma d'onda, come avviene invece nella registrazione analogica, che quindi sotto questo aspetto rimane il riferimento. Questo non implica però che la registrazione analogica sia in grado di registrare e restituire il segnale audio nella sua piena interezza. Ad esempio la più diffusa tecnica di registrazione e riproduzione analogica, il microsolco in vinile, non è in grado di gestire la dinamica della musica dal vivo, a causa del rumore di fondo che, anche coi vinili di migliore qualità e con i sistemi di lettura più raffinati e costosi, non riesce a raggiungere la gamma dinamica richiesta dalla grande orchestra classica, che è invece tranquillamente gestibile nella musica digitale. Un altro esempio di limitazione riguarda la immagine stereo, a causa della diafonia, la presenza del segnale sinistro sul destro e viceversa, che è impossibile da annullare sul vinile ma può arrivare a livelli inavvertibili sul CD e ancor più sull'HD. Anche nell'analogico si possono raggiungere livelli superiori e che possono annullare queste differenze rispetto al digitale, è necessario però ricorrere ad una diversa tecnologia, la registrazione e riproduzione su nastro magnetico, utilizzando però le più alte velocità possibili (36 o 72 cm/sec.) e nastri almeno da 1/4 di pollice a 2 tracce. Una tecnologia che è in grado di riprodurre interamente senza compressioni o alterazioni il contenuto musicale, peccato che sia poco pratica nell'utilizzo e che sia i pochi contenuti disponibili (nastri pre-registrati) così come gli apparati di riproduzione abbiano costi molto alti, e soprattutto che le registrazioni analogiche all'origine (altrimenti addio analogico) si fermino sostanzialmente alla metà degli anni '80 (vedi qui per approfondimenti).

 

La massima qualità è quindi possibile solo con il digitale in HD?

Nella pratica sì. Continua ad esistere un forte interesse ed un mercato anche in crescita per il vinile, ma le motivazioni per la scelta per tutta la produzione recente non sono dettate dalla migliore qualità del suono, poiché in realtà la prima fase del processo di registrazione e riproduzione, che ovviamente influenza tutte le altre, è realizzata ormai nel 100% della produzione attuale con tecnologia digitale, in particolare in HD a 24/96 o 24/192 o 32/384 (o con un diverso standard, DSD, per il quale rimandiamo alla FAQ sulla musica liquida). Le motivazioni della scelta dell'analogico sono quindi legate al valore percepito per l'oggetto "disco in vinile" (confezione, immagine, giradischi, ecc.) oltre al fatto che questa tecnologia garantisce, per impianti correttamente installati e manutenuti, una qualità di ascolto dello stesso ordine di grandezza di quella ottenibile in HD (pur con differenze che appassionano i cultori del settore).

 

Poiché le differenze non sono facili da sentire non è che il passaggio in HD è tutta una operazione commerciale?

Può anche darsi che fosse questa la intenzione dei produttori di componenti elettronici (o hardware) e delle case discografiche (software). Che effettivamente all'inizio degli anni 2000 hanno proposto un "successore del CD" chiamato SACD (Super Audio CD) che consentiva di distribuire e ascoltare musica in alta risoluzione (equivalente a 24 bit e 88,2KHz di campionamento). Il lancio commerciale su larga scala però non c'è mai stato per la musica più diffusa (pop, rock) e per il grande pubblico questo diverso standard è rimasto sconosciuto, sino all'abbandono alla fine del decennio, salvo per il settore della classica. Quindi se anche una operazione commerciale è stata pensata e tentata, è stata totalmente fallimentare e le case discografiche hanno abbandonato questa strategia. Al momento non c'è nessuna promozione della musica in HD da parte delle major del disco e neanche dalle indies (etichette indipendenti) come chiunque può appurare.

 

Dove si trova la musica in HD

 

La musica in HD costa più di quella in standard CD?

No. A differenza di quello che è avvenuto con il lancio (con grande successo) del CD, che costava più del LP e molto di più della cassette, la musica in HD che si può normalmente comprare ha lo stesso ordine di grandezza di costo della musica su CD e, nel formato album, non molto inferiore alla musica in formato compresso venduta su iTunes. Indipendentemente dall'incremento di qualità e dalla sua percezione più o meno netta, a parità di costo conviene sceglierla.

 

La produzione musicale in HD è sufficiente?

Si e no. Una produzione in HD abbastanza ampia da soddisfare le esigenze di un appassionato di musica è disponibile già dal 2011-2012 per il genere classico (inclusa lirica e musica contemporanea). Dal 2014-2015 la disponibilità è aumentata anche per i generi più diffusi, pop e rock, ma limitatamente alla ripubblicazione o ristampa in formato HD di materiale a catalogo e a titoli meno noti proposti dalle indies. Conntinua ad essere quasi inesistente la proposta da parte delle major, con la sola eccezione (sempre con pochi titoli) per la classica. Gli aggiornamenti periodici si possono leggere sul nostro blog.

 

Su quali canali di distribuzione si può trovare la musica in HD?

E' distribuita in due modalità, mediante digital download (in Italia normalmente chiamato "musica liquida") da portali  specializzati o da siti delle poche case discografiche di classica che già offrono questo formato, oppure su supporto fisico a standard SACD, sempre e solo per la classica in questo secondo caso. Per una rassegna sempre aggiornata della disponibilità, che è variabile di anno in anno, consultare il nostro blog.

 

Altre domande?

 

Altre domande sulla musica liquida? Scrivi a Musica & Memoria

 

   
     

© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria - Aprile 2013 / Aggiornamento completo: Luglio 2016

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