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Mina - Fumo blu (Ta ra ta ta ta ta) |
Con me tu puoi Fumo blu, fumo blu Ta ra ta ta ta ta -
ta ra ra ta ta Lo so non sei Fumo blu, fumo blu Ta ra ta ta ta ta -
ta ra ra ta ta |
Note |
La canzone censurata per eccellenza non è Je t'aime ... moi non plus o "Servi della gleba" di Elio, ma questa canzone di Mina del 1966, che è a un livello di "politically incorrectness" ben superiore: è favorevole al fumo! Va bene la prudente premessa sul fumo della pipa (che, dicono, fa meno male, ma ora è vietato lo stesso) ma si capisce subito che l'amato fumatore dal bacio proibito non disdegna neanche le sigarette. Anche perché la canzone ripete "fumo blu" che non da' per niente l'impressione di essere il fumo prodotto da una pipa. Sta di fatto che la canzone non compare nelle antologie di Mina, non è inclusa tra i brani della cantante disponibili su iTunes, si trovano informazioni con difficoltà. Casualità o censura? Negli anni '60 invece il fumo era molto più libero: si fumava nei ristoranti e nei locali, si fumava nei programmi televisivi, la pubblicità delle sigarette compariva tranquillamente sulle riviste patinate. Anche questa canzone veniva usata tranquillamente nella pubblicità, era un "carosello" per la pasta Barilla del 1967, non pubblicizzava quindi le sigarette, almeno non direttamente, ma andava in onda dopo il telegiornale, al punto di massimo ascolto sul primo canale RAI. Nell'orario in cui la vedevano anche i bambini. Per i curiosi, il video con Mina al suo meglio, si trova facilmente su YouTube. |
Si fumava persino al cinema. Guardando verso la schermo intorno alla fine del primo tempo le immagini sembravano perse nella nebbia, ma era una nuvola di fumo di sigarette. Per fortuna nell'intervallo in molti cinema si apriva il tetto e così, se non pioveva, cambiava l'aria e si riusciva a vedere in qualche modo il film sino alla fine. La stretta è arrivata intorno ai '70, almeno la pubblicità diretta era vietata. Le multinazionali del tabacco ricorrevano allora alla pubblicità indiretta: linee di abiti con lo stesso marchio (Marlboro Leisure Wear, Kim), sponsorizzazione di auto e moto da corsa, pacchetti di sigarette ben in vista nelle scene dei film. Su quest'ultima abitudine radicata del cinema italiano dell'epoca ricordiamo anche una mitica tirata di Nanni Moretti nel film Ecce Bombo. (A lato, per avere un'idea, una mitica pubblicità Marlboro degli anni '60, speriamo di non avere guai a riprodurla...e li abbiamo avuti! Google ha richiesto dopo 9 anni, ma insistentemente, la rimozione pena cancellazione del programma AdSense) |
La canzone era una cover basata su un brano scritto da Ernie Maresca per Bernadette Carrol (una "dolly singer" dei primi anni '60) dal titolo Try Your Luck (è certo quindi che l'originale non parlasse di fumo e sigarette), peraltro lato B del suo singolo He's Just A Playboy del 1965. La versione italiana (molto simile però nell'arrangiamento alla successiva cover in inglese dei Four Coins, del 1966) è uscita come singolo di Mina nel 1966 (come retro di Breve amore) ed è stata anche inclusa nell'LP del 1967 La banda e nella Raccolta di successi n.4 nello stesso anno. Il testo italiano era di Alberto Testa. Senza confronti con lo sciapo originale e ben superiore anche a quella del gruppo vocale Four Coins, la interpretazione di Mina. La canzone, oltre che
essere un inno semi clandestino degli anti-proibizionisti, è riemersa dall'oblio
grazie ad un simpatico film di Daniele Luchetti
del 2003, Dillo con parole mie, dove
concludeva in modo ironico una garbata commedia degli equivoci generazionale,
molto calata nella realtà. |
Musica & Memoria Ottobre 2007 / © Note Alberto Maurizio Truffi / Aggiornamento 2019 (Four Coins) su suggerimento del visitatore Giovanni / Testo originale di A. Testa riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita |
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