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Alta fedeltà - High Fidelity. Gli artisti citati

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Nel suo libro High Fidelity il romanziere inglese Nick Hornby si è divertito a fare una specie di storia della musica pop anglosassone (inglese e americana in parti quasi uguali), non tralasciando anche molti artisti minori o di "culto". Gli artisti citati sono noti infatti, in molti casi, anche fuori dal mondo anglosassone, in altri sono invece meteore o cantanti ed autori dimenticati. Vedi anche: Le altre schede, L'elenco dei brani citati

 

Neil_Young

Al_Green

Aretha_Franklin

Dion_And_The_Belmonts

Donny_Hathaway

Dusty_Spriengfield

Jean_Knight

John_Prine

Love_Hurts

Prefab_Sprout

Rod_Stewart

The_Smiths

Jan & Dean

Marvin Gaye

The Paragons

Solomon Burke

Twinkle

Shangri-Las

The Kingsmen

Wilson Pickett

 

 Neil Young

Naturalmente tutti conoscono il grande rocker, figlio di un noto giornalista sportivo canadese, sbarcato a San Francisco in pieni anni '60 e diventato subito uno degli autori e cantanti di punta della West Coast, prima con i Buffalo Springfield, che fondò assieme a Stills e per i quali ha composto e cantato Mr. Soul, e poi come membro del supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young, dove rappresentava l'"impegnato" (mentre Crosby era lo psichedelico e lisergico, Stills - già suo compagno nei Buffalo Springfield - l'energetico e rockettaro, Nash il buonista ed ecologico), per poi continuare una trentennale e mai stanca carriera solistica, o quasi (agli inizi fu fondamentale l'apporto del suo gruppo, i Crazy Horses). Pietre miliari del rock rimango gli album "After The Gold Rush", "Everybody Knows This Is Nowhere", "Harvest" (uno dei massimi long-seller) e "Zuma".

Tutti e quattro i CSN&Y hanno continuato per conto loro la carriera musicale, dribblando problemi di età e di salute, ma certo Neil Young è ancora nel gruppo di testa della canzone rock (vedi il recente Razor Love), anche se dei quattro chi ha lasciato "il" capolavoro" della musica rock per eccellenza è stato David Crosby, il riferimento ovviamente è a "If I Could Only Remember My Name".

 The Smiths

Il gruppo di Morrissey, gli "uomini comuni" avendo adottato come nome il cognome più diffuso in Gran Bretagna, portabandiera dell'understatement rock dopo l'ubriacatura punk di fine anni '70. Portabandiera della cosidetta "new wave" degli anni '80. Troppo noti per continuare oltre, consiglio di iniziare, per chi non li conoscesse, ascoltando "Strangeway Here We Come" o "The Queen Is Dead".

 Aretha Franklin

Anche in questo caso, chi non conosce la incontrastata regina della musica soul e R&B? Se non altro per la memorabile interpretazione nel film Blues Brothers, quando cantava in ciabatte e con la scopa in mano, in perfetta tenuta da massaia, una scatenata versione di "Think", mettendo in guardia il suo uomo che lasciava il loro fast food per tornare a suonare nella squinternata band dei fratelli Blues.

Un ricordo personale, quando nella trasmissione Bandiera Gialla Boncompagni ed Arbore, violando le regole (inventate proprio da loro), ripescarono proprio "Think", scartata dal pubblico disattento (ed inesperto) e la fecero diventare "canzone regina" (e un grande successo anche in Italia).

A parte questi aneddoti, parliamo della più grande interprete della musica nera nella seconda metà del novecento, capace di mettere d'accordo sia il grande pubblico - il mercato - sia gli appassionati di buona musica. Innumerevoli i suoi successi degli anni '60, da Respect, di Otis Redding, esaltata da una interpretazione che è l'esempio di come deve essere un R&B, alle trascinanti Save Me o The House That Jack Built, alla eccezionale ripresa del classico brano di Carole King Just Like A Woman, ma non è da tralasciare anche la efficacia nei brani lenti e romantici come Sweet Bitter Love. Dopo questa fase di predominio è arrivato un lieve appannamento negli anni '70, con una parziale scivolata verso il mainstream, per poi tornare, complici anche i Rolling Stones con i quali fece una azzeccata cover di Jumpin' Jack Flash, e naturalmente il regista John Landis già citato, al mai dimenticato e mai fuori moda R&B.

 Rod Stewart

Poco dire anche su Rod, famoso anche al di fuori dell'ambiente della musica per le sue molte mogli (tra le quali la mitica svedese Britt Ekland, in precedenza sposa di Peter Sellers), la vita mondana ecc. Ha iniziato come cantante degli Small Faces, poi ha proseguito con una brillante carriera solistica, tutta basata sulla sua caratteristica voce roca e sulla capacità di scegliere canzoni giuste, romantiche ma con un pizzico di rock e di trasgressione, ed è tuttora abbastanza sulla breccia (vedi unplugged per MTV di qualche anno fa).

 Prefab Sprout

Qualcuno ricorda sicuramente il gruppo di Paddy McAloon, protagonisti negli anni '80 della svolta pop anti-punk, del recupero della forma canzone violentata dai "marci", della perfezione della struttura? Penso proprio di sì, che abbiano ancora oggi molti estimatori pur essendosi sostanzialmente fermati a quell'epoca.

 Love Hurts

Nel libro è citata questa canzone, la classica Love Hurts (l'amore ferisce, l'amore fa male), uno dei tanti esempi di canzoni sull'amore infelice e disastroso che vengono in mente al protagonista, senza specificare l'interprete. Questo brano è stata all'inizio un successo del gruppo soul degli Everly Brothers (nel 1961) ma poi ha avuto un grande successo nella interpretazione di Roy Orbison di un paio di anni dopo. E' stata poi eseguita da moltissimi altri gruppi e cantanti (oltre 30 esecuzioni diverse), tra i quali Gram Parsons e il gruppo hard-rock (scozzese) dei Nazareth che hanno riportato al successo il pezzo agli inizi degli anni '70.

LOVE HURTS
Love hurts, love scars, love wounds and mars
Any heart not tough nor strong enough
To take a lot of pain, take a lot of pain,
Love is like a cloud, holds a lot of rain
Love hurts
Oooh, love hurts.
I'm young, I know, but even so
I know a thing or two, I've learned from you
I've really learned a lot, really learned a lot
Love is like a stove, burns you when it's hot
Love hurts, love hurts
Some fools rave on happiness, blissfullness, togetherness
Some fools fool themselves I guess
But they're not fooling me
I know it isn't true, know it isn't true
Love is just a lie, made to make you blue
Love hurts
Oooh, love hurts.

 Al Green

Andiamo sul meno noto. Al Green era uno dei tanti cantanti neri protagonisti del rythm & blues e del soul negli anni '60, come Marvin Gaye o Percy Sledge, ma emerge alla distanza per la profondità e per le canzoni che ha interpretato (non a caso Hornby ne cita parecchie, in particolare la bellissima "Ain't No Sunshine When She's Gone"). Un altro suo grande successo, non citato, è "Take me to the river". Al Green ha avuto poi una storia curiosa, in controtendenza con altri grandi cantanti del soul, che hanno iniziato cantando gospel in chiesa (esempi: Sam Cooke o la stessa Aretha Franklin) e sono poi passati alla musica commerciale. Al Green ha invece progressivamente abbandonato il soul ed è arrivato alla musica religiosa ed esortativa al bene, nella quale è tuttora attivo.

 John Prine

John Prine è un cantante e soprattutto un autore classico del mondo country americano, nato nel 1947 ed attivo quindi dagli anni '60.
A Prine si devono molte canzoni entrate nel repertorio di cantanti country e non, come Bonnie Raitt, Joan Baez, gli Everly Brothers. Sue sono alcune classiche ballate folk come "Fish And Whistle" e "Storm Windows".
Hornby lo inserisce nel suo canzoniere probabilmente per il titolo affascinante del pezzo che cita "The speed of the sound of the loneliness", "la velocità del suono della solitudine", oppure "la solitudine arriva alla velocità del suono", peraltro un pezzo country di stampo del tutto classico.

 Dusty Springfield

Mary Isobel Catherine Bernadette O'Brien, vero nome di Dusty Springfield, nacque in UK nel 1939 ed iniziò la sua carriera musicale in un gruppo femminile chiamato "The Lana Sisters" ("Seven Little Girls Sitting on The Back Seat").Con il fratello Tom formò in seguito un gruppo chiamato "The Springfield", che raggiunse subito un buon successo ("Say I Won’t Be There", "Island of Dreams", "Silver Threads and Golden Needles") ma si divise proprio nel momento del suo maggiore successo. La cantante continuò quindi una carriera solista usando il suo nome d'arte, Dusty e come cognome quello del suo primo gruppo, e virando progressivamente verso una versione "bianca" e ammorbidita del R&B americano all'epoca imperante, che la faceva definire dalla critiica musicale "the white lady of soul". Il suo primo singolo ("I Only Wanna Be With You") arrivò subito nella top-10 sia in UK sia in USA, come l'album che seguì (Stay Awhile/I Only Wanna Be With You) che conteneva numerosi altri successi ("Stay Awhile", "Mockingbird" "Wishin’ and Hopin’," "24 Hours From Tulsa"). Il successo continuò negli anni '60, con numerosi altri pezzi da classifica, molti composti da Burt Bacharach, come "The Look Of Love", inserita nella colonna sonora del film "Casino Royale" (il primo 007 senza Sean Connery), poi ritornata famosa in Italia grazie alla pubblicità 2000 del Mulino Bianco.

In Italia si era anche affacciata direttamente negli anni '60, partecipando con non grande successo al Festival di San Remo nel 1965, nel quale non raggiunse la finale (era in coppia con due cantanti italiani di secondo piano, Fabrizio Ferretti e Gianni Mascolo, le canzoni erano rispettivamente "Tu che ne sai" e "Di fronte all'amore", quest'ultima di Umberto Bindi).
Il suo più grande successo degli anni '60 fu "You Don’t Have To Say You Love Me", mentre nel '68 pubblicò il suo miglior disco, "Dusty In Memphis", che conteneva un altro grande successo "Son of a Preacher Man", usato (parecchi anni dopo) nella colonna sonora di "Pulp Fiction".

Dopo questi successi, sia per scelta personale sia per la evoluzione dei gusti del pubblico, ridusse le sue apparizioni pubbliche e si ritirò praticamente a vita privata dal 1972, ritornando sulle scene nel 1987 assieme ai Pet Shop Boys con una cover del classico "What Have I done To Deserve This", arrivata subito nella top-5 inglese, e raccogliendo altri successi nel mondo della musica anglosassone, fino alla sua prematura scomparsa nel 1999.

 Jean Knight

Jean Knight è una delle tante meteore della musica pop, one-hit-singer, il pezzo riportato nel libro è stato un grande successo r&b degli anni '70 (top-10 USA) ma dopo questo brano da classifica la cantante di colore non è riuscita a consolidare né ripetere il risultato raggiunto

 Donny Hathaway

Cantante in cori di musica gospel dall'età di tre anni, è un artista nato a Chicago nel 1945 e cresciuto a St.Louis, compagno di scuola di Roberta Flack e di Leroy Huston (uno dei cantanti del gruppo The Impressions). Ha iniziato la carriera musicale con la etichetta discografica di Curtis Mayfield, raggiungendo così il suo primo successo, in duo con June Conquest ("I Thank You Baby"), nel 1969.
Nel 1970 passò all'Atlantic e pubblicò il suo primo album "Everything Is Everything", che includeva il singolo "The Ghetto", citato nel libro, suo grande successo, imparentato in qualche modo con il migliore rock-jazz e anticipatore per alcuni aspetti del rap.
Successivamente ha raggiunto, in coppia questa volta con Roberta Flack, la vetta della classifica R&B USA in altre due occasioni.
La sua brillante e promettente carriera è purtroppo terminata prematuramente in quanto Hathaway si è suicidato gettandosi dal 15° piano di un palazzo nel 1979.

 Dion & The Belmonts

Hanno iniziato come gruppo bianco di "doo wop" per teen-agers. Il leader Dion Di Mucci è nato nel Bronx nel 1939 ed ha iniziato a cantare all'età di 5 anni e a esibirsi non professionalmente già da adolescente. Dopo alcune esperienze con il mondo discografico ha formato nel 1958, con alcuni amici del quartiere, il gruppo dei Belmonts (dal nome di una strada del quartiere italo-americano) orientato alla classica musica vocale anni '60. Tra la fine dei '50 e l'inizio dei '60 il gruppo ha raggiunto più volte la top-10 USA ("I Wonder Why", "No One Knows","Don't Pity Me"), dopo di che Dion Di Mucci iniziò una carriera solista con altri pezzi entrati nella top-10 ("Runaround Sue" (n.1), "The Wanderer" (n.2), "Lovers Who Wander" , "Little Diane", "Ruby Baby" (n.2), "Drip Drop", "Donna the Prima Donna", proposta anche in Italia come cover dai Nomadi nel loro primo 45 giri). Dopo questa fase virò verso il blues con minore successo commerciale e quindi riformò i Belmonts nel 1967. Nel 1968 pubblicò "Abraham, Martin, and John", la ballata citata nel libro e dedicata a Lincoln, Martin Luther King e John Fitzgerald Kennedy (che personalmente mi ricorda un poco per la ingenuità la incredibile "John Fitzfìgerald Kennedy" dei Renegades, che forse era ispirata a questo successo americano). La canzone raggiunse il 4° posto nella top-10 USA e fu il loro ultimo successo.

 Jan & Dean

Jan Berry e Dean O. Torrence sono stati un duo di grande successo nei primi anni '60 in California, iniziatori assieme ai Beach Boys del genere surf. Compagni alle scuole superiori e nella squadra di football di West Los Angeles (nome della squadra, ovviamente, The Warriors), in sintesi, tipici ragazzoni americani dell'epoca, però con la passione della musica. Negli stessi anni infatti hanno iniziato a fare musica, soprattutto del genere "Doo Wop" (coretti fine anni '50) ed hanno formato il primo complesso, The Barons, che suonava covers dei Drifters, di Dion & The Belmonts, di Danny & The Juniors. Il gruppo divenne poi un duo, Jan & Dean appunto, ma il primo successo lo raggiunse per primo il solo Jan con il brano "Jenny Lee", n.8 in USA nel 1958, in coppia con un altro membro dei Barons, Arnie Ginsberg, in quanto Dean stava allora facendo il servizio militare.
Dopo il suo ritorno il duo si riformò, inserì altri successi nella top-10 USA, "Baby Talk" (commissionata a Herb Alpert), "Heart and Soul", "Linda" nel 1963.

Nello stesso anno la loro strada si incrociò con quella dei Beach Boys, suonarono assieme, presero in prestito da Brian Wilson un pezzo, "Surf City", che divenne un loro successo (Brian Wilson vi cantava assieme a Jan), arrivando al n.1 della classifica USA, ed entrò nella top-10 anche il successivo singolo "Drag City", titolo anche del loro primo album, che conteneva "Dead man's curve" ed introduceva, come stavano facendo nello stesso periodo i Beach Boys, suoni ed effetti ricercati e canzoni più lunghe del normale. "Dead man's Curve", e il lato B del singolo "The New Girl In School" furono entrambi successi da top-10. Per dare una idea del loro successo, come somma di singoli, nel 1964 Jan & Dean erano al sesto posto (i Beatles al primo, Dave Clark Five al secondo, Four Seasons al terzo, Beach Boys al quarto, Elvis Presley al quinto).

Nel 1966 pero' la brillante carriera del duo si interruppe in modo drammatico, quando Jan Berry si schiantò con la sua Chevrolet Stingray su un camion parcheggiato in una strada laterale di Beverly Hills; ironia della sorte, un incidente simile a quello raccontato nel loro grande successo "Dead Man's Curve".

Jan venne salvato per miracolo dopo un periodo di coma, che gli lasciò conseguenze sul piano fisico e gli impedì per diversi anni di continuare a suonare e cantare. Nonostante ciò riuscì negli anni seguenti a recuperare abbastanza da partecipare alla fine degli anni '70 al revival del periodo surf e ad essere tuttora attivo assieme al suo amico Dean.

DEAD MAN'S CURVE
I was cruisin' in my Stingray late one night,
When an XKE pulled up on the right
He rolled down the window of his shiny new Jag,
And challenged me then and there to a drag
I said "You're on buddy -- my mill's running fine,
Let's come off the line now at Sunset and Vine
But I'll go you one better, if you've got the nerve,
Let's race all the way -- to Dead Man's Curve"
(Dead Man's Curve) is no place to play
(Dead Man's Curve) you'd best keep away
(Dead Man's Curve) I can hear 'em say:
"Won't come back from Dead Man's Curve"
The street was deserted late Friday night;
We were buggin' each other while we sat out the light
We both popped the clutch when the light turned green,
You shoulda heard the whine from my screamin' machine!
I flew past La Brea, Schwab's and Crescent Heights,
And all the Jag could see were my six taillights
He passed me at Doheny then I started to swerve,
But I pulled her out and there we were - at Dead Man's Curve
(Dead Man's Curve) is no place to play
(Dead Man's Curve... [sounds of skids and crashes] )
(Spoken): "Well, the last thing I remember, Doc,
I started to swerve
And then I saw the Jag slide into the curve
I know I'll never forget that horrible sight,
I guess I found out for myself that everyone was right"
Won't come back from Dead Man's Curve...
(Dead Man's Curve) is no place to play
(Dead Man's Curve) you'd best keep away
(Dead Man's Curve) I can hear 'em say:
"Won't come back from Dead Man's Curve"
(Dead Man's Curve) is no place to play
(Dead Man's Curve) you'd best keep away
(Dead Man's Curve) I can hear 'em say:
"Won't come back from Dead Man's Curve" (fade)

Nota: Il teatro della corsa tra auto narrato nella canzone è il famoso Sunset Boulevard. "Vine," "La Brea,"
"Crescent Heights" e "Doheny" sono traverse del S.B; "Schwab's" è il famoso grande magazzino
con la fontana di seltz che compare in tanti film (come "Sunset Boulevard" - "Viale del tramonto" del sommo regista Billy Wilder, del 1950)

 Marvin Gaye

Marvin Gaye, probabilmente il più grande autore e cantante nella intera storia della musica soul. Gli inizi negli anni '60 come cantante del nascente filone soul, e colonna della etichetta storica di questo stile, la Motown, con numerosi successi nella top-10 USA, anche e soprattutto in coppia con la cantante Tammi Terrell, con la quale portò al successo numerosi pezzi improntati allo stile soul più sentimentale e melodico, secondo il filone iniziato da Sam Cooke, tutto incentrato sul tema dell'amore, ma mai banale né indifferente al tema della qualità. Grandi successi con la Terrell furono ad esempio Ain't No Mountain High Enough e Your Precious Love.

Tammi Terrell purtroppo dovette abbandonare la musica prematuramente a causa di una grave e fatale malattia, che ebbe le sue avvisaglie proprio durante un concerto nel quale svenne tra le braccia di Marvin Gaye mentre era in scena.

Marvin Gaye proseguì la carriera solista, prestando anche suoi pezzi ad altri artisti della scuderia Motown, virando progressivamente la sua produzione verso una struttura più complessa, con influenze rock e R&B, come nel suo capolavoro del 1968 I Heard It Through the Grapevine (che probabilmente molti ricordano come tema del film "Il grande freddo"), e verso temi di maggiore respiro, fino a giungere al suo acclamato album capolavoro What's Going On, che commentava liberamente i temi del mondo all'inizio degli anni '70, dalla guerra del Vietnam alla ecologia, con i mezzi musical del soul, ma fondendoli in una suite senza soluzione di continuità, dalla quale emergevano con naturalezza pezzi divenuti poi notissimi come Inner City Blues o Mercy, Mercy, Me.

Negli anni successivi la sua produzione ha continuato a mantenersi su alti livelli, con una accoglienza più che favorevole sia da parte della critica sia dal pubblico, trattando senza peli sulla lingua anche argomenti legati alla liberazione dei costumi (Sexual healing) e i sempreverdi temi sentimentali (Let's Going On).

A metà degli anni '80, nel 1984, il drammatico epilogo della sua vicenda umana, Marvin Gaye infatti è stato ucciso da suo padre, Marvin Gaye senior, che oltre a tutto era un pastore protestante, durante una violenta lite, originata dall'eterno dissidio della vita di Gaye, diviso tra una aspirazione al bene e alla giustizia che esprimeva in una parte delle sue canzoni, e una irrefrenabile tendenza agli abusi di droghe e alla instabilità sessuale, che caratterizzavano invece la sua vita reale.

Sterminata la discografia, album essenziali, a parte le innumerevoli raccolte, antologie e greates-hits: United, 1966 (con Tammi Terrell); I heard It Through The Grapevine, 1968; What's Going On, 1971; Let's Get It On, 1973; Here, My Dear, 1978; Midnight Love, 1982.

 Solomon Burke

Solomon Burke, pioniere del soul, ha introdotto negli anni '60 influenze country e tempi da ballata sulla struttura classica del Rythm & Blues, con il fondamentale apporto del suo arrangiatore Bert Berns.

Proveniente dalla musica gospel come molti altri esponenti del soul (Aretha Franklin e Wilson Pickett in primis) era in quest'area particolarmente attivo, sia nella sua chiesa di Philadelphia sia in show radiofonici specializzati. I primi dischi di R&B alla fine degli anni '50 e poi, sotto contratto con la etichetta Atlantic, i primi successi sempre nell'area R&B nei primi anni '60, Cry To Me (cover da parte dei Rolling Stones, nell'album degli inizi Out Of Our Heads, 1965, l'album con Satisfaction), If You Need Me, Got To Get You off My Mind, Tonight's The Night (cover di Rod Stewart), Goodbye Baby (Baby Goodbye).

A differenza dei citati Pickett e Franklin, od Otis Redding, non è riuscito a saldare il mondo musicale soul con il grande seguito commerciale della canzone pop, e quindi i suoi successi sono rimasti confinati appunto all'area soul e R&B, e hanno influenzato quei gruppi che a quell'area guardavano, come appunto gli Stones.

Negli anni successivi non ha ripetuto gli stessi successi, a parte una cover di Proud Mary dei Creedence Clearwater Revival, nel 1969, diventando poi negli anni seguenti e fino ad oggi una specie di "testimone" del soul classico, confinando quindi il suo pubblico agli amanti del soul "puro" degli inizi. Significativo in questo senso un album del 1997, in cui suonano anche alcuni dei suoi figli, dal titolo non casuale "The Definition Of Soul".

 Paragons

I Paragons erano un gruppo reggae proveniente da Kingston, Giamaica, già attivi quando ancora il reggae era un fenomeno laterale ed esotico della musica e non un filone di grande successo come è stato dai '70 in poi. Equivalente reggae dei coevi Miracles, Delfonics o Four Tops dell'area soul, in quanto fortemente influenzati dagli impasti vocali e dalle armonie soul che andavano allora per la maggiore in USA.

Il gruppo, composto da Bob Andy, John Holt (leader), Howard Barrett, Tyrone Evans, divenne popolare anche nel Regno Unito alla fine degli anni '60, avendo introdotto nel loro impasto sonoro elementi maggiormente orientati al rock e allo stile roots del reggae.

Il loro grande successo è stato The Tide Is High, ripreso in seguito anche dai Blondie di Deborah Harry, e altri vent'anni dopo dal trio delle Atomic Kittens, un brano contenuto nell'unico album dei Paragons, On The Beach With The Paragons, che conteneva anche la rara canzone Happy Go Lucky Girl, citata nel libro "Alta Fedeltà". Non mancano naturalmente antologie e reunion successive.

 Twinkle

Twinkle era il nome d'arte di Lynn Annette Ripley, una ragazza inglese che, all'età di 16 anni, nel 1964, imbroccò un successo da top-10 inglese, appunto il brano "Terry", citato nel libro, il cui testo è stato peraltro scritto proprio da lei stessa. Anticipando "Leader of the pack" delle Shangri-La, “Terry” era una canzone che parlava della morte del fidanzato motociclista della protagonista del brano, suscitando anche un certo scandalo per il tema trattato.
Twinkle dopo questo successo compose e cantò altre canzoni nello stile girl-band dell'epoca, incluso un suo secondo successo da classifica nel 1966, meno memorabile, Golden Lights, del quale gli Smiths fecero una cover negli anni '80.
Dopo altri singoli di minore successo Twinkle concluse la sua breve carriera nella musica, all'età di 18 anni.

 Shangri-Las

Il gruppo femminile delle Shangri-Las apparentemente era una tipica girl-band degli anni '60, in realtà ha avuto una storia, e anche dei risultati musicali, piuttosto diversi dal copione tipico di questi gruppi.

Composto da due coppie di sorelle provenienti dallo stato di New York, Marge e Mary Ann Ganser (che erano anche gemelle) e Betty e Mary Weiss (la voce solista e la più celebre del gruppo, molto popolare in USA). Le Shangri-La sono state prese sin dal loro primo hit (Remember, del 1964), sotto l'ala protettrice e l'influenza di un curioso produttore, George "Shadow" Morton, appassionato di accompagnamenti classicheggianti al piano, cori a cappella come sottofondo, rumori di scena, intermezzi parlati, e soprattutto canzoni di impianto drammatico.

Esempio tipico la celebre "Leader of the Pack", citata nel libro, loro grande successo nel 1965 (n.1 in USA), storia di un ragazzo che muore in un incidente di moto, con tanto di rumore dello scarico della moto che apre e chiude il pezzo; dello stesso stile i successivi hit I Can Never Go Home Anymore, Give Us Your Blessings, ancora su un adolescente che muore, Dressed In Black e la quasi sperimentale Past, Present & Future, tutta eseguita in parlato con accompagnamento musicale.
A parte questa curiosa propensione per tematiche oscure, le Shangri-La erano un classico gruppo vestito secondo la moda del tempo (quindi simile a ora) che ballavano e danzavano a tempo secondo il classico modello ripreso tuttora dalle girl-band tipo Spice Girls o Destiny Child, ma le loro vite hanno avuto qualche punto di contatto con le storie raccontate. Spesso e volentieri infatti si presentavano ai concerti in tre, a volte la quarta ragazza del gruppo non era del gruppo originale, era una controfigura, e dopo lo scioglimento alla fine degli anni '60, a parte il fatto che una delle gemelle (Mary Ann) è prematuramente scomparsa nel 1971, anche le altre tre sono del tutto sparite dalle scene, mai reunion, celebrazioni dei tempi andati o simili.

Shangri-Las, il nome del gruppo, è chiaramente ispirato al classico film di Frank Capra, Orizzonte perduto (Lost Horizon), e quindi al reame mitico della eterna giovinezza situato tra le montagne del Tibet, Shangri-La appunto, dove i protagonisti americani, in fuga dalla Cina in ebollizione rivoluzionaria, giungono dopo un incidente aereo sulla catena dell'Himalaya, trovando il paese ideale, ovviamente chiuso e inaccessibile al resto del mondo, un paese dove le persone rimangono giovani sino ad oltre 200 anni, tutto è semplice ed a portata di mano, regna la concordia, almeno fino all'arrivo degli intrusi. Chiaramente una riflessione sulla utopia della società perfetta da parte dell'idealista Frank Capra. Memorabile la versione-parodia di Topolino made in Italy degli anni '60.

 Kingsmen

I Kingsmen erano un gruppo americano degli anni '60, proveniente dall'Oregon, la cui storia ha ruotato interamente attorno al brano citato nel libro (addirittura citato da Rob in una delle top-5 di tutti i tempi), cioè "Louie, Louie". Si trattava in realtà di un pezzo già esistente di Richard Berry, ripreso in precedenza anche dai Wailers. I Kingsmen però aggiunsero il celebre giro di basso con annesso coretto che consentì alla canzone di entrare nella testa degli ascoltatori e quindi nelle classifiche.
Registrato con mezzi di fortuna, divenne in breve tempo un successo nazionale in USA, i Kingsmen però entrarono subito in contrasto tra loro nel gestire l'improvviso successo, e litigando il nome tra il cantante solista e chitarrista Jack Ely, al quale probabilmente si deve l'arrangiamento vincente del pezzo, ed il batterista Lynn Easton, che fu il più lesto a mettere sotto copyright il nome del complesso. Inevitabile il veloce oblio.

 Wilson Pickett

Wilson Pickett è stato, assieme ad Aretha Franklin ed Otis Redding, uno dei tre campioni della musica rhythm & blues (o R&B) alla fine degli anni ’60. Il R&B esisteva già come genere, ed era confinato agli USA e al pubblico nero, loro trovarono la strada per farlo accettare al pubblico più vasto come musica energetica, ideale per ballare e imposero il R&B come genere musicale predominante in concomitanza con il declino del beat. Come la Franklin e Redding (e molti altri artisti soul e R&B) Pickett aveva cominciato come cantante di gospel ma abbandonò presto questo genere riuscendo a portare in testa alle classifiche di tutto il mondo i suoi grandi successi, come After Midnight, Land of 1000 Dances, Everybody Need Somebody (poi ripresa in una travolgente versione da John Belushi e Dan Aykrod nel grande film Blues Brothers di John Landis, del 1980).
La sua grande popolarità lo portò anche al ricco (allora) mercato italiano, coinvolgendolo in una sfortunata partecipazione al festival di San Remo assieme a Lucio Battisti, che si stava affacciando proprio allora al successo (non riuscirono ad arrivare in finale, la canzone, ovviamente di Battisti-Mogol, era L’avventura, un pezzo vagamente in stile R&B, stile peraltro abbastanza lontano dalle corde del grande cantautore italiano). Per sfruttare comunque la trasferta italiana Pickett interpretò con maggiore successo (sempre in italiano, o quasi) un’altra canzone in stile R&B dell’epoca, cioè Deborah.

 Puntatori e siti

Alcune notizie essenziali sugli artisti citati sono riportate in questa pagina, sia per artisti noti ai più (saltateli) sia per artisti che penso proprio ben pochi ricordino; per saperne di più (discografia completa, foto, ecc.) c'è come al solito la rete. Evito di mettere qui link ai siti degli specifici autori perché ci sono già portali specializzati in questo campo, in particolare Allmusic che include biografia e discografia completa e aggiornata dei musicisti trattati.
L'ascolto in anteprima è possibile sia con Allmusic sia con iTunes, che consente poi l'acquisto dei brani.

 

 © Musica & Memoria - Alberto Maurizio Truffi 2001 / Revisioni: Luglio 2007, Dicembre 2018 (immagini)

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