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Mini guida alla fotografia digitale- 3.4 Le riprese video |
Una moderna macchina fotografica
digitale è in grado di registrare immagini video in alta qualità
(formato HD e in alcuni modelli anche 4K, con velocità di ripresa a
24fps) e per questo motivo, in particolare per alcuni modelli più
specializzati, è
diventata ormai una alternativa anche alle telecamere semi
professionali. Le limitazioni funzionali ci sono, e risiedono nel
sistema di messa a fuoco, che non è di solito specializzato per
seguire mantenendoli a fuoco soggetti in movimento, e nelle
prestazioni degli stabilizzatori interni agli obiettivi, oltre che
nella ergonomia pensata per un uso diverso e nella autonomia e
facilità di sostituzione delle batterie. |
E' necessario fare preliminarmente
alcune scelte sul tipo di risultato che vogliamo ottenere. Ci
riferiamo nel seguito alle riprese video di tipo documentaristico,
più avanti qualche cenno alle riprese creative, di tipo
cinematografico, quindi con una sceneggiatura da seguire. |
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Batteria e
schede di memoria devono avere autonomia sufficiente per
la durata delle riprese ed oltre. Quindi nei casi tipici di ripresa
di un evento bisogna attrezzarsi con almeno una batteria e una
scheda di scorta. Una scheda da 16GB è in grado comunque di
registrare 2 ore di circa di filmato in HD con una normale macchina
da 16MB o simili. Da segnalare anche un'altra limitazione nell'uso di questi sistemi di ripresa non specializzati: il surriscaldamento dovuto all'incremento di temperatura interna della CPU nell'uso continuo (dopo circa 30'-45' nelle macchine attuali) che comporta prima un degrado di qualità e poi la necessità di fermarsi e lasciar raffreddare il sistema. Per riprese più lunghe e da non perdere è necessario dotarsi quindi di una macchina da ripresa di backup. Che può essere anche di minore qualità, perché il tempo di raffreddamento non è solitamente eccessivo. |
Le caratteristiche fondamentali di una ripresa semi professionale |
Sono principalmente due: la stabilità dell’immagine e la qualità dell’audio. Per la stabilità delle riprese l’accessorio obbligatorio è il treppiede o il monopiede, meno comodo ed efficace ma più maneggevole in spazi angusti o situazioni molto dinamiche. Le riprese a mano libera saranno fatalmente carenti, non importa quanto siete convinti di avere la mano ferma, e ancor più lo saranno se fate ricorso alla zoomata sul teleobiettivo. La ripresa a mano libera potrà al limite essere adottata solo se potete mettervi seduti con buona visione dell’evento e accettate una ripresa statica o stacchi (con perdita di qualche minuto) tra un punto di ripresa ed un altro. Sia il treppiede sia il monopiede (con qualche difficoltà operativa in più) consentono invece la rotazione o lo spostamento verticale (ma su un arco di curva) della videocamera, mantenendo una visione fluida. Usando il monopiede fare attenzione all'allineamento in orizzontale della macchina fotografica. E' molto facile inclinare il monopiede e quindi la ripresa verrà storta, un effetto poco gradevole e poco professionale, e avvertibile anche per pochi gradi di inclinazione. In molte macchine moderne nel mirino è presente una livella elettronica per l'allineamento orizzontale, da attivare quindi se disponibile e controllare di frequente. Altrimenti sarà necessario ricorrere ad una livella a bolla esterna da fissare alla macchina sulla staffa flash se è disponibile, ma più probabilmente in qualche modo più artigianale. Nel cinema professionale sono molto di moda le riprese a mano libera, ma vengono girate con sofisticate apparecchi stabilizzatori (steady cam) nulla di comparabile riuscirete mai a fare con la vostra mano libera reale. Le riprese dovranno essere forzatamente classiche. |
La ripresa audio con le macchine standard |
Una
buona ripresa audio fa la differenza, ma è uno degli obiettivi più
difficili da raggiungere nel cinema amatoriale.
Le macchine fotografiche
digitali di qualità hanno sempre tra gli accessori uno o più modelli
di microfoni esterni dedicati, che consentono anche la ripresa in
stereo, come quello omnidirezionale illustrato in figura per le macchine Sony della
classe Sony Alfa. Un requisito molto importante per raggiungere un risultato adeguato è la possibilità di effettuare dalla macchina un monitoraggio audio, in tempo reale (sarebbe l'ideale) oppure anche riascoltando un breve video di prova. In poche macchine è inclusa questa funzionalità, che consiste semplicemente in una uscita audio con jack stereo da collegare ad una cuffia (che deve essere semiaperta ma di buona qualità). Ad esempio non lo è nella Sony Alfa mirrorless in figura. In questo caso per un controllo accurato bisogna trasferire uno spezzone video di prova su un notebook (si può fare velocemente passando la scheda SD) e verificare eventuali difetti di ripresa oppure via wi-fi (meglio sia corto) su un iPad o uno smartphone. Ma per un controllo veloce è sufficiente il piccolo altoparlante che comunque la macchina ha a bordo (da qualche parte). E' un controllo da fare sempre prima delle riprese, per verificare che il microfono esterno sia correttamente collegato. Difetti di ripresa che solitamente sono di due tipi: in esterni rumore del vento (anche se pare non ci sia e noi non lo avvertiamo, perché abbiamo un raffinato sistema di ascolto che si concentra sul parlato, il microfono lo registra). Il rimedio è rappresentato da una cuffia di materiale tessile sui microfoni, di solito fornita come opzione. Si tratterà di provare l'effetto e la qualità del suono con o senza cuffia. In interni invece possono essere le riflessioni del locale, piccolo o grande che sia, amplificati ed enfatizzati anche dal sistema di amplificazione, se è utilizzato (come avviene spesso in eventi vari). Qui la soluzione è rappresentata da microfoni maggiormente direttivi che però, proprio per questa caratteristica, sono di più difficile uso (la sorgente del suono potrebbe spostarsi) e richiedono un monitoraggio continuo. Per un uso generalista conviene puntare su quelli solo parzialmente direttivi. A parte questi interventi sulle macchine standard lato audio si può fare molto poco, essendo la ripresa audio completamente automatica (e sempre in stereo) per quanto riguarda impostazione dei livelli, limitatore ed eventuali filtri. |
I tipi di microfono |
Sono sostanzialmente tre: omnidirezionali (o universali), direzionali o lavalier. Il primo tipo, omnidirezionale, è adatto per riprese a distanza di qualche metro, con obiettivo normale o medio grandangolare o medio tele. Raccoglie anche i rumori di ambiente e questo può essere un problema ma è di uso più semplice e ha meno problemi di messa a punto e regolazioni iniziali o addirittura durante le riprese. E' il tipo di microfono incluso nelle macchine e anche negli smartphone. Il microfono direzionale è invece quasi obbligatorio nell'uso in ripresa di un teleobbiettivo, ovvero di uno zoom in posizione tele. Una situazione tipica quando non possiamo avvicinarci al soggetto che vogliamo riprendere, può riguardare anche situazioni banali come una conferenza. Usando un microfono omnidirezionale si registreranno anche i suoni vicini al punto di ripresa con un effetto innaturale. Noi invece dovremmo idealmente portare il microfono vicino alla persona o al gruppo che sta parlando o suonando o cantando. Il direzionale ha un angolo di ripresa del suono ristretto (a volte regolabile) esattamente come un teleobbiettivo e consente con qualche approssimazione e inevitabili compromessi, di registrare in modo selettivo solo ciò che ci interessa. Il problema è che la messa a punto del volume e anche della direzione del suono richiede per forza un test preventivo, se la macchina non ha l'uscita microfono quindi un notebook o un iPad o smartphone collegato via wi-fi sono indispensabili. Attenzione al fatto che microfoni di questo tipo sono più complessi di quelli standard e devono essere buoni, in particolare il sistema di isolamento dalle vibrazioni e scuotimenti dell'apparecchio deve essere ben progettato; inoltre spesso sono solo mono (poco male se si tratta di parlato, ma per la musica è meglio uno stereo). Il microfono lavalier è quello da attaccare alla giacca o al tailleur della persona che parla e che si usa in TV. Se ben installato e regolato e se la connessione wi-fi non ci tradisce e se il soggetto da riprendere ha la pazienza necessaria per attendere che sistemiamo tutto, garantisce i migliori risultati nella ripresa del parlato (per il canto si passa a dotazioni professionali, non ci addentriamo qui). Non è indispensabile ma se vogliamo raggiungere risultati a livello quasi professionale vale la pena di dotarsene. |
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La maggior parte delle macchine fotografiche digitali per quanto riguarda le riprese audio si fermano alle prestazioni indicate sopra. Esistono però alcuni modelli, di solito di fascia alta, che includono funzioni specifiche per le riprese video (e in particolare per la parte audio) che consentono prestazioni effettivamente comparabili con quelle di una cinepresa professionale.
Un esempio è la Sony Alpha A99 in figura, che include, oltre alla fondamentale uscita jack stereo per cuffia, per il monitoraggio (nella immagine che segue la pagina del manuale che documenta questo connessione). Include inoltre anche altre funzionalità che consentono una migliore qualità della ripresa sonora: la possibilità di regolazione manuale del volume (più critica, da controllare sempre in cuffia, mantiene però sempre attivo il limitatore automatico), la regolazione dell'effetto eco in cuffia (ritardo nel parlato), la soppressione dei rumori interni della macchina (messa a fuoco), la soppressione del vento nell'uso con microfono integrato. Assieme a microfoni di qualità e adatti per le varie condizioni di ripresa, oltre che alla necessaria pazienza per effettuare le prove preliminari, una macchina di questo tipo già consente di registrare video con qualità audio semi-professionale. |
Poi c'è l’obiettivo. Nel 99% dei casi sarà uno zoom, ovviamente. A differenza che per la ripresa di fotografie la estensione fa però la differenza nel cinema. Infatti, oltre ad essere impossibile o quasi la sostituzione dell’obiettivo, non è disponibile neanche la possibilità di ingrandire particolari in post produzione. Una pratica che, con le moderne macchine digitali da 16-20 o più Mpixel, consente di ricavare ottime foto anche da piccole porzioni della immagine originale. Nel video invece abbiamo a disposizione solo la estensione dello zoom, come nelle diapositive di una volta. Ovviamente è più critica la estensione verso il tele anche se un grandangolare di buona estensione (almeno 75° = 28mm) è normalmente sempre necessario per le riprese di insieme. Quindi, se non fa parte della nostra dotazione standard di obiettivi, è necessario dotarsi di un buon zoom grandangolo – tele di elevata estensione (4x ed oltre) e anche possibilmente con massima apertura costante (molto costosi) o almeno con una variazione non troppo accentuata. |
Esposizione e altre cose importanti |
Il controllo dell'esposizione eredita le stesse modalità scelte per le foto, quindi può essere completamente automatico o semi-automatico. Idem per la modalità di messa a fuoco automatica. Nella gran parte delle riprese la modalità automatica o automatica avanzata consente una buona qualità delle riprese. In alcuni casi però è necessaria un'attenzione in più: nelle riprese in piena luce la macchina tenderà a usare tempi di otturazione molto rapidi, con possibile riduzione della fluidità della ripresa video. In questo caso bisogna forzare tempi più lunghi (quelli che in fotografia si tende a non usare, ma che in video non si avvertono per la persistenza dell'immagine nel nostro sistema di visione) impostando una minore apertura del diaframma (funzionamento a priorità del diaframma) o una minore sensibilità ISO se si vuole mantenere il diaframma aperto. La riduzione dell'apertura del diaframma può essere forzata anche per ridurre i continui movimenti nella messa a fuoco automatica per seguire i soggetti in continuo movimento. Per le macchine che lo prevedono, inoltre, può essere utile ridurre la sensibilità della messa a fuoco automatica nel caso di riprese di molti soggetti che si muovono in direzioni diverse. Un altro effetto che nelle riprese video appare poco gradevole è il "rumore" nelle parti più scure dell'immagine, ovvero la possibilità di scorgere particolari ugualmente anche se non in alta qualità, grazie ad una sensibilità ISO molto alta. Nelle immagini fisse si potrà poi gestire in post produzione agendo sulla immagine RAW e decidere se sono particolari da mantenere visibili o meno. Ma in video non si può ed è preferibile una zona scura più netta, abbassando quindi la sensibilità. |
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E’ possibile modificare o anche cambiare il punto di ripresa, agire sullo zoom per fare primi piani, agire eventualmente anche sulla messa a fuoco. Bisogna però essere consapevoli che ogni azione che si fa viene poi enfatizzata in visione, soprattutto se stiamo utilizzando la posizione tele. Quindi i movimenti devono essere il più possibile fluidi e continui, e richiedono molta attenzione “manuale” da parte nostra. Soprattutto nei primi tempi dobbiamo quindi scegliere tra riprese tecnicamente perfette o quasi, anche se statiche tipo programmi Rai di una volta, oppure riprese più dinamiche e teoricamente meno noiose, ma che denunceranno inevitabilmente la loro natura amatoriale, se non dilettantesca. Chiaramente la differenza la fa l’interesse della ripresa, oggettivo o soggettivo che sia. |
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Se tutto va bene, se non abbiamo scambiato il pulsante REC in
posizione spenta con la posizione accesa, se non abbiamo scordato di
collegare il microfono, se il collegamento non era perfetto e
l'audio manca, se le batterie non ci hanno abbandonato sul
più bello, avremo qualche decina di minuti o magari qualche ora di
riprese su cui lavorare per farne un video. La parola che si usa nel
cinema è “montaggio” ma per un uso amatoriale ed iniziale è
probabilmente un po’ eccessiva, perché le operazioni che si devono
fare sono solo tagli di un unico flusso di riprese. |
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E’ la operazione fondamentale, in pratica si tratta di eliminare le parti ridondanti e venute meno bene e concentrare l’attenzione sulle migliori, mantenendo però un filo conduttore, una storia. Partendo tipicamente da una serie di spezzoni di ripresa (normalmente capiterà più volte di interrompere e riprendere le riprese). Come per le foto più si taglia e meglio è, gli spettatori anche meglio disposti si stancano velocemente. |
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Per prima cosa bisogna visualizzare gli spezzoni da utilizzare per
preparare la scaletta ovvero l’ordine con il quale saranno
utilizzati. Nella scaletta si indicheranno con un numero e un titolo
mnemonico. Poi ognuno degli spezzoni dovrà essere visualizzato per intero per
individuare le parti da lasciare e quelle da tagliare. Teoricamente
si può usare anche direttamente il software di post-produzione ma,
se le idee non sono ancora abbastanza chiare, si rischiano
ripensamenti e lavori a vuoto e, inoltre, alcune operazioni, in
particolare il caricamento degli spezzoni, può richiedere molto
tempo (parecchi minuti) e rallentare le operazioni. |
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Dopo aver lavorato (molto, è la fase più importante e delicata) sulla scaletta e averla scritta in bell’ordine, si può iniziare il montaggio vero e proprio. Live Movie Maker è un prodotto molto semplice ed ha un solo conta tempo, quindi per evitare di dover sommare o sottrarre i minutaggi conviene partire dall’ultimo spezzone da montare e dall’ultimo taglio da fare. In questo modo i minutaggi segnati con WMP saranno sempre quelli effettivi. E’ un po’ meno naturale ma pratico. Per effettuare il taglio gli unici due comandi che servono (attivabili con il tasto destro) sono “dividi” e “rimuovi”. Prima si individua il punto esatto di fine (prima) e di inizio (poi) del taglio e quindi selezionando il pezzo da tagliare si usa “rimuovi”. C’è anche il pulsante di ripensamento. Si continua così fino all’inizio, a meno che si voglia completare ogni spezzone anche con titoli, didascalie musiche o altro (ma l’approccio per fasi forse è più pratico). |
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Un problema presente anche nel cinema professionale è non far percepire il salto tra uno spezzone montato e l’altro. Si presenta anche nei nostri video, in modo meno pesante perché non dovremo armonizzare riprese da diversi angoli visuali o fatte in giorni diversi. Il salto nella giunzione (digitale nel nostro caso) può essere avvertito e quindi essere sgradevole per la diversità delle condizioni di luce o di colore, per una variazione del volume nel parlato o nella musica e soprattutto per la interruzione e ripresa nel parlato. Che dovrebbe essere sempre alla fine di una frase, quando c'è idealmente un "punto a capo". Ma non è sempre possibile, anzi quasi mai lo è. |
Accorgimenti per minimizzare il jump |
Ce ne sono diversi ma citiamo solo i più semplici e di facile
applicazione, per il classico video reportage di un evento, quindi
tipicamente con parlato più viste d’insieme.
Se il video riprendeva qualcuno che
parlava prima del taglio si deve sentire, come anticipato, una frase
compiuta e all’inizio del nuovo capitolo si deve sentire un discorso
che inizia. Questo non è sempre possibile soprattutto se chi parla
fa poche pause o non ne fa per nulla, quindi se parla con un flusso
continuo, come fanno poi quasi tutti quando prendono la parola. E’
inevitabile in questo caso tagliare alla fine della frase nel
brevissimo istante in cui il parlatore prende fiato per
ricominciare, ma senza che abbia espresso con il tono della voce
calante un “punto e a capo”. Quello che avviene
regolarmente nei telegiornali ai danni del politico o opinionista di
turno.
La interruzione mediante una immagine
fissa o più immagini fisse (foto o frasi scritte), anche per pochi
secondi consente di minimizzare lo stacco predisponendo lo
spettatore ad un nuovo inizio di video, e consente anche di
mantenere un livello adeguato di attenzione concedendo una piccola
pausa agli spettatori o visitatori. |
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Continuamente vediamo esempi di film o video dove un accompagnamento musicale azzeccato esalta il valore delle immagini (e viceversa). Realizzare qualcosa di simile è tecnicamente facile, anche se richiede tempo e attenzione ai particolari (come il volume al giusto livello) ma anche qui occorrono alcune attenzioni. La prima è che la musica se non è nostra è sotto copyright e se il video vogliamo pubblicarlo su YouTube molto probabilmente avremo dei problemi e verrà bloccato. La seconda è banale: non è compatibile col parlato, difficilmente sarà realizzabile in modo professionale mantenendo intellegibile il parlato, a parte che non va più molto di moda. Da utilizzare invece negli stacchi con immagini fisse tra spezzoni di parlato per evitare il silenzio improvviso. Per il problema del copyright l’ideale sono musiche o esecuzioni originali di qualche amico musicista anche dilettante. Per coprire le interruzioni essendo necessari pochi secondi di musica questa opzione è più fattibile. |
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Live Movie Maker e gli altri prodotti analoghi consentono di inserire titoli e credit finali estesi quanto si vuole, e anche con qualche effetto grafico. Poiché al cinema li guardiamo solo se accompagnati da qualche canzone particolarmente accattivante (titoli di coda) o da soluzioni grafiche particolarmente originali (titoli di testa) a meno che sia questo il vostro personale campo di interesse non sembra consigliabile perderci molto tempo. Difficilmente potremo competere con i laboratori creativi professionali che operano in questo settore. |
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Live Movie Maker ha ovviamente anche la funzione di produzione del
filmato finale, con varie scelte di risoluzione. E' possibile anche
la bassa risoluzione ma, visto che la nostra macchina fotografica ha
filmato in HD (o HQ) e che è possibile pubblicare video in HQ
gratuitamente su YouTube e anche visualizzarli senza particolari problemi su smartphone e tablet è un peccato abbassare la qualità all'origine.
L'unico prezzo da pagare è il tempo da impiegare, non il nostro
peraltro, ma del nostro PC. Che è meglio che sia potente. |
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Il servizio fornito gratuitamente da Google non ha competitori per
questo scopo, sia per le dimensioni quasi senza limiti dei video
(oltre 100', abilitando, sempre gratuitamente, la possibilità di
caricare video di durata superiore a 15') sia soprattutto per le
prestazioni in streaming. Che sono raggiungibili con un sito
acquistato da un provider solo pagando parecchio. Google e YouTube
si rifanno con la pubblicità ma, se il video è di nostra produzione
(e il canale contiene soprattutto video di nostra produzione) in
parte può arrivare anche a noi, se lo chiediamo. |
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Alla fine (o all'inizio) del caricamento si aggiungeranno titolo e descrizione ed eventualmente i tags e si procederà alla pubblicazione e al test. Dopodiché si potranno utilizzare le potenti funzioni di miglioramento messe a disposizione da YouTube. Le più interessanti sono la luce di riempimento (per video troppo scuri dopo i vari passaggi) e lo stabilizzatore, molto efficace per riprese a mano libera, che rende i movimenti meno ampi e più fluidi, garantendo un visibile miglioramento. L'effetto è sempre verificabile con la visione affiancata prima e dopo, e reversibile. Anche i miglioramenti richiedono un certo tempo per video lunghi ma non impediscono la visione, i visitatori continuano a vedere il video non ancora migliorato. L'ultima scelta da fare è sull'apertura del video alla visione. Può essere pubblico, accessibile a tutti e anche al motore di ricerca interno, oppure accessibile a tutti ma non inserito nel motore di ricerca (in questo modo sarà visualizzato in pratica solo dalle persone che invitiamo inviandogli il link più le persone che ricevono il link da altri invitati) oppure ancora privato, accessibile solo alle persone che noi esplicitamente invitiamo. |
Note |
Le immagini utilizzate per illustrare la pagina, quando non originali, sono tratte da Internet e considerate di pubblico dominio, in quanto pubblicate senza vincoli o disclaimer. La scelta delle fotocamere illustrate è solo esemplificativa della tecnologia digitale e non costituisce alcuna indicazione di acquisto. Per qualsiasi osservazione può essere contattato il webmaster del sito. |
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© Alberto Maurizio Truffi - Musica & Memoria Marzo 2015 / Aggiornamento Agosto 2015 |
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