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Lucio Dalla - 4 marzo 1943

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Dice che era un bell'uomo e veniva
veniva dal mare
Parlava un'altra lingua però sapeva amare
E quel giorno lui prese a mia madre
sopra un bel prato
L'ora più dolce prima di essere ammazzato

Così lei restò sola nella stanza
la stanza sul porto
con l'unico vestito
ogni giorno più corto

E benché non sapesse il nome
e neppure il paese
mi aspettò come un dono d'amore
fino dal primo mese

Compiva sedici anni quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare

E forse fu per gioco
o forse per amore
che mi volle chiamare
come Nostro Signore

Della sua breve vita il ricordo
il ricordo più grosso
è tutto in questo nome
che io mi porto addosso

E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino
per la gente del porto mi chiamo
Gesù Bambino

E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino
per la gente del porto mi chiamo
Gesù Bambino

  

Note

 

Il testo di questa canzone, una delle più celebri e celebrate di Lucio Dalla è stato scritto da Paola Pallottino, all'epoca operatrice nel mondo della pubblicità (almeno, così venne presentata sulla stampa dopo il successo di questa canzone) e poetessa dilettante, nonché già autrice dei testi di alcune altre canzoni di Dalla, poi in seguito professoressa universitaria.
Il titolo è la vera data di nascita di Lucio Dalla, ed è stato proposto all'ultimo momento da Dalla perché il titolo originale (gesubambino) non era gradito alla RAI e agli organizzatori del festival, ma la vicenda non è solo vagamante autobiografica. Dalla all'epoca aveva 28 anni e l'autrice dei versi, la Pallottino, 31.

La vicenda narrata con estrema efficacia è semplice ed è collocata evidentemente nelle vicende della II guerra mondiale, con ogni probabilità il porto è a Salerno, il soldato è uno di quelli impegnati nello sbarco di Salerno, che è stato contrastato dai tedeschi con efficacia lasciando molti morti, poi sepolti nei grandi cimiteri militari a Sud della città, la ragazza non ancora sedicenne per curiosità o incoscienza incontra il soldato in un pausa dei combattimenti, fa l'amore con lui e rimane incinta, in una guerra in cui ogni giorno poteva essere l'ultima non servivano corteggiamenti. Dalle strofe successive sappiamo che è povera e sola, probabilmente fa la cameriera in un'osteria del porto, e vive in un stanza forse al piano di sopra. Bellissimo il particolare del vestito, solo uno e abbastanza corto, al ginocchio, secondo la moda degli anni '40, man mano che la pancia cresceva l'orlo saliva. Non muore di parto, fa in tempo ad allevare il bambino ma la sua vita è breve, oltre la guerra c'erano le malattie e non c'erano gli antibiotici. Il bambino viene allevato probabilmente dalle persone dell'osteria, e lì rimane, col suo nome stampato su di lui.

Una storia bellissima che mette assieme le vicende di tre persone semplici, la loro voglia di vivere e la storia del nostro Paese. Le date non collimano, lo sbarco c'è stato nel settembre 1943 e lo sbarco in Sicilia che aveva portato la guerra in Italia era avvenuto a luglio del 1943. Ma, come riportato prima, il titolo doveva essere un altro. Ma il riferimento temporale comunque ci sta. Da aggiungere che anche il porto nella foto di copertina del singolo di Lucio Dalla non è il porto di Salerno ma il porto di Manfredonia in Puglia, caro a Lucio Dalla, ma in Puglia non ci furono episodi di guerra significativi, gli alleati entrarono quasi senza resistenza.

La famosa e splendida canzone, primo successo a livello di massa del nuovo corso dell'artista bolognese, che aveva composto la parte musicale, presentata assieme all'Equipe 84 al Festival di Sanremo del 1971, dove arrivò al terzo posto, è diventata molto popolare anche in Brasile grazie ad una traduzione piuttosto fedele, anche se è stato eliminato ogni riferimento alla seconda guerra mondiale, nella quale il Brasile, come tutto il Sudamerica, non era stato coinvolto ma in modo marginale (un corpo di spedizione di alcune migliaia di uomini, che ha operato anche in Italia). La versione brasiliana aveva come titolo Minha história (la mia storia) e la prima interpretazione che l'ha fatta conoscere è stata del grande Chico Buarque de Hollanda, che aveva anche curato la traduzione e l'adattamento alla lingua portoghese, seguita tra le altre anche da quella di Maria Bethania.Vedi anche: i guai con la censura della RAI.

Vedi anche: i guai con la censura della RAI.

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