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Neil Young - After The Gold Rush (1970) |
1. Well I dreamed I saw the knights in
armor coming |
Ho sognato che vedevo
arrivare cavalieri in armatura |
2. Look at Mother Nature on the run in
the Nineteen Seventies |
Guarda (invece) com'è ridotta Madre
Natura negli anni settanta |
3. I was lying in a burned-out basement |
Ero sdraiato in un seminterrato quasi
distrutto |
4. I was thinking about what a friend
had said |
Stavo pensando a quello che aveva detto
un amico |
5. Well I dreamed I saw the silver
spaceships lying |
Ho sognato di vedere navi spaziali
argentate che aspettavano |
6. Flying Mother Nature's silver seed to a
new home in the sun |
Per portare in volo il seme argentato di Madre
Natura verso una nuova casa nel sole |
Note |
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La title track del migliore album del rocker canadese, secondo i suoi fans (tuttora e nonostante i moltissimi a seguire) ha un significato piuttosto chiaro, a differenza di altre canzoni di Neil Young: un inno e un'invettiva contro la distruzione della Terra ad opera dell'uomo, non solo per inquinamento e offese all'ambiente, ma anche per le perduranti guerre e le ingiustizie economiche e sociali. Una sensibilità nuova, l'ecologia, che si affacciava in modo prepotente già alla fine degli anni '60. Con qualche eccesso di pessimismo come sapremo, ma 50 anni dopo il problema è ancora aperto e la minaccia rimane ancora davanti a noi. Nel seguito sono commentate le strofe della canzone, ognuna delle quali porta uno specifico messaggio. |
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Prima strofa. Si inizia con un ricordo nostalgico e quasi fuori tempo, da collocare più nel mondo della fiaba che in quello della realtà, cavalieri, arcieri, contadini festanti di un Medio Evo immaginario, contraltare al presente narrato per immagini nelle strofe successive. Seconda strofa. Il disastro ecologico è solo citato, ed è anzi più che altro annunciato, come in un film di fantascienza distopica, per gli anni '70 che erano appena iniziati (l'album è uscito il 31 agosto 1970). Terza strofa. Una brutta esperienza per il protagonista, a cui si può fuggire solo addentrandosi nei paradisi artificiali della droga. Ma che tipo di brutta esperienza? Potrebbe essere appunto essere la caduta nel tunnel della droga e relativo abbruttimento. Ma più probabilmente, secondo noi, è una immagine di guerra quasi cinematografica quella narrata, una pattuglia rimasta tagliata fuori dal gruppo nella guerra del Vietnam, allora all'apice. Una conferma che siamo, come cantava Barry McGuire pochi anni prima, prossimi al Eve of Destruction. Quarta strofa. Torniamo in tema di fantascienza (prossima) con l'arrivo di una drammatica notizia riportata da un amico: la terza guerra mondiale? un cataclisma climatico? Quinta strofa. Non resta quindi che la fuga. Ma a fuggire non sono i puri e immuni dalla follia del mondo, gli hippies di Wooden Ships di David Crosby per tramite dei Jefferson Airplane, e neanche i ribelli anti sistema che si imbarcano sulla Jefferson Starship di Paul Kantner in Blows Against The Empire. Qui le astronavi per fuggire dalla Terra senza più futuro sono soltanto per i "chosen ones" i prescelti in base a qualche loro caratteristica (i soldi e il potere nei film di fantascienza dello stesso tema). I "color flyings" sono un riferimento al "Gran Pavese" le bandiere multicolori che una nave vittoriosa di qualche battaglia cruenta o sportiva espone nell'entrata in porto. Sesta strofa. Amaro e pessimistico finale: non contento di aver distrutto la Terra, l'Uomo si appresta a distruggere anche altri lontani mondi spargendovi il suo seme. Eventualità poi scongiurata perché i viaggi spaziali che sembravano cosa fatta nel 1970 si sono imprevedibilmente fermati 2 anni dopo e mai più ripresi, almeno finora. Il titolo. La "corsa dell'oro" citata nel titolo non è quindi un riferimento a quella di fine '800 nel Klondike canadese, quella narrata con impareggiabile ironia e sentimento da Charlie Chaplin nel suo capolavoro La febbre dell'oro. E' solo una citazione subliminale. Il riferimento è alla corsa verso uno sviluppo senza freni, "insostenibile", che in nome della ricchezza non ha remore a distruggere l'ambiente. |
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Nelle immagini (dall'alto): la immagine interna della copertina "gatefold" del LP originale, con Neil ritratto con un super-grandangolare probabilmente nello studio di registrazione, la copertina e retro copertina dell'album. Qui sopra, Neil Young nel 1970, i Crazy Horse (Ralph Molina, Robert Talbot e Danny Whitten, da sinistra) nel 1969 e nel 1970 (con il produttore e pianista Jack Nitzsche, a destra). |
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Di Neil Young dall'album Harvest sono tradotte con spiegazione del significato la title track Harvest, Heart of Gold, A Man Needs A Maid e Old Man. Disponibili inoltre anche le traduzioni dei classici Ohio e Cortez The Killer. |
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© Traduzione Alberto Maurizio Truffi - Gennaio 2020 / Riproduzione del testo originale di Neil Young per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita |
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