Cambia le impostazioni sulla Privacy
The Cream - Monografia |
Tre musicisti, tre anni, tre LP e un supergruppo / Nascono i Cream / Una proposta musicale innovativa / Un successo immediato / Il secondo album, Disraeli Gears / Il terzo e definitivo album, Wheels Of Fire / Arrivati in cima, a volte la spinta si esaurisce / Contrasti e riappacificazioni |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel giro di pochi mesi, fatti di interminabili chiacchierate, prove, discussioni, decidono di dare vita ad una propria ditta, riversandovi tutto ciò che fino a quel momento avevano appreso: è il giugno del 1966. Il mese appresso, il debutto ufficiale: The Cream prendono parte al Windsor & Blues Festival. E' un trionfo. La BBC, radio e televisione, vista l'accoglienza presso il pubblico e presso il mondo musicale, li riprende e trasmette in più occasioni; e dire che ancora non hanno inciso nemmeno l'ombra di un disco. Il primo infatti, è il 45 giri che presenta "Wrapping Paper" e "Cat's Squirre". Esce a dicembre, ma non fa intendere cosa i tre hanno intenzione di suonare, di creare. Il primo pezzo è, a prima vista, una sorta di ballatina, ma con un testo stimolante, scritto dal poeta, musicista e performer Pete Brown; il secondo, è un brano similblues la cui melodia è suonata con l'armonica a bocca, inframezzata dall'assolo chitarristico. Nulla di tale, dunque, a parte – ma questo lo si sapeva – la padronanza tecnica degli strumenti da parte dei tre. Sempre a dicembre, a ruota, arriva sul mercato un secondo 45 giri: "I Feel Free" e "N.S.U.". Ma questa volta, l'ambiente resta senza fiato. Rock, blues, ma anche psichedelia, canto a tre voci, improvvisazioni basso-chitarra e una batteria che pare un treno in corsa, mai sentiti prima. Non si fa in tempo a "digerire" la novità che arriva anche il 33 giri. E' "Fresh Cream". Ulteriore stupore. Molto merito va ovviamente, al produttore Robert Stigwood, che ha creduto alla formazione da subito. Lo Stigwood, infatti, come vedremo nel prosieguo della sua carriera, è uno che "sa", che ha naso... E' infatti anche il produttore dei propri connazionali, gli australiani Bee Gees e ben presto diverrà una potenza pure nel campo del musical: "Hair" nel 1967, "Oh Calcutta" nel 1969, "Jesus Christ Superstar" nel 1971, "Evita" nel 1978.
Tornando ai Cream e al loro subitaneo successo, se si escludono vaghe tracce in talune composizioni dei Rolling Stones e degli Who, nessuno prima aveva pensato di fondere – e con quanta maestria ed equilibrio! - il rock con il blues e la psichedelia. E non solo in Gran Bretagna, nemmeno negli USA... si usa, adesso. E' del 1967, infatti, la nascita dei Blood, Sweat and Tears una sorta di “risposta americana” ai Cream; ma costoro sono in dieci, e utilizzano anche i fiati, come da crescente e avanzante R&B, con i suoi Otis Redding, Wilson Pickett e Aretha Franklin, per citare solo i più famosi. A gennaio, "Fresh Cream" supera le centomila copie di vendita nel solo Regno Unito. Dall'Australia giungono richieste per alcune decine di migliaia. Gli USA, che fino a pochi anni prima (in pratica prima dell'avvento dei Beatles e dei Rolling Stones) puntualmente snobbavano quanto avveniva in Europa e in Gran Bretagna (un occhio di riguardo, però, ce lo aveva per l'Italia viste le origini dei maggiori vocalist bianchi, questa volta non si fanno trovare impreparati. Alla fine di gennaio sfornano in proprio il disco e in meno di dodici mesi se ne vende mezzo milione. L'album propone alcuni pezzi inediti, per lo più a firma di Jack Bruce, un paio di brani li compone Ginger Baker (che manderà in visibilio gli amanti dello strumento, con il suo utilizzo di due casse, con cui imprime ritmi e controtempi da... urlo), uno di essi "Toad", assolo per batteria di quasi cinque minuti, che in concerto diventano poco più di nove. Due canzoni, che diverranno dei classici del, li compone la moglie di Bruce, Janet Godfrey, e sono "Sleepy Time Time" e "Sweet Wine". Infine, cinque pezzi composti da bluesman afroamericani: "Dreaming" e "Four Untile Late" di Robert Leroy Johnson; "Spoonful" di Willie Dixon, inciso la prima volta nel 1960 da Howlin Wolf e nel 1961 da Etta James; "I'm so Glad" di Skip James e "Rollin and Tumblin" di Muddy Waters. Per i puristi del blues, il loro approccio è blasfemo: potenti ed espressivi riff, ritmica robusta e tanta, ma proprio tanta improvvisazione, e non del solo Clapton, ma anche del bassista; diciamo in proposito che Jack Bruce rivoluziona l'uso del suo strumento rispetto all'utilizzo nel rock e nel beat; egli lo rende partecipe del "gioco" melodico, gli fa assumere quel ruolo che spesso ha nei combo jazzistici, in cui, senza scomodare il sommo Charlie Mingus, non è solo "parte" della ritmica; tutt'altro. Pensiamo a Oscar Pettiford, Milt Hinton, Ron Callander, Paul Chambers, Charlie Haden, Paul West, Scott La Faro ... Una doppia novità la introduce pure il batterista Ginger Baker; abbiamo detto della doppia cassa. Ma egli si "circonda" pure di tutto l'armamentario proprio del percussionista. Non dimentichiamo che all'epoca le rock band erano composte da quattro, massimo cinque elementi: tre chitarre (basso, solista, accompagnamento), batteria, organo/tastiera. Uno di loro a fare da cantante e frontman. Raramente, il vocalist non suonava.
Ovunque vadano, i Cream "chiamano". Ma non tanto i ragazzini/ragazzine quanto un pubblico con un minimo di conoscenza musicale. Cosa del tutto ovvia, se si pensa che, tolti un paio di brani, la loro musica è tutto fuorché ballabile. Questo è anche uno dei motivi – non il principale: ci arrivo – per cui non hanno avuto imitatori. Sono gli anni in cui il sabato e la domenica si va a ballare, con la musica dal vivo. Ma come si fa a ballare sui loro brani o su quelli di Jimmy Hendrix? Non hanno imitatori, anche perché per poterlo fare bisogno essere in possesso di una tecnica (si fa per dire) "niente male", in primo luogo per districarsi nei virtuosismi cleptoniani e bakeriani; quindi, per fare il "Jack Bruce della situazione", bisogna avere l'abito mentale del solista, tutt'altro che facile da reperire in chi suona il basso. Si diceva della mancanza di imitatori dei Cream. Ve ne furono, intendiamoci, ma rispetto alla fama raggiunta dal supergruppo e in rapporto a quelli che poterono vantare quasi tutti gli altri complessi dell'epoca, erano assai poca cosa. In compenso, ci sono stati tanti “creditori”, cioè singoli e gruppi che dalla musica dei Cream hanno tratto linfa, idee, schegge per dar corpo alla propria creatività.
E' l'estate del mitico Sessantotto, loro sono ai vertici delle classifiche mondiali anche come singoli musicisti, ma sono anche un tantino stufi di stare insieme. Forse pensano di avere giò dato/detto tutto, come trio. Forse ognuno di loro vorrebbe che gli altri due facessero da “rimorchio”. Fatto sta, decidono di andare ognuno per la propria strada. E decidono di farlo alla grande, con un concertone, il “Farewell Concert” alla Royal Albert Hall, come abbiamo esordito, il 26 novembre. Obblighi contrattuali li portano a fare un quarto disco, l'ultimo, che uscirà l'anno dopo. Disco che è al contempo la “cartina di tornasole” del perché – egocentrismi e caratteracci a parte – il trio si è sciolto dopo appena due anni e mezzo, di un sodalizio, ripetiamo, favoloso sotto tutti i profili. Quindici milioni di dischi venduti non sono poca cosa, centinaia di concerti, tour in mezzo mondo... E poi, comunque, non dimentichiamo che i Cream sono stati l'unico complesso rock dell'epoca a creare ed eseguire musica “da ascolto”, negli anni in cui, come ricordavamo dianzi, non c'era paese, sobborgo, città che non contasse sale da ballo, discoteche, “buchi” in cui zompare a ritmo, con band più o meno improvvisate. “Goodbye Cream”, con i tre fotografati per la copertina in frak argentato, cilindro e bastone, presenta solo sei pezzi (più un bonus aggiunto in seguito). Spiccano “I'm so Glad”, mai inciso prima, ma suonato nei concerti; “Politician”, entrambi in versione lunga (nove minuti il primo, sei il secondo) e “Sitting on the Top of the World”. Insomma, un ritorno al passato. Bruce, Clapton e Baker – ecco la cartina di tornasole di cui prima - avevano esaurito quella specifica vena in cui i pensieri musicali dei tre convergevano per dare vita a un frutto nuovo. Che di questo si trattò, lo dimostra il fatto che in seguito ognuno di loro, con altri compagni di strada o da soli, continueranno a creare ottima musica. Ma l'Ellepi, paradossalmente, presenta anche l'unico pezzo pop del loro repertorio, “Badge”, scritto da Clapton insieme a George Harrison (i Beatles ancora non si erano sciolti), il quale vi compare con un assolo orecchiabilissimo.
L'addio non è dei più amichevoli, specie tra Clapton e Bruce. Eric, infatti, metterà in piedi un nuovo supergruppo con Baker e il tastierista ed ex cantante degli Spencer Davis Group e poi leader dei Traffic, Steve Winwood e Ric Grech dei Family – i Blind Faith. Un nuovo “power group”, ma che durerà meno di un anno, con un solo album all'attivo. Negli anni a venire, crescendo e maturando umanamente, i tre si sono spesso incontrati, ma senza “imbracciare” i rispettivi strumenti. Fino a che nel 1993 non si sono trovati costretti a suonare nuovamente insieme. Costretti, in quanto assegnatari di uno dei più ambiti premi: l'inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame; insomma, tra gli “immortali”. Per l'occasione, la “reunion” propone “Born Under a Bad Sign”, “Crossroads” e “Sunshine of Your Love”. Ne nascerà un DVD. Ma soprattutto negli orecchi di tutt'e tre si insinuerà una... pulce, dapprima quasi inesistente, poi sempre più fastidiosa, infine... La pulce della “reunion”. Che arriva nel 2005. Per la precisione, il 2 maggio. Naturalmente, sul luogo del delitto, laddove cioè si erano accomiatati, la Royal Albert Hall. Il tempio musicale londinese è stracolmo. Quando entrano i tre vecchietti, pare scoppiare. Ne corso di quattro serate – due più due, dopo un giorno di riposo... - i tre over 60 eseguiranno quasi tutti i pezzi del proprio repertorio, una ventina. Va da sé, gli anni non perdonano. Non c'è più quella tremenda carica né nella voce di Bruce, né nelle bacchette e nei piedi di Ginger, né nelle dita di Eric. Ma vederli insieme (chi li ha amati, non ha fatto che sognarne il ritorno) è una goduria. Oltre tutto, quegli stessi titoli degli anni Sessanta, nei duemila sono quasi un'altra cosa, sembrano più meditati. E loro – dei santoni. Si divertono e divertono. Sarà così anche per i tre concerti di ottobre al Madison Square Garden di New York. Entrambi gli appuntamenti, il trio li apre con “I'm so Glad” . Sono felice. Di essere qui con voi, evidentemente. E' il caso di aggiungere che dopo quei due concerti i loro tanti ammiratori, tra cui migliaia di musicisti, non sperassero in un ritorno definitivo? Obiettivamente, per “dire” cosa? Avevano detto, e bene, già tutto.. Magari un appuntamento l'anno, questo sì... Purtroppo, nemmeno questo ci sarà: nell'ottobre del '14 uno di loro se n'è andato per sempre; Jack Bruce, guarda caso, la mente. Restano i dischi, restano alcuni filmati. Restano le testimonianze delle reunion londinese e nuiorchese. Un ultimo dato. Nei meno di tre anni di sodalizio, vendettero quindici milioni di dischi. Nei rimanenti, dal 1968 in poi, se ne vendettero altrettanti. La dice lunga sulla tenuta del loro modo di fare musica...
|
|
Prima del concerto di addio del 1968, la copertina dell'ultimo album e un'immagine dalla reunion del 2005, ovviamente da sinistra sono sempre Bruce, Baker e Clapton. |
NB: Le immagini di questa pagina sono tratte da Internet e non è indicata per esse protezione di copyright. In caso contrario è sempre possibile contattare il webmaster del sito (The images of this page are taken by Internet and they appear without copyright declared, in case, it is possible to contact the webmaster of this site.). |
© Sandro Damiani per Musica & Memoria - Dicembre 2018 / Riproduzione anche parziale della monografia non consentita |
|
IMMAGINI PUBBLICATE-I contenuti di questo sito non a scopo di lucro sono gratuiti, il sito ha lo scopo di diffondere la cultura della musica e le immagini sono complementari ai testi a scopo didattico, di critica e di discussione, come previsto dalla vigente legge italiana 633/41 sulla disciplina del diritto d'autore (art.70 del Capo V - Utilizzazioni libere). Per le immagini inserite non originali non è stata individuata in buona fede una restrizione di copyright. Qualora fossero a nostra insaputa sotto copyright è possibile segnalarlo al webmaster che le rimuoverà prontamente, se richiesto. Per informazioni dettagliate vedi il DISCLAIMER |
PUBLISHED IMAGES - The contents of this non-profit site are free, the site has the aim of spreading the culture of music and the images are complementary to the texts for educational, critical and discussion purposes, as required by current Italian law 633/41 on the regulation of copyright (art.70 of Chapter V - Free uses). For non-original images inserted, a copyright restriction has not been identified in good faith. If they are under copyright without our knowledge, it is possible to report it to the webmaster who will promptly remove them, if requested. For detailed information see the DISCLAIMER |