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La fine di Storyville (The House of the Rising Sun) |
La celebre canzone The House of the Rising Sun (leggi tutta la storia e la traduzione) è strettamente legata alla storica vicenda del quartiere di Storyville a New Orleans, il quartiere del peccato, della schiavitù (per le prostitute) della licenza e della libertà totale. Una storia che è stata magistralmente raccontata con il più franco realismo nel libro autobiografico Memorie di una maitresse americana, scritto, sembra con il supporto di uno scrittore o di un letterato rimasto anonimo, da una non meglio identificata Neil Kimball, probabilmente uno pseudonimo di una persona che realmente ha vissuto negli Stati Uniti in crescita caotica e inarrestabile dopo la guerra di Secessione. Pubblichiamo un estratto di questo racconto, convinti che sarà sicuramente uno stimolo per cercare e leggere questo libro, pubblicato da Adelphi diversi anni fa e probabilmente tuttora in catalogo.
«Il primo segno che la
pacchia stava per finire lo si ebbe nell'agosto 1917, ma noi non pensammo si
trattasse di una cosa seria. Washington cominciò a regolamentare la
prostituzione entro cinque miglia dai campi militari e i centri navali. Alle
regolamentazioni seguirono altre regolamentazioni. Storyville aveva i giorni
contati. I ragazzi, fu deciso, potevano morire per la loro patria ma non andare
a letto per essa. |
Alcune
compagnie di assicurazione contro gli incendi stornarono le polizze riguardanti
Storyville. Il capo dei pompieri disse che si stava complottando di dar fuoco al
quartiere. Ci preparammo alla chiusura. Andate a lottare contro il Municipio, o
addirittura contro Washington, con una testa di ca**o come Woodrow Wilson a capo
del paese. Non erano certo i guerrafondai americani a fornire ai soldati e ai
marinai un facile accesso alle donne. Da noi, i giovanotti gonfi della linfa
della gioventù avrebbero dovuto soddisfarsi con le riviste, le canzonette, le
torte dell'YMCA,
e un po' di manfrine da soli, nella loro branda. Spesso mi domando perché non
siano i soldati a gestire la loro guerra. Forse perché i vecchi gli raccontano
tante di quelle balle da annebbiargli il cervello. Non ho mai creduto nelle
stragi di giovanotti. |
Le
ragazze erano tutte ben truccate, coi capelli pettinati all'insù, e talmente su
di giri che allungavano la mano ai bottoni della patta degli uomini. Qualcuno
aveva passato in giro una bottiglia – sembravano come in un incendio. Anni di
disciplina andavano a farsi fottere. Lascia che si sfoghino, pensai. Erano tutte
eccitate e arrabbiate, ma anche felici. Metà erano già ubriache, poiché, con
mance, si erano fatte portare dalle domestiche negre delle bottiglie su in
camera, prima di scendere. Io avevo venduto la maggior parte della mia cantina
al club B..., per diecimila dollari. Per anni avevo continuato a immagazzinare
roba di prim'ordine, e avevo tenuto da parte dello champagne, dell'acquavite,
del bourbon e del rye ben
invecchiati. A quell'epoca, erano pochi quelli che bevevano scotch. |
Verso le dieci, una banda di teppisti cercò di entrare, ma il sindaco aveva
riempito Storyville di poliziotti, quella sera, poiché era corsa voce che le
puttane e i loro amici avrebbero dato fuoco al quartiere, al momento
d'abbandonarlo. I poliziotti non lasciavano entrare nessuno nella casa, a meno
che io gli dicessi che erano miei amici o invitati. Non volevo far entrare
nessuno che potesse rovinare la festa, nessuno di quegli schifosi pescicani, con
le loro camicie di seta da venti dollari e i loro modi volgari.
Le abitudini, in me, difficilmente vengono meno. |
(Le immagini sono del quartiere di Storyville a New Orleans a inizio '900 e ritratti di prostitute di fine '800) |
Musica & Memoria Dicembre 2007 / Tratto da "Memorie di una maitresse americana", editrice Adelphi / Riproduzione parziale per soli scopi di analisi critica ai sensi delle leggi vigenti / Le immagini sono tratte da cartoline di New Orleans dell'epoca (1910 e 1900) / Copia per usi commerciali non consentita |
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