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Enzo Jannacci - Sei minuti all'alba |
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Sei minuti all'alba: e gh'è
gnanca ciàr |
Sei minuti all'alba, non è neanche chiaro |
Nella cella accanto canten 'na
cansún... |
Nella cella accanto cantano una canzone |
Vott setémber sun scapà, hu
finì de faa el suldà |
L'otto settembre sono scappato, ho finito di
fare il soldato (1) /
sono tornato al mio paese, (ma) mi hanno chiamato "disertore" (2)
/
poi mi hanno caricato sul treno, sono scappato un'altra volta (3) |
Entra un ufficiale; mi offre da
fumar... |
Entra un ufficiale, mi offre da fumare
(5) |
E strascino i piedi, e mi sento
mal... |
E trascino i piedi, e mi sento male |
Vott setémber sun scapà, hu
finì de faa el suldà |
L'otto settembre sono scappato, ho finito di
fare il soldato |
Note |
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Con grande semplicità e senza la minima caduta nella retorica Enzo Jannacci, con il contributo di Dario Fo, con questa canzone dei primi anni '60 ha scritto probabilmente il miglior brano sulla Resistenza italiana. In pochi versi, e tutti dalla parte di un semplice ragazzo del popolo che racconta la sua vicenda in dialetto milanese, c'è l'intera storia degli anni della guerra partigiana in Italia. |
(1) |
Si riferisce ovviamente all'8 settembre del
1943. |
(2) |
La repubblica di Salò aveva formato un
esercito per continuare la guerra a fianco dei tedeschi, i giovani in età di
leva dovevano quindi essere arruolati e chi si sottraeva, come il
protagonista, veniva considerato disertore. |
(3) |
I giovani catturati con l'accusa di
diserzione, se non accettavano di entrare nell'esercito di Salò o comunque
non erano considerati sufficientemente affidabili per farne parte, venivano
inviati in Germania come forza lavoro coatta (in sostanza, schiavi) per la
poderosa macchina militare - industriale tedesca. |
(4) |
"Ribelli" erano chiamati appunto dai collaborazionisti e dai tedeschi i partigiani italiani che si "ribellavano" all'ordine imposto nell'Italia del centro-nord e si organizzavano per opporsi alla occupazione straniera nel nostro paese, collegandosi al governo legittimo costituitosi nel Sud Italia e agli alleati. Così in una delle canzoni sulla Resistenza scritte effettivamente nel periodo si definivano loro stessi "I ribelli della montagna". I ribelli non erano considerati soldati nemici, non era applicata la convenzione di Ginevra, e se catturati era prevista per loro la pena di morte mediante fucilazione. |
(5) |
Un ufficiale evidentemente della Repubblica di Salò, arruolatosi per essa o, più probabilmente, già nell'esercito ma che non aveva voluto o potuto fuggire né si era opposto al tradimento del giuramento al Re. L'ultima sigaretta era una tradizione per il condannato a morte. |
(6) |
Formidabile verso, antitesi perfetta a qualsiasi retorica. Anche nel momento più tragico entra una situazione comica, la forza dell'abitudine vince sulla evidenza. |
(7) |
Probabile allusione al martire del Risorgimento di Milano, l'operaio Amatore Sciesa che, agli austriaci che lo facevano passare davanti alla sua casa mentre lo conducevano alla fucilazione, per indurlo a collaborare, aveva detto con semplicità "Tirem innanz" ("Andiamo avanti"). |
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La canzone era inclusa nello spettacolo "22 canzoni" proposto da Jannacci nel 1965 e poi replicato negli anni successivi. Tra le altre canzoni di quello storico spettacolo (Veronica, L'Armando, Aveva un taxi nero, El purtava i scarp da tennis, T'ho compraa i calzett de seda). |
Altre canzoni di Enzo Jannacci El purtava i scarp da tennis, Veronica, Sfiorisci bel fiore, T'ho compraa i calzett de seda, Faceva il palo, La Luna l'è una lampadina, Andava a Rogoredo | |
Altre canzoni sulla Resistenza La ballata dell'ex (Sergio Endrigo), The Partisan (Leonard Cohen), Ma mì (Giorgio Strehler) | |
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Musica & Memoria Novembre 2007 / Testo originale di Enzo Jannacci e Dario Fo trascritto e reso in italiano per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita |
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