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Musica & Memoria | Cover anni ’60-’70. Note alla Lista n.4 |
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Sul sito Musica & Memoria è presente un elenco, che si avvia a diventare completo, delle moltissime cover da originali stranieri pubblicate da gruppi e cantanti italiani negli anni '60 e '70. L'elenco, vista la sua dimensione (oltre 2800 cover commentate) è suddiviso in 6 liste. Quando i commenti sintetici inseriti a fianco di ciascuna cover (sempre con indicazione dell'autore originale e italiano e del titolo della versione originale, e relative date) sono troppo estesi è aggiunta anche una pagina di note, come questa. |
Indice delle note: Herbert Pagani / Iva Zanicchi / Jimmy Fontana / Joe Cocker / John Foster / Jonathan & Michelle / Little Tony (cover Ray Charles) / Marie Laforet / Mario Zelinotti / Marcellos Ferial (Lili Marlene) / Marisa Sannia / Maurizio Arcieri / Michele / Michel Tadini |
Vedi anche: Il menu con tutte le informazioni sulle cover / L'indice completo / Vai alla Lista 4 |
Note della Lista 4 (da Giuliano e i Notturni a Mike Liddel e gli Atomi) |
Herbert Pagani - Un capretto (Dona Dona) |
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L'originale in lingua yiddish ha come titolo דאָס קעלבל (Dos Kelbl, "Il vitello") e fa parte dell’opera teatrale Esterke. Era una composizione in yiddish dello scrittore bielorusso-ebraico Aaron Zeitlin e del musicista ucraino-ebraico, naturalizzato statunitense Sholom Secunda (Shloyme Sekunda) spesso coinvolto nei musical di Broadway e che divenne il compositore stabile dello Yiddish Art Theater. Compose diverse musiche di ispirazione sacra, tra le quali appunto “Dos Kelbl”, nota anche come “Dana Dana”, basandosi su un'antica melodia popolare polacca, che è anche la canzone più famosa della rappresentazione teatrale musicale “Esterke” che si tenne al teatro di cui sopra il 17 ottobre del 1940. Il direttore e cofondatore del teatro era l’ebreo-russo Maurice Schwarz (Avram Moishe Schwartz) un drammaturgo, attore teatrale e cinematografico, che nel musical recitò la parte di Lech, mentre la parte di Esterke era interpretata da sua nipote, Miriam Riselle. L’opera è tratta da una leggenda che narra di una bellissima ragazza ebrea-polacca, il cui nome era Ester, concubina del re polacco Casimiro il Grande (1310–1370), da cui ebbe quattro figli. Il gesto della ragazza è stato simbolicamente descritto come un sacrificio per ottenere favori e privilegi da parte del re polacco nei confronti della comunità ebraica locale. Il sacrificio consisteva nella trasgressione da parte della ragazza, tradendo la sua religione, essendo vietato per un ebreo unirsi ad un altro individuo non ebreo. La leggenda era basata sul racconto trascritto dal cronista e storico ebreo-tedesco David Ben Shelomoh (1541–1613), noto David Gans, (gans in tedesco significa oca) e la narrazione, prima della sua trascrizione, si tramandava oralmente tra le comunità ebraiche sparse in Europa e Stati Uniti. La canzone conteneva nel testo chiari riferimenti al libro di Ester della Bibbia. Ester nel Vecchio Testamento era una ragazza ebrea e orfana di entrambi i genitori, che venne adottata dal cugino Mardocheo (Ester 2,1-18), in seguito era divenuta la moglie del re persiano Serse I, identificato nella Bibbia come Assuero, (V secolo a.C.). Il testo originale racconta di un vitello che viene legato per essere condotto al macello, e su questo sacrificio si fa un significativo parallelo sulla condizione del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale, parallelo adottato anche da Herbert Pagani nella sua versione in italiano. La canzone venne tradotta in diverse lingue, ma la versione più nota è stata quella in inglese del 1960 eseguita da Joan Baez, tradotta da Arthur Kevess e Teddy Schwartz, che dal titolo originale (Dos Kelbl) anche Dana Dana, diventa (Dona Dona) e anche (Donna Donna). |
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Iva Zanicchi - Caldo è l'amore (Warm Is The Love) |
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Per "Caldo è l’amore" una cover in scaletta nel primo LP omonimo della Zanicchi non esistevano finora riscontri in rete, non è presente né in SIAE, né In ISWC Net e neanche in BMI e ASCAP e anche nel sito della Discoteca di Stato è indicato l’autore originale, ma non è riportato il titolo rimasto con un punto di domanda. Ma è stato ora individuato da Ignazio Sulis: «Da diversi anni davo la caccia all’originale. Ho cercato spesso di scoprire un originale non riuscendoci perché tradito dalle solite goffaggini degli autori italiani che oltre ai testi stravolti, storpiavano anche i titoli, anche se … qualcuno lo hanno tradotto, ma alla buona. Poche volte mi era capitato di tentare con successo l’ultima carta traducendo il titolo in inglese, ma questa volta (caso strano) il tentativo è riuscito, ma solo dopo che ho ascoltato diverse canzoni scritte da Diane Hildebrand e devo dire: finalmente gli autori italiani Abbate e Pallavicini hanno tradotto bene e così l’originale è stato individuato.» (Warm Is The Love di Jody Miller) |
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Jimmy Fontana - Non domandare alle stelle (1960) |
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Sul 45 giri dove era incisa questa canzone, come lato B de Il
nostro concerto, era indicato un autore straniero, greco, Manos Hadjdakis,
ma non il titolo della canzone. La ricerca dell'originale non è stata
semplice. Anche nella Discoteca di Stato c’è soltanto un punto
interrogativo, in SIAE non è presente, così come nelle americane BMI e ASCAP,
nella francese SACEM, tedesca GEMA e spagnola SGAE, inoltre la ISWC Net
attualmente non è operativa, forse per revisione del sito. Il compositore
dichiarato nel disco ha una discografia immensa, oltre un centinaio di
musiche per orchestra, composizioni per cantanti folk, oltre ad una estesa
composizione di musiche da film. Tra queste, dopo molti tentativi e molti
ascolti, Ignazio Sulis ha finalmente individuato l'originale. La canzone si
chiama Μην τον ρωτάς τον ουρανό (Non chiedete al cielo) e faceva parte della
colonna sonora del film di guerra del 1956 To Nisi Ton Genneon (L'isola del
coraggioso). |
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Joe Cocker - "Chi sono per te". |
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Do I Still Figure In Your Life?. Una specialità del musicista inglese era prendere una canzone abbastanza comune e trasformarlain un brano epico. L'ha fatto per With A Little Help For My Friends ma anhe per questo brano di Pete Dello, il front-man di un gruppo inglese non molto noto ma con qualche successo all'attivo. La canzone, pubbicata su LP a maggio del 1969, era tra quelle inserite nella storica performance a Woodstock nell'agosto di quell'anno, che lo ha reso un mito del rock. Ne è stata fatta una cover in italiano per lo stesso Joe, ma si trova come prova solo le immagini dello spartito riprodotte a lato che però fa riferimento anche a un album del 1972 dove la canzone sarebbe stata inserita, With a Little Help From My Friends (2×LP, compilation) Cube Records 2338 004, distribuzione Phonogram. |
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John Foster - "Luna malinconica" e "A luce di candela". |
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Blue
Moon. La famosa canzone americana oggi nota a tutti come “Blue
Moon”, nasce nel 1934 inizialmente col titolo “Prayer”, dal paroliere Lorenz
Hart e dal compositore Richard Rodgers, entrambi statunitensi e allora
collaboratori per la MGM (Metro Goldwyn Mayer). Naturalmente, anche il testo
era diverso rispetto alla canzone a noi più nota e la prima registrazione
era destinata all’attrice statunitense Jean Harlow, ma questa versione
purtroppo restò inedita. In seguito, la MGM chiese all’autore Hart di
cambiare completamente il testo, ma non la musica e la canzone prese il
titolo “The Bad In Every Man”, che fu inclusa nel film drammatico
statunitense “Manhattan Melodrama” del 1934, diretto da Woodbridge Strong
Van Dyke. Gli attori principali erano Clark Gable, William Powell e Myrna
Loy e la canzone fu cantata durante le riprese dall’attrice e cantante
statunitense Shirley Ross (a sinistra),
nella parte di sé stessa, mentre si esibiva nel celebre night club
newyorchese dell’epoca, il Cotton Club. |
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Luce di candela. Il testo di questa notissima melodia tradizionale conosciuta in Italia soprattutto come "Il valzer delle candele", fu scritto nel 1797 dal poeta scozzese Robert Burns, che gli diede il titolo “Auld Lang Syne”, che tradotto dall’antica lingua scozzese, diventa “i bei tempi andati). Burns adattò il suo testo a una melodia tradizionale scozzese, appresa dal suo maestro di scuola, un certo Murdoch. L'antica melodia, che in realtà aveva in precedenza un testo e un diverso titolo "Auld Kyndnes Foryett", come riportato nel The Bannatyne Manuscript del 1568, un’antologia di letteratura scozzese, contenente testi poetici anonimi e di autori dichiarati. Così la nuova canzone, rivitalizzata da Robert Burns è arrivata fino ai giorni nostri. La prima versione moderna registrata in forma strumentale, fu eseguita da “Guy Lombardo And His Royal Canadians” nel 1939 col titolo esteso (Should Auld Acquaintance Be Forgot) , versione che contribuì notevolmente a diffondere la conoscenza della melodia, che divenne in seguito una tipica canzone natalizia e più volte riproposta, soprattutto in occidente. La prima registrazione con il testo di Burns si deve a Bing Crosby ed è del 1947. In Italia, oltre a questa versione, esiste anche col titolo “Il valzer delle candele”, sempre col testo scritto da Larici (Giacomo Mario Gili) e Pinchi (Giuseppe Perotti) ed è stata eseguite anche da Tati Casoni (1947), Tonina Torrielli (1958), Flo Sandon’s (1960), Michele Maisano (1969), Bruno Martino (1972) e vari altri. |
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Jonathan & Michelle - Il cavallino bianco (Stewball) |
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Un cavallo di nome Skewball è realmente esistito; è nato in Inghilterra nella prima metà del 1700, nella proprietà del nobile inglese Francis 2nd Earl of Godolphin. La variante del nome del cavallo in Stewball avvenne all’atto della registrazione della sua compravendita, ad un signore irlandese (Sir Arthur Marvel). La ballata dedicata a questo cavallo vincente, nasce in seguito alla competizione tra Skewball e una giumenta grigia di nome Miss Portly, di proprietà di Sir Ralph Gore. La gara si svolse nella città di Kildare, ai margini della pianura del Curragh, un rinomato centro, dove si allevano e addestrano cavalli da corsa, distante 50 km da Dublino. Si narra che il brano sia stato composto da qualcuno degli appassionati ai cavalli, pratico nel comporre certe ballate, che con termine locale erano definiti "balladmakers". In questo caso il cantastorie probabilmente assisteva anche alla gara e aveva puntato sul cavallo giusto. E’ altrettanto noto, che la ballata acquisì più popolarità in Inghilterra e negli USA, una volta approdata con i coloni irlandesi nel 1929. Entrò anche negli ambienti carcerari negli stati del sud, tra afro-americani, che non mancarono di cantarla con andamento blues e anche in stile country-bluegrass, elaborando la bella melodia originaria. |
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Little Tony - Lo sai tu (Ray Charles - What I'd Say) |
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What I'd Say
era un brano di forte impatto, riconosciuto anche se tardivamente (2002),
persino dalla Biblioteca del Congresso statunitense che ne conserva la
memoria sotto forma di supporto musicale corredato da spartito. Come
qualsiasi grande opera, nacque con non pochi dissidi tra le categorie
popolari (tra bianchi e neri, tra religiosi e laici) di fine anni ‘50 negli
USA. La genialità di questo brano è opera di chi la musica la porta dentro
di sé ed a Ray Charles venne fuori spontaneamente improvvisando, e c’è da
dire casualmente, perché nata come riempitivo per chiudere un concerto.
Suscitò un entusiasmo tale tra il pubblico da indurre i discografici della
Atlantic ad accogliere l’offerta di Ray Charles di registrare il pezzo. La
registrazione della Atlantic fu un atto coraggioso, rischiando l’arresto
perché si contrapponeva alla censura per via del testo ritenuto scabroso per
l’epoca (parte1). Oltre all’originale, venne ripetuta la registrazione col
testo corretto (parte2). Un grande successo tradotto in numeri: Primo
precursore di musica Soul, #10 nel 2004 tra le più belle canzoni di tutti i
tempi tra le 500 secondo Rolling Stones Magazine, #6 nella classifica
Billboard Hot 100 e #1 nella classifica singoli R&B USA del 1959. La canzone
così come nacque, venne suonata ad ogni fine concerto dal grande ed
indimenticabile artista. Disco: singolo “What’d I Say- Part. I / What’d I
Saye - Part II”.(Atlantic-45.2031, giugno 1959). Pubblicato a nome Ray
Charles and His Orchestra), naturalmente accompagnato dal coro The Realettes.
(Note di Ignazio Sulis). |
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Marie Laforet - La cantante dagli occhi d'oro (1964) |
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Drina (A/3) |
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Go Tell It On The Mountain
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Mais si loin de moi / He’s So Near (Yet
So Far Away) |
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La scaletta completa dell'LP |
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Mario Zelinotti - Um, Um, Um, Um (1965) e la carriera del cantante laziale |
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Mario Zelinotti è una delle voci più belle voci maschili degli anni '60, purtroppo non adeguatamente sfruttato per queste sue qualità, visti i risultati di vendita. Dal 1964 al 1974 registrò 19 dischi 45 giri, 16 dei quali con la Durium, alcuni di successo come il suo primo singolo (Chiederò, 1964), ma non fu spinto adeguatamente dalla sua casa discografica. Un bravo cantante che ebbe poca fortuna, partecipò per due rassegne a Sanremo, ma in coppia con il più conosciuto Little Tony, entrambi della scuderia Durium (Cuore Matto nel 1967 e Bada Bambina nel 1969). Le versioni di Little Tony hanno ovviamente venduto di più ma, a detta di Mario Zelinotti, il successo del cantante romano è stato anche aiutato dal fatto che la sua versione venne ritirata dal mercato da parte della Durium,(citazione necessaria) come dalla dichiarazione del cantante, rilasciata in settembre del 1996 al giornalista Giuliano Zunino della rivista Anni ‘60. La cover dell'omonimo successo soul di Major Lance era il quarto singolo del cantante. |
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Nel 1965 i Marcellos Ferial (qui senza Los) hanno registrato una nuova versione dell’adattamento in italiano (già pubblicato nel 1942 dalla cantante Lina Termini, con lo stesso testo di Rastelli) di questa famosissima canzone-simbolo della II Guerra Mondiale per i soldati un po' di tutti paesi, non solo tedeschi, in un curioso e un po' incongruo accoppiamento sul lato B con Bella ciao.
I versi della canzone risalgono agli inizi della prima
guerra mondiale, hanno una ispirazione anti militarista e sono stati scritti
dal poeta amburghese Hans Leip, allora giovane soldato in partenza per il
fronte russo (1915). Sono tratti in particolare da una sua poesia
intitolata “Il canto di una giovane sentinella”. Nel 1939, la poesia
suscitò l’interesse dell’attrice e cantante tedesca Liese-Lotte Helene Berta
Bunnenberg, in arte Lale Andersen, che convinse un noto musicista vicino al
regime nazista, Norbert Schultze, a metterla in musica. Il titolo era
diventato La popolarità universale della canzone nacque per caso, grazie alle trasmissioni di Radio Belgrado, sotto il controllo dei tedeschi dal 1941, e ovviamente era diretta all’inizio solo alle truppe tedesche, che nella musica nostalgica e nella vicenda di una giovane donna in attesa del suo soldato in un paese lontano sublimavano le angosce della guerra. Qualche guaio con la censura tedesca e con Goebbels che la riteneva evidentemente poco militaresca, ma la popolarità e l’appoggio anche di alti comandanti, incluso a quanto sembra anche Rommel, hanno travolto ogni remora e l’hanno trasformata nella canzone simbolo delle armate tedesche. La musica però è un linguaggio universale e ha consentito di superare anche i confini della guerra e della lingua e, grazie anche ad una improvvisata traduzione proveniente dal Sudafrica e ad una successiva di Anne Sheldon con testo del paroliere Tommie Connor, la fama della canzone si è diffusa anche tra le truppe anglosassoni e poi di altri paesi ed è diventata universalmente la canzone del soldato, anche perché non era certo sfuggita la ispirazione antimilitarista (si può leggere la traduzione nel sito Canzoni contro la guerra). Non così in Italia dove pure era stata tradotta e proposta da Lina Termini già nel 1942, come anticipato. Da noi era associata ai tedeschi e ai fascisti loro alleati e tale è rimasta, pur se il testo non ha nulla di militaresco e l'eco della guerra, che era simbolicamente presente nei cori e nei passi di marcia in sottofondo della versione di Lale Andersen, più che suscitare sentimenti marziali ricordava il tempo presente di guerra in cui tutti erano coinvolti. D'altra parte i soldati italiani già dal settembre del 1943 erano sparsi per il mondo e l'esercito regio si era dissolto, anche se sotto varie bandiere i soldati e anche i civili hanno continuato a combattere fino all'ultimo giorno di guerra.
Una storia parallela è quella delle versioni della notissima
attrice e cantante tedesca Marlene Dietrich,
che dal 1930 si era trasferita negli USA per ragioni professionali ma anche per sfuggire al regime
nazista, e che negli anni ’40 aveva partecipato attivamente alla guerra dalla
parte degli alleati, pur essendo tedesca. Per le trasmissioni in tedesco
della OSS (Office of Strategic Services) rivolte alle truppe nemiche, con
l’obiettivo di convincerle della imminente sconfitta, interpretò la canzone
nella lingua originale. Disco originale di Lale Andersen: singolo su 78 giri Electrola - E.G. 6993 del 1939. (Nelle immagini a fianco la copertina della versione italiana e le etichette delle due storiche versioni di Lale Andersen e Marlene Dietrich. Cliccare per ingrandire le immagini) |
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Marisa Sannia - Marisa nel paese delle meraviglie (1973) |
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Nel 1973 Marisa Sannia ha deciso di dedicare un LP alle canzoni presenti nei più fortunati ed amati cartoon e film musicali della Disney, destinato evidentemente ai più piccoli. Nel seguito l'elenco dei brani scelti dalla brava cantante sarda per queste cover di canzoni straniere, ma già note in Italia (etichetta Columbia EMI, n.cat. 3C 062-17922, pubblicato a settembre del 1973). |
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Maurizio - Lady Jane (1967) |
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Nel 1967, dopo aver registrato l’ultimo 45 giri “Lady Jane” insieme al suo complesso I New Dada, per Maurizio Arcieri si conclude l’avventura con la sua band, per proseguire una carriera autonoma insieme a altri due elementi del gruppo, conseguentemente ad una lite con il resto degli elementi. La diatriba finì in tribunale per contendersi il nome della band, che poi venne assegnata al biondo Arcieri. Con la sua casa discografica Bluebell decise di pubblicare a suo nome Lady Jane, con una copertina diversa ma solo per il nome (vedi le immagini) e con un lato B diverso (T'amo da morire). Gli autori dell’originale sono ovviamente Mick Jagger e Keith Richards dei mitici Stones, che registrarono questo lento in stile vagamente settecentesco come lato B del singolo 45 giri “Mother’s Little Helper” per il mercato USA. Il singolo in origine apriva la track list del nono LP 33 giri “Aftermath”, uscito per la prima volta in UK in aprile del 1966. Nel successivo mese di luglio venne ripubblicato lo stesso album per il mercato USA, non più contenente la canzone “Mother’s Little Helper” per presentarlo appunto come singolo 45 giri, registrato per la London Records, numero di catalogo 45-902, pubblicato in USA il 2 luglio 1966. |
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Maurizio - Il comizio di Maurizio (1967) |
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Terzo singolo 45 giri di Maurizio Arcieri per la Joker, numero di catalogo M7002. I crediti sul disco sono assegnati a Vito Pallavicini per il testo e Vittorio Buffoli per la musica (come da deposito SIAE al 05/12/2014), ma è in realtà una cover non dichiarata. Sia il titolo che il testo italiano sono come al solito di fantasia, lontani anche nell’arrangiamento dall’originale, che è un brano prettamente jazz in stile swing, che nasce nel 1938 per opera di Harry Warren e Johnny Mercer. La canzone era eseguita per la prima volta dal cantante, attore, produttore cinematografico e regista statunitense Dick Powell, affiancato dalla partner, l’attrice Olivia de Havilland, nel film “Hard To Get”, diretto da Ray Enright, uscito nelle sale statunitensi nel novembre del 1938. La prima pubblicazione su disco è accreditata al grande coroner americano Bing Crosby sempre nel 1938 (singolo su 78 giri registrato per la Decca col numero di catalogo 2147). Tra le oltre 30 covers di questo brano, spiccano quelle di: Bobby Darin (luglio 1961) e soprattutto quella del gruppo londinese Dave Clark Five (maggio 1967), ed è assai probabile che la versione di Maurizio abbia preso spunto da quest’ultima, in quanto sono simili stile e arrangiamento. |
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Maurizio - Cinque minuti e poi (1968) |
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Who’s Gonna Break Your Heart
Il regolamento del
concorso Un disco per l'estate
La denuncia per
plagio |
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La difesa e gli
autori dichiarati |
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Il giudizio e la
sentenza Venne data infine ragione a Roye Lee che ora detiene la sua percentuale di royalty, e le canzoni “Cinque minuti e poi”, insieme a “Tu che conosci lei” e alll’originale “Who’s Gonna Break Your Heart, sono tutte depositate nella associazione statunitense degli autori ed editori, la BMI. Stranamente però alla SIAE non sono più presenti e non è presente neanche, a quanto risulta dalle nostre ricerche, Cinque minuti e poi. |
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Il personaggio Roye Lee |
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La caduta |
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E la risalita |
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I giochi del cuore - Maurizio (I’d Love You To Want Me) |
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Una cover di un successo internazionale per il settimo 45 giri di Maurizio Arcieri ora con la Polydor. Riprende un brano #2 della hot 100 e #1 della Adult Contemporary della classifica USA Billboard in settembre del 1972. Inoltre è stato in testa alle classifiche in Germania, Nuova Zelanda, Australia, Canada nel 1973 e #5 della UK singles chart in giugno del 1974. La canzone era scritta, composta ed eseguita dal cantautore statunitense Roland Kent La Voie, meglio noto con lo pseudonimo “Lobo”. La sua hit, nota anche in italia dove si è piazzata al trentesimo posto tra i dischi più venduti nel 1973 ed entro in classifica dei singoli il 17 marzo, anche se a settimane alterne, comunque transitando per un totale di sei settimane (dato Hit Parade Italia) tra le prime 10. Disco originale: singolo 45 giri Big Tree Records-BT-147, pubblicato in settembre del 1972. |
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Stagioni fuori tempo - Maurizio (Seasons In The Sun) |
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Autori dell’originale sono il cantautore belga Jacques Brel e il suo accompagnatore fidato, il pianista e compositore francese Gérard Jounnest, marito di Juliette Gréco. Altre versioni hanno ripreso a modello maggiormente l'effettivo originale di Brel. Sono di Herbert Pagani (Testamento all’italiana, 1966), Roberto Vecchioni (Le stagioni nel sole, 2005) e Max Manfredi (Questo nuovo amore 2008). Il disco originale di Jacques Brel era un singolo 45 giri, etichetta Philips, numero di catalogo 432.518, pubblicato nel 1961. Come si vede dall'immagine dello spartito a lato, l'ascendenza nobile che risaliva allo chansonnier belga era dichiarata esplicitamente almeno nello spartito della versione di Maurizio. |
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Per segnalazioni o precisazioni scrivere a: Webmaster Musica & Memoria |
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Michele - Valzer delle candele (Auld Lang Syne) |
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Il testo di questa celeberrima composizione tradizionale venne scritto dal poeta scozzese Robert Burns, ed aveva come titolo “Auld Lang Syne”, che tradotto dalla antica lingua scozzese sta ad indicare I Bei Tempi Andati. Il testo di Robert Burns si adattava ad una melodia tradizionale appresa dal suo maestro di scuola, tale Murdoch. Il risultato è che l'antica melodia, che in realtà aveva precedentemente un testo e un diverso titolo ("Auld Kyndnes Foryett", come riportato nel The Bannatyne Manuscript del 1568, un’antologia di letteratura scozzese, contenente testi poetici anonimi e di autori dichiarati) rivitalizzata da Robert Burns è arrivata così fino ai giorni nostri. La prima versione moderna registrata è strumentale, ed è stata eseguita da “Guy Lombardo and his Royal Canadians” 1939, una versione che contribuì notevolmente a diffondere la conoscenza della melodia. Divenne in seguito una tipica canzone natalizia e con questo scopo più volte riproposta, la più nota e il riferimento per Michele e i suoi autori e produttori è stata probabilmente la versione di Bobby Darin. Diverso il taglio però, qui diventa una canzone d'amore con tanto di intermezzo parlato. Non per iniziativa di Michele però, perché il testo amoroso è di anni prima, risalente probabilmente ad una versione del 1947 di Carla Dupont, originata dall'utilizzo della melodia nella colonna sonora nel celebre film "Il ponte di Waterloo" con Vivian Leigh e Robert Taylor, dove era il "farewell waltz" in un momento clou della pellicola. |
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Michel Tadini - Sbagli (Mandy) |
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Michel Tadini, nome d’arte di Alberto Tadini, ebbe una breve esperienza come cantante nel complesso siculo de I Gens, nel 1971, coi quali incise due 45 giri. Negli ultimi anni '70 ebbe un enorme successo per aver interpretato famose sigle di cartoon giapponesi, in voga dal 1978 in poi, le più conosciute: Sigla iniziale di Atlas UFO Robot > (Ufo robot – ufo robot – si trasforma in un razzo missile col circuito di mille valvole ... ). Oltre alla sigla di chiusura con Goldrake, (Vaaa – distruggi il male e vaaa --- alabarda spazialeee! ), ma anche la meno nota sigla di “Capitan Harlock”. Il musicista poi si ritirò dalle scene, perché ormai etichettato come il cantante dei cartoni animati citati, senza trovare chi potesse farlo esprimere musicalmente in altri generi, che sarebbe stata invece la sua aspirazione. |
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© Musica & Memoria 2014-2015 / Le note su Mario Zelinotti, Marisa Sannia e Maurizio Arcieri sono state concesse da Ignazio Sulis / Data ultimo aggiornamento: 22 febbraio 2015 |
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