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Antonello Venditti - Modena (1979)

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Antonello Venditti è considerato un cantautore lineare e diretto sia nella composizione della musica sia nei testi, e quindi sembra inutile per lui un lavoro di lettura attenta dei testi per approfondire i significati, come abbiamo fatto per Franco Battiato o Francesco Guccini. Eppure i molti riferimenti e la distanza temporale che pian piano si allarga consentono di scoprire immagini e significati meno semplici da capire. Ma forse più interessanti perché sempre riferiti alla esperienza di vita reale della sua generazione. Ed è sicuramente il caso di questa canzone, una delle più belle musicalmente del cantautore, ma quasi indecifrabile per chi non è un "boomer".
Come per le canzoni di Battiato, anche queste spiegazioni nascono solo dalla logica e dalla immedesimazione, e sono solo una delle possibili interpretazioni delle immagini evocative proposte dalla canzone con il suo mix di musica e parole.

Tre decenni raccontati da Venditti: '60 (Notte prima degli esami, Giulio Cesare) / '70 (Compagno di scuola, Sotto il segno dei Pesci) / '80 (Questa insostenibile leggerezza dell'essere)

 

MODENA

Il titolo evoca non una città ma un evento ben preciso che viene ricordato nel seguito.

Con le nostre famose facce idiote, eccoci qui
Coi nostri famosi sorrisi tristi, a parlarci ancora di noi
E non c'è niente da scoprire, niente da salvare nelle nostre parole
Ricordi, libri da buttare, frasi da imputare
Ma due bandiere dritte in faccia al sole

La canzone inizia nel presente, 2 anni dopo, Venditti si presenta in prima persona, sul palco, interpretando ancora una volta una canzone che parla di "noi", ovvero della sua generazione.
E ciò di cui parla è una disillusione, ricordi ora amari, frasi in cui non si crede più, libri che si sono rivelati inutili.
Rimane solo l'immagine delle bandiere in lontane manifestazioni dirette verso un futuro che si considerava certo.

Ma cos'è, questa nuova paura che ho?
Ma cos'è, questa voglia di uscire, andare via?
Ma cos'è, questo strano rumore di piazza lontana?
Sarà forse tenerezza o un dubbio che rimane?

E' successo qualcosa infatti due anni prima, nel 1977, quella grande unità in un sogno comune, una nuova società che saldasse le eredità del passato, la Resistenza, la Costituzione, con un futuro di giustizia sociale e di partecipazione, si è infranta (1), ha lasciato solo la voglia di cancellare quella speranza. Di cancellare quel ricordo di manifestazioni oceaniche (2) e lasciare solo nostalgia accompagnata solo dal dubbio che poteva andare diversamente.

Ma siamo qui, a Modena
Io resto qui a guardarti negli occhi, lo sai
E non c’è tempo per cambiare, tempo per scoprire
una nuova illusione
La nostra vita è Coca-Cola, fredda nella gola
Di un padre troppo tempo amato

Ma la mente ritorna ancora a Modena, all'ultimo tentativo di ricomporre quella saldatura tra l'eredità del passato e la nuova speranza dei giovani, nella Festa nazionale de l'Unità tenutasi a Modena tra la fine di agosto e il 18 settembre del 1977. (3)
Ma tutto è successo troppo in fretta, non c'è stato abbastanza tempo per capire dalle due parti gli errori e superarli, o per immaginare un diverso scenario, il mondo gira ormai ai ritmi del consumismo (4) e allontana chi abbiamo considerato un padre e una guida per il nostri sogno (5)

Primo breve assolo di Gato Barbieri

 

Quanto valeva aver parlato già da allora
Quando tutto era da fare e tu non eri importante?

Quanto sarebbe stato meglio parlarne prima con il padre, quando tutto era ancora da cominciare, ma i giovani non sono stati considerati.

Ma siamo qui, a Modena
Io resto qui con un bicchiere vuoto nella mano
E non c’è tempo per cambiare, tempo per scoprire
cosa abbiamo sbagliato
La nostra vita è Coca-Cola fredda nella gola
di un ordine che non abbiamo mai voluto

E quindi a Modena siamo rimasti con un bicchiere vuoto in mano, abbiamo ascoltato buona musica (6) visto spettacoli interessanti, sentito buoni propositi, ma nulla è cambiato, il tempo era già scaduto, la frattura non si poteva più ricomporre. E così ciò che è rimasto è la società come era prima, quella che avevamo sempre avversato.

Ma cos'è questa nuova paura che ho?
Ma cos'è questa voglia di uscire, andare via?
Ma cos'è questo strano rumore di piazza lontana?
Una nuova tenerezza o un dubbio che rimane?

E così rimane il timore che quella occasione sia persa sempre che la piazza rimanga un ricordo che suona strano ora e che può suscitare solo una tenerezza che non avremmo pensato, assieme al dubbio su chi ha sbagliato.

Assolo di Gato Barbieri

 

 

Note

Come si legge nelle interpretazioni la canzone di Antonello Venditti è ispirata, con forte coinvolgimento personale, a un momento molto importante, di svolta, per la evoluzione del nostro Paese, l'arrivo per via democratica nell'area del potere del PCI, il Partito Comunista Italiano, allora con grande seguito popolare, accompagnato però da manifestazioni violente e anche tragiche per tutto il 1977 e inoltre dall'assalto alle istituzioni da parte del terrorismo "rosso", culminato nel 1978 con il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e la fine quello che per molti italiani di allora, e soprattutto per molti giovani, era il sogno di una grande svolta verso una società per loro più giusta.

Vicende quindi di quasi 50 anni fa alla data di questa pagina, sulle quali è caduta parecchia polvere del tempo, ed è quindi utile scoprirle o riviverle con l'aiuto di questa canzone, che si avvale anche di uno straordinario supporto musicale da parte del sassofonista Gato Barbieri. Un prezioso contributo che si deve però ascoltare in tutta la sua trascinante forza non nell'album su cui la canzone è stata inclusa (Buona Domenica) ma nel DVD che racchiude i concerti del tour del 1992 di Venditti Da San Siro a Samarcanda, presente però anche su YouTube sul canale ufficiale del cantautore. Nelle foto tre screenshot dal video.

Note

  1. Il riferimento è alle vicende del 1977-1978 sommariamente ricordate nel seguito
  2. Il riferimento molto evidente è ai grandi comizi a Piazza San Giovanni tenuti dall'allora segretario del PCi Enrico Berlinguer, a cui Venditti dedicherà anni dopo la canzone "Dolce Enrico", ma si può estendere anche al comizio conclusivo della Festa dell'Unità a Modena a cui parteciparono stimate 500.000 persone ed è stato il più grande nella storia del PCI.
  3. L'intento del PCI con questa Festa, la più grande ed estesa mai organizzata fino ad allora, era proprio un tentativo di ricomporre la frattura con il mondo giovane, almeno quello non conquistato dall'illusione della "lotta armata", riaccendendo la speranza. Il programma era quindi particolarmente ricco e aperto, ma l'esito non è stato quello sperato, anche per quello che poi accadrà solo cinque mesi dopo. Alla festa Venditti non ha partecipato come cantante, ma molto probabilmente è stato presente come spettatore.

  4. Consumismo a cui allude come simbolo la Coca Cola
  5. Il padre qui più che Berlinguer è proprio il PCI in quanto tale, riferimento obbligato in quegli anni per chi si collocava a sinistra, ma a volte discusso (e quindi "troppo amato).
  6. Per un assaggio di quello che si poteva sentire alla festa, nel nostro sito Audio Clips si possono ascoltare per intero i concerti di Roberto Vecchioni e Claudio Lolli.
 

© Musica & Memoria  Novembre 2024 / Note di Alberto Maurizio Truffi / Testo originale di Antonello Venditti riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita

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