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 Blog Televisione Digitale Terrestre: aggiornamenti in continua sulla DTT (2006-2008)

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In considerazione delle continue novità tecnologiche, normative e di mercato in questo settore strategico, raccogliamo in una sezione in forma di blog brevi informazioni e commenti su tutto quanto avviene di nuovo nel complesso percorso di migrazione dalla televisione analogica alla televisione digitale.

Vedi anche: Dossier sulla DTT / FAQ sulla DTT / La DTT e l'Auditel / Blog tecnologia e mercato

Indice
2008

Prime sorprese dallo switch off in Sardegna (2 dicembre)
Come sappiamo, dal 1 novembre 2008 in Sardegna non esiste più la TV analogica, solo
quella digitale. Osservare quello che sta succedendo nell'isola consente di prevedere, pur applicando le necessarie correzioni derivanti dalle particolarità del territorio, quello che potrebbe avvenire nello switch off del 2012 
(... continua ...)

Arrivano le frequenze per Europa 7 (14 ottobre)
Il Ministero per lo sviluppo economico (il Ministero Comunicazioni non esiste più), ha messo a punto un piano, che ha ricevuto il 13 ottobre parere favorevole dalla Agcom, per individuare le frequenze necessarie all'avvio delle trasmissioni per Europa 7. (... continua ...)

Completamento switch-off per la regione Sardegna (25 settembre)
Alla fine del mese di ottobre 2008 è previsto il completamento della transizione alla televisione digitale terrestre in Sardegna (... continua ...)

Il mercato televisivo in Europa nel 2007
Nella sua relazione annuale l'agenzia per la concorrenza l'Authority per le comunicazioni, o Agcom, ha illustrato la situazione del mercato audiovisivo europeo nel 2007.Il mercato è in crescita (+4,5% sull'anno precedente), è alimentato in maggioranza dalla pubblicità e meno dai servizi a pagamento (pay-TV). (...continua ...)

L'uso impropio della DTT (28 giugno) (con mini-FAQ)
Continua l'uso improprio della tecnologia, e in particolare della DTT, per risolvere problemi di equilibrio del mercato televisivo che, nella particolare situazione italiana, si intrecciano, addirittura, con la guida dell'intero paese. (...continua ...)

L'offerta Mediaset nella pay-TV (23 maggio )
Si consolida il cambio di strategia di Mediaset per l'offerta DTT a pagamento. Iniziata con un profilo basso e un gradino d'accesso molto più accessibile del concorrente Sky, grazie alla scelta strategica delle carte prepagate, in luogo dell'abbonamento. (...continua ...)

Finanziamenti per la DTT (26 febbraio)
Il governo di Centro-Sinistra, pur se in fase finale e senza alcuna possibilità di portare a termine la riforma del sistema televisivo che era nei suoi programmi, continua a sostenere la diffusione della DTT secondo i piani e gli accordi a suo tempo definiti. (...continua ...)

Parola fine sul DDL Gentiloni
Dopo oltre 15 mesi dalla sua presentazione, la caduta del governo Prodi per opera del micro partito Udeur del senatore Mastella (in parlamento in qualità di "miglior perdente" ai sensi dell'attuale legge elettorale, il cosiddetto "porcellum") ha messo la parola fine sul disegno di legge (DDL) del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. (...continua ...)

Annunci Mediaset nella pay-per-view
Mediaset con l'inizio del 2008 ha concluso la lunga fase di "osservazione" ed ha annunciato e avviato l'ingresso, che pare questa volta convinto e senza riserve, nel pay-per-view (...continua ...)

La gara per il Wi-Max
Si è chiusa la prima fase della gara per il Wi-Max con ben 29 concorrenti che hanno risposto al bando. Hanno deciso invece di non partecipare Alcatel-Lucent, BT-Italia ed Eutelia (che avevano invece fatto domanda). (...continua ...)
 

Indice
2007

21 dicembre 2007 (Switch-off anticipato per Trento e Piemonte) /  30 novembre 2007 (penetrazione DTT in Europa) / 14 novembre 2007 (Frequenze all'asta) / 22 ottobre 2007 (Il T-government arranca) / 11 ottobre 2007 (Gara Wi-Max) / 1 ottobre 2007 (Finanziaria 2008) / 7 settembre 2007 (DDL Gentiloni) / 4 settembre 2007 / 4 luglio 2007 / 2 luglio 2007 / 7 giugno 2007 / 1 giugno 2007 / 30 aprile 2007 / 31 marzo 2007 / 7 marzo 2007 / 6 marzo 2007 / 1 marzo 2007 / 6 febbraio 2007 / 30 gennaio 2007  (Il futuro della televisione) / 29 gennaio 2007 (Conseguenze economiche per Mediaset del DDL Gentiloni)

 

Indice
2006

1 novembre 2006 (Le critiche al DDL Gentiloni) / 13 ottobre 2006 (Il DDL Gentiloni) / 7 settembre 2006 - Verso l'abbonamento nella pay-per-view) / 1 maggio 2006 (Dati mercato televisivo italiano) / 13 febbraio 2006 (Espansione Mediaset nel calcio e nello sport) / 12 febbraio 2006 (Problemi per la DTT in Sardegna) / 30 gennaio 2006 (Calabrò e switch-off) / 24 dicembre 2005 (Diritti TV per il calcio sulla DTT)

 
 

 

 
 

Prime sorprese dallo switch off in Sardegna (2 dicembre)

Come sappiamo, dal 1 novembre  2008 in Sardegna non esiste più la TV analogica, solo quella digitale. Osservare quello che sta succedendo nell'isola consente di prevedere, pur applicando le necessarie correzioni derivanti dalle particolarità del territorio, quello che potrebbe avvenire nello switch off del 2012, tenendo peraltro conto che già durante il 2009, secondo gli ultimi piani, oltre metà del paese (inclusa la regione Lazio, da metà anno) sarà in digitale. La sorpresa Sardegna è stato il calo di Mediaset, che perde circa l'8% di share, e la accresciuta penetrazione degli abbonamenti di Sky, arrivati al 30% del bacino potenziale, molto al di sopra, quindi, della media nazionale. Una possibile spiegazione è che, dovendo passare ad un impianto basato su un decoder, pur se parzialmente finanziato, molti abitanti dell'isola abbiano deciso di fare il passo verso la TV a pagamento e la sua offerta più ricca. E' possibile anche che la copertura non completa del territorio, e le necessità di intervenire sull'antenna per orientarla diversamente, abbiano fatto preferire il passaggio diretto al satellite. Tenendo anche conto che l'abbonamento a Sky comprende l'installazione e quindi toglie ogni mal di testa ai clienti della televisione in questa delicata fase.
Questa tendenza potrebbe confermarsi nelle altre regioni oggetto del prossimo switch-off, almeno nelle aree geografiche non cittadine o relativamente marginali, e si possono immaginare le preoccupazioni di Mediaset in merito.
Il gruppo Mediaset e i suoi referenti politici (Forza Italia), a suo tempo forte sponsor dell'accelerazione sul digitale terrestre con la legge Gasparri (vedi qui tutta la storia) sarebbe quindi vittima di una sorta di legge del contrappasso, con gli inaspettati benefici a chi era stato tagliato fuori dall'operazione, ovvero la TV digitale satellitare e il gruppo Sky di Rupert Murdoch. L'operazione di allineamento immediato dell'IVA per le TV a pagamento, inserita nella manovra anti-crisi di fine novembre 2008, che comporta il passaggio dell'IVA dal 10% al 20% per gli abbonamenti Sky (ma anche per quelli Mediaset Premium) potrebbe avere quindi anche questa spiegazione, di ostacolo, pur se momentaneo e destinato ad essere riassorbito a breve, ad una crescita di Sky superiore ad ogni previsione come rapidità e ampiezza.
Crescita che Mediaset si sta ingegnando di contrastare anche potenziando l'offerta Mediaset Premium con nuovi canali dedicati ai bambini. Mentre resta sempre molto fiacca l'offerta cinema, evidentemente per non creare competizione interna con la TV in chiaro.

Arrivano le frequenze per Europa 7 (14 ottobre)

Il Ministero per lo sviluppo economico (il Ministero Comunicazioni non esiste più), ha messo a punto un piano, che ha ricevuto il 13 ottobre parere favorevole dalla Agcom, per individuare le frequenze necessarie all'avvio delle trasmissioni per Europa 7. Si tratta della famosa emittente in causa da anni con il governo italiano per la mancata attribuzione delle frequenze, nonostante avesse vinto la gara come rete nazionale. Frequenze occupate da Rete 4 ecc. ecc. (vedi la mini-storia).
Le frequenze televisive per Europa 7 non arriveranno però da Rete 4, ma da una riorganizzazione dello spettro VHF finora occupato dalle trasmissioni di Raiuno.
La prima rete della Tv pubblica però non dovrebbe perdere niente, perché conserverà i sette canali attualmente utilizzati, e la nuova “ricanalizzazione” permetterà la disponibilità di un ottavo canale che sarà assegnato a Europa 7, nei piani, entro il 30 giugno 2009.

E' questa la soluzione prima accennata e predisposta dal Ministero dello Sviluppo Economico nella nuova documentazione inviata al Consiglio di Stato, che il 16 dicembre prossimo si pronuncerà in via definitiva sulla vicenda. Un piano predisposto dal sottosegretario Paolo Romani (che in pratica ha le funzioni che erano del ministro delle Comunicazioni nei governi precedenti) e che evita quindi ogni impatto immediato sugli interessi di Mediaset, proprietaria di Rete 4.

Fino a qui i fatti, i commenti e le considerazioni legate al ruolo precedente di Romani in Mediaset ed in generale al ruolo del governo guidato da Berlusconi rispetto agli interessi televisivi possono essere sviluppati autonomamente dai lettori.

Da aggiungere che Europa 7 ha accolto con soddisfazione il piano, secondo le dichiarazioni di Ottavio Grandinetti (uno dei legali della emittente di De Stefano).
Mantenendo però aperta la richiesta di risarcimento danni (3,5 miliardi di Euro senza assegnazione di frequenze, 2,1 nel caso di tardiva assegnazione) e la conseguente causa al Consiglio d'Europa e al Consiglio di stato.

Si tratta ancora di televisione analogica, ma evidentemente con questa assegnazione Europa 7 potrebbe cominciare a posizionarsi per lo switch-off al digitale terrestre del 2012.
 

Completamento switc-off per la regione Sardegna (25 settembre 2008)

Alla fine del mese di ottobre 2008 è previsto il completamento della transizione alla televisione digitale terrestre in Sardegna, con il passaggio al digitale di Rai Due, Retequattro e QOOB.
La penetrazione dei decoder nell’isola ha già raggiunto percentuali superiori al 90%.
In attuazione del decreto ministeriale del 10 settembre 2008, che ha disposto il calendario nazionale del passaggio al digitale, è stato confermato l'arco temporale (15 ottobre - 31 ottobre) entro cui tutte le emittenti locali e nazionali operanti in Sardegna trasmetteranno esclusivamente in tecnica digitale.
Per attuare operativamente lo switch-off la regione è stata suddivisa in 4 aree tecniche: 1. Ogliastra – Sarrabus; 2. Sardegna meridionale (Cagliaritano, Sulcis-Iglesiente e Medio Campidano), 3. Sardegna Centrale (Nuorese e Oristanese) e 4. Sardegna settentrionale (Sassarese e Gallura), in ognuna delle quali lo switch-off durerà da un minimo di 2 ad un massimo di 5 giorni.

Per supportare economicamente lo switc-off, che farà della Sardegna la prima regione europea "digital only" sono stati erogati sinora finanziamenti per 330.000 decoder, ed è stato deciso un ulteriore contributo di 50 Euro per agevolare il passaggio dell'ultimo gruppo di utenti dotati di apparati di ricezione solo analogici, stimato appunto nell'ordine del 10% del totale.

 

 

21 dicembre 2007 - Switch-off anticipato per Trento e Piemonte

Il 1° dicembre 2007 è stato siglato un protocollo d'intesa tra il Ministero delle Comunicazioni, le regioni interessate e l'associazione per il DTT (ADGTVi) per il trasferimento anticipato di alcuni canali televisivi (switch-off): entro il 2009 per la provincia di Trento, entro il 2011 per il Piemonte. La scadenza per tutte le restanti regioni rimane per ora al 2012. 
Nel seguito i link al testo dei protocolli d'intesa: 

https://www.google.com 
https://www.google.com 

L'accordo riguarda 4 milioni di persone in Piemonte e 500 mila in Provincia di Trento e, dopo il passaggio ormai in fase avanzata in Sardegna e Valle d'Aosta, (ca. 1.750.000 abitanti complessivamente) porta tendenzialmente la DTT come unica TV generalista ad oltre il 10% degli italiani entro 1-3 anni.

30 novembre 2007 - Nuovi dati sulla penetrazione della DTT in Europa

L'istituto di ricerca e-Media Institute ha effettuato uno studio sulla penetrazione della tecnologia digitale nel settore televisivo. In base alle anticipazioni di sintesi trasmesse alla stampa (il report completo è acquistabile accedendo al sito dell'istituto), la televisione digitale terrestre a giugno 2007 era presente in 25 milioni di abitazioni, nei paesi dell'Europa occidentale, collocandosi al secondo posto tra i media digitali dopo il satellite (37 milioni). La TV via cavo in tecnica digitale si colloca sui 14 milioni e la IPTV su Internet a 4 milioni. 

La crescita delle DTT esiste, ma non è molto marcata, erano 14 milioni le abitazioni con DTT nel 2005. Sconta probabilmente un ritardo nel maggior paese europeo, la Germania, dove è diffusa e consolidata, con una clientela evidentemente affezionata, la TV via cavo analogica, che fornisce già in buona parte i plus che potrebbero motivare il passaggio alla DTT.

La penetrazione in Italia della DTT sul totale delle abitazioni secondo lo studio è pari al 17% ca., quindi leggermente superiore alla media europea, probabilmente grazie agli incentivi.

Nella tabella seguente (elaborazione di Musica & Memoria ©) sono sintetizzati i numeri principali del 2007.

  famiglia media (1) figli per coppia popolazione (EU) (2) n. famiglie (milioni) penetrazione famiglie DTT
Italia       2,60       1,22        58,00          22,31 17,0%           3,8
EU       3,13       1,47      493,00         157,37 15,9%          25,0

(1) I dati per l'Europa sono stimati. 
(2) Il dato complessivo della ricerca riguarda l'Europa occidentale, quindi comprende probabilmente alcuni paesi non EU, come la Svizzera.
 

14 novembre 2007: Frequenze all'asta

Il Ministero delle Comunicazioni ha dato il via al piano di riordino delle frequenze, mettendo all'asta 108 frequenze che si sono rese disponibili negli ultimi anni.
Si tratta di 108 su 25.680 impianti esistenti in Italia, un numero quindi non elevato, ma si tratta della prima volta dalla fine del monopolio negli anni '70 che le frequenze vengono assegnate con una procedura e non semplicemente occupate da chi arriva prima (il cosiddetto "far west dell'etere").
Un buon segnale non solo per il settore televisivo, ma anche per quello ancora più negletto e caotico della radio, soprattutto in considerazione del fatto che la migrazione alla DTT libererà progressivamente altre frequenze.
Come già sta avvenendo in Sardegna, dove tre canali nazionali (Rai 2, Rete 4, e Qoob) hanno completato lo switch over e sono passati definitivamente al digitale.
 

22 ottobre 2007: Il T-government arranca

Il Sole 24 Ore pubblica i risultati di una ricerca commissionata dal CNIPA all'Istituto Piepoli sull'utilizzo dei servizi interattivi sul digitale terrestre, con particolare riferimento ai servizi delle pubbliche amministrazioni (il cosiddetto T-government).
Il punto di partenza erano i 29 progetti cofinanziati  (per 7 milioni di Euro) nel 2004 dal CNIPA e dal governo, nel quadro del lancio della DTT previsto dalla legge Gasparri.
I risultati della ricerca non sono buoni. A parte il dettaglio dei singoli progetti (solo 12 sono ancora attivi) vengono confermate le previsioni di chi (anche noi) prevedeva un difficile decollo per questi servizi, stretti tra la diffidenza degli italiani per i pagamenti con carta di credito e la concorrenza del canale Internet (molto più comodo). I servizi che rimangono attivi sono infatti essenzialmente di tipo informativo, anche se non appaiono utilizzati in modo esteso.
I numeri della ricerca, riferiti al 2006, vedono infatti una penetrazione stimata del digitale terrestre al 10% della popolazione (il satellite è al 19%). Tra gli utenti della DTT il 70% non ha mai utilizzato i servizi interattivi (quelli che richiedono il collegamento col telefono o con l'ADSL) e solo il 2% ha utilizzato i servizi T-government. Sul totale della popolazione fa lo 0,2%. Deludente anche il dato sulla  conoscenza del servizio, estesa solo al 44% degli utenti DTT.
Non verrà dal T-government la spinta alla migrazione verso la DTT, e non sarà la DTT a colmare il digital divide. Appare corretta la scelta del ministro delle comunicazioni attuale di spingere la DTT sul segmento a maggiore massa critica, quello della TV generalista.
 

11 ottobre 2007:  Via alla gara per il Wi-Max

Dopo una fase preparatoria molto lunga è stato annunciato dal Ministero per le Comunicazioni il via alla gara per gli operatori che intendono offrire servizi con la nuova tecnologia di radiotrasmissione Wi-Fi. La gara prevede la assegnazione di concessioni separate per regioni e macro-regioni, ma non vieta a un soggetto di partecipare a più gare. Ci si aspetta in ogni caso che i concessionari siano più d'uno.
Lo standard Wi-Max consentirà la connessione in Internet senza fili a velocità analoghe a quelle dell'ADSL, costituirà quindi una alternativa commerciale (si vedrà chi farà le offerte migliori) ma sarà anche l'unica soluzione dove la dispersione sul territorio rende antieconomici gli impianti fissi (zone poco popolate, zone con complessità di territorio).
La banda larga così capillarmente diffusa consentirà lo sviluppo, in alternativa alla DTT, della televisione broadcast su Internet (ipTV-ipCast), eventualmente in sinergia con il mondo dei telefonini (DVB-H).
 

1 ottobre 2007:  Il digitale terresetre nella Finanziaria 2008

Il disegno di legge (DDL) che presenta la legge finanziaria per il 2008 fa anche chiarezza sulla migrazione alla DTT. L'intervento previsto è molto semplice e consiste in:  a) contributi per chi acquista apparecchi TV pronti per il digitale (iDTV);  b) fine della vendita al dettaglio di apparecchi solo analogici a partire dal 1 gennaio 2009;  c) switch-off (fine delle trasmissioni analogiche) a fine 2012, allineato con gli altri paesi europei.
Si chiude quindi la vicenda della legge Gasparri e della artificiosa anticipazione dello switch-off al 2006, si conferma la scelta strategica della migrazione alla DTT, si introduce giustamente una priorità agli apparecchi TV digitali piuttosto che ai decoder, quindi ad una soluzione orientata maggiormente alla televisione generalista, in chiaro, piuttosto che alla pay-per-view, e coerente con le abitudini televisive degli italiani. Rimane da vedere come il disegno legge sarà trasformato in legge dal parlamento.
 

7 settembre 2007 - Si ricomincia a parlare del DDL Gentiloni (2)

Che fine ha fatto il disegno di legge del Ministro per le comunicazioni Paolo Gentiloni, che dovrebbe superare la legge Gasparri, e che è stato presentato circa un anno fa?
Ne ha parlato di nuovo lo stesso ministro in occasione della Festa nazionale tematica su informazione e comunicazione, nell'ambito del festival dell’Unità di Pesaro.

“Sono ottimista sul futuro del provvedimento”, ha dichiarato il Ministro “…é molto avanti in commissione alla Camera e potrebbe essere approvato in aula tra settembre e ottobre”, ha affermato inoltre che sui tempi della ripresa dell'iter " ... (è) una decisione che verrà presa dalla conferenza dei capigruppo della Camera la prossima settimana”. Sulla riforma normativa sulla Tv pubblica, che attualmente si trova in Senato il Ministro ritiene inoltre che ci possa essere un'intesa con forze di opposizione.

Nello stesso convegno è arrivata una replica da parte del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri: "Spero non entri mai in vigore … così come è sarebbe veramente una grossa punizione per un'azienda come la nostra, che dà lavoro a migliaia di persone e che in 27 anni di vita ha legittimato la sua posizione nel Paese, nel panorama dell'informazione e in quello dell'industria ... (il DDL è) un fatto più politico: colpire Berlusconi attraverso un'azienda di cui lui però ha solo un terzo e gli altri due terzi sono in mano a 250 mila investitori, la metà dei quali sono stranieri ... Mi sembra che questa proposta Gentiloni, che spero non diventi legge, sia un'arma impropria nella lotta politica: colpisce Berlusconi attraverso Mediaset".

Indirettamente lo stesso Confalonieri conferma quindi che la legge Gasparri era (ed è) invece una soluzione ottimale per gli interessi di Mediaset.
 

4 settembre 2007 - Competizione sugli standard

L’Uruguay ha deciso di adottare lo standard DVB (Digital Video Broadcasting) per la TV digitale terrestre e la TV mobile.

La decisione conferma l'importanza della decisione UE di aver proposto e attivamente sostenuto il nuovo standard per la DTT, ai fini della competizione per la leadership mondiale in questo settore altamente strategico.

Nei prossimi mesi altri paesi dell’area sudamericana dovranno decidere in merito alla piattaforma di riferimento, ed esiste quindi la concreta possibilità per lo standard DVB-T di affermarsi come lo standard prevalente a livello mondiale, come è avvenuto a suo tempo con il GSM.
 

4 luglio 2007: via libera dalla CE agli aiuti di Stato italiani per l’acquisto dei decoder DTT

La Commissione europea ha dichiarato conformi alla normativa sugli aiuti di Stato, previste dal trattato CE, i contributi concessi dall'Italia nel 2007 per le apparecchiature per la ricezione della televisione digitale.

L'inchiesta di Bruxelles è giunta alla conclusione che le detrazioni fiscali, accordate per un importo massimo di 40 milioni di euro, sono neutrali dal punto di vista tecnologico e sono coerenti con l'obiettivo di promuovere il passaggio alla televisione digitale e la interoperabilità tra piattaforme.
 
La norma in discussione, contenuta nella finanziaria 2007, prevede la possibilità di detrarre dall’Irpef il 20% delle spese sostenute per l'acquisto di un televisore dotato di sintonizzatore digitale. I vincoli sono l'acquisto entro il 31/12/2007, il pagamento regolare del canone RAI, apparecchi multi-piattaforma e un massimo di spesa di 1000 €. La misura intende agevolare la migrazione degli acquirenti verso il mercato degli apparecchi televisivi iDTV, con sintonizzatore digitale integrato, rispettando il principio della “neutralità tecnologica”, affermato dalla Commissione europea con la decisione 9/11/2005 (Berlino / Brandeburgo), violato invece dal precedente Governo con le sovvenzioni all'acquisto dei decoder.

Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha dichiarato: “E’ una scelta che accelera la transizione alla Tv digitale, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica. Sulla base del via libera della UE alla norma, il Ministero varerà il regolamento di attuazione che renderà operativo il provvedimento.

Qualche polemica ha accompagnato questa istruttoria, perché il governo di centro sinistra si è attivato in difesa della legge Gasparri che invece intendeva superare. Come abbiamo ribadito in diverse sezioni di questa pagina la tecnologia digitale terrestre non ha un colore politico e la migrazione al digitale è nel flusso della evoluzione tecnologica e quindi inevitabile. La proposizione di norme di sostegno alla migrazione e la difesa in ambito europeo ci sembra quindi coerente con questo disegno e con le esigenze di pluralismo degli utenti.
 

2 luglio 2007: Previsioni sulla TV commerciale

Secondo la società di analisi ITMedia Consulting (Repubblica AF 2/7/2007) nel prossimo futuro si assisterà a un netto riequilibrio del mercato TV tra ricavi provenienti dalla pubblicità (principale fonte di guadagno per le reti in chiaro) e ricavi provenienti da abbonamenti e acquisto di contenuti (principale fonte di guadagno per le pay-TV). In altre parole scenderà il peso economico delle TV generaliste, che trasmettono in chiaro, e salirà quello delle TV a pagamento e in generale tutto il settore dei contenuti “premium”.

A leggere bene l’articolo si vede che la previsione riguarda il mercato complessivo europeo, anche se nel sito della società di analisi non viene dichiarata l’ampiezza (quanti e quali paesi europei, ma dovrebbe essere il tradizionale perimetro dell’Europa occidentale) e la metodologia di indagine. Per l’Italia è presumibile che il trend, che pure è in corso, non sia altrettanto rapido, alla luce della resistenza degli italiani verso i contenuti a pagamento e dell’attitudine ad aggirare i pagamenti stessi.

In ogni caso i due principali attori privati (Mediaset e, molto a distanza, Telecom Italia con La7) hanno da tempo fatto ingresso nel settore a pagamento, grazie al digitale terrestre.

Nel futuro scenario ipotizzato da ITMedia Consulting (diciamo tra 5 anni) Sky dovrebbe avere un peso economico maggiore a discapito di Mediaset e soprattutto della RAI. Mediaset dovrebbe compensare la riduzione degli introiti pubblicitari attraverso una espansione della vendita di contenuti a pagamento. Inoltre, potrà beneficiare della vendita di contenuti ad altri editori, settore nel quale è recentemente entrata con l’acquisizione di Endemol.

Ulteriore elemento che provocherà una riduzione dei ricavi da pubblicità per le reti generaliste sarà la progressiva espansione degli investimenti pubblicitari sul canale Internet, una tendenza che già si nota oggi ed è stata registrata sempre da ITMedia Consulting, che ha valutato in 6T€ gli investimenti in pubblicità sul canale Internet nel 2006 (su 80T€ complessivi). Una espansione (e una riduzione) che sono diretta conseguenza della riduzione degli ascolti causata dalla competizione di altri mezzi di entertainment, e della conseguente frammentazione del pubblico.
 

Stato della migrazione al digitale in Europa

Secondo una ricerca di ITMedia Consulting a fine 2006 erano 68 milioni in Europa occidentale le abitazioni dotate di TV digitale (DTT, satellite e cavo in massima parte, più la nascente IpTV) con una quota pari quindi al 41% del totale. Lo switch-over è stato completato in Olanda a dicembre 2006 e procede secondo i piani in UK e in Germania.
 

7 giugno 2007: Nuovo canale informativo France 24

Si estende l'offerta di contenuti sulla DTT. Il canale di informazione continua France 24 ha deciso di entrare nel digitale terrestre in Italia, mediante un accordo Telecentro Toscana. Il canale, già disponibile da tempo su Sky, potrà così raggiungere ulteriori 2,6 milioni di famiglie (saranno coperte il 56% delle abitazioni italiane dotate di decoder DTT, per un totale stimato 7,6 milioni di telespettatori, oltre ad alberghi e altri luoghi pubblici).
France 24 trasmette essenzialmente informazioni di tipo politico ed economico con aggiornamento continuo, in lingua inglese, francese e arabo e ha come target principale il mondo dei manager.
 

1 giugno 2007: Nuovo canale interattivo per ragazzi RAI Gulp

Dal primo giugno sono iniziate le trasmissioni sperimentali di un nuovo canale RAI interattivo sul digitale terrestre, chiamato RAI Gulp, con programmi indirizzati al pubblico giovane, fino a dodici anni circa, quindi anche con ampio spazio ai cartoni animati. La interattività prevista dallo standard DTT viene sfruttata per ottenere un maggior coinvolgimento dei piccoli spettatori, che avranno la possibilità di influire in parte sulla programmazione. E' previsto anche un parallelo utilizzo del Web, con un sito internet associato e quindi un ulteriore canale interattivo (forse più accessibile e immediato del canale interattivo DTT, non sempre attivato e disponibile) orientato a introdurre una fruizione di tipo community.
 

30 aprile 2007 - Pareri contrastanti sul debutto di Sky in Auditel

Commenti contrastanti sui dati di ascolto dei canali satellitari Sky, inseriti, dopo una pluriennale polemica, nel campione Auditel (vedi).
Mentre Sky esprime soddisfazione per i dati rilevati, coerenti con il numero di abbonati (e di parabole) e in alcuni casi non troppo lontani da quelli della TV generalista, la rivista Panorama ha parlato di "nanoshare" in un articolo dal titolo "Tanto rumore per nulla" (19/4/2007), focalizzando l'attenzione sui dati di ascolto di alcune fiction e partite di calcio, che sono risultati non comparabili (molto ia quelli dei programmi sulla TV terrestre. Il giornalista Paolo Liguori, direttore di TGCom, ha parlato proprio di Sky come un "bluff".
Visto che gli abbonati Sky sono circa 4 milioni (e le parabole installate circa 7 milioni) evidentemente il bacino potenziale di Sky è meno di un decimo di quello della televisione terrestre, e di conseguenza ascolti numericamente inferiori sono del tutto prevedibili.
D'altro canto Panorama è una rivista Mondadori, quindi sempre di proprietà della famiglia Berlusconi, quindi parte in causa come competitore.
Rimane comunque il fatto che gli ascolti di Sky hanno un valore commerciale, per gli inserzionisti, minore di quello delle televisioni generaliste, il che però per Sky rappresenta un problema relativo, essendo una Pay Tv i cui ricavi derivano in prevalenza dagli abbonamenti.

Vedi gli estratti dell' articolo di Panorama e dei comunicati Sky.
 

31 marzo 2007 - Anche il satellite su Auditel

Dopo le critiche di Sky alla completezza delle rilevazioni di ascolto dell'Auditel, recepite in varia misura anche dalla Autorità e dal DDL Gentiloni, le parti hanno raggiunto un accordo in base al quale, da lunedì 2 aprile, saranno pubblicati anche gli ascolti dei canali satellitari. Per arrivare a questo accordo la società Auditel ha recepito le indicazioni del gestore satellitare sulla rappresentatività del campione. A quanto abbiamo capito ad esempio, la "famiglia tipo Sky" deve essere più ampia (l'indice di numerosità è di 3,4 persone) di una famiglia tipo davanti a una TV in chiaro, ed effettivamente è probabile che programmi a pagamento vedano riunite più persone di una famiglia, mentre un programma in chiaro, gratuito, potrebbe più facilmente essere visionato in solitudine su uno dei televisori di casa.
Tutti gli operatori del settore attendono quindi i prossimi giorni per commentare i dati di ascolto delle più popolari trasmissioni su satellite. Visto l'ampio menu di offerta è peraltro probabile che si tratti in ogni caso di numeri inferiori a quelli tipici della TV generalista. Un altro elemento da verificare è se questi ultimi dati rimarranno invariati o subiranno aggiustamenti in diminuzione.

7 marzo 2007 - Gara per assegnare banda trasmissiva sulle reti DTT

L'autorità per le comunicazioni www.agcom.it ha deliberato l'avvio di una procedura di gara per l'assegnazione, a editori indipendenti e altre emittenti, del 40% della banda trasmissiva disponibile sui multiplex DTT esistenti di Rai, Mediaset e Telecom Italia Media. I tre gestori principali diventano per questa quota delle loro reti unicamente fornitori di banda (vedi) mentre gli editori che vinceranno le gare saranno unicamente produttori di contenuti, prefigurando quella separazione tra contenuti e mezzi trasmissivi che molti sostengono essere la scelta migliore sia nel broadcast sia nelle TLC. Alla gara potranno partecipare anche le emittenti locali, che potranno così accedere alla DTT senza fare investimenti diretti in infrastrutture e in tempi più brevi, ed emittenti nazionali con copertura non completa (ad esempio Europa 7), per estendere appunto la copertura. In questo secondo caso i tre gestori nazionali principali si comportano come Telecom Italia rispetto agli OLO (Others Local Operators, es. Tele2) nella telefonia.
Nel seguito il comunicato dell'agenzia, come riportato sul sito www.agcom.it:

«Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, ha approvato oggi la delibera per l’allocazione del 40% della capacità trasmissiva nei multiplex digitali di Rai, Mediaset e Telecom Italia Media al fine di favorire il pluralismo e di accelerare la transizione al digitale terrestre.
Scopo del provvedimento, di cui sono relatori i Commissari Michele Lauria e Stefano Mannoni, è quello di accelerare le condizioni per un’offerta di qualità e uniforme su tutto il territorio.
L’Agcom assegnerà, tramite una procedura competitiva, la capacità trasmissiva agli editori indipendenti, alle emittenti nazionali che richiedano il completamento della copertura delle proprie reti e alle emittenti locali che non dispongono di impianti in digitale.
Per queste ultime emittenti è stato riservato un maggiore spazio, rispetto alle iniziali previsioni, finalizzato a una capacità trasmissiva anche al di fuori delle aree “all digital”. »
 

6 marzo 2007 - Italia e UK nella DTT

I Ministri delle Comunicazioni italiano Paolo Gentiloni e del Regno Unito Tessa Jowell. si sono incontrati a Londra per confrontare i rispettivi modelli di sviluppo nel settore televisivo, con particolare riferimento al passaggio al digitale terrestre, per il quale in UK è già stata da tempo approvata una precisa e dettagliata road-map (vedi).
Era presente anche il direttore generale della BBC, Mark Thompson, e non è mancato quindi un confronto sui modelli di business, in parte diversi, del gestore pubblico inglese e della nostra RAI. In particolare è stato riferito un approfondito interesse su Openreach, il ramo di BBC che gestisce la rete, e che opera in modo sempre più indipendente dall'editore di riferimento (come avrebbe dovuto fare RaiWay parzialmente privatizzata). Una applicazione pratica della separazione tra produttori di contenuto e gestori di rete (vedi).
 

1 marzo 2007 - Sardegna digitale

Il primo marzo è finalmente partito lo switch-off propedeutico di Cagliari e provincia (122 Comuni). Nel territorio della provincia Rai2, Rete4 e Qoob (Telecom Italia Media) si possono ora ricevere solo sulla  rete digitale terrestre. Il piano originario prevedeva lo switch-off per tutta la Sardegna ad inizio 2005, poi slittato ad inizio 2006. Ora finalmente, dopo un altro anno, l'avvio operativo.
Il passaggio richiede come sempre la installazione di un decoder, per il quale regione e governo hanno stanziato un contributo di 70 €. Sono state riportate sui giornali notizie di file dei cagliaritani per acquistare i decoder in prossimità del passaggio (parziale).
I passi successivi saranno ovviamente la estensione alle altre province della Sardegna e alle altre emittenti nazionali (entro il dicembre 2008). Si renderanno così disponibili frequenze non più necessarie che mediaset ha annunciato in seguito di voler utilizzare per prime sperimentazioni della HDTV (High Definition TV) terrestre (in antitesi a quella satellitare, che già esiste).
Per il resto d'Italia il ministro Gentiloni ha confermato (come era nell'aria e da noi previsto) un obbiettivo di completamento della transizione nel 2012, quindi allineato agli altri maggiori paesi europei (nella legge Gasparri si puntava ad un irrealistico e ormai tramontato 2006).
 

6 febbraio 2007 - Calabrò vs Catricalà

A differenza del garante sulla concorrenza Catricalà, il garante per le telecomunicazioni Calabrò ha dichiarato accettabile e coerente con gli obiettivi (sempre il solito: il pluralismo nel settore televisivo) il tetto alla raccolta pubblicitaria per azienda prevista dal DDL Gentiloni. Purché, ovviamente, abbia durata limitata nel tempo e sia finalizzata allo scopo sopra ricordato. La motivazione, piuttosto semplice, è che si tratta dell'unica strada possibile nella situazione reale italiana.

Nel corso di un'audizione parlamentare il garante ha chiesto infatti "un nuovo intervento legislativo" poiché in Italia "c'è un problema di tutela del pluralismo". Non è mancato un riferimento alle elezioni politiche, che hanno evidenziato come "la partita decisiva" si giochi in televisione.

"E' indubbio però che il mercato è in continuo movimento .. e che il digitale terrestre è il ponte levatoio che consente di uscire dal castello dei due signori della tv analogica". Calabrò ha anche aggiunto che occorre "uno scatto di reni che spinga il paese verso la tecnologia digitale".
 

30 gennaio 2007 - Il futuro della televisione

La Repubblica Affari e Finanza ha ospitato un altra lunga intervista al professor Maurizio Decina sugli scenari futuri nei media. Decina, professore di Costruzioni elettroniche già a fine anni '70 a Ingegneria a Roma, e poi protagonista del rinnovamento del sistema informativo di Telecom Italia (allora SIP) e poi ancora ai vertici di Italtel, sempre in parallelo alla carriera universitaria, sembra aver instaurato un eccellente rapporto col direttore di AF, Giuseppe Turani, che lo ha "nominato" principale esperto italiano del settore media e tecnologie dell'informazione.

Decina vede un futuro in cui Internet sarà il canale primario anche per la televisione, intesa come video in streaming strutturato in "programmi", sia per intrattenimento sia per informazione. I programmi potranno essere veicolati in modalità IPcast, quindi da un provider a più fruitori, l'equivalente Internet del broadcast (che richiede però un canale attivo e un contratto per ogni utente, a differenza del broadcast via etere dell'attuale televisione analogica, ma anche della DTT). Ma potranno anche essere veicolati, o meglio condivisi, in modalità P2Pcast (una tecnica innovativa alla quale stanno lavorando in particolare alcuni ricercatori della New York University, tra cui Antonio Nicolosi e Siddhartha Annapureddy), cioè scambiati tra utilizzatori con struttura MxN (anziché 1xN come nel broadcast) usando tecniche molto efficienti (probabilmente di derivazione BitTorrent), e gestendo i diritti (quando ci sono, potrebbero essere contenuti volontari e spontanei come gli attuali blog o come You Tube) con sistemi innovativi come la Creative Commons license.

Il vantaggio della TV su Internet è la interattività nativa e bidirezionale, che consente di inventare nuove forme di programmi che si modificano in linea grazie alla interazione tra i creatori e i fruitori di contenuti, o palinsesti personalizzati, con una scelta dei contenuti in archivi vastissimi.
Naturalmente perché tutto ciò sia possibile sarà necessario un ulteriore incremento della velocità standard dell'ADSL, ovvero un passaggio a connessioni in fibra, per arrivare come minimo ai 20Mb per ogni abitazione. Altro obiettivo tecnologico che appare comunque alla portata, e al centro della cosiddetta iniziativa Internet 2.0.
La previsione di Decina, come di molti altri esperti del settore, è che un media così flessibile e stimolante per la creatività (dei programmatori e dei fruitori) farà invecchiare velocemente l'attuale TV broadcast, generalista, in chiaro o pay-TV che sia, riducendone velocemente gli ascolti e l'importanza. E come logica conseguenza anche la DTT, che non è altro che un aggiornamento tecnologico della infrastruttura di trasmissione, è nata già vecchia.

Ci permettiamo di dubitare di questa previsione. Non tanto per il digital divide, che terrebbe comunque lontani dal nuovo media tutti quelli che non hanno alcuna intenzione di collegarsi in Internet ad alta velocità.
Quanto per tutti quelli, giovani o anziani che siano, che non cercano affatto un intrattenimento attivo. Nel nostro sistema sociale infatti l'intrattenimento passivo svolge proprio un ruolo di "ricarica delle batterie" e pausa rispetto ad attività lavorative, ludiche, relazionali o fisiche, che pare essere essenziale per molte persone. L'insieme schermo TV + telecomando serve per ricercare velocemente e con il minimo di fatica il programma a cui abbandonarsi fino all'ora del sonno, o di un successivo impegno. Le pause pubblicitarie sono tutt'altro che sgradite, tranne che per gli spot troppo ripetuti, e la visione iterativa e rassicurante delle battute del gorilla del Crodino (per fare solo un esempio) diventa una tecnica di rilassamento.
Ci è difficile immaginare questo popolo che nel proprio letto o sul divano assiste a un programma TV, solitamente minimizzando il numero di neuroni impegnati, pronto invece a partecipare attivamente a un programma, a fornire suoi propri contenuti, a interagire con i conduttori.
Questo tipo di intrattenimento, già possibile ora con Internet, si svilupperà certamente, e anzi vedrà magari impegnati gli stessi soggetti passivi descritti prima, in altri momenti della giornata o in altri giorni, ma non sostituirà, a nostro parere, l'intrattenimento passivo.

La TV via Internet potrà costituire un canale alternativo per la pay-TV grazie alla possibilità di selezionare i programmi in archivi virtualmente illimitati. Potrà anche essere il luogo per sperimentare la interattività in scala maggiore, superando la frammentarietà tipica di Internet.
Ma non sostituirà la TV broadcast, one way per definizione, e non sarà di ostacolo al naturale sviluppo della DTT.
La televisione broadcast però, come tutti gli altri media, sconterà una diminuzione progressiva e irreversibile dell'audience. Una diminuzione inevitabile essendo da un lato il tempo libero dei fruitori una costante non incrementabile, se non in minima parte, e dall'altro in crescita inarrestabile (per tipo e contenuti) i media che competono per offrire intrattenimento.
 

29 gennaio 2007 - Le conseguenze economiche (per Mediaset) del DDL Gentiloni

I primi commenti al DDL Gentiloni avevano sminuito l'importanza del tetto alla raccolta pubblicitaria per Mediaset, evidenziando la scarsa efficacia e l'effetto reale piuttosto avanti nel tempo.
Noi avevamo notato che comunque sarebbe disposta per legge una diminuzione del mercato considerevole, dal 64 al 45 per cento, che non è cosa da poco. Ed effettivamente, anche se con una diversa scelta dei tempi, è arrivata la dura contestazione da parte dello stesso proprietario del gruppo, Silvio Berlusconi, che in due diverse occasioni ha definito la legge addirittura "delittuosa" e "criminosa", promettendo una battaglia parlamentare contro la legge.
A sorpresa è arrivato anche, in una intervista il 28 gennaio ad una trasmissione TV, l'appoggio a questa contestazione da parte del presidente dell'antitrust (AGCM) Antonio Catricalà. L'
obiezione è che non si può vietare per legge l'espansione di una società, altrimenti si nega il libero mercato, il garante ha dichiarato tra l'altro: “…non è opportuna la definizione per legge della posizione dominante” e inoltre “…suscita perplessità il limite ai ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria”, essendo la raccolta pubblicitaria la principale se non unica entrata per Mediaset.
Posizione singolare da parte di chi dovrebbe impedire situazioni di monopolio, evidentemente  essa  non è giudicata tale, essendo presente un soggetto pubblico, che opera con criteri privatistici, la RAI, e che svolge un ruolo teoricamente competitivo con Mediaset.
Il governo ha risposto al garante segnalando che in qualche modo la posizione dominante deve essere contrastata per ampliare il pluralismo tramite leggi di mercato e che le autorità antitrust a questo servono.
In effetti l'antitrust USA a suo tempo ha operato in modo anche più deciso, imponendo lo scioglimento di AT&T con la creazione di più società. In seguito però, con la ventilata analoga operazione verso IBM (che doveva essere suddivisa in due società distinte e indipendenti) e più tardi con Microsoft si è mostrata meno incisiva, fermandosi prima di agire.
A nostro parere il governo però potrebbe agire anche in altre direzioni, per aumentare il pluralismo e la concorrenza, anche senza ricorrere al cammino legislativo e parlamentare. Potrebbe semplicemente applicare in toto la legge attuale, impostando in tempi rapidi il riordino delle frequenze, con la riconsegna a La7 e Europa 7 di quanto spetta loro per legge, acceler
are  sul passaggio al digitale, che libererebbe frequenze e potrebbe consentire l'accesso di altri soggetti , e vigilare sullo sforamento dei vincoli attuali (es. pubblicità durante i programmi per bambini o moltiplicazione delle interruzioni dei film tramite il sistema delle "scatole cinesi"). 
 

1 novembre 2006 - Le critiche al DDL Gentiloni

Un articolo sul supplemento "Affari e Finanza" di Repubblica del 30 ottobre anticipa alcuni risultati di uno studio della società specializzata IT Media Consulting sugli effetti del DDL Gentiloni sul fatturato derivante dalla raccolta pubblicitaria, per i principali soggetti.
Lo studio indirizza soprattutto un aspetto che nel precedente intervento non avevamo trattato, perché non centrale per le previsioni sul passaggio al digitale (ma molto importante per le televisioni commerciali): la regolamentazione delle telepromozioni. Il DDL prevede infatti che questo tipo di pubblicità, attualmente non incluso nei tetti, debba essere incluso, annullandone di fatto il peso. Poiché questo segmento vale 250 Milioni /anno per Mediaset (350 complessivi), quindi poco meno del 10% del mercato complessivo, lo studio punta a verificare se veramente le aziende dovranno affrontare una riduzione di questa portata, sommata alla riduzione di pubblicità derivante dal passaggio di una rete sulla DTT (con audience inferiore).
La conclusione abbastanza ovvia è che, essendo il mercato (i clienti pronti a spendere in pubblicità) sostanzialmente stabile, questi soldi non farebbero altro che distribuirsi in modo diverso, e quindi conclude che l'impatto negativo nel 2009 (primo anno del nuovo scenario) sarebbe dell'ordine del 3-4% in meno per Mediaset e complessivamente si libererebbe solo un 3% del mercato per nuovi soggetti.
Si tratta di uno studio complesso che abbiamo riassunto in modo molto semplificato, ma che apparentemente non tiene conto di un altro elemento fondamentale della legge: il tetto al 45% per ogni soggetto, un vincolo che dovrebbe essere ben più preoccupante per Mediaset (che è intorno al 65%) che non la rinuncia alle amatissime telepromozioni.
Il fatto è che il superamento della soglia e quindi la "posizione dominante" viene sanzionata soltanto con una riduzione della pubblicità dal 18% (tetto massimo attuale, escluse tele promozioni) al 16%, scatterebbe presumibilmente solo dal 2010 (il 2009 sarebbe il primo anno di efficacia della nuova legge) e la riduzione potrebbe essere evitata dall'incumbent trasferendo  una ulteriore rete sulla DTT (almeno così pare di interpretare, essendo il trasferimento della prima rete imposto per legge). (Per controllo si può consultare il testo completo del DDL).
Insomma gli effetti consistenti sul fatturato Mediaset (e sulla redistribuzione degli investimenti pubblicitari) sarebbero, nel 2009, quelli legati alla inclusione nel tetto delle telepromozioni e nella presumibile raccolta inferiore per Rete 4 e Rai 3 (o Rai 2), mentre il ridimensionamento di Mediaset si vedrebbe in anni successivi, in pratica quando avverrebbe comunque per la ricomposizione del mercato a valle dei nuovi ingressi tecnologici (Mobile TV, IPTV), sempre e solo se Mediaset rimanesse ancorata alla TV generalista broadcast via etere.
Uno scenario meno preoccupante per Mediaset, e meno interessante per il gruppo L'Espresso - La Repubblica (che potrebbe puntare a raccogliere le risorse pubblicitarie, da qui l'interesse evidenziato da tutti questi studi e articoli), e quindi una Mediaset (e Forza Italia) ipotizzate come meno ostili al DDL Gentiloni.
Ci permettiamo di dubitare di questo scenario e in particolare della benevolenza verso il DDL, a nostro parere Mediaset segue e seguirà sempre la strategia di non arretrare di un millimetro su nessun fronte, finché ne ha la possibilità, lavorando in parallelo per la diversificazione (tentativo di entrare nel mercato tedesco) e per la compensazione di quote di fatturato in altri settori (ad esempio, forse, la telefonia). 
 

13 ottobre 2006 - Il DDL Gentiloni. La legge sulle TV dell'Unione

Dopo alcuni mesi dall'insediamento il governo di centro sinistra ha proposto una revisione della legge Gasparri, sotto forma di disegno di legge (DDL) elaborato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, approvato dal Consiglio dei ministri il 12 ottobre 2006. Il DDL dovrà poi essere esaminato dai due rami del Parlamento, e quindi nell'iter di approvazione potrà subire modifiche rispetto all'impianto originario.

Il DDL Gentiloni (vedi il testo del comunicato stampa) enfatizza due elementi già presenti, e predominanti, nella precedente legge: il riordino delle frequenze e la migrazione da analogico a digitale (DTT) per la televisione terrestre. Il meccanismo è molto semplice: per liberare frequenze e consentire un riordino effettivo due reti (Rai 3 della RAI e Rete 4 di Mediaset) dovranno liberare le frequenze analogiche utilizzate, e quindi rimanere in chiaro solo sulla DTT. Naturalmente per questo passaggio viene dato un ampio lasso di tempo (15 mesi dalla promulgazione della legge) e ci si aspetta evidentemente che i due maggiori attori del mercato televisivo, per non perdere ascolti (e quindi pubblicità) su due delle loro tre reti si facciano parte attiva per la migrazione, sia estendendo in tempi rapidi la copertura sul territorio, sia fornendo gratuitamente o quasi kit per la migrazione (decoder semplificati o simili), che peraltro hanno ormai un costo all'origine di pochi Euro.
Naturalmente sui televisori dotati anche di ricezione DTT si potranno anche vedere gli altri canali (già presenti) e quindi la migrazione sarebbe già in buona parte attuata.

Ragionando sulle date, se il DDL completasse il proprio iter a primavera 2007, lo spegnimento dei ripetitori analogici per le due reti dovrebbe avvenire nell'estate del 2008. A quella data, per non subire penalizzazioni pesanti negli ascolti, il 60-70% dei televisori italiani dovrebbe essere dotato di decoder DTT o sintonizzatore nativo interno. Se gli apparecchi TV in Italia sono, per ipotesi, 40 milioni (2 in media per nucleo familiare) il numero di decoder da distribuire o di nuove iDTV in 15 mesi dovrebbe essere intorno ai 18 milioni (con ca. 3,5 milioni di decoder DTT già presenti più 3,5 decoder satellitari, in buona parte disgiunti, calcoliamo per approssimazione 6 milioni di famiglie che già possono vedere Rai 3 e Rete 4 anche senza passare per l'analogico: 60% di 40 = 24 milioni - 6 = 18 milioni). 
Siamo quindi circa a 6 volte lo sforzo fatto dal governo Berlusconi (con incentivi) nel 2004 per ottenere i primi 3 milioni di utenti DTT, però con una situazione tecnologica facilitata dai costi molto più bassi.

E' un piano realistico? Certo non più azzardato di quello originario della legge Gasparri, che prevedeva praticamente il passaggio di tutti i 40 milioni di apparecchi nel corso del solo anno 2005.
In parallelo inoltre potrebbe proseguire la road map su base regionale (come nel Regno Unito) e quindi alcune regioni pilota potrebbero essere già migrate alla nuova tecnologia.

In sintesi la migrazione in Italia avverrebbe in due macro-fasi (scenario peraltro da noi più volte considerato come il più verosimile): una prima fase di peso prevalente, di consistenza dell'ordine del 70%, entro il 2008 (quindi allineata agli altri paesi, anzi con qualche vantaggio temporale) e il restante 30%, che comprende gli "irriducibili", i casi particolari di copertura insufficiente, i condomini che non si mettono d'accordo, nel triennio 2009-2012, rispettando quindi la direttiva europea.

Da aggiungere che il DDL prevede anche misure tese ad aprire il settore e a superare il duopolio, partendo, com'è giusto e naturale, dalle risorse, ovvero dalla pubblicità, mediante la introduzione di tetti per i soggetti dominanti e una riforma dell'Auditel, tesa a rendere questo strumento "oggettivamente" obiettivo mediante la presenza nella sua gestione di interessi contrapposti, e il recepimento dei rilievi fatti a suo tempo da Sky.
  

La introduzione del tetto del 45% per gli operatori è particolarmente significativa per Mediaset. Infatti nel 2005 l'azienda della famiglia Berlusconi deteneva il 65% del mercato pubblicitario televisivo italiano (4,7 miliardi, 3,1 miliardi la quota Mediaset, 1,3 quella della RAI, 0,3 tutti gli altri). A volume del mercato invariato questo significherebbe una riduzione del 20%, quindi quasi 1 miliardo di €. L'unica strada per Mediaset per mantenere il fatturato sarebbe la diversificazione in altri settori e/o altri paesi e/o un ulteriore incremento del mercato.

La reazione di Mediaset per bocca dello stesso Berlusconi è stata fortemente negativa (e coi numeri sopra riportati si comprende bene il motivo, l'azienda dovrebbe uscire dal comodo mercato "captive" del duopolio). Si potrebbe dire ironicamente che "chi di DTT ferisce, di DTT perisce" e che la grande idea di anticipare la DTT per salvare Il duopolio si è ritorta contro i suoi ideatori. Ma questo era insito nella tecnologia.
Mediaset teme in primo luogo un calo pubblicitario su Rete 4 (ma dal 2008) perché il target di questa rete è un pubblico anziano nel quale si troveranno non pochi "irriducibili" (a maggior ragione se altri canali analogici continueranno a trasmettere), ma soprattutto teme il tramonto del duopolio, e l'inevitabile flessione di fatturato e utili, in un mercato maturo e saturo, e senza sbocchi all'estero.
L'impatto per la RAI dovrebbe essere invece minore, perché il pubblico di Rai 3 è più giovane e tipicamente passerà in modo naturale alla DTT. 

Ma in definitiva buona parte della differenza lo faranno i kit di migrazione.
Se saranno complessi e richiederanno una installazione come quella di un decoder DTT attuale (niente di particolare, ma fuori portata per una persona anziana o refrattaria alla tecnologia) la migrazione potrà essere lenta (richiederà il supporto di un tecnico), se invece verranno messi sul mercato kit semplici ed autoinstallanti, a basso costo, l'unica complessità rimarrà l'eventuale adattamento dell'antenna, un possibile problema solo per una parte degli utenti.
 

8 settembre 2006 - Concorrenti per Sky nello sport

La società Sportitalia del finanziere Tarak Ben Ammar (collegata indirettamente a Mediaset) entra nel digitale terrestre a pagamento, e in particolare nelle solite partite di calcio.
In base ad accordi tra Lega calcio, Sportitalia e Sky l'emittente di Murdoch, che ha già ottenuti i diritti esclusivi della serie A, trasmetterà tutte le partite di serie B sulla piattaforma satellitare, mentre Sportitalia le trasmetterà sul digitale terrestre, ad eccezione di quelle casalinghe di Juventus, Genoa e Napoli, già di Mediaset. 
Secondo indiscrezioni, per alcune settimane Sportitalia manderà in onda le gare in chiaro, sia per motivi promozione sia per test della piattaforma. 

7 settembre 2006 - Verso l'abbonamento nella pay-per-view

Sia Mediaset sia La7 - Telecom Italia offrono per il nuovo anno i contenuti a pagamento sulla DTT (essenzialmente partite di calcio) non più soltanto con la formula a carte ricaricabili, ma anche con una sorta di abbonamento a forfait per tutto il campionato a 99 €, introducendo così un primo livello di fidelizzazione del cliente. 

22 giugno 2006 - Nuovo piano per la Sardegna

Il ventilato rinvio dello switch over al digitale terrestre nelle due regioni pilota (Sardegna e Valle d'Aosta) è stato definitivamente confermato dal ministro Gentiloni nel corso di un convegno a Cagliari il 21 giugno.
Il nuovo obiettivo si sposta dal 31 luglio 2006 (slittamento di sei mesi deciso nell'ultima finanziaria) al 2008 (quindi siamo ormai in linea con la pianificazione europea ed ogni anticipazione italiana è sfumata) e la motivazione molto banale è che nelle due regioni la percentuale dei decoder installati non va molto oltre il 50% delle case (54,5% degli abbonati RAI in Sardegna, 68,2% in Valle d'Aosta), nonostante tre anni di incentivi. Lo switch over anticipato avrebbe quindi significato l'oscuramento di ben oltre la metà dei televisori. Per la precisione i nuovi obiettivi sono marzo 2008 per la Sardegna e ottobre per la Valle.
Considerando che la originaria legge Gasparri prevedeva lo switch over entro il 2006 per l'intero paese, si può confermare ormai che il piano era totalmente irrealizzabile, e il sospetto che l'operazione avesse lo scopo principale di aggirare la sentenza della Corte costituzionale ed evitare la riassegnazione delle frequenze di Rete 4 a Italia 7 e lo spostamento della stessa Rete 4 su satellite acquisisce consistenza.
Non si può d'altra parte attribuire al governo attuale una frenata del programma, essendo stato al potere il governo precedente sino a quasi metà di questo 2006.

21 giugno 2006 - Controffensiva Sky

In occasione del cambio di governo e della diminuzione dell'influenza politica del competitore Mediaset si è assistito ad una controffensiva del gruppo Sky - Murdoch, che in precedenza si era limitato a critiche piuttosto timide alle iniziative governative sgradite (e in particolare al digitale terrestre).
Lo scenario vede uno sviluppo degli abbonati (quasi 3 milioni e 700 mila) e del fatturato Sky, propiziato anche dai mondiali di calcio, e non scalfito in maniera significativa dal lancio nel 2005 del digitale terrestre, con spinte e sovvenzioni statali.
Si parla quindi di società in utile nei tempi previsti (+69 milioni di $ nel Q1 2006) e di quotazione in borsa a partire dal 2007, con un valore stimato della società di oltre 5 miliardi di Euro (stima di Morgan Stanley basata su un valore di 1.500 € per cliente, quindi il valore stimato di Sky Italia è pari a 5,8 miliardi di €).
La prima iniziativa di Sky è stata rivolta a fine maggio contro l'Auditel (non ne fa parte, a differenza di RAI e Mediaset) con la osservazione che il rilevamento degli ascolti via satellite (anche in chiaro, con pubblicità) sono ampiamente sottostimati. Per Sky la pubblicità costituisce una voce marginale, che può crescere se si valorizza maggiormente il suo parco audience e se si sblocca il patto di duopolio nella raccolta pubblicitaria (Sipra RAI, Publitalia '80 Mediaset)
La seconda è stata rivolta al nuovo governo (incontri il 21 giugno) con una riaffermazione della contrarietà a iniziative di supporto economico al digitale terrestre e una maggiore apertura del settore.
Gli obiettivi del governo sono notoriamente molto simili, e quindi il gruppo Sky sembra entrare in un contesto più favorevole del precedente (che comunque non gli ha impedito di crescere ed affermarsi: la televisione è in Italia un mercato generosissimo). Resta da vedere come gli obiettivi di pluralismo del nuovo governo di CS si sposino con la situazione di monopolio di Sky nel satellitare.

11 maggio 2006 - Slitta ancora lo switch-off per le regioni pilota

Come gli utenti delle regioni coinvolte hanno potuto verificare, è slittato il previsto switch-off da analogico a digitale in Valle d'Aosta e Sardegna.
Lo switch-off, originariamente previsto dalla Legge Gasparri originariamente a fine gennaio e poi a fine marzo 2006, prevedeva che tutte le utenze televisive nelle due regioni autonome sarebbero state adattate alla ricezione in digitale, e che parallelamente fosser spenti i trasmettitori in analogico. Ciò in base ad un protocollo (vedi) con le due regioni (alle quali doveva associarsi nel corso dello stesso anno la regione Friuli) che prevedeva anche contributi statali per l'acquisto dei decoder e un programma di azioni orientati ad utilizzare la nuova tecnologia per servizi di utilità (T-Government).
La nuova data prevista è il 31 luglio 2006, ma l'assenza di qualsiasi azione orientata a agevolare o stimolare la migrazione, derivante anche dal vuoto amministrativo legato al cambio di governo, fanno ritenere assai improbabile anche il raggiungimento dell'obiettivo per questa data. In particolare risulta del tutto non chiaro come si pensi di risolvere i problemi di carenza di copertura (già presenti nell'analogico), di famiglie con 2-3 o più televisori (che dovrebbero affrontare la spesa e soprattutto la complessità di gestione di altrettanti decoder), l'assistenza tecnica a persone anziane o con scarsa cultura tecnologica per un'operazione comunque di relativa complessità, la impossibilità di ricevere alcune TV locali.
Come Musica & Memoria continuiamo a ritenere che, similmente a quanto fatto, ad esempio, per il passaggio da analogico (TACS) a digitale (GSM) nella telefonia mobile, le due tecnologie dovranno forzatamente convivere per un periodo di tempo, con la nuova che prende piede in base alla offerta più ampia di contenuti e funzioni. Una convivenza che porta con sé, nel caso della televisione, la esigenza, non più rinviabile, di una razionalizazzione delle frequenze (vedi).

1 maggio 2006 - Dati mercato televisivo italiano

Disponibili i dati a consuntivo del 2005 del mercato televisivo italiano. La novità è rappresentata dal veloce riequilibrio tra TV a pagamento (in forte crescita) e TV in chiaro (con pubblicità). Per vedere tutto il rapporto cliccare qui.

29 aprile 2006 - Assegnazione frequenze europee

Il consigliere di amministrazione della RAI Rognoni segnala che in sede ITU l'assegnazione delle frequenze a livello europeo per il digitale terrestre, strutturate in modo da evitare la sovrapposizione tra paesi confinanti, potrebbe vedere una penalizzazione per l'Italia, con sole 739 frequenze, contro le le 1295 della Germania. Un possibile problema per la diffusione della nuova tecnologia.

13 febbraio 2006 - Espansione di Mediaset nel calcio e nello sport

Mediaset ha confermato l'acquisto di due reti nazionali che si erano consolidate negli ultimi anni: Home Shopping Italia (o HSI) e Sport Italia (SI). Quest'ultima era peraltro di proprietà di un imprenditore da sempre vicino a Mediaset e al movimento politico di Forza Italia, Angelo Codignoni, e del noto finanziere tunisino Tarak Ben Ammar, in affari da molti anni con il gruppo milanese. Con l'acquisto di queste due reti, praticamente le ultime sul mercato non ancora collegate ai grandi gruppi editoriali, Mediaset ha incrementato di circa il 20% la sua dotazione di ripetitori, da quando ha iniziato le operazioni di potenziamento in concomitanza con la Legge Gasparri e il dispiegamento o della TV digitale terrestre, aggiungendo 924 ripetitori (sono state acquistate anche 200 frequenze locali), dei quali circa 400 primari per capacita di copertura, ai 4254 che già possedeva,

L'operazione e' stata possibile sia dalla definizione dei tetti per singolo soggetto introdotti dalla legge Gasparri, sia dal trading (commercio) di frequenze contemplato dalla precedente Legge 66/2001, promulgata ai tempi del governo di centro-sinistra.
Con questa nuova e potente dotazione Mediaset può: a) ampliare ulteriormente la copertura e la qualità del segnale analogico; b) espandersi ulteriormente nel digitale, dove ha ora la possibilità di lanciare un terzo multiplex; c) il terzo multiplex potrebbe essere inoltre dedicato al lancio della televisione digitale mobile (DVB-H), consentendo a Mediaset di entrare per prima anche in questo mercato, sia come fornitrice della rete di trasporto, sia, presumibilmente, di contenuti, rimanendo ai gestori telefonici il ruolo di esattori degli acquisti di programmi da parte degli utenti (possessori di telefonini di nuova generazione), se criptati, o delle altre entrate collegate al nuovo sistema di intrattenimento.

Questo sviluppo e' confermato dagli accordi che Mediaset ha già stipulato con Tim, primo gestore mobile italiano, per la cessione di contenuti da visualizzare sui telefonini (in primo luogo, come sempre, diritti sul calcio). Qui si assiste tra l'altro ad un curioso caso di sinergia al contrario: TIM che e' ormai praticamente la stessa cosa di Telecom non utilizza la televisione di casa, La7, ma la concorrenza. Nessuna sorpresa che continuino e si alimentino i giudizi di grande contiguità, e quindi competizione addomesticata in campo televisivo, tra i nuovi proprietari di Telecom Italia, Tronchetti-Provera e famiglia Pirelli, e il gruppo Mediaset.

Si conferma quindi la visione strategica di Mediaset nella introduzione del digitale terrestre, fortemente spinta da un governo influenzato dallo stesso gruppo economico: non soltanto il "salvataggio" di Rete 4, ma una anticipazione dei tempi tale da consentire ai primi entrati nel nuovo settore di conquistare una posizione dominante, che li metta al riparo dal teorico ampliamento della concorrenza consentito dai costi inferiori della nuova tecnologia e che consenta quindi, in definitiva, il mantenimento del duopolio televisivo attuale.

12 febbraio 2006 - Problemi per la DTT in Sardegna

Mentre si avvicina la data teorica per lo spegnimento della rete digitale in Sardegna (16 marzo 2006 per il capoluogo e la maggior parte dei comuni dell'isola) la distanza tra le istituzioni locali e governo centrale si amplia. In dichiarazioni in giornata, in occasione di un convegno sul tema, il presidente della regione Soru rimarca la mancata copertura per ampie zone e il forte ritardo nei servizi T-Government, che rendono a suo avviso del tutto improprio il coinvolgimento della regione nel programma di anticipazione, e preferibile, in alternativa, un forte impegno per coprire con l'ADSL a banda larga tutto il territorio della regione.

30 gennaio 2006 - Calabrò e switch-off

In una intervista a Raitre il garante per comunicazioni Corrado Calabrò conferma che lo switch-off per fine 2006 previsto originariamente dalla legge Gasparri era irrealistico, mentre l'obiettivo del 2008 è raggiungibile, a patto di investire in modo convinto sulla nuova tecnologia da parte dei vari soggetti del settore: “Ora posso dirlo la data del 31 dicembre 2006 fissata per lo switch-off era velleitaria, utopistica, impossibile. La Gasparri era 'up to date' per vari aspetti quando è stata approvata, ma l'evoluzione tecnologica è tale da superare rapidamente ogni norma. Basti pensare che negli ultimi tre anni il progresso nel settore televisivo equivale a quello che si è realizzato nei vent'anni precedenti”. “Per questo credo che la legge debba definire i contorni, ma il 'sarto' che deve confezionare le regole e adeguarle di continuo, debba essere l'Autorità, perché per una legge ci vogliono mesi, mentre noi una nuova regola la possiamo fare in 15 giorni. Quel che è certo è che negli ultimi tre anni la televisione ha subito un'Innovazione”.

13 gennaio 2006 - Diritti TV per il calcio (3)

Sky ha riacquistato i diritti per la piattaforma satellitare degli incontri casalinghi della Juventus per le due stagioni 2007-2009. Sky quindi limita i danni derivanti dalla mossa di Mediaset del 24/12/2005 potendo continuare ad offrire ai suoi abbonati le partite della squadra campione d'Italia. Rimane la concorrenza con Mediaset sulle stesse partite e piattaforme diverse (e probabilmente prezzi diversi).
La DTT si conferma driver per la concorrenza, con vantaggio sicuro per chi può vendere contenuti appetibili (la Juventus, in questo caso, che duplica i clienti) e tutto da vedere per i clienti.

11 gennaio 2006 - Diritti TV per il calcio (2)

Il partito politico Forza Italia, guidato da Silvio Berlusconi, proprietario di Mediaset, si è opposto per bocca del suo capogruppo alla Camera dei Deputati, alla messa in calendario della discussione su un disegno di legge proposto dal deputato Ronchi di AN (quindi della stessa coalizione di Centro Destra) e orientato a ripristinare per legge la vendita collettiva dei diritti televisivi delle squadre di calcio. La legge aveva l'evidente scopo di tutelare gli interessi delle squadre meno forti e di evitare un circolo vizioso tra forza economica e predominio sportivo che potrebbe rendere il vertice del campionato italiano limitato a pochissime squadre, con conseguente calo d'interesse e annessi effetti negativi (sportivi ma anche economici).
Al di là delle smentite di circostanza si conferma quindi l'importanza strategica che Mediaset attribuisce al pay-per-view e quindi alla DTT e la necessità di proteggere gli investimenti e le posizioni conquistate.

24 dicembre 2005 - Diritti TV per il calcio sulla DTT

Mediaset ha acquistato i diritti tv per l'Italia e per il resto del mondo delle partite della Juventus per le stagioni 2007-2008 e 2008-2009. Mediaset pagherà 108 milioni di euro per la stagione 2007/08 e 110 milioni per quella 2008/09, più 30 milioni di € per un'opzione per estendere il contratto anche per la stagione 2009-2010.

Con questa mossa, possibile grazie allo sblocco dei diritti tra squadre di calcio, a suo tempo deciso dalla Lega calcio, Mediaset conferma forte interesse e aspettativa nelle potenzialità della TV digitale terrestre, unica piattaforma sulla quale può vendere contenuti pay-per-view e quindi rientrare da questo ingente investimento. Per contro sottrae in prospettiva a Sky una forte quota di fatturato.

Si conferma quindi che l'avvio del digitale terrestre fortemente spinto dalla Legge Gasparri non aveva per Mediaset solo lo scopo di evitare la chiusura delle trasmissioni analogiche di Rete 4, ma anche l'apertura di una nuova fonte di fatturato, necessaria per coprire le probabili flessioni derivanti dall'affermazione di nuovi media (DVB-H, IP-Tv, Internet).

 
 

 

© Alberto Truffi - Musica & Memoria 2005 - 2008

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