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Musica & Memoria / Bruno Lauzi - La donna del sud (commenti e spiegazione)

Sergio Endrigo - Il treno che viene dal Sud (1967)

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Il treno che viene dal sud
Non porta soltanto Marie
Con le labbra di corallo
E gli occhi grandi così
Porta gente gente nata tra gli ulivi
Porta gente che va a scordare il sole
Ma è caldo il pane Lassù nel nord

Nel treno che viene dal sud
Sudore e mille valigie
Occhi neri di gelosia
Arrivederci Maria
Senza amore è più dura la fatica
Ma la notte è un sogno sempre uguale
Avrò un casa Per te per me

Dal treno che viene dal sud
Discendono uomini cupi
Che hanno in tasca la speranza
Ma in cuore sentono che
Questa nuova questa bella società
Questa nuova grande società
Non si farà
Non si farà

Note

Era il 1967, dall'inizio del decennio era cominciata la grande migrazione dal sud, ancora dominato dal bracciantato nonostante la parziale riforma agraria del dopoguerra, al nord che si stava industrializzando velocemente grazie al cambio favorevole, agli investimenti pubblici, alla modernizzazione dell'impianto produttivo con la nazionalizzazione delle telecomunicazioni del primo centro sinistra e all'impulso delle grandi aziende di stato, ENI, IRI, STET.

Una migrazione epocale, ricordata in queste immagini, che trasformava le grandi e piccole città del Nord e soprattutto Torino e Milano. La domanda nell'Europa del boom demografico era forte e l'Italia era la nazione giusta per rispondere a questa domanda e grazie anche e soprattutto a questa grande migrazione di forza lavoro che ha interessato fino a 5 milioni di persone il nostro paese è diventato il sesto paese industrializzato del mondo con una velocità tale da giustificare la definizione di Miracolo italiano.

La migrazione, come avverrà anche 30 anni dopo, ma con migranti diversi, stranieri, non avvenne senza tensioni, criticità e limitazioni dell'accoglienza, difficoltà di integrazione, e anche in musica due cantautori amici ma di idee diverse scrissero due canzoni che commentavano questo grande cambiamento. Bruno Lauzi con la sua canzone del 1966 La donna del sud  aveva sposato una visione positiva e ottimistica della grande migrazione: la donna del sud che porta bellezza e sincerità in un nord che a quanto pare ne ha bisogno anche socialmente,  una immagine simbolica che suppone (forzando un po' la realtà) un'accoglienza ospitale a questa invasione di forze nuove.

Sergio Endrigo non condivideva invece questa visione e alcuni mesi dopo ha scritto questa risposta alla canzone di Lauzi, Il treno che viene dal sud, nella quale ricorda con immagini efficaci e realistiche che il viaggio dal sud al nord non era affrontato per una vacanza. Nella terza strofa però va oltre e prevede apparentemente un fallimento totale di un fenomeno che era nato su spinte quasi solo economiche, anche se assecondato con infrastrutture e politiche di sviluppo dall'allora governo di centro sinistra DC-PSI.

Una posizione, probabilmente per esigenze di sintesi e di metriche, che sembra anche più radicale dell'opposizione PCI-PSIUP alla quale era più vicino il cantautore istriano di origine. Infatti l'opposizione non era contraria alle nuove prospettive che lo sviluppo industriale offriva ai disoccupati, sotto occupati e braccianti del sud e alle loro donne, che facevano il salto verso lavori a tempo indeterminato, entravano nelle fabbriche dove erano assistiti e protetti dai sindacati, in maggioranza di sinistra, un salto di qualità nel lavoro e nella vita che era accompagnato inevitabilmente anche da un salto nella emancipazione da consumi e usanze ataviche nella vita familiare e sociale.

La critica della opposizione era invece più mirata sul "come", sulla sottovalutazione e scarso impegno nella gestione delle difficoltà dei nuovi lavoratori che si spostavano da sud al nord e soprattutto sul rischio di ulteriore ritardo nello sviluppo del sud affidato negli stessi anni al piano "Cassa del mezzogiorno" che puntava su grandi poli industriali pubblic  trascurando la piccola e media impresa, senza creare così un vero tessuto di piccole e medie imprese locali con il risultato di una prevalenza di intervento pubblico, e rischi di clientelismo, e senza creare una industria autonoma sul modello del nord e in particolare quello emiliano delle cooperativo. Critiche anche fondate col senno di poi, ma che non giustificano la condanna totale che chiude la canzone-risposta. Nelle ultime due immagini la Italsider di Bagnoli (Napoli) e la ILVA di Taranto (allora Italisider) negli anni '60

 

© Musica & Memoria  Marzo 2025 / Testo originale di Sergio Endrigo, riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) /  Commenti Alberto Maurizio  Truffi / Copia per usi commerciali non consentita

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