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Jefferson Starship - Hyperdrive

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I never thought there were corners in time
Til I was told to stand in one
One straight line head on into the other
Maybe standing in the corner looks like where it's got to come.

Non ho mai pensato che ci fossero angoli nel tempo
fino a che mi hanno detto che stavo in uno di essi
Una linea dritta da una parte ed una dall'altra
Forse stare nell'angolo è come essere dove dobbiamo arrivare

But I pretend one wall is the past and one is the future
And I just stand here like the present looking for a
Good place to run
Every fish that swims upstream now that's a catch
Because the full mouth never wants to stop cooking.

Ma immagino che una parete sia il passato e l'altra il futuro / e io sono qui proprio come se il presente fosse un buon posto per (iniziare) a correre
Ogni pesce che nuota contro corrente ora è una preda perché anche con la bocca piena non si vuol fermare la cottura (1)

The map may be flat, the globe may be patched
But the long line keeps right on hooking
Circles in the ring of fire, where do you go
On a night that is clear and warm?
Oh where do you go?

La mappa può essere stesa su un piano, il globo può essere rattoppato
Ma la lunga linea sembra dritta
Cerchi nell'anello di fuoco, dove puoi andare?
In una notte chiara e calda?
Oh, dove puoi andare?

I never thought there were corners in time
Till I was told to stand in one
I've heard circles moving right through corners
And they don't even know they've been around and around before
Ringing, ringing against each other on a singing chain
Like a flying magnet hyperdrive has never seen any reason
To remain the same.

Non ho mai pensato che ci fossero angoli nel tempo
fino a che mi hanno detto che stavo in uno di essi
Ho sentito i cerchi muoversi tra gli angoli
E non sanno nemmeno di essersi mossi allo stesso modo anche in precedenza (2)
Risuonano, risuonano uno contro l'altro in una catena sonora
Come un'astronave per viaggiare nell'iperspazio non ha mai avuto alcun motivo (3)
Per non cambiare.

Pause

Pausa nella musica

Because I felt it I believe it
Because there are things I've never seen that I believe
So I'm going to place my face right in the triangle door
Till I can move right on through instead of just standing here
Looking at the floor.

Perché io lo sento, perché io ci credo
Perché ci sono cose che non ho mai visto (ma) in cui io credo
Quindi sto per mettere la mia faccia proprio dentro la porta del triangolo (4)
Fino a che potrò passarci dentro, invece che rimanere semplicemente ferma qui / guardando il pavimento

And If it rains again tonight, I can think light years ahead
Or I could put myself back a thousand years ago
As if I'd always been here before or as if I am still to be born
I'm a slow loser, but I'm a fast learner
That much I know
Anyone can go
That much I know
Anyone can go
That much I know
Anyone can go.

E se piove ancora questa notte, io posso pensare (di essere) anni luce nel futuro / o che sono tornata nel passato un migliaio di anni fa
Come se fossi stata sempre qui prima d'ora, o come se io dovessi ancora nascere
Io sono (una persona) lenta a perdere, ma veloce nell'imparare
Questo è tutto quello che so
Ognuno (di noi) può andare
Questo è tutto quello che so
Ognuno (di noi) può andare

 

Note

 

In questa epica ballata, una delle sue migliori, Grace Slick (nella foto a destra, dello stesso anno 1974) descrive con una metafora onirica un punto di svolta nella vita, il tempo diventa spazio, un'eco pensiamo voluta della teoria della relatività, e il presente diventa un angolo acuto tra il passato e il futuro, descritti però come pareti senza fine verso le quali è pericoloso muoversi. Ma invece che rimanere per sempre nell'angolo guardando il pavimento, si può provare a credere anche in quello che non si è mai visto, e cercare una porta apparentemente inesistente nell'angolo. Ed inoltrarsi in essa come le astronavi dei film di fantascienza, che superano le distanze enormi nello spazio entrando nell'iperspazio (hyperdrive) e piegando in questo modo anche il tempo. Anche una persona abituata a perdere ma veloce ad accettare la sfida di cose nuove può farlo, anzi ognuno può farlo.

La ballata, piuttosto lunga ma senza eccedere (7'44") chiudeva l'album del 1974 Dragon Fly, il primo effettivo dei Jefferson Starship, dopo lo sperimentale e alternativo Blows Against The Empire del 1970. La "tribù" Jefferson si era ormai divisa tra il nucleo più psichedelico e sperimentale Slick, Kantner, Balin e i puristi del rock-blues Kaukonen e Casady, che avevano prodotto nello stesso anno uno splendido album acustico (Quah) a nome Jorma Kaukonen e avevano iniziato anche loro dal 1970 una analoga avventura con il loro gruppo Hot Tuna.
La canzone è facilmente reperibile su YouTube. L'immagine si riferisce ad un concerto alla Academy of Music di New York City il 29 marzo del 1974, quindi qualche mese prima dell'uscita di Dragon Fly (settembre 1974).

Note alla traduzione

(1)

Una immagine metaforica che non sembra essere una frase idiomatica, ma inventata da Grace Slick. Il senso sembra essere che ci si muove controcorrente rischia di essere annullato dal sistema o qualcosa del genere. Come sempre ogni suggerimento dai visitatori è il benvenuto.

(2)

Traduzione a senso. I simbolici cerchi si muovono da sempre e impediscono di fuggire.

(3)

Le astronavi che viaggiano nell'iperspazio esistono solo nei libri e nei film di fantascienza, quindi possono essere anche a propulsione magnetica. Traduzione a senso.

(4)

Piuttosto che una "porta triangolare" che non avrebbe molto senso l'immagine onirica può riferirsi ad uno dei vertici di un triangolo di dimensione infinita immaginando che il terzo lato congiunga il passato e il futuro.

 

© Traduzione Alberto Maurizio Truffi Marzo 2016 - Musica & Memoria / Copia per usi commerciali non consentita

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