Cambia le impostazioni sulla Privacy
  

Musica & Memoria / Ivan Della Mea - i1 rosso è diventato giallo (commenti e spiegazione)

Ivan Della Mea - Il rosso è diventato giallo (1969) / Home / Menu

 

1.Compagno,
quando il partito, finalmente, sbaglia
e a tutti è dato scrivere sui muri
la libertà d'interpretare il mondo
di criticare i propri dirigenti
senza i tabù del 'glorioso passato',
allora, credi, si vincerà.

La prima strofa è diretta chiaramente al PCI, il Partito Comunista Italiano che nel 1943 aveva  abbandonato la dottrina leninista per la democrazia  e il riformismo. Seguendo l'esempio cinese della "rivoluzione culturale" propone una rivolta della base che critica (e scaccia, sull'esempio di Liu Sciao Ci) i dirigenti riformisti e si crea un partito rivoluzionario.

2. Compagno,
quando il soldato non ha generali
e il fucile è come un compagno,
quando il soldato è popolo che lotta
ora per ora, così nella scuola,
così in fabbrica, in casa e nel campo,
allora, credi, si vincerà.

La seconda strofa evoca il secondo pilastro del leninismo, la democrazia diretta, i soviet ai quali il proletariato partecipa senza filtri ma con la guida di una avanguardia operaia e del partito che la rappresenta, che porta la lotta nelle scuole,fabbriche, campagne e anche nella sfera personale, per arrivare a una lotta di popolo per il potere, ovviamente armata, evocata citando generali, soldati e fucili. 

3. Compagno,
quando il tuo soldo di nullatenente
che Agnelli chiama fame comunista
diventa, o per amore o per forza,
uguale a quello d'ogni dirigente
oggi al partito, domani al potere,
allora, credi, si vincerà.

La terza strofa evoca l'egualitarismo, nessuna differenza tra dirigenti e popolo, non contano conoscenza e competenza, tutti possono dare il loro apporto (ma sempre con la guida del partito. Un altro richiamo alla Cina e al mito di paese egualitario che aveva allora, poi si poi scoperto che era egualitario solo il modo di vestire.

4. Compagno,
quando chi fa l'idea con la penna,
che qui da noi si chiama intellettuale,
prova ogni giorno la rivoluzione
con il martello, la falce, il fucile
e a tutto questo la sua penna è uguale,
allora, credi, si vincerà.

L'egualitarismo non si ferma però nella fabbrica o nel campo dove le decisione le può prendere indifferentemente l'ingegnere o l'operaio, il bracciante o l'agronomo, ma anche la cultura, dove l'intellettuale, lo scienziato, l'artista deve alternare al suo magistero anche la zappa e il fucile. Lavori obbligati per gli intellettuali (esclusi quelli del partito) venivano infatti nella "rivoluzione culturale" obbligati a periodo di lavoro manuale.
 

5. Compagno,
questa è la voglia di un comunismo
senza dogmi, papi e frontiere,
un comunismo da costruire
sulle rovine del riformismo,
dell'unità nella diversità
allora, credi, si vincerà.

Questa strofa e la successiva ribadiscono i concetti  delle precedenti: una spinta dal basso teoricamente spontanea che costruisce un partito nuovo, non riformista, che dimentica la lotta partigiana e la costituzione per abbracciare la rivoluzione culturale e arrivare a una società di diversi ma sempre uguali, nel senso di mai critici o contrari al sistema.

6. Compagno,
questa è la fede in un comunismo
tutto da vivere, tutto da fare,
un comunismo da costruire
sulle rovine del riformismo,
è una rivoluzione culturale.

Un sistema solo abbozzato in Cina ma  poi applicato in modo totale da Pol Pot in Cambogia un decennio dopo arrivando fino alla purificazione del popolo con l'eliminazione di chi non si adattava. Un parallelo che getta una luce sinistra sulla pericolosità ma anche ingenuità di queste aspirazione allora assai diffuse.

Io chiedo a voi se oggi vedo giusto:
nel mondo il rosso è diventato giallo,
nel mondo il rosso è diventato giallo,
nel mondo il rosso è diventato giallo,
nel mondo il rosso è diventato giallo,
nel mondo il rosso è diventato giallo.

E così si finisce con una domanda retorica: è giunta l'ora di abbandonare il comunismo ormai istituzionalizzato (PCI ma anche URSS,e scegliere come guida ed esempio da seguire la Cina e il presidente Mao Zedong.

 

NOTE

Il rosso è diventato giallo è la canzone che da' anche il titolo all'album del 1969 di Ivan Della Mea ,musicista e cantautore impegnato agli inizi sulla music folk italiana ma poi nel corso del decennio sempre più impegnato sul versante politico, con brani come O cara moglie. Con questo disco abbandona definitivamente la sinistra tradizionale e decide di seguire la fascinazione del periodo per la Cina comunista, impegnata in quegli anni, su impulso di Mao Zedong e della sua cerchia,  nella "rivoluzione culturale" che doveva creare un sistema veramente egualitario, più vicino al comunismo immaginato da Marx di quello russo, da cui la Cina si distaccava del tutto.

Una rivoluzione di cui si sapeva molto poco e per questo si immaginava molto. Si è saputo dopo anche per ammissione della stessa Cina, che è stata una lotta di potere all'interno della casta al potere, accompagnata però a livello di massa di una "epurazione politica" del Partito comunista cinese, con un numero elevato di arresti, torture e morti (almeno 500.000 tra il 1967 e il 1976 secondo stime prudenziali). Quasi nulla arrivava allora  in occidente e quindi un ingenuo artista come Dario Fo sosteneva nei suoi spettacoli che il popolo cinese "sorrideva", e un musicista impegnato come Della Mea presentava il modello cinese come la strategia giusta per portare il socialismo in Italia.

Leggendo le sei azioni che un partito dovrebbe attuare per una rivoluzione che possa trasformare l'Italia in un paese socialista non si può non pensare alla Cambogia di Pol Pot, che negli anni '70 applicò questo modello in modo totale senza molte variazioni. Di questo e delle atrocità commesse si è invece saputo ed è considerato da tutti un orrore.
E' da aggiungere però che negli anni successivi sia Ivan Della Mea che Dario Fo negli anni successivi hanno abbandonato queste posizioni pur senza una esplicita autocritica.

(nel manifesto dell'epoca della rivoluzione culturale il testo alla base è "Lunga vita al grande  condottiero compagno Mao")
 

 

© Musica & Memoria Febbraio 2025 / Testo originale Ivan Della Mea riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Commenti AMT / Copia per usi commerciali non consentita / CONTATTO