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Bounty Killers - Un ragazzo di strada |
A confronto la notissima cover dei Corvi di I Ain't No Miracle Worker dei Brogues con quella meno nota dei Bounty Killers, che però è uscita su disco qualche settimana prima. |
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Bounty Killers |
Corvi |
(intro di chitarre in stile Shadows) |
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Io sono un poco di buono |
Io sono quel che sono |
Ma tu sei così bella |
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Io sono un poco di buono |
Io sono un poco di buono |
Tu sei di un altro mondo |
Tu sei di un altro mondo |
Hai la macchina fuori il cancello |
Conosco quel che vale |
Io sono un poco di buono |
Io sono un poco di buono |
(Assolo chitarra elettrica) |
(Idem) |
Io sono un poco di buono |
(Continua l'ottimo assolo di Levati) |
Tu sei di quella gente ricca come te |
Tu sei di un altro mondo |
Io sono un poco di buono |
Io sono un poco di buono |
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Sono un ragazzo di strada |
Sono un ragazzo di strada |
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Note |
I Bounty Killers, un
gruppo di San Donà di Piave (VE), assieme a Mario Dotta, proveniente dai
Blue Boys (un gruppo che operava professionalmente in Veneto dagli inizi
degli anni '60), su consiglio probabilmente del produttore discografico Tony
Tasinato della Robinson Records, incisero il brano nella primavera del 1966
negli studi Fonorama di Milano. |
Obiettivo dell'Ariston era lanciare i Corvi nel Cantagiro dello stesso anno, dove era prevista una sezione speciale tutta dedicata ai complessi beat, alla quale puntavano originariamente anche i Bounty Killers e il loro produttore. |
Il disco pubblicato da questi ultimi fu il primo ad uscire, anche se con in copertina il titolo della versione originale, ed ebbe anche buone recensioni dalle riviste specializzate (Ciao Amici). Ma la versione dei Corvi, uscita poco dopo e più incisiva ed innovativa, e forse anche più supportata da una casa discografica più potente, si impose velocemente. |
Il resto è storia nota, i Corvi con quel brano poterono partecipare al Cantagiro, uno degli otto complessi in concorso (più due cantanti solisti) ed ebbero un grande successo, più che nel concorso (arrivarono ottavi su dieci, la vittoria andò, come noto, all'Equipe 84 con Io ho in mente te, davanti, per un soffio, ai Rokes con Che colpa abbiamo noi) e nelle vendite, nel seguito tra i giovani del periodo. |
Ascoltando le due versioni balza effettivamente con evidenza all'attenzione la maggiore efficacia e grinta della versione dei Corvi, e soprattutto la sua maggiore sintonia con i nuovi suoni hard beat e pre hard rock che erano nell'aria in quel 1966. Addirittura, forse proprio perché segue di qualche mese, l'arrangiamento e la resa musicale del brano interpretato dai Corvi è anche superiore all'originale USA dei Brogues, gruppo peraltro di notevole levatura, che avrebbe dato anni dopo ad una mitica band West Coast, i Quicksilver Messenger Service. (A lato la copertina del loro migliore album, Happy Trails). Anche il testo interpretato da Ravasini dei Corvi, e proposto sopra a confronto, è più efficace di quello dei Bounty Killers, anche se sono simili (e probabilmente dello stesso paroliere). Eliminando alcuni riferimenti realistici di troppo (la ragazza ha la macchina, parcheggiata fuori dal cancello della villa, e perché non dentro, nel garage?) e ogni traccia di vittimismo da parte del protagonista, il testo diventa scarno, essenziale, e tratteggia perfettamente la diversità del ruvido "ragazzo di strada". |
Una piccola rivalsa successiva è però toccata al gruppo di Mario Dotta: per motivi misteriosi, come lo sono sempre quelli che guidano i collezionisti, il loro disco, comunque valido e professionalmente ben eseguito, è diventato il più ricercato di tutto il beat italiano, con quotazioni altissime, rendendo famosi i Bounty Killers 20 e più anni dopo questa ottima intuizione. |
Le informazioni sono tratte dal libro "Beati voi" della Beat Boutique 67, in particolare da un'ampia intervista a Mario Dotta. |
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Musica & Memoria Gennaio 2008 / Testo originale di Nisa riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita e comunque regolata da licenza Creative Commons |
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