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Rosanna Fratello - Sono una donna non sono una santa (1971)

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Sono una donna non sono una santa
Non tentarmi non sono una santa
Non mi portare nel bosco di sera
Ho paura del bosco di sera

Fra tre mesi te lo prometto
Che il mio amore tu lo avrai
Ti assicuro non è un dispetto
Ogni cosa a suo tempo lo sai

Tre mesi sono lunghi da passare
Quando l'amore stuzzica il tuo cuore
Ti prego amore mio lasciami stare
Se no non ce la faccio ad aspettare

Non sono sola, ho quattro fratelli
Non scordare che ho quattro fratelli
Dove sei stata? La gente ti guarda
Resta in casa, la gente ti guarda

Fra tre mesi saremo in maggio
E il mio amore ti darò
Gesù mio, dammi il coraggio
Di resistere a dirgli di no

Tre mesi sono lunghi da passare
Quando l'amore stuzzica il tuo cuore
Ti prego amore mio, lasciami stare
Se no non ce la faccio ad aspettare

Batti e ribatti si piega anche il ferro
Con il fuoco si piega anche il ferro
Sono una donna non sono una santa
Tu lo sai che non sono una santa

Tre mesi sono lunghi da passare
Quando l'amore stuzzica il tuo cuore
Amore, amore mio non mi lasciare
Se non avessi te, meglio morire

La-la-la-la-la-la-la-la-la
La-la-la-la-la-la-la-la-la
Amore, amore mio non mi lasciare
Se non avessi te meglio morire

 

Note

La legge n. 898, "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio" è entrata ufficialmente in vigore il 18 dicembre 1970 introducendo anche nella cattolica Italia il divorzio. Un anno dopo una giovane e bella cantante di 20 anni, nata in Puglia ma cresciuta sin da bambina in Lombardia accetta questa canzone di Alberto Testa e Sciorilli già proposta a Iva Zanicchi e Gigliola Cinquetti che avevano preferito dire di no, per Rosanna Fratello diventa una ottima opportunità, perché la forza che si intuisce in questa canzone e nella sua molto credibile e sincera interpretazione le consente di accedere alla più popolare trasmissione televisiva di quegli anni, Canzonissima.  L'Italia stava cambiando velocemente, anche se qualcuno cercava di fermare il flusso ed era già in corso, anzi quasi completata, la raccolta delle firme per il referendum che interdeva abolire la legge e tornare al matrimonio indissolubile (che, come diceva in una famosa battuta Woody Allen, è una modalità di accoppiamento in uso solo per i piccioni e i cattolici).

Sappiamo come è andata a finire e quindi non sbagliarono gli autori, lei e la casa discografica Ariston a puntare su questa canzone, che non parlava di divorzio né di rapporti prima del matrimonio ma introduceva un altro chiaro concetto innovativo, che smontava un altro pilastro della sessuofobia del cattolicesimo vecchio stile sintetizzato nel detto "non lo fo per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio".

Tutto diverso in questa canzone, il matrimonio apre la strada all'amour physique gia promosso in Italia da un'altra celebre canzone di due anni prima (Je t'aime moi non plus) ma roba per stranieri, e questo anche per una ragazza del Sud con quattro fratelli impegnati a difendere la sua virtù. Altrimenti il futuro marito, si capisce, non avrebbe molte remore a portarla nel bosco di sera (e lei ad accettare).

Comunque il messaggio è chiaro, lei, come tutte le donne (vere) non vede l'ora che cada qualsiasi impedimento (ad esempio avere una casa propria) e possa soddisfare lo stuzzichio del cuore.
E per rimarcare quanto manca questo a una donna vera, precisa che anche tre mesi di attesa sono troppi.

 

© Musica & Memoria  Novembre 2024 / Testo originale di Alberto Testa riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita

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